Assegnazione del premio "Tiziano Terzani"
La giuria ha apprezzato la capacità dell'autore di raccontare una cultura lontana, le promesse di un nuovo progetto politico, l’alleanza torbida tra violenza e potere, nonché il fatto che Bizot in molti casi diventa un personaggio contiguo che affianca, a volte precede, a volte segue, la camminata di Tiziano Terzani.
Membri della giuria: Giulio Anselmi, Sergio Baraldi, Toni Capuozzo, Ryszard Kapuscinski, Ettore Mo, Peter Popham, Valerio Pellizzari, Paolo Rumiz.
Presidente: Angela Staude Terzani
L'AUTORE
François Bizot è nato a Nancy in Francia nel 1940. Etnologo, arriva in Cambogia nel 1965 come membro della École Française de l'Extrême Orient (EFEO) per studiare l'antica tradizione buddista del paese. Nel 1975, con l'instaurarsi del regime di Pol Pot, è costretto a lasciare la Cambogia e a continuare i suoi studi dalla sede dell'EFEO in Thailandia. Oggi Bizot ha la Cattedra di buddismo dell'Asia sudorientale alla École pratique des hautes études di Parigi ed è membro del Consiglio nazionale per le scienze sociali e umane.
È sposato con tre figli e vive in Francia.
Per contattare l'autore: Boris Hoffman, tel. 0033 (0)1 43265694
L'OPERA
Scritto 25 anni dopo gli eventi narrati, nella speranza che "il cancello" possa finalmente chiudersi dietro ai tormentosi ricordi del suo autore, il libro descrive le esperienze del giovane etnologo Bizot in Cambogia che due volte cade nelle mani degli spietati khmer rossi e due volte miracolosamente si salva.
Nel 1971, Bizot, imboscatosi alla ricerca di vecchi documenti nella regione di Udong, viene catturato da un piccolo drappello di ribelli khmer rossi che per tre mesi lo tengono prigioniero, in catene, in un loro nascondiglio nella giungla. Parlando in khmer, Bizot riesce a instaurare un insolito rapporto con il loro comandante, il giovane inquisitore Duch, e a diventare il solo occidentale ad uscire vivo da una simile esperienza. Quattro anni dopo, questo stesso Duch diventerà il comandante della prigione Toul Sleng a Phnom Penh, responsabile di quarantamila esecuzioni.
Nel 1975 i khmer rossi riescono a rovesciare il regime sostenuto dagli americani e a prendere il controllo del paese. Chi, nella fuga generale di cambogiani ed occidentali legati al vecchio potere, non riesce a scappare in tempo, trova rifugio dietro al "cancello" dell'ambasciata francese a Phnom Penh. Bizot, col suo perfetto khmer, diventa l'interprete fra il console francese e gli uomini del nuovo regime durante i drammatici negoziati che permetteranno infine alle oltre mille persone trincerate nel recinto francese di tornare ai loro rispettivi paesi.
Il regime dei khmer rossi, responsabile del genocidio di un milione e settecentomila cambogiani, cade nel 1979. Catturato soltanto nel 1999, Duch aspetta ancora in carcere un processo che continua ad essere rimandato. Ma è stata proprio la sua cattura a spingere Bizot a raccontare il suo rapporto con il carceriere che da giovane rivoluzionario si era mostrato turbato da un ideale di giustizia. Così, "Il cancello" che separava l'ambasciata francese da un viale alberato della capitale cambogiana, diventa per Bizot il simbolo di una frattura nella propria vita e l'origine di un'irrisolta inquietudine nei riguardi della natura dell'uomo.
Nella sua prefazione, John Le Carré definisce questo libro un "classico contemporaneo".
PERCHÈ IL PREMIO TERZANI
Un premio dedicato alla figura e all’opera di Tiziano Terzani ci è apparso come l'approdo naturale del progetto "Vicino/lontano: identità e differenze al tempo dei conflitti" che vuole favorire la discussione sui rapporti tra Oriente e Occidente.
"Di tutti i premi che ha ricevuto, Tiziano ha amato soprattutto quello dedicato al 'Bambino Permanente'", ricorda Angela, sua moglie. L'intento che anima anche noi è quello di dare un riconoscimento a chi mostra, appunto, di voler contemplare il mondo e le sue diverse culture con gli occhi curiosi di un bambino.
Il nostro punto di vista è condiviso dalla giuria. Ryszard Kapuscinski, il celebre giornalista e scrittore polacco, lo ha bene espresso durante il primo incontro della giuria a Udine. "Il ricordo di Tiziano Terzani -ha detto Kapuscinski - mi è molto caro. Il nostro mondo, che dicono globalizzato, è invece fatto di tante province, di tante culture diverse. Con il suo lavoro, Tiziano ha creato un ponte tra loro. I suoi occhi hanno saputo guardare nel modo giusto, ed e' per questo che è diventato un importante testimone del nostro tempo."
IL PREMIO consiste di un assegno di 5.000 Euro e sarà consegnato a François Bizot a Udine, sabato, 7 maggio.
La serata, che vuole essere una grande festa dedicata a Tiziano Terzani, sarà condotta dal giornalista televisivo Giovanni Floris, con la partecipazione di amici asiatici e occidentali di Tiziano Terzani che arriveranno dai diversi angoli del mondo (e, in alcuni casi, dalle pagine dei suoi stessi libri!) per ricordarlo.
Parteciperanno anche il giudice Gherardo Colombo e il fotografo del mondo islamico, Abbas.
Giuseppe Cederna, scrittore e attore, leggerà alcuni brani delle opere di Terzani.
Jovanotti gli dedicherà un momento musicale.
Chiuderà la serata il maestro Krishna Das con un mantra di pace.
Oltre ai membri della giuria saranno presenti François Bizot, Angela Terzani e i figli Folco e Saskia.
Il premio letterario internazionale Tiziano Terzani sarà il momento culminante di un ciclo di dibattiti che dal 5 all'8 maggio 2005 porteranno a Udine economisti, filosofi, giuristi, giornalisti, sociologi e scrittori, coinvolti in discussioni sui rapporti e i conflitti tra le culture occidentali e orientali.
Un estratto da “Il cancello”
Bizot, dopo l’ingresso dei khmer rossi nella capitale cambogiana, dal cortile dell’ambasciata francese osserva un automezzo scoperto dei rivoluzionari che si arresta davanti al cancello dell’ambasciata per lasciar scendere alcuni intellettuali francesi esultanti:
“Una simile manifestazione di fraternità da parte di un gruppo di intellettuali parigini nei confronti di alcuni poveri khmer rossi mi sembrava ridicola e fuori luogo: che cosa potevano capire costoro delle loro ragioni e della loro lingua, della loro storia e della loro rivoluzione? Quasi nulla, come avrebbe poi dimostrato il libercolo ben scritto che i coniugi Steinbach, di ritorno in Francia, affidarono alle edizioni del Partito comunista. La loro pericolosa ingenuità fondata sua una visione manichea delle cose, che suddivideva gli eventi della storia in rosso e nero, non poteva che farmi infuriare perché rispecchiava le pesanti responsabilità dell’Occidente, che aveva esportato senza sfumature i propri modelli e le proprie idee in un mondo del tutto estraneo alla propria cultura e non era stato poi in grado di prevedere, di bloccare o almeno di riconoscere gli effetti perversi di tale azione. Quale che fosse la dose di simpatia o di avversione che io abbia potuto provare allora per alcuni di quei colpevoli sognatori mossi da un sincero senso di fraternità, essi oggi – dopo che il culmine dell’irrimediabilità è stato raggiunto e non possono fare altro che tacere – non riescono a ispirarmi che un’amara compassione e un’infinita tristezza…”. (pp. 205-206)
Fonte:
www.vicinolontano.it/index.php?nvg=1&session=0S4760534178675R78RH85H&syslng=ita&sysmen=11&sysind=1&...
Programma di "Vicino/lontano: identità e differenze al tempo dei conflitti":
www.vicinolontano.it/programma.pdf