00 02/06/2006 12:16
Non trovando altro topic utile, incollo qui dal Manifesto di ieri. Ma l'importante è che abbiano bombardato i serbi, nel '99...Perché non bombardano il Kosovo adesso?! Perché chi ha voluto quella guerra adesso non va a vivere in qualcuna delle case serbe rimaste in Kosovo? Pezzi di merda.

Nel Kosovo l'impunità è la regola
Un rapporto di Human rights watch denuncia: nesuna indagine sulel violenze contro serbi e albanesi moderati nella provincia
Lucia Sgueglia*
Nel Kosovo post-1999 non c'è ancora giustizia per le vittime di crimini di guerra e delle violenze a sfondo etnico. Dopo più di 7 anni di amministrazione Onu e Nato, e a due anni dalle nuove violenze antiserbe del marzo 2004, nella piccola regione l'impunità è ancora la regola. È la denuncia di Human Rights Watch, contenuta in un rapporto pubblicato ieri che lancia l'allarme sul pessimo stato della giustizia dalle parti di Pristina.
Proprio a fine marzo 2004, dopo le violenze che presero di mira una comunità serba sempre più ridotta all'osso sotto gli occhi di 30.000 militari della Kfor (distrutte in pochi giorni 800 abitazioni e chiese, 19 vittime tra serbi e albanesi, mille feriti e 4100 nuovi profughi), il capomissione UnmiK Holkeri promise solennemente: giustizia sarà fatta. Furono creati ad hoc due nuovi ministeri per la giustizia e gli affari interni, e varata una speciale operazione di polizia internazionale per investigare sui fatti («Operation Thor»). Per avviare l'urgente riforma del sistema giudiziario e penale locale, si cominciò col togliere potere alla polizia locale per consegnarlo nelle mani dei procuratori. Ma fino ad oggi davvero poco è cambiato: dei quasi 50.000 kosovari coinvolti a diverso titolo nelle violenze del 2004, solo 426 sono stati incriminati (la maggior parte per reati minori come il furto), e di questi solo metà hanno visto una sentenza finale. E le pene, nota Hrw, sono state spesso così lievi da andare contro qualsiasi standard giudiziario, anche per i casi gestiti da giudizi internazionali. Colpevole indulgenza, dunque, unita a una generale assenza di trasparenza, e alla scarsa collaborazione tra i diversi istituti giudiziari e penali e le forze dell'ordine. Queste ultime sarebbero anche corresponsabili delle violenze di marzo 2004, poiché mancarono di intervenire con prontezza: ma ad oggi nessuno è stato perseguito. I problemi nella gestione del Kosovo da parte dell'amministrazione provvisoria internazionale vengono così dolorosamente a galla. A pregiudicare l'efficienza del sistema giudiziario è - come in tutti gli altri campi della vita pubblica - l'esistenza di «istituzioni parallele» dove l'amministrazione Onu si affianca a quella locale, rendendo difficile il coordinamento tra i vari poteri (talvolta volutamente smarcato dai locali). La polizia locale - prosegue Hrw - si è rivelata particolarmente inefficiente nella gestione dei crimini di stampo etnico, omettendo in molti casi di contattare e di proteggere vittime e testimoni appartenenti alle minoranze (serbi, rom, ashkali, gorani). Una situazione che ha naturalmente un pessimo impatto sulle minoranze: sempre più diffusa, specie tra gli sfollati serbi che dovrebbero far ritorno nelle proprie case, la sfiducia nella giustizia e nella possibilità di vivere in sicurezza nella piccola regione.
L'impunità non è del resto una novità nel Kosovo post-99, e non riguarda solo i crimini contro le minoranze: ancora alla macchia sono gli assassini di tre ragazzini serbi dell'enclave di Gorazdevac presi a fucilate nell'agosto 2003, ma anche i responsabili degli omicidi di albanesi 'moderati' nella guerra del '99. Tra gli ex ufficiali dell'Uck accusati di crimini di guerra, molti siedono oggi sugli scranni più alti della politica kosovara, o lavorano nel corpo di protezione civile locale (Kps).
Per Hrw anche l'amministrazione Onu è colpevole, per aver messo in secondo piano il ripristino dello stato di diritto nel processo di conseguimento dei cosiddetti «standard» che avrebbero dovuto precedere qualsiasi discorso sullo status. Ma nel Kosovo d'oggi, che pare avviarsi a grandi passi verso l'indipendenza dalla Serbia col benestare della comunità internazionale, gli standard sono ormai un optional. Pochi giorni fa ai colloqui di Vienna Pristina ha rifiutato anche l'ultima proposta di Belgrado: un'autonomia estremamente allargata accompagnata da un'ampia autonomia interna per le enclave serbe sotto forma di nuove municipalità. Ma stavolta l'Onu, nell'imbarazzo, frena: il delegato Ahtisaari ha rinviato ogni decisione al 2007.
*Lettera 22

[Modificato da Inismeain 02/06/2006 12.18]

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