Il piacere del sangue

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
"Palantir"
00martedì 23 gennaio 2007 20:41
- Il piacere del sangue -

Cronaca documentata della follia sanguinaria della Contessa Erzsébet Bathory, e di ciò che accadde nel castello di Csejthe tra la fine del Cinquecento e l’inizio del nuovo secolo.





Ungheria, seconda metà del Cinquecento, in una terra devastata da continue battaglie sanguinose per respingere l’invasore turco-ottomano, la società aristocratica è scossa da alcuni inspiegabili eventi.
«Thorko mi ha insegnato una procedura di magia: prendi una gallina nera e percuotila a morte con un bastone bianco. Raccogli il sangue e spargine un po' sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di spargerlo sul suo corpo, procurati un suo indumento e allora spargilo sopra questo. Gli capiterà presto una disgrazia.»...
E’ il frammento di una lettera scritta dalla Contessa Erzsébet Bathory indirizzata al marito, il Conte Ferencz Nádasdy, eroe nazionale ungherese per le sue spiccate attitudini in guerra, spesso impegnato in battaglia per la difesa del territorio, e molto conosciuto per la sua particolare ferocia contro l’invasore. Questo documento attesta la propensione della contessa verso la magia nera… Ma chi era Erzsébet Bathory?
Nata nel 1560 da una facoltosa e importante famiglia strettamente legata ai regnanti d'Ungheria, riceve un'ottima educazione che le permette già ad undici anni di conoscere e leggere la Bibbia ed il latino, oltre che la storia del proprio Paese. Si sposa molto presto, nel 1575, e nel giro di dieci anni è madre di quattro figli. Vista la continua lontananza del marito, Erzsébet non è assolutamente fedele, e pare che tra i due ci fosse un patto che gli permettesse di essere padroni di giostrare il loro tempo libero purché risultassero marito e moglie nelle occasioni ufficiali e ogni volta che lui fosse rientrato in maniera stabile al castello.



Questo equilibrio particolare crea una sintonia morbosa tra i due, testimoniata da lettere nelle quali si raccontano cosa succede nelle loro vite extraconiugali. Erzsébet, tuttavia ha molto tempo a disposizione da impiegare e molta noia da combattere ed è per questo motivo che decide per prima cosa di sperimentare l’amore saffico.
In un secondo momento si accorge di soffrire di violenti cambiamenti d’umore e terribili emicranie che trovano sollievo e pace solo dopo aver picchiato a sangue qualsiasi servitore reo di aver commesso un errore. Nei momenti di solitudine si lancia in ardite discussioni sul piacere che prova ogniqualvolta infligge punizioni sempre più violente, e sono il suo servitore Thorko e le due domestiche Darvéla e Dorottya Szentes a suggerirle che nelle pratiche magiche occulte è contemplata la tortura per il piacere e non per la redenzione, applicata quest’ultima solamente dalla Santa Inquisizione.



Nel giro di poco tempo la Contessa si informa sugli esperti di magia presenti nel territorio e li invita al castello per poter discutere e per essere iniziata alle pratiche più occulte e sconosciute. Uno stregone venuto da terre lontane le porta in dono una pergamena ricavata dall’amnio, la membrana che protegge il bimbo nel grembo della madre, dove è scritta una preghiera al dio Isten che promette salute, la lunga vita e la protezione grazie ad un esercito di 99 gatti che si sarebbero materializzati e sarebbero intervenuti per aggredire ed eliminare i nemici quando ce ne fosse stato bisogno.
Dopo la morte del marito, Erzsébet cade in profonda depressione che la porterà tra l’altro a desiderare di rimanere sempre giovane e sconfiggere i segni del tempo con ritrovati ed unguenti d’ogni tipo. Ma è sotto consiglio di una fattucchiera che la Contessa scopre che l’elisir dell’eterna giovinezza è il sangue delle giovani fanciulle, e che il contatto con esso può donare la vittoria sull’incedere del tempo.



Per questo motivo sguinzaglia il suo fedele servitore per procurarsi giovanissime donne, con la scusa di offrire loro un lavoro presso il castello. E’ a questo punto che la Contessa Erzsébet Bathory compie il passo decisivo. La pazzia s’impadronisce di lei e ciò che compirà sarà incredibilmente crudele e sanguinario.
Le ragazze adescate dopo un periodo in cui sono utilizzate come serve, vengono picchiate ripetutamente per inezie, e rinchiuse nelle segrete del castello. La Contessa impartisce ordini ed assiste, ma spesso interviene a percuotere le sventurate. I corpi tumefatti e gonfi sono tagliati con rasoi e bucati con punteruoli, e il sangue che sgorga viene raccolto in bacinelle, perché servirà per emulsioni o addirittura per un bagno in vasca.
Le sparizioni delle fanciulle nei villaggi delle campagne ungheresi nei pressi del castello di Csejthe incominciano a far clamore, anche se i contadini non osarono mai muoversi contro la Contessa, per timore di pesanti repressioni nel sangue, visto il blasone della casata dei Báthory.



Ma dopo un omicidio di una giovane fanciulla d’alto rango che la contessa tenta di insabbiare come incidente, Mathias II Re d’Ungheria decide di muoversi.
Nel 1610, a Natale, organizza una spedizione segreta capitanata dal Primo Ministro Thurzo, dal Governatore della regione, da un sacerdote e ovviamente da alcuni soldati, con l’intento di verificare cosa stia veramente accadendo nel castello di Csejthe.
Il viaggio verso la fortezza viene fatto di notte, per usufruire dell’effetto sorpresa, e una volta giunti nei pressi del portone, la squadra è assalita da moltissimi gatti, che tuttavia vengono facilmente scacciati dai soldati. Il castello è completamente deserto, almeno in apparenza, e non c’è nessuna guardia che contrasti la loro avanzata. Nell’oscurità, ciò che gli viene incontro è l’odore di putrefazione che giunge dalle segrete. Trovano incatenata ad una colonna una giovane ragazza torturata, esangue, con segni di violenze, fori e tagli su tutto il corpo. La sua bocca è cucita, ed è cadavere da diversi giorni. In un’altra colonna si trova una ragazza seviziata in maniera efferata: segni di frustate su tutto il corpo, ustioni per cauterizzare le ferite ed il viso è irriconoscibile. Nelle celle ci sono persone e alcuni bambini, per fortuna ancora vivi, anche se hanno segni evidenti di torture pregresse.
Parte del manipolo giunge nelle stanze alte del castello e ciò che gli si para davanti è una scena raccapricciante: un’orgia sanguinosa dove uomini e donne s’infliggono ferite nel mentre si accoppiano. Ma la Contessa non c’è, è fuggita per tempo, anche se sarà catturata pochi giorni dopo.
Il 2 Gennaio 1611, ad un anno di distanza dalla cattura, il processo ebbe inizio, e durò fino al giorno 7 dello stesso mese. Vennero interrogati moltissimi testimoni, addirittura 35 persone al giorno.
Ficzko, un nano che lavorava per la Báthory dichiarò di aver contribuito ad uccidere 37 ragazzine, mentre non ricordava il numero delle donne. Inoltre dichiarò che la Contessa sua padrona, le faceva legare e le pugnalava con punteruoli e forbici. Il nano raccontò le più agghiaccianti torture comprese le 200 frustate per uccidere alcune donne o le vene recise con le cesoie. Inoltre affermò che la Contessa costringeva i suoi stretti collaboratori a cibarsi della carne delle vittime se morivano prima di quanto lei avesse in mente.
Ilona Joo, la balia di Erzsébet Báthory, ammise di aver ucciso circa 50 ragazze, infilando degli attizzatoi incandescenti nella loro bocca e nel loro naso.
In una lettera scritta dal Primo Ministro al Re sono menzionate oltre 300 vittime, mentre sui diari di Erzsébet Báthory sono segnati i nomi di circa 650 persone, ma è una cifra che non convinse i giudici, perché l’attendibilità della Contessa fu messa in dubbio dall’evidente follia della sua mente. In ultimo i Giudici, basandosi sui resti umani riconoscibili trovati al castello, decretarono 80 vittime accertate, condannando la Contessa e i suoi aiutanti, che in seguito vennero torturati ed uccisi in maniera altrettanto brutale delle loro vittime.



Soltanto alla Contessa fu risparmiata la vita per rispetto del suo rango, ma fu murata nella torre del suo castello, e non ebbe più alcun contatto con l’esterno né possibilità di parlare con nessuna persona, tanto che fu ordinato di non rispondere alle sue eventuali richieste a chi le passava i pasti giornalieri. Da quella prigione non uscì più viva: tre anni dopo, il 21 agosto 1614, Erzsébet Báthory morì nel silenzio della sua follia, senza aver mai confessato i suoi crimini.
Grazie ad una corrispondenza tra il Conte Ferencz Nádasdy e la Contessa Erzsébet Báthory, tra il Re Mathias II e Primo Ministro Thurzo, al diario di uno dei membri della squadra che penetrò nel castello Csejthe, e agli atti processuali custoditi in Ungheria è stato possibile ricostruire ciò che avvenne.


(di Svevo Ruggeri)
Iside@
00mercoledì 24 gennaio 2007 09:43
Conoscevo questa terribile storia.
Avevo un libro che raccoglieva alcune storie di donne famose e non che avevano a che fare con la violenza ed il sangue.
Terribile comunque! [SM=g27831]
ConteOlag
00giovedì 25 gennaio 2007 15:48
Intrigante...la storia di Elyzabeth e affascinante...
dopo tutto
The life of all flesh is the Blood (leviticus 17:14)
tazziana
00giovedì 25 gennaio 2007 18:52
Intrigante?
Affascinante?
Io direi rivoltante!! [SM=g27815]
Non conoscevo la storia di questa matta e rabbrividisco immaginando le atrocità da lei commesse.
Storia da brividi... [SM=x131210]
ConteOlag
00venerdì 26 gennaio 2007 16:41
E sicuro che non avesse qualche rotella a posto....
ma permane una figura affascinante....

Pensiamo a gente ceh ha ucciso molt epiu persone ed ora è portato come eroe..oppure venerato come santo....quello lo reputo più rivoltante
Iside@
00venerdì 26 gennaio 2007 17:01
Beh, in parte queste storie hanno il loro fascino ma è tutto relativo.
Se si pensa a cosa hanno sofferto quelle povere cavie, frutto di una mente (SICURAMENTE) malata ... passa la voglia di vederle intriganti [SM=g27828]
ConteOlag
00domenica 28 gennaio 2007 13:10
Ti posso dar ragione Iside.....

Come d'altronte non posso rispettar chi per esempio ha distrutto i catari e poi vien venerato come santo e esempio da seguir......


Comunque.....siamo animali..torniamo all'istinto :P
Iside@
00lunedì 29 gennaio 2007 11:13
[SM=g27811] certo, concordo [SM=g27838]
°calime°
00lunedì 29 gennaio 2007 12:48
[SM=g27818] [SM=g27818] [SM=g27818] o mamma che persona perbene questa tipa..... [SM=g27814] [SM=g27814] [SM=g27814]
Thishar
00martedì 30 gennaio 2007 08:27
Fratellino mio occhio che qui le donne di corte son terribili...ihihih

Comunque come sempre in primis i complimenti al nostro giornalista storico di Corte, Palantir leggerti è sempre un piacere.

Poi le conclusioni... il piacere del sangue è antropologicamente parlando un discorso ampio, che abbraccia culture e religioni molto diverse e che nella storia della Bathory s'infonde più della sua follia che dell'atto in sè.

Era folle ed era sadica, forse prima l'una e poi l'altra cosa, se devo essere sincera di tutta la storia il punto che mi ha colpito di più è l'Incantesimo per evocare a protezione un esercito di gatti ed il riscontro del drappello armato all'arrivo al castello, quello si che è un vero fuocherello acceso ad illuminare la stretta e sottile linea che divide il folklore e le vecchie credenze da qualcosa di inspiegabile ma realemnte accaduto.

[SM=x131219]
evomina
00mercoledì 21 febbraio 2007 22:06
credo che la contessa Erzsébet Bathory non sia stata l'unica a commettere sì tali atrocità nel corso della storia....







[SM=x131219] [SM=x131220]
Thishar
00martedì 27 febbraio 2007 07:35
No non fu l'unica Evomina, in effetti ci sono stati casi molto più recenti di vampirismo^^ o simili.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:08.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com