Questione Medio-Orientale e elezioni in Palestina

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Earendil78
00giovedì 26 gennaio 2006 10:47
Ho cercato un post sull'argomento, ma non ho trovato nulla. Moderatori, non fatevi scrupoli a unirmi/copiarmi/incollarmi/spostarmi ecc.... [SM=g27828]

Sostanzialmente volevo iniziare una discussione sulla questione medio-orientale, soprattutto alla luce dei risultati delle recenti elezioni in Palestina (che devono comunque essere confermati).

dal corriere.it (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/01_Gennaio/26/palestina.shtml)

Il Movimento di Resistenza Islamico avrebbe «70 seggi su 132»

Hamas: «Abbiamo oltre il 50% dei seggi»

Anche esponenti di Al Fatah e membri della Commissione elettorale ammettono che gli estremisti hanno vinto

RAMALLAH - Terremoto in Palestina: si profila la vittoria di Hamas e il governo di Abu Ala ha rassegnato le dimissioni, mentre con il passare delle ore la sconfitta di Al Fatah sembra sempre più certa. Abu Ala ha poi invitato Hamas a costituire il nuovo governo.
Si tratta di un risultato che crea ovvie difficoltà sulla strada della pace nella regione: il riconoscimento di Israele e i negoziati di pace «non sono nella nostra agenda», hanno già annunciato i dirigenti di Hamas a conta dei voti ancora in corso.


cosa riserva il futuro a quell'angolo di mondo?

[Modificato da Earendil78 26/01/2006 10.49]

trollino63
00giovedì 26 gennaio 2006 11:14
Da l'Unità Online
Palestina, Abu Ala si dimette. Hamas: abbiamo vinto
di Maurizio Debanne

Il terremoto annunciato sembra essersi verificato. Il primo ministro palestinese Abu Ala e il suo governo si sono dimessi dopo che il gruppo militante Hamas ha rivendicato la sua vittoria sul partito di governo Fatah nelle elezioni parlamentari. Anche se non ci sono ancora informazioni ufficiali sull'esito del voto, Abu Ala ha ammesso che sarà «Hamas a formare il prossimo governo». «Abbiamo la maggioranza assoluta dei seggi», così Ismail Haniyeh, capolista di Hamas, ha commentato i dati parziali delle elezioni politiche palestinesi che assegnano ad Hamas la maggioranza assoluta dei seggi del parlamento e sarebbe nella posizione di formare un nuovo governo.

Altre fonti di Hamas nella Striscia di Gaza, che hanno chiesto l'anonimato, hanno parlato di almeno 43 seggi conquistati sui 66 in palio nei collegi uninominali, e di «oltre il 45 per cento» degli altri, assegnati attraverso il voto di lista: combinando i due dati, si arriverebbe a 75 seggi in tutto, dunque a circa la metà tra quanti ne conta il Consiglio Legislativo palestinese, che ha sede a Ramallah. Un successo ben al di là delle pur buone aspettative, se confermato ufficialmente, e che porrebbe Hamas nelle condizioni di dare vita al nuovo governo dell'Anp, strappando a Fatah un predominio indiscusso e ultra-decennale.

La commissione elettorale palestinese per il momento non ha commentato. Il mondo conoscerà i risultati ufficiali nella giornata di giovedì. «Indipendentemente dai risultati degli exit poll, credo che Hamas abbia vinto la maggioranza dei seggi», ha dichiarato Fares Qadourra, candidato di Fatah a Ramallah e molto vicino a Barghuti.

Il segretario generale di Fatah in Cisgiordania, Hussein a-Sheikh, consiglia invece di attendere la pubblicazione dei dati ufficiali. «Finora - ha detto alla radio - ci sono solo voci di un progresso di Hamas, niente di più ». «Al Fatah di sicuro dovrà fare un approfondito esame di coscienza» ha aggiunto a-Sheikh. L'insuccesso di al-Fatah, ha precisato, è da attribuirsi sia alla corruzione diffusasi ai vertici dell'Anp sia alla politica israeliana basata su «mosse unilaterali», fra cui la costruzione della barriera. «Abbiamo proposto ai palestinesi negoziati con Israele, ma siamo andati al voto con le mani vuote» ha lamentato.

Il governo israeliano non si sbilancia e rimane in attesa di conoscere l'esito definitivo. La posizione di Olmert è sempre la stessa: «Israele non può accettare una situazione in cui Hamas, nella sua attuale forma di gruppo terroristico che mira alla distruzione dello Stato di Israele, sia parte dell'Autorità Palestinese senza che abbia deposto le armi», aveva dichiarato giovedì il premier israeliano al senatore americano Joseph Biden, nel corso di un loro incontro.

Yossi Beilin, leader della lista di sinistra Meretz-Yahad e artefice di una intesa simbolica a Ginevra con l'esponente palestinese Yasser Abed Rabbo, è pessimista. Il ritiro unilaterale da Gaza, ha detto a Radio Gerusalemme, ha molto contribuito a rafforzare Hamas e ad indebolire la Autorità palestinese. «Ma ancora non dobbiamo perdere del tutto la speranza di trovare una intesa con i moderati palestinesi» ha aggiunto, in tono consolatorio.

Da parte sua Yuval Steinitz (presidente della Commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa ed esponente del Likud) ha affermato che Israele ha sbagliato quando ha consentito lo svolgimento delle elezioni palestinesi. Quelle elezioni andavano impedite, a suo parere, anche a costo di un confronto con gli Stati Uniti. «Abbiamo registrato un fallimento tragico nella lotta contro Hamas» ha concluso.

=Donegal=
00giovedì 26 gennaio 2006 11:23
Cosa ci aspetta...
Sicuramente ci sarà uno stop immediato al già lento processo di pace.
Poi gli scenari che si aprono dopo sono imprevedibili... la logica direbbe negativi, ma può anche accadere che le responsabilità di governo costringano Hamas a una politica pragmatica e quindi ad abbandonare i suoi propositi di distruzione di Israele rilanciando quindi il processo di pace.
Anche perchè se Hamas proseguisse nella sua linea tenuta fino a ora darebbe a Israele una legittima motivazione per occupare di nuovo pienamente i territori palestinesi.
E poi c'è anche un'altra domanda: quali saranno gli effetti di questo voto palestinese sulle imminenti elezioni israeliane? spingeranno gli elettori a rifugiarsi nel partiti di destra e religiosi (che non sono tanto peggio di Hamas, almeno a parole)?
trollino63
00giovedì 26 gennaio 2006 11:26
Ieri in televisione guardavo 'Il pianista' su Rai1.
Avevo già visto le immagini del ghetto di Varsavia, delle deportazioni, dei campi. Le ho anche nell'album di famiglia. E mi chiedevo ieri, come è possibile che chi ha sofferto queste cose, il muro costruito intorno alle case, le case divise in due, le famiglie spaccate, i figli uccisi da poliziotti troppo zelanti, come possa fare altrettanto agli altri.

E pensavo al muro di Sharon, ai campi cancellati dalle ruspe, alle case sventrate, ai bambini uccisi dalla polizia e dalla Tsahal.

Mi rispondevo che queste cose, nella storia, ci sono sempre state; che tante volte i perseguitati si trasformano in persecutori.
Che se non c'è un vero dialogo, un dialogo alla pari, un dialogo sincero, queste sono le inevitabili conseguenze.

Allora nessuna meraviglia che abbia vinto Hamas. Ha vinto anche per l'atteggiamento imbelle di quell'Europa che ora si preoccupa e si finge stupita.
Stupita che i palestinesi non accettino di essere rinchiusi in un bantustan, come per tanto tempo sono stati i neri del Sudafrica; stupita che i palestinesi non siano contenti di morire ai posti di blocco israeliani per i capricci ed i soprusi delle guardie israeliane; stupita che i palestinesi non amino il muro costruito sulle loro terre, nelle loro case, sopra i loro campi.

Ipocrita, più che stupita.

Hamas ha vinto; ha vinto anche per la corruzione di tanta parte di Fatah, la corruzione di chi è più interessato al potere della propria casta che alla libertà della propria gente. Ha vinto per l'indifferenza ostile in buona parte dei paesi arabi della regione, più interessati allo statu quo da mantenere che ad una democrazia buona da elogiare solo per avere i soldi e le armi del ricco Occidente che pensa così di lavarsi la coscienza per le cose che non fa.

Non fa rispettare le risoluzioni Onu ad Israele; non gli impone di accettare il disarmo nucleare (come invece vorrebbe fare con l'Iran); non gli impone di essere uno stato democratico per tutti i suoi cittadini, anzichè solo per una parte.

Cosa succederà nella regione non lo so; certo di che essere ottimista non c'è molto...
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