Il mercante di pietre

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Matteo, Berghem
00giovedì 14 settembre 2006 23:12
Esce domani al cinema il seguente film:


Il mercante di pietre (2005)

Un film di Renzo Martinelli. Con Harvey Keitel, Jane March, Jordi Mollà, F. Murray Abraham. Genere Drammatico, colore Produzione Italia 2005.



Ludovico Vicedomini (Harvey Keitel) è un commerciante di pietre preziose che, dopo essersi convertito all'Islam, ha deciso di aderire a una cellula di Al Quaeda. Il compito affidato a Ludovico è quello di sedurre Leda, moglie di un professore di storia, per utilizzarla come complice inconsapevole di un attentato. Ma all'ultimo momento il piano sfuma per l'intervento di Ludovico che decide di sacrificarsi per salvare la vita alla donna.






Ha voluto la Cappadocia il regista Renzo Martinelli per far da sfondo al suo film «Il mercante di pietre», storia di un terrorista islamico e di una donna italiana: lui, Harvey Keitel, è un militante di al Qaeda che ha il compito di mettere una bomba sporca nell’auto di ignoti viaggiatori; lei, Jane March, è la giovane preda di quest’uomo misterioso che l’inganna promettendole una nuova e meravigliosa vita. Per l’incontro tra vittima e carnefice Martinelli ha scelto la Cappadocia, esattamente Gorene. E non è un caso, perché questo pezzo di altopiano turco su cui si innalzano coni di roccia, a gruppi, come fossero i denti di un immenso dinosauro preistorico, oppure isolati, a cono, come il copricapo di un mago, viene chiamato la Valle dei Camini delle Fate. Niente di più fascinoso e suggestivo per ammorbidire le difese di un cuore femminile, infiammarlo, conquistarlo, possederlo per sempre. È notte, una notte stellata e limpida come sono le notti nel deserto. Sotto la montagna di Çarusin che antichi monaci bizantini trasformarono in convento traforandola di mille aperture, splende l’insegna «Stones Merchant» - «Mercante di pietre» -. È il negozio di Harvey Keitel, un occidentale convertitosi all’Islam, ufficialmente commerciante di preziosi dall’italianissimo nome di Ludovico Vicedomini, in realtà col nome di Niammet Ullah, seguace dell’arabo Shaid, Murray Abraham, un capo di al Qaeda che lo usa per sedurre donne bianche trasformandole in involontarie complici del terrorismo. Shaid-Abraham, che ha incontrato Jane March e suo marito Jordi Mollà in difficoltà su una strada della Cappadocia e ha dato loro aiuto, dopo averli accompagnati in un albergo li invita a visitare il negozio di pietre di Harvey Keitel. Ha intuito che quella donna fragile e smarrita, legata a un uomo dal sorriso amaro, invalido per aver perso le gambe in un attentato, è una preda facile. Potrebbe essere, come dicono loro, una «colomba» perfetta. Basta favorire l’incontro con Keitel. Prodotto dalla Martinelli Film, da Medusa e dall’inglese Creative Partners, girato in lingua americana in Scozia, poi in Turchia, a Torino, e infine a Roma, scritto dallo stesso Martinelli con Fabio Campus e Corrado Calabrò, fotografia di Blasco Giurato, musica di Paolo Buonvino, «Il mercante di pietre» è un film dal destino incerto. Eccessivamente semplice, considerata la complessità dell’integralismo islamico, eccessivamente attuale visti i recenti attentati di Londra e di Sharm. Potrebbe arrivare in sala troppo tardi per il susseguirsi degli attentati o troppo presto per la comprensione di questo fenomeno. Martinelli però è uomo che non si spaventa. Tutt’altro. Si dichiara indignato. Indignato perché fino ad oggi, nonostante il crollo delle Torri gemelle, la guerra in Afghanistan e in Iraq, le bombe a Madrid e gli attacchi di questi giorni, nessun regista abbia girato un film sul terrorismo di matrice islamica: «L’Islam nel suo complesso è realtà multiforme. Ma c’è una corrente dell’Islam, quella wahabita, che sta perseguendo una strategia pericolosa. L’Europa pare non accorgersene: è passiva, silenziosa, non reagisce. Io credo che il pericolo c’è ed è grande. Stiamo cavalcando l’onda lunga di una trasformazione culturale come ci ha spiegato lo storico Braudel. Dobbiamo reagire». Come, Martinelli? «Obbligando i Paesi islamici a praticare la reciprocità: noi ospitiamo le loro moschee e l’Arabia Saudita deve ospitare le nostre chiese. Facendo pressioni sulla maggioranza moderata degli islamici perché isolino i terroristi. Arrivando perfino ad accettare che certe nostre libertà democratiche vengano limitate». Naturalmente nel «Mercante di pietre» tutto questo non c’è. Anzi, poiché si tratta di una vicenda sentimentale, succede che Harvey Keitel, dopo aver conquistato Jane March, se ne innamora, tenta di mandare a monte l’attentato, e finisce per pagare con la vita il tradimento della causa cui si era votato. La tragedia del terrorismo che offusca menti e cuori dunque c’è, anche se in chiave di romanzo amoroso perché Martinelli questo allarme lo vuole mantenere. «Mi piacerebbe che il film facesse discutere. Spingesse noi europei a conoscere meglio l’Islam. Ci costringesse e formulare pensieri più acuti». Autore di film di denuncia costruiti intorno ad argomenti aspri e duri come «Porzus» sulle stragi fratricide tra partigiani, «Vajont» sul disastro annunciato del crollo di una diga, «Piazza delle Cinque Lune» sui misteri irrisolti del Caso Moro, Martinelli con questo film internazionale vorrebbe arrivare al mercato americano e trovare i finanziamenti per girare un’opera storica di alto costo sull’assedio che i turchi posero a Vienna nel 1683. A suo parere quello che stiamo vivendo in questi anni è la riproposizione di una nuova conquista. Ma come quell’invasione fu fermata, anche questa, pensa, sebbene con altri metodi, può essere arrestata.
Da La Stampa, 28 luglio 2005


www.medusa.it/ilmercantedipietre/
Matteo, Berghem
00lunedì 18 settembre 2006 19:30
Film che ho visto e che consiglio.
gior77
00giovedì 19 ottobre 2006 08:46
Alcuni interessanti commenti di Gianfranco Fini sul film:

"È un film di propaganda becera".
"E' un film che sconsiglio vivamente a tutti. Parte bene, prosegue male e finisce peggio".
"Film come questo infarciti di stereotipi sugli arabi, rischiano senz'altro di alimentare l'islamofobia qui da noi. Davvero non se ne sente il bisogno. Ci lamentiamo tanto della rozzezza di certi film americani e poi anche noi tiriamo fuori queste cose... ".
"per me quel film è spazzatura..."

Persino il Foglio ha scritto che "Il mercante di pietre" "ha varie scene che non si riescono a guardare stando seri".

Per chi volesse l'intero articolo è qua.

fergus
00giovedì 19 ottobre 2006 09:15
cercherò di vederlo
in ogni caso grazie per la segnalazione
Matteo, Berghem
00sabato 4 novembre 2006 11:07
Re:

Scritto da: gior77 19/10/2006 8.46
Alcuni interessanti commenti di Gianfranco Fini sul film:

"È un film di propaganda becera".
"E' un film che sconsiglio vivamente a tutti. Parte bene, prosegue male e finisce peggio".
"Film come questo infarciti di stereotipi sugli arabi, rischiano senz'altro di alimentare l'islamofobia qui da noi. Davvero non se ne sente il bisogno. Ci lamentiamo tanto della rozzezza di certi film americani e poi anche noi tiriamo fuori queste cose... ".
"per me quel film è spazzatura..."

Persino il Foglio ha scritto che "Il mercante di pietre" "ha varie scene che non si riescono a guardare stando seri".

Per chi volesse l'intero articolo è qua.





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