Lord Manfred stava passeggiando per i viottoli di Harrenhal con l'intento di curiosare un poco. Le delegazioni maggiori dovevano ancora arrivare ma diversi cavalieri di ventura avevano già raggiunto il maniero che era stato di Harren il nero.
Sebbene tutti per rispetto si rivolgevano a lui con l'appellativo di Lord, non lo era più. Aveva un piccolo castello all'interno di un altro piccolo feudatario, i Dayne di Alto Eremo, ma aveva lasciato tutto al suo signore da almeno una quindicina di anni quando una febbre si era portata via in un solo mese la moglie Fiona e i suoi due figli Gerald ed Elisabeth. Aveva avuto un lasciapassare dai Dayne che gli garantiva vitto e alloggio e ogni tipo di vettovagliamento a loro spese in tutto il Dorne ma Manfred era uomo d'onore e orgoglioso, finora non aveva mai goduto di quel privilegio. Aveva un certo fascino e offriva in giro per il reame consulenze su sistemi difensivi, costruzioni e opere pubbliche, gestioni di situazioni delicate e ambascerie difficili finanche semplice compagnia e narratore di vecchie storie. Di recente era stato spesso visto in compagnia del Principe Rhaegar ma soprattutto della Regina Rhaella, che riteneva l'uomo un vecchio
e fidato amico.
"Lord Manfred!" disse un cavaliere errante che aveva appena superato.
Il vecchio si voltò cercando di capire chi lo avesse salutato e subito il suo volto si aprì ad un caloroso sorriso.
"Oh, Erick. Quanto tempo! Cosa saranno? Quattro anni?"
"Sei Mylord! Ma ricordo ancora ogni nostro incontro ed ogni vostro insegnamento!"
"Troppo buono Erick! Vedo che hai dei nuovi colori".
Erick era il quarto figlio di un ramo cadetto dei Rowan, di cui era stato insegnate di spada anche un po di vita.
"Non potevo usare i colori della mia famiglia, allora mi sono inventato lo stemma del mio casato" disse sorridendo e mostrando il petto al suo vecchio maestro.
"Una quercia spezzata su sfondo bianco con un germoglio che esce dalla frattura... poetico direi".
"La poesia è un dono vostro, Mylord", i due sorrisero, fino a che Manfred diede una pacca sulla spalla del giovane cavaliere.
"Sono felice che tu sia qui, imiei migliori omaggi per il torneo... e se resti in zona potrei anche affidarti o farti affidare incharichi per il futuro".
"Grazie Mylord, ne sarei onorato, come sempre" e si congedò con un sorriso e un inchino.