Non fatevi ingannare, non equivocate. Il
matrimonio omosessuale varato in
Spagna, con diritto di adozione e presto di
fecondazione artificiale eterologa per le
coppie dello stesso sesso, non è l’espressione
di un diritto negato a una minoranza.
Questa è la versione banale e furba del problema.
Con una seria e responsabile legislazione
sulle convivenze di fatto, questi diritti
sarebbero assicurati nel rispetto delle
differenze, che quella legge assurda e almodovariana,
dispotica e giacobina, cancella
del tutto. La totale equiparazione del
matrimonio civile eterosessuale e di quello
omosessuale, con la cancellazione dei
termini e dei concetti di padre e madre,
marito e moglie, considerati discriminatori
e sostituiti da “coniugi” e “genitori”, è la
obliterazione come un biglietto usato del
matrimonio tradizionale e di ciò che esso
rappresenta e ha rappresentato nella storia
dell’umanità. E’ un atto scenico d’ingresso
nel mondo nuovo in cui tutto è relativo, la
natura e la civiltà, un mondo fatto per
estendere a piacimento il crisma del diritto
individuale come sostituto di ogni responsabilità
verso la storia, la tradizione, la
cultura, il linguaggio dei tempi. E’ una tabula
rasa, come la Festa della Dea Ragione,
è la solita ghigliottina moderna travestita
da semplice avanzamento e progresso,
da riforma sociale. E’ la consacrazione dell’idea
che il diritto precede la ragione e la
natura, che in termini di diritto sancito da
una maggioranza si può fare tutto quel che
si vuole, si può volere tutto quel che si può.
E’ una ardita schifezza.
Perfino il più radicale liberale del Novecento,
Isaiah Berlin, terminando il suo
saggio oxfordiano sui “due concetti di libertà”
osservava: “La misura della libertà
di una persona, o di un popolo, di scegliere
una vita conforme ai propri desideri, deve
essere valutata mettendola a confronto con
molti altri valori”. Il vero laicismo liberale
punta a valorizzare le differenze, che i sistemi
e le società chiuse annullano o con
l’assolutismo dei valori o con la dittatura
del relativismo (il peggiore degli assolutismi).
Questa legge rende insignificanti il
racconto di Adamo ed Eva e tutta la narrazione
civile, politica e letteraria intorno a
quel momento della coscienza umana che è
la propagazione della specie. E’ una riforma
ideologica, che non tocca i credenti, muniti
dello strumento del matrimonio religioso,
ma la comunità dei laici, cui viene
imposto un modello unico dispotico di alleanza
famigliare. E’ una riforma democratico-
autoritaria mascherata da avanzamento
libertario, una norma che nega ai figli il
diritto di essere generati da un uomo e da
una donna o di essere affettivamente accuditi
dai due tronconi dell’umanità, dalle
due metà del cielo. E’ la prefigurazione di
una società indifferente a tutto ad eccezione
del desiderio che codifica, impone, e delegittima
il sentimento dell’unione coniugale
nell’unica forma logica possibile.
L’omofobia è orrore, l’uniformità è orrore
Ripetiamo. L’omofobia è puro orrore. La
negazione di diritti civili è insania. Ma la
equiparazione dei due tipi di matrimonio,
attraverso una modesta riforma del codice
civile, e un insulto al linguaggio istituzionale
dell’amore sacro e profano, porta con sé
il comico, il grottesco e la sciatteria del peggior
equivoco. Ama e fa’ quel che vuoi, diceva
Sant’Agostino. Vivi e lascia vivere, dice
il detto popolare. Ma un sistema legale
che decide la modifica a maggioranza dell’istituto
del matrimonio, contraffacendone
la forma e la sostanza, non solo è poco fantasioso,
non sa inventare le diverse forme di
vita pubblica adatte alle sacrosante differenze
private, fa di peggio: impone l’uniformità
sotto specie di progresso, abbatte il rispetto
laico e religioso ad un tempo per natura
e ragione. Collegate questa norma
al resto, e abbiate paura.
(Il Foglio)