La tragedia del Moby Prince : nessuna giustizia dopo 16 anni

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=moris=
00martedì 10 aprile 2007 10:54

10 aprile 1991.
140 persone ridotte in cenere e ancora nessuna giustizia dopo 16 anni.

per ricordare www.mobyprince.it
=moris=
00martedì 10 aprile 2007 10:55
Il Fatto...

10 aprile 1991, il traghetto passeggeri Moby Prince lascia gli ormeggi alle ore 22.03 dalla banchina del porto di Livorno, destinazione Olbia...

Il mare era una tavola e chiunque guardasse l’orizzonte antistante il porto poteva vedere nitidamente alcune navi ormeggiate nella rada e il Moby Prince, tutto illuminato, che iniziava la sua traversata per la Sardegna.

Sembrava una tranquilla notte di primavera, una delle solite traversate che l’equipaggio del Moby Prince stava affrontando. I passeggeri si stavano preparando alla notte, ognuno con i suoi pensieri, speranze, aspettative, sogni.

Ma qualcosa ha cambiato il destino di 140 persone e quella notte il Moby Prince da confortevole mezzo di trasporto diventa una bara incandescente.

Qualcosa di misterioso che ha fatto si che oltre un centinaio di persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, si trovasse riunito nel salone principale della nave. Poi lo schianto con la petroliera, Agip Abruzzo, il petrolio che ha innaffiato il Moby Prince, le fiamme che hanno circondato il traghetto. Dentro a quel salone la disperazione deve essere stava enorme, ma c’era la speranza che i soccorsi sarebbe arrivati quanto prima...

I soccorsi arrivano, ma sono tutti per la petroliera, dove nessuno dell’equipaggio fa qualcosa per il traghetto in fiamme, né tanto meno comunica a chi di dovere della sua esistenza.

Dopo ben un’ora e mezzo qualcuno dei soccorsi individua il Moby Prince, e poco dopo l’unico sopravissuto, il mozzo Alessio Bertrand, viene recuperato e dice che ci sono ancora persone sulla nave.

Pur nell’evidenza del traghetto in fiamme e con le prime testimonianze del Bertrand, i soccorsi continuano ad essere dirottati sulla petroliera e così le speranze di 140 persone vengono ridotte in cenere.

Alle 2 del mattino dell’11 aprile un marinaio di un rimorchiatore sale sulla poppa del Moby Prince e aggancia un cavo. Le lamiere sono calde, ma non incandescenti, una prova che, se i soccorsi fossero arrivati per tempo, tante persone si sarebbero salvate.

Ma i soccorsi schizofrenici, disordinati, inconcludenti, sono solo un capitolo di tutta la vicenda. La nebbia, tirata in causa fina dalle prime ore dal Comandante del Porto, l’ammiraglio Sergio Albanese, si è poi diffusa su indagini e processi, portati avanti senza una logica e con imputati di secondo ordine. Alcune parti civili, in particolare i familiari della nostra associazione, già a suo tempo avevano tentato di dare un contributo costruttivo alla ricerca della verità. Ma a quanto pare i percorsi erano scritti da tempo, forse anche prima della collisione.

Dopo la sentenza del processo d’appello del 1997, che decretava la chiusura definitiva della vicenda processuale del Moby Prince, le speranze di giungere alla verità erano diventare irrisorie, ma in fondo tutti noi covavamo la speranza che qualcosa di sarebbe prima o poi mosso.

La presenza, quella notte nella rada di Livorno, di navi “americanizzate” cariche di materiale bellico, rimaneva un tarlo nella mente di alcuni di noi. Angelo Chessa e l’avvocato Carlo Palermo, già illustre magistrato, famoso per tanti processi contro la mafia ed il traffico d’armi, rivisitano le carte processuali. Dopo quasi due anni di lavoro, Carlo Palermo prepara una corposa istanza di richiesta di riapertura delle indagini, che riprende tanti spunti lasciati cadere durante la fase investigativa e la successiva fase processuale. In particolar modo evidenzia che quella notte nel porto di Livorno, mentre il Moby Prince lasciava gli ormeggi e usciva dal porto, stava avvenendo una importante movimentazione di materiale bellico, ovviamente non autorizzato.

Depositata ad ottobre scorso, pochi giorni dopo il Procuratore reggente, Antonio Giaconi, esprime il suo parere positivo e così riapre il fascicolo. Speriamo che tutto ciò sia solo l’inizio di nuove indagini e di un nuovo processo con imputati “veri”, che dovranno rispondere sui fatti accaduti, senza se e senza ma.

Non sappiamo quali saranno i tempi necessari per svolgere le nuove indagini, ma non importa, adesso possiamo aspettare. Come associazione di familiari continueremo a dare il nostro contributo, con passione e dedizione, con l’unico scopo di sapere veramente cosa è successo quella notte nella rada di Livorno. Il nostro impegno è certo legato all’affetto per i nostri cari, morti in un modo così tragico, ma ancor di più ad uno spirito di giustizia che deve animarci in primo luogo come cittadini. Non possiamo ulteriormente subire le ingiustizie che continuano a perpetuarsi nel nostro Paese. Ci sono tantissime stragi, come la nostra, che ancora chiedono giustizia. Siamo un Paese dove, a quanto pare, la sovranità nazionale è una mera illusione!

Per questo l’associazione 10 APRILE, pensata e costituita da familiari delle vittime, è aperta a tutti i cittadini che desiderano dare il loro sostegno per una battaglia di giustizia. Più siamo numerosi, maggiore è anche il peso che possiamo avere.

Con questo scopo è nato il sito che dovrà essere il punto di riferimento dell’associazione, sia per i familiari delle vittime del Moby Prince, sia per tutti coloro che vorranno dare il proprio contributo (morale, affettivo, materiale, monetario, ecc).

fonte : www.mobyprince.it
ollivander
00giovedì 12 aprile 2007 17:51
minzica.
moris spero tu non avessi nessuno su quella nave. ricordo perfettamente le immagini dei telegiornali in quei giorni e non potevano non far immaginare quale fine atroce fosse toccata a quei poveretti.
negli anni non ho poi seguito la vicenda, sinceramente, rimossa come tante altre cose...

ricordo che al tempo la prima cosa che pensai fu che sul ponte si stessero facendo un partita a carte invece di guardare a prua o semplicemente sui radar.
mi pare di ricordare che la petroliera fosse ormeggiata, oppure hanno scoperto che aveva disormeggiato senza avvisare?
le ipotesi per come la vedo io, a meno che tu non ne sappia qualcosa di piu', sono 3:

- la petroliera era in movimento in un area normalmente adibita al traffico passeggeri.
- la petroliera era ormeggiata ma aveva dichiarato una posizione errata in rada e quindi la moby ci ha fatto rotta sopra pensando che lo specchio fosse libero.
- la moby non aveva nessuno al timone per controllare che in ambo i casi non si andasse ad urtare contro qualcosa.

pazzesco comunque e nessuna risposta come ciliegina.
fergus
00venerdì 13 aprile 2007 13:12
Re:

Scritto da: ollivander 12/04/2007 17.51

ricordo che al tempo la prima cosa che pensai fu che sul ponte si stessero facendo un partita a carte invece di guardare a prua o semplicemente sui radar.




già
come prima ipotesi infatti - nel mare magnum dei misteri e delle menzogne - si disse che l'equipaggio stesse guardando la partita alla TV...

file under
Ustica
Bologna
Portella della Ginestra
....
....
....
=moris=
00venerdì 13 aprile 2007 13:24
Re:

Scritto da: ollivander 12/04/2007 17.51

moris spero tu non avessi nessuno su quella nave.



No, ho solo letto le testimonianze strazianti e rabbiose di alcuni famigliari che ancora non sanno cosa successe quella notte, se non che i loro cari hanno fatto una fine orribile e angosciante.

paolino-BOGLANDSMAN
00domenica 15 aprile 2007 11:09
Brutta storia questa qua, come tante purtroppo nella storia della nostra giovane Repubblica.

Che di notte, di fronte al porto di Livorno, ci siano strani e loschi movimenti di bettoline e altri mezzi di piccole dimensioni dedite al trasporto di materiale "particolare" è noto a tutti qua.
Chi dice il contrario, molto probabilmente dice il falso.

Da mettere in nota, per chi non conosce la zona portuale di Livorno, che proprio vicino all'imbocco delle varie darsene c'è la foce del Canale Navicelli, un canale che porta fino alla Darsena Pisana, polo di costruzioni navali non lontano da Pisa.
Ma questo canale è collegato via diramazioni secondarie anche alla base americana di Camp Darby.

Come nel caso di Ustica, mio modestissimo parere per quel che vale, nella zona del disastro c'erano soggetti che non ci dovevano essere appartenenti a nazioni straniere che pur di non venir messe in mezze, hanno costretto, per l'ennesima volta, lo Stato Italiano a mettersi prono e ad inventarsi delle dinamiche e delle motivazioni relative al disastro veramente ridicole.

Fields of Athenry
00mercoledì 17 ottobre 2007 19:52
Re:
paolino-BOGLANDSMAN, 15/04/2007 11.09:

Brutta storia questa qua, come tante purtroppo nella storia della nostra giovane Repubblica.

Che di notte, di fronte al porto di Livorno, ci siano strani e loschi movimenti di bettoline e altri mezzi di piccole dimensioni dedite al trasporto di materiale "particolare" è noto a tutti qua.
Chi dice il contrario, molto probabilmente dice il falso.

Da mettere in nota, per chi non conosce la zona portuale di Livorno, che proprio vicino all'imbocco delle varie darsene c'è la foce del Canale Navicelli, un canale che porta fino alla Darsena Pisana, polo di costruzioni navali non lontano da Pisa.
Ma questo canale è collegato via diramazioni secondarie anche alla base americana di Camp Darby.

Come nel caso di Ustica, mio modestissimo parere per quel che vale, nella zona del disastro c'erano soggetti che non ci dovevano essere appartenenti a nazioni straniere che pur di non venir messe in mezze, hanno costretto, per l'ennesima volta, lo Stato Italiano a mettersi prono e ad inventarsi delle dinamiche e delle motivazioni relative al disastro veramente ridicole.





Questa è l'unica pista che abbia un senso, lo dico anche perché pure io ho una certa dimestichezza con i traghetti e come funzionano, proveniendo da una città portuale. Complimenti a Moris per il post, perché, parafrasando la frase di Merlino in "Excalibur" di John Boorman del 1981, "il male degli uomini di questo paese è che essi dimenticano"
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