00 14/12/2005 22:47
Martina ti capisco perchè è proprio quello che voglio dire anch'io. Ringrazio dio (o destino o chiamalo pure come vuoi) che ci ha dato la grande fortuna di avere questi ragazzi con cui confrontarci e che ci fanno spesso troppo spesso entrare in crisi ma solo per una nostra completa incapacità di rapportarci a loro (mi ci metto di mezzo anch'io: con il lavoro che faccio, uno dei rischi che corro è proprio di cadere dentro l'omologazione di cui parlavi). Ma le etichette che noi mettiamo le ritengo solo una nostra totale incapacità di cercare di capirte gli schemi mentali altrui: e per comodità e per pura pigrizia condanniamo una persona a portarsi appresso un marchio di "malato" quando invece ragiona ad una velocità e a dei ritmi diversi dai nostri (in alcuni casi anche molto più veloci).
Quando noi operatori (in qualunque settore lavoriamo: scuola, sanità, etc)riusciremo a capire che il nostro più grande difetto è la nostra incapacità a capire e condividere le "abilità diverse" forse riusciremo anche a sederci ad un tavolo tutti insieme e a farci un bel esame di coscienza su tutti i casini che abbiamo combinato.
E se per caprilo dobbiamo dare dei nomi a queste "abilità diverse" vabbe accettiamo anche i nomi ma solo per capirci e non per discriminare etichettare o considerare chicchesia "anormale" o "diverso" perchè lo chiami asperger miope dawn o obeso o chissa cos'altro: dietro alle parole ci sono delle persone comunque normali nella loro totalità anche se sono avanti agli altri di anni luce.