Il tempio di Ramses
In pieno deserto nubiano, un piccolo pianoro sulle rive del lago Nasser ospita la maestosità di Ramses II. La facciata, spettacolare, è un omaggio alla vanità del Faraone. Quattro enormi statue di Ramses, di 21 metri di altezza, spiazzano il visitatore. Ai piedi del faraone, molto più piccoli, ecco i suoi familiari, la madre, alcuni figli e la sua preferita, Nefertari. Da lontano, non ci si rende conto delle proporzioni, ma avvicinandosi ci si sente schiacciati, impotenti di fronte al sogno, realizzato, di un uomo che si eleva a dio.
Oltrepassato l’ingresso, si entra in un atrio scandito da otto possenti colonne che raffigurano Ramses sotto le sembianze del dio Osiride. La luce, abbacinante all’esterno, ora diviene intima, raccolta. Siamo in una chiesa di tremila anni fa. Tutt’attorno sono scolpite le gesta del faraone, gli artisti egizi ci mostrano, con una chiara intonazione di parte, la battaglia di Qadesh: Ramses in trono, Ramses che colpisce, Ramses in posa plastica che tira con l’arco a bordo del suo splendido carro da battaglia.
Nel secondo atrio le pareti presentano ancora parte dei colori originari, anche se la decorazione non raggiunge i livelli artistici della prima stanza. Ma qui gli occhi sono attratti dalle statue di culto, il sancta sanctorum, in cui siedono Ra-Harakhte, Ptah, Amon-Ra e Ramses stesso, deificato. Qui, come accennato, due volte all'anno, il 21 febbraio e il 22 ottobre, i raggi del sole illuminano soltanto il volto del faraone; durante tutto l’anno quando il sole entra nel tempio, oltre a Ramses, illumina le statue di Ra e Ammone. Solo Ptah rimane in ombra, ma il dio delle tenebre non sa che farsene della luce del sole.