Da qualche parte in Donegal....
Ci fermiamo in piena campagna, nessun segno di presenza umana se non un cottage di là dalla strada, che ovviamente è quasi a sterro. A lato della macchina c’è una collinetta, poco più che un rialzo di terra, sulla sommità un recinto in ferro battuto e un cimitero che sembra uscito da una tavola di Dylan Dog. E’ tardi, il sole sta scendendo verso l’orizzonte, ma io insisto per andarlo a vedere, così i miei due accompagnatori scendono dalla macchina. Attraverso lo spazio che mi separa dal muretto a secco affondando nell’erba alta e bagnata fino alle ginocchia (ok, non è una grande impresa dato che sono alta 1.52...)
Ad un tratto mi accorgo che ho a fianco un cagnolotto, un incrocio tra chissà cosa, con un po’ dell’husky e molto del lupo, sbucato fuori non so da dove. Mi fissa con un occhio azzurro e uno nero. Mi rivolgo agli altri e tutti notiamo che questo cane è davvero strano, con uno sguardo bizzarro. Sorrido e gli metto una mano sulla testa, lo gratto sotto le orecchie e gli chiedo se gli va di farmi da guida. Lui si incammina verso il cimitero e io sempre più stupita mi giro verso i miei amici. In effetti sembra proprio che mi abbia capito. Nel frattempo si è fermato qualche passo più là ad aspettarmi. Lo raggiungo e lo seguo, lui trotterella sicuro verso il cancelletto sul retro, che non avevamo visto, e che è aperto. Le lapidi sono tutte vecchissime, coperte di erba. Su qualcuna, più recente, ci sono dei fiori freschi. Un’oasi di pace, e penso che davvero vorrei essere seppellita in un posto così, solo una pietra scura con un nome e una data, dove tutto sembra riprendere un senso con il gigantesco orologio del Tempo. Il nostro amico con un occhio azzurro e uno nero passeggia intorno ad un paio di tombe. Decidiamo che è tempo di andare, dobbiamo raggiungere l’ostello che non sappiamo neanche bene dove sia. Il cagnolotto ci guarda e comincia a trotterellare verso l’uscita. Si ferma quando arriva alla strada. Io lo abbraccio e lo ringrazio per averci fatto da guida, e gli chiedo se si fa fare una foto. Mi guarda con quella sua espressione indefinibile. Scatto. Lo gratto di nuovo sorridendo e lui si prende le sue coccole di buon grado. Poi attraversa la strada e va verso la campagna aperta, lasciandoci straniti con una strana emozione. Inutile dire che quella foto non è mai venuta.