Euribor alle stelle: crolla il mattone!

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lella84
00martedì 30 settembre 2008 22:40


Mercato interbancario in tilt e impennata del tasso Euribor, al suo record storico dal 1995. Questo il bilancio dell’andamento dei mercati nella giornata di ieri. Il tonfo della borsa americana, il peggiore registrato dal 1987 con un tracollo dell’8,73%, è la prima reazione alla bocciatura del maxi piano di salvataggio da parte del Congresso USA.

Ratei alle stelle
Mentre scricchiolano istituti di credito e assicurazioni l’Euribor a tre mesi si attesta al 5,24%. Solo nel 2005 era al 2,40%. ”Sono gravissime le responsabilità delle banche italiane nell’aver imposto mutui indicizzati a 3,2 milioni di famiglie - afferma un comunicato - che in questo modo pagheranno 2.700 euro in più su ogni prestito medio di 100 mila euro”.

Le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsuamtori sottolineano infatti che ”il tasso interbancario in euro a tre mesi, al quale e’ legato la quasi totalità dei mutui indicizzati, nel 2005 era fissato al 2,40 per cento, con il tasso di riferimento BCE, che nel dicembre di quell’anno fu portato al 2,25 per cento precedente 2%, con chiare e convergenti indicazioni di un aumento del costo del denaro.

Banche nell’occhio del ciclone
Stando alle allarmanti denunce delle associazioni consumatori nel periodo 2004-2005, quando tutte le previsioni economiche convergevano sull’imminenza di aumenti dei tassi di riferimento BCE, le banche italiane imposero tassi legati all’Euribor ad oltre il 90% dei richiedenti. L’accusa riguarderebbe il fatto che gli istituti sconsigliavano all’epoca il tasso fisso perché più alto di uno 0,40-0,50%, oppure non erogavano affatto mutui a tasso fisso per non assumersi il rischio dei futuri aumenti’.

Una crisi di fiducia
La spiegazione dell’impennata dei tassi interbancari, spiega il sole 24Ore, è un effetto del crollo ella fiducia tra gli istituti.
L’Euribor ha così toccato il nuovo massimo dal 1995, al 5,237% per la scadenza trimestrale. Non solo. Attualmente in Europa chi presta soldi ad una banca per tre mesi chiede un tasso d’interesse dell’1% superiore a chi lo fa per una sola notte: questo significa che è elevato il timore che la banca a cui si prestano soldi non ci sia più tra soli tre mesi. Tre mesi, insomma, sono considerati troppo lunghi dagli istituti di credito per prestare fondi ad altre banche.
Ma quello che più preoccupa è che si tratta di numeri fittizi: ormai – testimoniano gli addetti ai lavori –la sfiducia è tale che nessuno presta soldi per più di un giorno o al massimo una settimana. Insomma: i tassi trimestrali (Libor o Euribor) sono sostanzialmente ” finzione” perché nessuno li applica più. Nessuno presta per più di una notte. «Le scadenze più lunghe della settimana praticamente non ci sono più – conferma Vincenzo Mioccio, direttore generale del mercato interbancario e-Mid –. Il mercato è rarefatto. Il sistema italiano continua a finanziarsi in maniera normale, ma le banche estere sono sempre meno attive».

Questo ha creato un effetto perverso. Gli istituti di credito si finanziano sempre più attraverso le banche centrali e i fondi raccolti, spesso, li lasciano lì oppure li impiegano in titoli di Stato. In Europa proprio ieri la Bce ha prestato 120 miliardi agli istituti di credito, attraverso un’asta speciale a 38 giorni, e ha aumentato le operazioni di interscambio con la Fed Usa per immettere in Europa liquidità supplementare in dollari. Eppure la stessa Bce sa che le banche europee hanno in deposito, presso la banca centrale, 28,1 miliardi di euro: record da quando esiste la moneta unica. Questo significa che gli istituti di credito attingono dalla Bce (pagando un tasso del 5,25%) e poi lasciano i fondi alla stessa Bce (con un interesse del 3,25%). Insomma: preferiscono perderci piuttosto che impiegare i soldi altrove.

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