Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS 2004

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dubh
00martedì 30 novembre 2004 12:37
e l'Italia...

Cresce l'allarme ma a causa dei tagli alla Finanziaria il governo non onorerà gli impegni e non finanzierà il Fondo Globale
ROMA - «Nel 2004 l'Italia non sarà in grado di versare la sua quota annuale al Global Found per la lotta all'Aids». Lo ha confermato Giuseppe Deodato, direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo, alla vigilia della Giornata mondiale per la lotta all'Aids che si celebra il 1 dicembre in tutto il mondo. L'Italia, che insieme al Giappone è uno dei Paesi che contribuisce di più al fondo globale, ha ricordato Deodato, «ha avuto, infatti, grossi impedimenti a onorare il suo annuale impegno di 100 milioni di euro». L'impossibilità è data dal taglio per il 2004 che la Finanziaria ha previsto nell'ambito della cooperazione, taglio che ammonta esattamente a 100 milioni di euro sui 600 stanziati per il Ministero degli Esteri. L'Italia così non ha rispettato la prima scadenza del 31 luglio, né quella del 30 settembre per il versamento al Fondo, nato nel 2001, delle Nazioni Unite.
E questo nonostante l'allarme lanciato dagli infettivologi anche in Italia: il trend decrescente dei nuovi casi annuali si è interrotto e l'Italia, con 4000 nuovi casi annui torna a essere un Paese a rischio di crescita dell'epidemia (l'anno scorso erano 3500). Nel mondo i nuovi casi del 2004 ammontano a 5 milioni stima il rapporto 2004 di Unaids.

EPIDEMIA AL FEMMINILE - Sono le donne le più a rischio Aids. Dei 40 milioni di persone infette nel mondo quasi la metà è di sesso femminile sempre secondo Unaids. E quest'anno la Giornata mondiale sarà dedicata proprio a loro. La Commissione europea per esempio ha finanziato un opuscolo informativo sull'infezione fra le donne e una serie di ricerca proprio per la difesa della salute femminile. Il numero di donne infette è in continua crescita: quasi il 50% dei 38 milioni di persone affette da Hiv è di sesso femminile, rispetto al 41% del 1997. In alcuni Paesi africani una donna gravida su quattro è infetta. Nei Caraibi il 49% dei casi positivi è rappresentato da donne, rispetto al 30% del 1999; in India la percentuale è del 38% rispetto al 25% di qualche anno fa. Negli Usa l'Hiv/Aids è la principale causa di morte tra le donne afroamericane di età compresa tra i 25 e i 34 anni e la settima causa di morte tra le donne bianche americane appartenenti alla stessa fascia di età. In Russia cresce il numero di donne a cui viene diagnosticata l'infezione: da una su quattro nel 2001 a una su tre nel 2003.

PIAGA AFRICANA - Resta l'Africa il continente più colpito: in soccorso quest'anno sono scesi anche alcuni scrittori di fama. Il loro libro, una raccolta di racconti, verrà presentato martedì primo dicembre all'Onu dal segretario generale Kofi Annan.

Corriere.it
gior77
00mercoledì 1 dicembre 2004 16:28
Rapporto delle Nazioni unite nella giornata della lotta all'Hiv
"Rischi sottovalutati, possibili milioni di morti in pochi mesi"
Aids, l'allarme dell'Onu:
"Pericoloso come il terrorismo"
Il ministro Sirchia contro le false speranze sul vaccino:
"Non è dietro l'angolo, ci vorranno almeno 5 o 6 anni"


Un attivista anti Aids a Bangkok

NEW YORK - L'Aids rappresenta per l'umanità una minaccia globale paragonabile a quella del terrorismo nucleare. L'allarme arriva dall'Onu che nella giornata mondiale contro l'Hiv ha diffuso il contenuto di un rapporto sui rischi legati alla diffondersi della malattia commissionato dal segretario generale Kofi Annan.

Il rapporto Il propagarsi delle infezioni virali legate all'Aids è in grado di fare decine di milioni di morti in pochi mesi. E' questo uno dei punti più allarmanti sottolineati dal documento redatto dall'Onu. Davanti a questo pericolo, denuncia il rapporto, i paesi ricchi, in un'epoca di spostamenti di massa e di globalizzazione, continuano a ignorare la minaccia rappresentata dall'Aids e dalle altre malattie infettive. Un giudizio condiviso dal ministro italiano della Salute Girolamo Sirchia che parlando dalla platea di un congresso in corso a Genova ha ricordato come "è la sottovalutazione oggi il nemico numero uno nella lotta all'Aids". "La comunicazione - ha aggiunto - non ha ancora trovato lo strumento per perforare la corazza dell'indifferenza".

Il fatto che la malattia al giorno d'oggi colpisce soprattutto i popoli dell'Africa subsahariana, ricorda ancora il documento Onu, non mette l'Occidente al riparo. "Dato che i tempi dei trasferimenti internazionali sono inferiori al periodo di incubazione di molte malattie infettive - si legge nel rapporto delle Nazioni Unite - ciascuno dei 700 milioni di passeggeri che ogni anno transitano per gli scali internazionali può essere a sua insaputa un portatore di malattie su scala globale".


Oggi, mette ancora in guardia il documento, un virus analogo all'epidemia di influenza del 1919, "sarebbe in grado di uccidere decine di milioni di persone in una frazione del tempo occorso allora". Sulla scorta di questo timore il rapporto esorta il consiglio di sicurezza dell'Onu a indire una sessione straordinaria sull'Aids, che costituisce "una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale" al pari della proliferazione nucleare, del terrorismo e dei conflitti fra stati. I finanziamenti per combattere la malattia, rileva ancora il documento, sono passati dai 250 milioni di dollari del 1996 ai due miliardi 800 milioni del 2002, ma si è trattato di uno sforzo ancora largamente insufficiente e la diffusione dell'Aids resta "galoppante".

Allarme in Cina La conferma che la situazione sia grave è arrivata dalla Cina, il paese più popoloso del Pianeta. Il primo ministro Wen Jiabao ha lanciato un appello a compiere "costanti sforzi" nella lotta all'Aids, riconoscendo che la situazione della Cina a proposito dell'epidemia del virus è "critica". Wen ha chiesto quindi a tutti i settori del governo di "dare la priorità" alla lotta all'Hiv "utilizzando qualunque risorsa e mettendo in atto coscienziosamente tutte le misure di controllo e prevenzione". Le cifre ufficiali fornite da Pechino nel 2003 parlano di 840 mila sieropositivi, ma secondo molti esperti la realtà potrebbe essere molto più grave.

Immigrati a rischio La diffusione dell'Aids tra la popolazione immigrata in Italia è in costante aumento. Il dato è stato fornito durante i lavori del convegno sulla malattia in corso a Genova. Dal 3% dei casi nel periodo 1983-93 si è passati al 14,8% nel 2003. "Il dato - spiega Issa El Hamad, dirigente del Dipartimento malattie infettive dell'ospedale di Brescia - può riflettere semplicemente difficoltà di accesso alla terapia. Dopo l'introduzione di nuovi metodi di cura l'evoluzione della malattia in Aids è più difficile. Chi accede alla terapia oggi è colpito più tardivamente dall'Aids. Fino al '98 la normativa non permetteva agli immigrati di accedere alle strutture sanitarie, si è avuto quindi un effetto serbatoio".

Il vaccino della speranza "Siamo molto soddisfatti ed è andato tutto molto bene. Abbiamo chiuso gli arruolamenti per la fase I di sperimentazione del vaccino e il numero di volontari è sufficiente per l'analisi futura di questi dati". Barbara Ensoli, direttrice del laboratorio di virologia dell'Istituto Superiore di Sanità, parlando ad un convegno a Roma, ha lasciato trapelare il suo ottimismo per il procedere della sperimentazione del vaccino 'italiano' anti-Aids basato sulla proteina Tat. Ma per essere certi che la ricerca sia in grado di compiere ulteriori passi avanti sarà necessario ancora del tempo. "Dobbiamo ancora attendere l'apertura dei codici e dei protocolli degli ultimi arruolati - ha ricordato la Ensoli - ci vorranno quindi ancora vari mesi prima dell'analisi finale e della preparazione dei protocolli per l'avvio della fase II di sperimentazione". A gettare ulteriore acqua sul fuoco ci ha pensato poi il ministro Sirchia: "E' ora di finirla con i falsi scoop della stampa e anche di certi medici. Il vaccino contro l' Aids non è dietro l'angolo. E' una speranza, non una realtà. Ed è ottimistico pensare di averlo prima di 5-6 anni".


(1 dicembre 2004)
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