00 05/06/2005 14:12
Re: Re:

Scritto da: Corcaigh 04/06/2005 23.25
Vita, per me, non è un concetto biologico.

... per me non c'è vita a meno che non ci sia un'interazione sociale con la realtà che ci circonda ...

... non considero vita quella di chi è sostenuto in modo artificiale da una macchina, privo di attività cerebrale di qualsiasi tipo. Perché la vita è quell'attività cerebrale. Per questo sono favorevole all'eutanasia ...

Certo, qui stiamo filosofeggiando. ovviamente parlo del termine vita in modo cognitivo, altrimenti non considererei vita le amebe o i vegetali. parlo di vita cerebrale, non biologica.
Ma questo l'ho già specificato in partenza.

Per cui, quando un embrione acquista la valenza di vita?
Secondo la mia visione, non prima di una qualsiasi minima attività cerebrale. Non prima che i sensi lo mettano in contatto col mondo circostante. Non prima della 12sima settimana.
Alla fine di tutto, ciò che ci rende davvero esseri umani poi non si manifesta che dal momento della nascita in poi: l'ambiente che ci invade e noi che, a poco a poco, interiorizziamo l'ambiente e gli diamo un senso. Contemporaneamente acquisendo il senso del sé, che non esisterebbe senza un ambiente circostante a cui rapportarsi.

Il discorso può andare avanti all'infinito. Entrano in gioco etica e morale (e tra parentesi è bello che se ne possa parlare).

Se non c'è alcun tipo di construtto della realtà, come nella fase embrionale o di poche cellule staminali, allora non c'è realtà. Non c'è vita.




Beh, intanto premetto che questo non è un discorso scientifico (e tecnico) in quanto mi è difficile credere che la scienza possa incespicare sulle definizioni (cosa che noi stiamo puntualmente facendo), ma bensì, come tu hai ben fatto giustamente notare sin dall’inizio del tuo post, si tratta di un intervento, se possibile, di tipo filosofico e metafisico …
La tua discriminante dell’”attività cerebrale” come definizione di “vita” la trovo interessante e potrebbe essere considerata corretta. Alla pari, però, della mia che ritiene che nel momento in cui inizia la relazione e l’interazione tra la madre e l’embrione/feto, considerando, dal mio punto di vista, la madre e l’embrione/feto due entità diverse e separate, incomincia il processo vitale che può ben definirsi “vita”.
Ma, allora, ragionando in questo modo, per definizioni intendo dire, anche l’”essere vivente” che è nato, ma non è ancora in grado (e non lo sarà per molti anni) di badare a sè stesso, non può essere considerato “persona” (anche se, dal punto di vista giuridico, al bambino appena nato la legge attribuisce tutta una serie di diritti). E la stesso metro di giudizio potrebbe allora essere adottato anche con gli ammalati cronici, i malati terminali, i barboni … insomma per tutti coloro che non sono più in grado di badare a sè stessi oppure che hanno perduto il senso della realtà. Il quesito che mi pongo è questo: questa gente allora ha perduto la definizione di “persona” e ha acquisito la sotto-definizione di “essere vivente”?
E così avanti all’infinito con tutta una serie di supposizioni e definizioni ...
A me fa molto piacere parlare di questi argomenti con gli amici del forum, ma si tratta solo di un colloquio amichevole e di uno scambio di vedute e di informazioni informale in quanto noi non siamo in grado di risolvere nulla e, probabilmente, di capirci ben poco. E qui ripeto la mia domanda del post precedente: perché i tecnici e i politici, invece di stressarmi/ci con questi benedetti referendum, non hanno risolto a priori questo problema? Quali interessi, politici ed economici, ci sono dietro questo referendum che vengono coperti con il solito discorso dei “diritti” (non mettendo in discussione, ovviamente, l’assoluta buona fede delle persone che credono in questa consultazione)?
**********************************************************
"Where is the wisdom we lost in knowledge? Where is the knowledge we lost in information?"

T.S. Eliot