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Brendan Behan

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2006 22:12
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Brendan Behan: piccola biografia di un ateo diurno

"I am a drinker with writing problems."
Brendan Behan


Voglio parlarvi di un uomo.
Voglio parlarvi di un irlandese.
Voglio parlarvi di un eroe.

Voglio parlarvi di tutto questo perché tutto questo è stato Brendan Beahn. Una vita tra luci e ombre, uomo dai volti diversi, ma con un solo grande cuore, "... il più grande che abbia battuto in Irlanda...", parola dell'amico scrittore Flann O'Brien.

Brendan O'Beachain nasce a Dublino, il 9 febbraio del 1923 e lo fa nella famiglia giusta, non c'è che dire. Suo padre Stephen è un attivista repubblicano seriamente impegnato, mentre la madre, Kathleen, è la sorella di Peadar Kearney, famoso esponente nazionalista e autore dell'inno nazionale irlandese.

A soli 11 anni abbandona la scuola cattolica nazionale in cui studia e, qualche tempo dopo, si unisce al Fianna Eireann, un'organizzazione paramilitare dedita alla formazione di giovani leve per l'esercito repubblicano irlandese. Ma ne viene espulso a 14 anni per essersi presentato ubriaco alla commemorazione annuale di Wolfe Tone.

Successivamente svolge per qualche anno le funzioni di messenger boy dell'IRA, ma si stanca presto di prendere ordini, e così nel 1939, in cerca di gloria, decide di raggiungere l'Inghilterra per una spedizione non ufficiale, munito di un kit personale per la fabbricazione di esplosivi. Sbarca a Liverpool ma non fa a tempo a fumarsi una sigaretta che viene subito arrestato su segnalazione. Accusato di associazione finalizzata al terrorismo, sfugge alla pena capitale per via della minore età e viene rinchiuso per tre anni nel carcere minorile di Borstal.

Il carcere sortisce buoni effetti sull'animo bollente del giovane Behan che pian piano scopre la futilità dell'odio antibritannico, motivo principale del racconto autobiografico The Borstal Boy. Nello stesso periodo viene però scomunicato dalla chiesa cattolica a causa delle sue convinzioni nazionaliste; un duro colpo per un giovane cresciuto in una famiglia decisamente osservante.
E così Brendan Behan inizia a vivere la sua religiosità per conto suo, ancora una volta slegato da quelle regole a cui risulta essere totalmente claustrofobico. In seguito amerà definirsi un "ateo diurno", uno spavaldo di giorno che, spaventato dalle tenebre notturne, si rivolge al conforto religioso solo occasionalmente, quasi di nascosto. Un po' come faccio io.

Nel 1941 viene rilasciato ed espatriato con un'ordinanza di deportazione e non ritorno. "Confessioni di un ribelle irlandese", pubblicato postumo, inizia da qui, dal ritorno nell'amata Irlanda, e prosegue con una serie di incredibili avventure di cui, ovviamente, il nostro eroe è l'indiscusso protagonista.

La continua intolleranza nei confronti di qualsiasi forza coercitiva, sia esso l'esercito britannico o la polizia locale, si manifesta drammaticamente quando, nell'aprile del 1942, durante la commemorazione dell'Easter Rising, Behan spara a due poliziotti irlandesi mancandoli entrambi da soli 15 metri.
Dopo una breve fuga, viene catturato e condannato a 14 anni di reclusione. "Gli hanno dato un anno per ogni metro da cui è riuscito a mancarli!" è il commento sarcastico del padre, Stephen Behan.
Trascorre quattro anni in carcere, poi, nel 1946, l'amnistia generale postbellica gli ridona la libertà.

Negli anni successivi si dedica seriamente alla scrittura: poesie in gaelico, articoli di giornale, collaborazioni con riviste, tra cui alcune pornografiche. In alternativa, tra fugaci scappattele nella Parigi esistenzialista e soggiorni nelle prigioni inglesi, svolge occasionalmente la professione di imbianchino, una vera e propria arte di famiglia tramandatagli dal padre.

Il successo letterario arriva con il dramma The Quare Fellow (1960), presentato al Pike Theater di Dublino e replicato a Londra, Parigi, Berlino e New York. Segue The Hostage che vince un premio al festival del Theatre des Nations. E infine il suo lavoro più famoso, The Borstal Boy.

All'inizio degli anni 60, l'imbianchino Brendan Beahn, ex militante dell'IRA e bevitore incallito, è una leggenda vivente, fuori e dentro l'Irlanda. Riconosciuto dai critici come l'ennesimo genio letterario irlandese, è comunque più famoso tra la gente comune per via degli ampi spazi che i giornali dedicano alle sue bravate. Più di una volta, infatti, si presenta agli show televisivi leggermente ebbro e, a volte, disperatamente ubriaco. In qualche caso inoltre è il protagonista delle cronaca quotidiana per aver pestato, in stato di ebrezza, agenti di polizia o clienti di locali da lui frequentati.

L'alcol diventa il suo nemico numero uno. Brendan prova a disintossicarsi ma perde la partita e le sue condizioni peggiorano anche a causa di una grave forma di diabete, diagnosticata troppo tardi.
L'impossibilità di sedersi allo scrittoio a causa delle pessime condizioni di salute, inducono Behan a cercare un metodo alternativo per poter continuare la sua produzione letteraria e tenere fede agli impegni contrattuali. Recupera così la figura dello storyteller e da vita ai talk books, ovvero libri scritti a voce e registrati su cassetta.

Due anni più tardi Brendan Behan si arrende definitivamente alla malattia e il 20 marzo 1964 muore di coma epatico al Meath Hospital. La leggenda racconta che, sul letto di morte, una suora gli abbia bagnato le labbra con una garza umida e lui, sorridente, l'abbia ringraziata dicendo "Ah, bless you, Sister, may all your sons be bishops".
L'amore della gente per il loro raccontastorie è testimoniato dal fatto che il funerale di Brendan Behan è ricordato come uno dei più grandi e seguiti dopo quelli di Parnell e Michael Collins.

Brendan Behan è stato un uomo come tanti e un eroe come pochi. Ha lasciato una produzione letteraria e teatrale di riconosciuta qualità e un ricordo benevolo di sé alla gente d'Irlanda. Non viene quasi mai ricordato tra gli eroi nazionali per questo suo essere mito e antieroe al tempo stesso. Dopo tutto, così tanti difetti ed una morte così poco epica non si addicono certo ad un esempio da seguire.
Eppure Brendan Behan è ancora nel cuore di tanti irlandesi e il modo migliore di ricordarlo non è citarlo nei noiosi e ammuffiti libri di storia, ma alzare una pinta di scura o un bicchiere di whisky e brindare "Slainte!".

Articolo a cura di Copycorner.BS
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