00 09/11/2006 13:20
Ho sentito qualche giorno fa una interessante intervista a un iracheno che vive in Italia da 30 anni e che è contrario alla pena di morte in generale e anche per Saddam, anche perché se ne farebbe un martire e perché ci sono da fare processi per accuse ben più gravi quali il genocidio di curdi e sciiti.
Il tipo ha espresso 3 concetti che aiutano a capire perché relativamente al contesto in cui è stata emessa è l'unica cosa possibile, anche se si è contrari alla pena di morte (come il 99% di noi europei) e che se non altro possono far riflettere.
Il primo punto è che è vero che è stato un processo politico, ma non poteva essere altrimenti. Nel paese c'è stato 35 anni di regime e sia la corte che l'accusa e gli avvocati difensori sanno solo condurre processi politici.
Il secondo è che per sbagliato che sia il codice penale in vigore è quello che ha voluto proprio Saddam stesso, quello nuovo non è ancora entrato in vigore perché non c'è accordo.
Il terzo è forse quello più importante: per gli arabi la pena di morte è assolutamente normale, e tentare di imporre la nostra visione di giustizia sarebbe percepito al pari della famosa esportazione di democrazia.
Magari non tutto è condivisibile, però gli spunti non mancano.
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Good evening, there was already an injury, huh?

Giovanni Trapattoni, falling off his chair