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Libri sull'Irlanda del Nord

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    scottishflag
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    00 26/08/2006 17:36
    Re:

    Scritto da: jay.ren 26/08/2006 17.20

    Esempio A - paramilitare repubblicano dell'INLA:






    Questa - bella davvero - foto mi dà l'opportunità di notare... Non si tratta di un headover calzato fino sopra al naso, come credevo. Ma di una sorta di banda a maglie grosse legata dietro la nuca. Lo noto per bene solo ora. [SM=g27829]
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    jay.ren
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    00 26/08/2006 19:15


    Garvaghy Road
    A community under siege

    Altro acquisto: un libro realizzato direttamente dalla comunità nazionalista di Garvaghy Road, a Portadown.

    R
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    00 26/08/2006 21:58
    Re: Re:

    Scritto da: scottishflag 26/08/2006 17.36


    Questa - bella davvero - foto mi dà l'opportunità di notare... Non si tratta di un headover calzato fino sopra al naso, come credevo. Ma di una sorta di banda a maglie grosse legata dietro la nuca. Lo noto per bene solo ora. [SM=g27829]



    Per me gliel'ha fatta all'uncinetto la moglie.... [SM=g27828]
  • Corcaigh
    00 26/08/2006 22:00
    Re:

    Scritto da: jay.ren 26/08/2006 17.20
    Martina,
    la balaclava - passamontagna - è prerogativa principale dei paramilitari lealisti, mentre i repubblicani utilizzano spesso sciarpe ed occhiali scuri.

    Durante i training camp si possono vedere paramilitari repubblicani con il passamontagna, ma nelle uscite pubbliche hanno un altro modo di presentarsi. Viene utilizzato anche durante le punizioni.

    [/IMG]



    Quel che l'è. Molto più sexy di bombetta e sash, in ogni caso [SM=g27837]
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    Re: Re:

    Scritto da: jay.ren 18/02/2006 0.38

    Ti suggerisco il libro di un noto giornalista italiano, Fulvio Grimaldi, presente sul campo durante il Bloody Sunday.

    Blood in the street di Fulvio Grimaldi e Susan North

    >> Guildhall Press <<

    Purtroppo non sono ancora riuscito ad entrarne in possesso, ma conto di farlo quanto prima.



    Mi confermate che non esiste in italiano?
    Io comunque non riesco a trovare nemmeno la versione in inglese...
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    jay.ren
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    00 04/09/2006 16:56
    Confermo. Esiste solo in inglese.

    Non l'ho mai cercato, pertanto non so darti indicazioni.

    R
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    jay.ren
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    00 04/09/2006 16:58
    Ehm, ne avrei trovato 4 copie su Amazon UK a partire da 87,95 pounds [SM=x145469]

    R
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    00 04/09/2006 17:01
    Re: Re: Re:

    Scritto da: =Donegal= 04/09/2006 16.55


    Mi confermate che non esiste in italiano?
    Io comunque non riesco a trovare nemmeno la versione in inglese...



    Da quanto ne so io non è più in stampa, ma dovrebbe essere rintracciabile in qualche libreria. Online non ho ancora controllato. La Guildhall lo dà "out of print".
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    Re:

    Scritto da: jay.ren 04/09/2006 16.58
    Ehm, ne avrei trovato 4 copie su Amazon UK a partire da 87,95 pounds [SM=x145469]

    R



    A me è andata meglio.
    Una su Amazon US a 100 dollari...
    Temo che quella dell'usato sia l'unica strada...
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  • admin/moris
    00 04/09/2006 17:04
    Se non vado errato, nel suo libro "Mondo Cane" pubblicato da Kaoes Edizioni, dedica diverse pagine ai fatti di Derry che lo videro testimone.

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    00 04/09/2006 17:17
    Re:

    Scritto da: admin/moris 04/09/2006 17.04
    Se non vado errato, nel suo libro "Mondo Cane" pubblicato da Kaoes Edizioni, dedica diverse pagine ai fatti di Derry che lo videro testimone.




    Esatto.
    Quoto da Mondo cane fuorilinea

    Bloody Sunday
    Terrorismo nell’occhio nudo,nell’occhio di vetro, nello schermo

    7 Luglio 2005
    Fulvio Grimaldi
    Sono stato discretamente miope durante i miei primi quarant’anni, poi la presbiopia ha gradualmente compensato la miopia e per un po’ non ho dovuto portare occhiali. Li avevo nel 1967, quando battevo sulla Olivetti 22 a bordo di carri armati che schiacciavano uliveti, villaggi, storia e giustizia in quel di Palestina; mi scivolavano sul naso con i caldi umori che colavano dalla foresta tropicale nel Vietnam del Tet, insieme alla seconda arma di distruzione di massa dopo Hiroshima, l’agent orange, la diossina; me li sono ritrovati tra i denti, stortignaccoli e crepati, quando, per schivare raffiche israeliane sulle sponde del Giordano, insieme ai compagni fedayin ci tuffavamo nell’ispido sottobosco di un qualche bananeto; una fucilata partita per sbaglio dal Kalachnikov del guerrigliero eritreo in fila indiana dietro me, alle porte di Asmara in mano a Haile Selassiè, mi portò via una stanghetta, insieme a qualche pelo di basetta.

    Quella domenica 30 gennaio del 1972, invece. pur essendo ancora tempo di “quattrocchi”, come mi sfottevano i compagni di liceo, io le lenti le avevo perse qualche giorno prima durante il ricorrente evento dell’ agro corner: l’incrocio di strade che, a Derry, Irlanda del Nord, chiudeva la miseria del ghetto cattolico-repubblicano e apriva verso l’ubertosa cittadella unionista-protestante. Agro viene da agrimony, e gli adolescenti del ghetto, disoccupati, incazzati e libertari, sfogavano eufemistiche “acrimonie” tirando pietre, molotov e bombe di chiodi sulla barriera di corpi in uniforme, filo spinato e lastre di minerale nella quale si materializzava un “NO!” britannico quasi millenario. La barriera rispondeva a gas e, a volte, a fucilate. Qualche sedicenne ci rimetteva penne e futuro.

    Quella domenica, non c’era granchè bisogno di occhiali, pareva. S’era in ventimila, praticamente tutti i ghettizzati, ma anche tutti vittoriosi nella “Libera Comune di Derry” da cui, mesi prima, i boys di Sua Maestà erano stati scacciati a sassate. Ventimila, dagli anni della carrozzella a quella delle stampelle, fitti fitti, un lungo corteo, nero per il vestito della festa, nel segno dello striscione che, davanti a un furgone che suonava We shall overcome, chiedeva “Civil rights!”. Per vedere le pance rinsecchite dalla denutrizione, le facce sbiancate dalla penuria, le casette “a scatola di fiammiferi” dell’apartheid regale, i sorrisi dell’unità in lotta e per contare i passi lungo i due chilometri che dalla collina di Creggan si srotolavano verso l’infimo della Bogside, non servivano lenti. Bastava la pelle, l’anima e l’occhio di vetro degli obiettivi, il nastro del registratore, allora magnetofono.

    Bastano alla grande anche quando, quasi conclusa, in pace, la marcia sul piazzale davanti alla facciata che ancora oggi, insieme a una mia gigantografia, dice “You are now entering Free Derry”, davanti, sul palco, Bernadette Devlin, la “pasionaria” della riunificazione negata, prende a parlare e, dietro, sulla coda del corteo si avventa mezza dozzina di blindati, il primo battaglione parà salta giù e, chi col ginocchio per terra per puntar meglio, chi a cazzo di cane, come capita, spara nella schiena di una folla travolta dalla sorpresa, prima ancora che dal panico e, poi, dalla furia che solo un irlandese… Forse l’occhio nudo non vede cristallino, ma gli occhi di vetro sì e il nastro perdio se sente. Tanto che a questi arnesi, più che a chi li adopera, gli sparano addosso, nove volte, documentato dalle mie stesse foto e da decine di testimoni, tra i quali chi mi aveva tirato via per il bavero, ma ne ammazzano 14 e altri 16 ne sbranano, mutilandoli peggio che una medaglia al merito sopra il taschino di Michael Jackson. Michael Jackson, allora aiutante di campo del colonnello Wilford, stragista di Derry, ritto sul blindato che urla Thirty is the limit!, fermatevi a trenta. Tanta precisione gli ha meritato il titolo di sir e, oggi, il comando di tutte le forze armate britanniche, specificamente di quelle che ripetono, insieme ai marines, una Derry al giorno in Iraq.

    Sono l’unico sul campo. Perché uscivo dalla viscere del ghetto, dove mi ero alloggiato. I colleghi dei Grandi Media stavano in hotel, nella cittadella, e la barriera non li aveva fatti passare, vedere, riferire. Sono l’unico e non ci vedo tanto bene. Tanto che sto a mezzo metro dal televisore, giù nei più remoti recessi del ghetto, dure ore dopo, all’ora del tg BBC delle 18 e, mentre dall’immenso lager, ancora libero a costo di quattordici sparati nella schiena a 16-20 anni e a una folla che, nonostante tutto, tutto questo, ha fatto muro, come spire di fumo salgono al cielo lamenti e invettive, sullo schermo appare il generale Ford, capintesta di tutta la marmaglia colonialista in Nord Irlanda: ”Terroristi dell’IRA ci hanno sparato addosso dai tetti dei Rossville Flats, abbiamo dovuto difenderci e rispondere; avremo sparato mezza dozzina di colpi, non ci sono vittime attribuibili all’esercito di Sua Maestà…” In un sacchetto tenevo un centinaio di bossoli, tutti di carabine Sterling, in dotazione al Primo Battaglione Paracadutisti, raccolti dai ragazzi di Derry sulla scena del massacro. Terroristi non ce n’erano sui tetti. Terroristi erano scesi dai blindati. Terroristi avevano parlato in tv. Diverrà una prassi. Vi si sarebbe attenuto anche Lord Widgery che, un paio di mesi dopo, avrebbe presieduto il tribunale d’inchiesta governativo per servire Sua Maestà. E nessun altro.

    Era una notte buia e tempestosa quando, in una macchina sgangherata, Martin McGuinness, oggi ministro per il Sinn Fein nel Nord mezzo vinto, allora diciottenne capo della resistenza, mi sbolognò oltre confine, nella Repubblica, con i miei occhi di vetro, le mie pellicole, i miei nastri magnetici, prima che l’ordine della radio militare – “Fermate quel fotoreporter, con qualsiasi mezzo” - potesse essere eseguito. Poco dopo l’alba arrivai a Dublino, alla radiotv di Stato, ai maggiori giornali. La registrazione della strage e le immagini prese dalla talpa con l’occhio di vetro fecero il giro del mondo in 24 ore e annientarono il terrorismo da schermo. E per tutti fu la “Domenica di Sangue”.

    Un quarto di secolo più tardi, l’occhio di vetro continuava a proiettare immagini di terrorismo sulla storia. Piccolo sostegno all’eroica tenacia di un popolo dei ghetti che non si è arreso e che ha costretto Blair a coprire l’infamia con una nuova inchiesta, tuttora in corso. Intanto lui si rifà a Bassora.
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    Shamrock80
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    00 05/12/2006 12:33
    In questo periodo ho sentito molto parlare del nuovo libro del giornalista Kevin Myers,sulla vita in N.Irlanda:

    Watching the Door: A Memoir 1971-1978




    As an Irish Catholic raised in Leicester, fresh from University College Dublin with a first in History, Kevin Myers is sent north to work for the Belfast bureau of RTÉ News.There he covers the increasingly vicious conflict erupting in the city as the IRA campaign begins. Reporting too for Dublin's Hibernia, the London Observer and NBC Radio for North America, Kevin Myers becomes the eyes and ears for an uncomprehending world, chronicling the collapse of Northern Irish society, from internment to the La Mon bombing.

    Raw, candid and courageous, Watching the Door documents the deeds of loyalist gangs, provos, paratroopers, politicians, British agents and an indomitable citizenry, forming a remarkable double portrait of a divided society and an emergent self - a witness to humanity, and inhumanity, on both sides of a sectarian faultline.
    **SHAM**

    ********************************
    ~~ C'e' che ormai che ho imparato a sognare,non smettero' ~~
    Negrita
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    jay.ren
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    last but not least...
    ultimi arrivi:



    Those Are Real Bullets, Aren't They?
    by Peter Pringle, Philip Jacobson

    [Modificato da jay.ren 07/12/2006 23.21]

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    jay.ren
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    00 07/12/2006 23:20
    il racconto diretto di Padre Troy, della scuola Holy Cross.



    Holy Cross: A Personal Experience
    by Aidan Troy
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    jay.ren
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    00 07/12/2006 23:24
    il racconto autobiografico di Michael Stone, autore dell'assalto al cimitero di Milltown e della tentata irruzione al palazzo di Stormont il 24 novembre 2006.



    None Shall Divide Us
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