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Due donne in viaggio [racconto]

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2006 21:53
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15/12/2006 21:53
 
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Altri Racconti: Due donne in viaggio

... settembre 1999... per l'ennesima volta decido di tornare nell'Isola Verde e ,questa volta, porto MIA MADRE!!!
Ora, come tutte le mamme che hanno viaggiato poco e se ne vanno in giro con la figlia per luoghi che ella già ben conosce, la mia si affida quasi ciecamente alla guida della sottoscritta, che ritiene migliore del Touring Club.
Lasciandola nella sua convinzione, provvedo ad affittare un'automobile.
Al banco dell'agenzia, una gentile ed efficiente signorina mi pone alcune domande sul tipo di assicurazione che intendo stipulare, come, ad esempio, una supplementare alla nostra equivalente RCA per il passeggero, ed io, per pochi cari, vecchi pounds, accetto. A questo punto le domande iniziano ad essere a dir poco aliene al nostro modo di pensare... desideravo, forse, un'assicurazione sulle gomme? E una per il parabrezza? E per la carrozzeria? E poi: che itinerario avevamo intenzione di intraprendere? "Avete forse intenzione di visitare la contea del Donegal?" ci chiedeöl'abile signorina.
A quel punto, sorge un sospetto: che succede nel Donegal? Qualcosa per cui due donne all'avventura devono essere preparate? Con la cartina davanti, sincerandomi che fosse quella dell'Irlanda e non di qualche altra sperduta regione dell'Oceania, decidiamo in fretta che sì, ci sarebbe piaciuto visitare questa remota regione... A quel punto, la donna scopre le sue carte e avanza la Domanda: "Avete forse intenzione di varcare il confine con l'Ulster?". Io, che non ci vedevo niente di pericoloso, rispondo che varcare il confine avrebbe risparmiatoci qualche ora di viaggio e... zac! eccola là: "Allora vi suggerisco di stipulare un'assicurazione sulla vita: a chi la intestiamo?"
Sgranando gli occhi e cercando di tradurre in modo rassicurante la domanda a mia madre, decido che avremmo girato intorno al confine, senza mai varcarlo... "ma che roba", penso io, ignara della situazione che avrei trovato di lì a poco.
E così, in pochi minuti, tutto fatto! Ecco la nostra bella automobilina-rosso-fuoco-tutta-rampante e noi pronte-via!!!!!
Nel '99, erano ormai otto gli anni di patente che mi portavo dietro e devo dire che il traffico del centro di Dublino, sebbene fosse come visto allo specchio, mi spaventò solo per i primi minuti. Il bello fu uscirne.
E voi credete che le rotatorie siano state messe per favorire la circolazione e risolvere così gli incroci più pericolosi? Sbagliato! Non ho mai rischiato la vita tanto quanto in una rotatoria a Dublino!
In ogni modo, riuscii ad uscirne indenne, tant'è che ci imbarcammo oltre l'autostradaö per il nord-ovest, intente a visitare questo Donegal.
Prima tappa: Cavan, cittadina di grandezza media, posta pelo-pelo sulla linea di confine con l'Ulster.

Era una bella mattina piena di sole, tanto che tutto sembrava come quelle fotocopie a colori riuscite male, con i rossi che sparano, i gialli che abbagliano e le ombre così nette che sembrano dipinte sui muri. Le case colorate e colme di fiori erano disposte a schiera lungo le strade, come vuole la tradizione edilizia anglosassone e tutto sembrava essere nel pieno della consuetudine.
Ricordo il forte vento irlandese, e il modo veloce delle persone di camminare rasentando i muri cercando riparo dal vento, e quando anche noi due scendemmo dalla macchina, fummo investite da raffiche fredde che richiamavano alla mente quelle di montagna. Camminando per la strada principale, mi fermai per chiedere dove fosse un Caffè in cui rifocillarci dal viaggio e notai subito una cosa: come erano sbrigativi i modi dei passanti, a differenza di quelli che sono rinomatamente i modi cortesi dei nativi dell'Isola. E, con mia triste scoperta, capii che non era il clima ostile a renderli così... così... diffidenti: di fronte a noi, si parava un imponente, spaventoso, aggressivo carro armato e, come dal nulla, i carri armati divennero tre, con i militari allo scoperto, forniti di armi, mi sembrava.
Improvvisamente, avevo l'impressione che la guerra per la volontà di stare con un regime o con quell'altro fosse così tangibile e reale che tutti i colori divennero non più semplicemente vivaci, ma violenti ed intensi, la luce non più solamente forte, ma cruda e tagliente, e le ombre non più dipinte, ma gettate a secchiate come vernice nera, negli angoli delle strade. La presenza ostile di quei carri armati aveva saputo incidere sui volti della gente, rughe di rabbia ed apportato un'ombra di sospetto nelle loro maniere.
Mai più vidi una cosa del genere.

Fu così che ci rifocillammo, un po' in ansia per il clima che ci suggeriva una sottile tensione tutto intorno, e ci avviammo a piedi verso il centro informazioni per il turismo.
Ci accolse un giovane dall'aria un po' sorpresa che ci indicò la retta via da seguire volendo oltrepassare la città, e non mancà di chiederci che cosa stessimo facendo in quel punto preciso dell'Irlanda, lì a Cavan, dove non vi era né un placido lungomare dove camminare, né un interessante sito archeologico da visitare. Sembra assurdo ora pensare a quel giorno, ma per fortuna, a testimonianza c'era la mia compagna di viaggio, con la quale mi vidi bene dal commentare a lungo quell'esperienza, se non altro per non rovinare l'effetto magico che la vacanza aveva promesso di regalarci. In fondo, eravamo ancora sull'Isola di Smeraldo.

Come ho detto all'inizio, la signora dell'agenzia per l'affitto dell'automobile, ci aveva chiesto se volessimo assicurazioni integrative a quelle obbligatorie, e mentre ci dirigevamo cambiando itinerario, verso Galway e le Cliff's of Moher, mi resi conto di che cosa intendesse: premesso che su una qualunque cartina geografica l'Irlanda si presenta come una piccola isola visitabile in pochi giorni, in realtà la condizione delle strade è a dir poco problematica. Partendo dal ricordare che il senso di marcia è opposto a quello italiano, il punto è che quelle che sono segnate come strade di media grandezza, sono invece, anguste vie a due carreggiate, delimitate da muretti a secco, talmente strette che la domanda che ricorre alla mente più spesso è: ma come fanno due tir che trasportano la birra Guinness a passare insieme nei due sensi di marcia?
Pronta risposta: come quelli che hai di fronte a te... STRINGI TUTTO A SINISTRA!!!!!!!!!
E dopo che con occhio maldestro sei riuscito a far passare la tua automobilina-rosso-fuoco tra il fianco del tir e i sassi del muretto senza aver cambiato:
1- il colore della carrozzeria alla tua sinistra dal rosso fuoco al rosso-fuoco-a-bande-orizzontali-bianche-e-marroni;
2- lo specchietto laterale destro con annesso il tuo gomito che orgogliosamente ostentavi fuori dal finestrino come ti trovassi in una domenica romana di tarda primavera;
e nonostante i connotati del tuo passeggero che volgono in smorfie di terrore e che inutilmente spera di salvare la propria gamba sinistra saltandoti in braccio simultaneamente alle tue manovre, puoi tirare un sospiro di sollievo al saluto di arrivederci del camionista che aveva seguito con interesse i tuoi calcoli millimetrici alla ragguardevole velocità di 60 km/h.

Asciugata la goccia di sudore che più che altro assomigliava ad una lacrima perché solo in quel momento avevo compreso appieno le domande della segretaria dell'agenzia, mi accingevo a proseguire allegramente per la mia strada, cercando di sorpassare il mastodontico tir nero.
Abitudine civile e sacrosanta, se mi è concesso il termine, dei camionisti è quella di segnalare il via libera dell'altro senso di marcia con una freccia direzionale, che saranno da ringraziare a sorpasso avvenuto con le quattro frecce e che educatamente risponderanno con una suonata di clacson o di lampeggianti augurandoti, semmai, un buon viaggio.


Un racconto di Francesca G. (Silverland)
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