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Atalanta, salta la festa-concerto

Ultimo Aggiornamento: 08/05/2007 17:06
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In certi casi, come questo, è impossibile essere neutrali: sono nato a Bergamo e anche volendo non riuscirei a dissociarmi dal mio essere orobico. Ciò premesso, affronto la questione. Difendo la mia terra dall'ingiusta accusa di razzismo ricorrente.
L'ultimo attacco a noi gozzuti muove da un episodio connesso ai prossimi festeggiamenti dell'Atalanta per il suo centenario. Uno degli organizzatori, Lorenzo Suraci, dominus dell'emittente radiofonica Rti 102.5, nella ingenua convinzione di fare cosa gradita alla gente, ha pensato di arricchire il programma della serata inserendovi una parentesi canora. Chissà perché è invalsa l'abitudine di considerare degna una festa soltanto se si strimpella e gorgeggia
Comunque, Suraci tra i vari cantanti ha invitato Gigi D'Alessio, napoletano notoriamente tifoso della squadra portata alla gloria da Armando Maradona. (...)
(...) L'idea non è piaciuta agli ultras atalantini, calciofili fondamentalisti, morbosamente legati alla loro piccola patria valligiana, innamorati della polenta, delle penne nere degli alpini e, nonostante siano devoti del Papa Buono e del Buonissimo Gimondi, pronti a menare le mani per dirimere controversie sportive.
Antipatia nei confronti di D'Alessio? Non si può dire. Infatti, recentemente l'ugolina, impegnata in un concerto a Treviglio, che non è svizzera bensì bergamasca, è stata osannata dal pubblico. Quindi, se non è antipatìa, di che si tratta? Gli sfegatati atalantini spiegano: quella del centenario della Dea è festa nostra, soltanto nostra e tale deve essere dal principio alla fine. La presenza di un tifoso dei Napoli, per quanto canterino generoso (non intendeva riscuotere il compenso), non è apprezzata perché inopportuna nella circostanza.
È scoppiata una bega dal sapore paesano. Da un lato i descritti ultras, fermi nel proposito di non ammainare la bandiera del Gioppino, dall'altra i fighetti timorosi di apparire ottusi, antìterroni, insensibili alla esigenza di non discriminare gli ospiti, politicamente scorretti; in una parola: ignoranti.
Sarebbe toccato al presidente della società calcistica, Ruggeri, prendere una decisione. Compito ingrato, dal quale però il massimo dirigente nerazzurro è stato sollevato dallo stesso Gigi D'Alessio che, punto nell'orgoglio sudista, si è ritirato emettendo un acuto registrato dalla Gazzetta dello Sport «E pensare che nello spogliatoio atalantino si cantavano le mie canzoni; cari tifosi, non dimenticate rispetto e buone maniere».
Fin qui il menestrello non ha tutti i torti, È probabile, se non assodato, che negli spogliatoi del "Brumana" (atleta fascista come lo stadio a lui intestato fino al 1997, quando i resistenti, in un impeto di patriottismo alla nutella, cambiarono denominazione), è probabile dicevo che negli spogliatoi si cantassero ritornelli dalessiani, essendo almeno la metà dei giocatori di origine meridionale. Ma questo dimostra il contrario di quanto D'Alessio desiderava dimostrare: se l'Atalanta e i suoi rudi aficionados fossero razzisti, col cacchio adorerebbero calciatori terroni e di colore, ad esempio Ferreira Pinto, il quale si è beccato solo applausi e mai un fischio.
Neppure D'Alessio è stato discriminato, figuriamoci. Non è benaccetto perché è un tifoso del Napoli, non perché sia napoletano. E quella del centenario, garbi o no, è una festa di famiglia, famiglia atalantìna. Se qualcuno ha sbagliato è Lorenzo Suraci, non avendo riflettuto sull'incauta scelta.
E sbaglia chi ha colto l'occasione dell'incidente per offendere Bergamo che, merita ricordarlo, finché era bianca (60 per cento di voti alla Democrazia cristiana) nessuno osava bollare di razzismo. Perché ora periodicamente la coprono di ingiurie? Forse perché il presidente della Provincia è di centrodestra? Sarebbe una meschinità.
La città poi ha una giunta di centrosinistra, e si vede: non risulta che il sindaco rosso, benché avvocato, abbia fatto udire la sua voce in difesa di Bergamo strapazzata.
In assenza di razzismo, Dio ci guardi dagli antirazzisti da salotto.

VITTORIO FELTRI
quotidiano "Libero"
27.04.07




NOI NON VOLEVAMO ASSISTERE AD UN CONCERTO, NOI VOLEVAMO FESTEGGIARE LA DEA
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.....ORIANA VIVE........

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