SPAVENTA

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INES TABUSSO
00lunedì 3 luglio 2006 21:15
LA REPUBBLICA
3 luglio 2006
Una terapia per i conti pubblici
Luigi Spaventa


Ottima mossa, e inattesa, questa del governo Prodi. Mentre tutti nell´afa aspettavano rassegnati la consueta stangatina di metà d´anno, da via Veneto, sede del ministro dello sviluppo Pierluigi Bersani, e da piazza Mastai, sede del responsabile delle entrate Vincenzo Visco, sono arrivate due ventate di aria fresca: una sventagliata di piccoli ma importanti provvedimenti, che rimuovono vincoli corporativi costosi per i cittadini e dannosi per la concorrenza; una batteria di interventi mirati, che impediscono l´elusione e rendono più difficile l´evasione degli obblighi tributari.
Dopo il molto già scritto, due questioni meritano ancora considerazione: la natura delle misure adottate; la rinuncia a una correzione dei saldi di finanza pubblica per l´anno in corso.
Gli interventi di Visco e quelli di Bersani hanno questo in comune: non sono frutto di improvvisazione, ma poggiano su serie analisi tecniche, già compiute in proprio o di ineccepibile fonte (come le inascoltate segnalazioni dell´autorità per la concorrenza); hanno una valenza strategica, configurandosi come primi passi in una precisa direzione di marcia; ci avvicinano un po´ agli altri Paesi. Per esemplificare. Al fine di recuperare materia imponibile ad aliquote date – una priorità della nostra politica tributaria – una incisiva azione di accertamento è necessaria, ma non sufficiente sin quando le pieghe di una complicata legislazione offrono opportunità per eludere e per evadere: come è sinora avvenuto per l´Iva, il cui gettito lordo si dissipa in parte notevole in rimborsi ottenuti grazie a trasferimenti fittizi e alla produzione di massa di fatturazioni inesistenti; e per l´imposta sul reddito delle società, allocato a piacere fra controllate situate in paradisi fiscali. Il decreto rimuove quelle opportunità, sovente ispirandosi a pratiche europee (con microimprese e trasferimenti di fabbricati fuori del campo Iva). Per esemplificare ancora. Non risultano danni alla salute dei cittadini in quei tanti Paesi ove i prodotti non soggetti a prescrizione si vendono fuori dalle farmacie (chiamati con il loro nome – aspirina, vitamina C… – e non con etichette fantasiose, che assicurano solo maggior prezzo); né rivolte di lavoratori in quelli dove i taxi sono 6 o 7 per mille abitanti, e non 2 o 3, come da noi; né minori tutele legali dove (come negli Stati Uniti, in questo e negli altri casi) le tariffe degli avvocati sono libere e i compensi dipendono non dalla lunghezza del processo, ma dal successo della lite. I provvedimenti del Ministro Bersani rimuovono alcune anomalie italiane, che rendono a pochi ma costano ai più, e indicano il segno di una politica economica: assunti all´inizio della legislatura, possono più agevolmente superare le opposizioni corporative, anche perché si assicura in alcuni casi un giusto ristoro alle categorie danneggiate (distribuzione dei proventi delle nuove licenze ai titolari di una sola licenza di taxi).
Ma dove è finita la correzione dei conti pubblici del 2006, di cui, dopo la ricognizione tecnica e dopo ripetuti allarmi, era stata affermata la necessità, per un importo dell´ordine di 7-10 miliardi? Praticamente nel nulla, perché le maggiori entrate attese dagli interventi tributari andranno a riduzione del disavanzo nel 2007, ma nel 2006 serviranno a malapena a impedire l´interruzione di investimenti pubblici appaltati dal precedente governo senza avere i soldi in cassa. Era forse inevitabile, e forse non del tutto indesiderabile, che finisse così. Nel passato questo era il momento delle una tantum, che coprivano i buchi con esili toppe, buone, al più, a rinviare il problema di qualche mese: il Governo, giustamente, si era impegnato ad abbandonare questa pratica. D´altra parte, mancando sul versante delle spese una previa elaborazione di analisi e di programma, non vi erano i tempi tecnici, e soprattutto politici, per divisare interventi strutturali diversi dai soliti tagli della spesa pubblica per acquisto di beni e servizi, inefficaci o inefficienti. E´ poi probabile che i dati di fabbisogno possano rivelarsi migliori del previsto: il che consiglia una ricognizione più accurata delle tendenze. Resta da chiedersi, se il rinvio era inevitabile, quanto fosse opportuna la successione di annunci che indicavano diverse intenzioni.
Leggeremo di più, si spera, nel Documento di programmazione economico-finanziaria; e per la sostanza attendiamo settembre. Con due auspici. Il primo: che gli interventi di settembre siano decisi con lo stesso salutare metodo di quelli di luglio; cotti e mangiati, come dicono a Roma, senza settimane di tormentoni e senza troppi "tavoli". Il secondo: che all´inevitabile e sostanziosa correzione dei conti pubblici si accompagnino altre ventate tonificanti di aria fresca, di cui v´è ancora gran bisogno.

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