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Consumo critico

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2006 15:34
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Il consumo critico

di Francesco Gesualdi
(Centro Nuovo Modello di Sviluppo)


Delle funzioni economiche che svolgiamo, quella che sembra giocare un ruolo determinante per il sistema, è il consumo. Su nessun'altro aspetto della vita siamo così insistentemente e dispendiosamente guidati. La realtà è sotto gli occhi di tutti: ogni giorno siamo investiti da una valanga di messaggi pubblicitari che ci lodano le novità offerte dall'industria, che ci stuzzicano voglie e appetiti, che ci presentano un modello da seguire in una corsa senza fine. I risultati sono altrettanto noti: il nostro consumo è ormai al livello dello spreco. Gli oppositori a questa impostazione non mancano. Ma i più vivono un senso di impotenza ed affermano che non si può competere col potere del sistema. Eppure il sistema è vulnerabile e proprio noi, i consumatori possiamo infliggergli i colpi più duri. Possiamo addirittura paralizzarlo. Gli strumenti a disposizione del consumatore per condizionare il sistema sono due: il boicottaggio e il consumo critico. Il boicottaggio è un'azione straordinaria e consiste nell'interruzione organizzata e temporanea dell'acquisto di uno o più prodotti per indurre le società produttrici a comportamenti diversi. Il consumo critico è un atteggiamento quotidiano che consiste nella scelta meticolosa di tutto ciò che compriamo non solo in base alla qualità e al prezzo ma anche in base alla loro storia e alle scelte delle imprese produttrici. Ecco alcune domande da porsi rispetto ai singoli prodotti: la tecnologia impiegata è ad alto o basso consumo energetico? Quanti e quali veleni sono stati prodotti durante la sua fabbricazione? Quanti ne produrrà durante il suo utilizzo e il suo smaltimento? E' stato ottenuto da materie prime riciclate o di primo impiego? Sono state utilizzate risorse provenienti da foreste tropicali? Se si tratta di prodotti provenienti dal Sud del mondo è d'obbligo chiedersi: in quali condizioni di lavoro sono stati ottenuti? Che prezzo è stato pagato ai piccoli contadini? Per colpa loro sono state tolte terre alla produzione di cibo? I guadagni che procurano hanno spinto i latifondisti ad arraffare nuove terre lasciando sul lastrico dei contadini? A volte il singolo prodotto può risultare perfetto da tutti i punti di vista, ma che dire se è stato fabbricato da una multinazionale che possiede tante altre attività inquinanti, che esporta rifiuti pericolosi nel Terzo Mondo, che nell'Europa dell'Est sfrutta i lavoratori, che è compromessa col militare? Per questo, prima di comprare qualsiasi prodotto è indispensabile conoscere anche il comportamento generale delle imprese produttrici. I comportamenti più importanti da indagare sono le relazioni di lavoro, il modo di condurre gli affari nel Sud del mondo, l'atteggiamento rispetto all'ambiente, ma non dobbiamo sottovalutare altri aspetti come la disponibilità a dare informazioni, le vendite irresponabili, i malaffari. Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa. Votiamo sul comportamento delle imprese, premiando quelle che si comportano bene e punendo le altre. Alla lunga le imprese capiscono quali sono i comportamenti graditi dai consumatori e vi si adeguano instaurando fra loro una nuova forma di concorrenza, non più basata sulle caratteristiche estetiche ed economiche dei prodotti, ma sulle scelte sociali ed ambientali. Per questo il consumo critico equivale a una rivoluzione silenziosa.





Costruiamo ponti, non muri.

Vivere più semplicemente così che anche gli altri possano semplicemente vivere. Mahatma Gandhi


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07/01/2006 14:47
 
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Ciao Angelica, sono d'accordo con l'articolo che hai riportato. E' molto sintetica e vera la frase:


Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa



Tuttavia mi rimangono alcune domande riguardo alle informazioni che guidano il mio consumo critico:

* Chi mi passa le informazioni ha qualche interesse nel darmele? E' in buona fede?
* L'informazione è vera nel momento in cui mi arriva? (ad es. era vera fino a l'anno precedente ed ora non lo è più)


Filippo [SM=x145471]
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Re:

Scritto da: filippoBO 07/01/2006 14.47
Ciao Angelica, sono d'accordo con l'articolo che hai riportato. E' molto sintetica e vera la frase:


Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa



Tuttavia mi rimangono alcune domande riguardo alle informazioni che guidano il mio consumo critico:

* Chi mi passa le informazioni ha qualche interesse nel darmele? E' in buona fede?
* L'informazione è vera nel momento in cui mi arriva? (ad es. era vera fino a l'anno precedente ed ora non lo è più)


Filippo [SM=x145471]



A questo mondo non si è certi di nulla. Soltanto di una cosa. E ti lascio immaginare quale sia. L'atto del comprare ha enormi conseguenze sul nostro vivere civile.
E' ormai diventato un atto politico.
Tutto si regge sul denaro. Sulla produzione, sul commercio.
Nel nostro quotidiano possiamo, se vogliamo, ribaltare le sorti di decine di migliaia di bambini che vengono sfruttati in Indonesia o giù di lì, cucrndo palloni per la Nike. Semplicemente comprando un altro pallone. Questo è solo un esempio. Qualche anno fa, quando mi sono avvicinata al commercio equo e solidale, ho cercato di colmare le mie lacune (ancora abbastanza ampie!) informandomi attraverso la lettura di libri, frequentando riunioni di persone che ne sapevano più di me, consultando internet, leggendo le etichette dei prodotti che compravo al supermercato.
E, ti assicuro, la mia sensibilità, a riguardo, col tempo è cresciuta. Non è che sono diventata chissà che, o mi sento di poter cambiare il mondo... per carità.
Ma ho scoperto di possedere, dentro di me, una dimensione etica, con la quale, pian piano, ho imparato ad avere sempre più dimestichezza:LA RESPONSABILITA'. [SM=x145452]
Da soli non si può fare molto. Ma non lo siamo soli. [SM=x145440]
Nel bene come nel male. La mia coscienza critica è, ora, un pochino più tranquilla. Se non altro, sono certa che non voglio far parte di quelle multinazionali che accrescono le probabilità di successo dell'unica cosa al mondo della quale siamo certi. E ti lascio immaginare quale sia.

Un libro molto utile, in proposito, è un testo di Francesco Gesualdi, fondatore, in Toscana, del Centro nuovo modello di Sviluppo. Il titolo: "Manuale per un consumo responsabile" - dal boicottaggio al commercio equo e solidale
ed. Saggi Universale Economica Feltrinelli

Nel libro ci sono molti esempi efficaci di come, attraverso la presa di coscienza di centinaia di milioni di persone sparse nel mondo, di CONSUMATTORI, cioè di persone che SI ACCORGONO che le loro scelte nella spesa quotidiana influiscono, in un modo o nell'altro, nell'economia, nell'etica, nella stratificazione sociale, nello sfruttamento, nella giustizia... si possa, realmente, fare qualcosa.
Non solo per gli altri. Soprattutto per noi.
Affinchè si pongano i valori etici ed umani al di sopra di qualsiasi disumana aberrazione economica.

Leggilo, Filippo!
Un abbraccio [SM=x145447]
Angelica [SM=x145486]
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07/01/2006 17:18
 
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Da una famiglia di consumatori critici come la nostra, non può che venire un plauso ad Angelica per aver introdotto l'argomento! [SM=x145489]
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Re:

Scritto da: trollino63 07/01/2006 17.18
Da una famiglia di consumatori critici come la nostra, non può che venire un plauso ad Angelica per aver introdotto l'argomento! [SM=x145489]



Grazie... sono commossa! [SM=g27822]

p.s. c'era da immaginarlo che i Trollini fossero consumatori critici... c'hanno sempre un che di particolare... fra le righe! [SM=g27838] Anche la bimba.... ha uno sguardo troooppo sveglio! [SM=x145447]
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Re: Re:

Scritto da: !Angelica! 07/01/2006 16.53
A questo mondo non si è certi di nulla. Soltanto di una cosa. E ti lascio immaginare quale sia.


Io sono certa di essere viva, non so tu che immagini... [SM=g27835]

Be optimistic
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Re: Re: Re:

Scritto da: nadiaidi 07/01/2006 19.52

Io sono certa di essere viva, non so tu che immagini... [SM=g27835]

Be optimistic



Anch'io sono certa di essere viva... [SM=x145438] talmente certa che non ho bisogno di scriverlo in neretto...

Be optimistic... me raccomando! [SM=x145458]
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07/01/2006 21:01
 
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due interessanti articoli qui e qui
consiglio anche il libro di thoreau 'walden' scritto nell'800 ma incredibilmente attuale
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07/01/2006 22:29
 
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Re:

Scritto da: plaintive reverie 07/01/2006 21.01
due interessanti articoli qui e qui
consiglio anche il libro di thoreau 'walden' scritto nell'800 ma incredibilmente attuale



Mi permetto di postarne uno...
Grazie, Luca, della segnalazione! [SM=g27838]

La merce ideale (1/2)
di Paolo Brunetti


Brevi riflessioni economico/politiche come indispensabile visione d’insieme per comprendere i processi di privatizzazione dei servizi, a cominciare dall’acqua e dai rifiuti. Intervento al convegno di Bedonia (PR) del 3 dicembre 2005 su "La gestione pubblica dell'acqua"

IL PROBLEMA CHE ASSILLA CHI COMANDA È L’AUMENTO DEL PIL

Le feste di Natale sono prossime e il sistema si prepara a una orgia di vendite. Le città si riempiono di luci, per indurre nei “consumatori” l’euforia che li spinge ad acquistare oltre i loro bisogni. Non sono infatti i bisogni che spingono i consumi, se non in misura insignificante per il buon funzionamento del sistema, ma la forzatura delle vendite.

Ma le feste non bastano per l’aumento del PIL.
C’è la costrizione alle mode. Le città si sono riempite di negozi di abbigliamento non perché ci si deve vestire, ma perché dopo qualche mese i vestiti sono diventati vecchi; non sono logori o rattoppati, anzi sono quasi nuovi, ma i consumatori, soprattutto giovani e giovanissimi, vengono indotti ad acquistarne sempre di nuovi. Prendete il sistema Benetton, che ha fatto scuola. I maglioni prodotti sono sempre gli stessi, con qualche piccola variazione, ma cambiano i colori e quelli dello scorso anno non sono più di moda. Ogni anno lo staff della Benetton prepara una linea di colori, sottoposta ad un gruppo di consumatori tipo sparsi per l’intero globo, dal Messico al Giappone passando per Treviso. Una volta studiate le reazioni, si inizia la produzione e la distribuzione a tutti i negozi franchising. Nei magazzini della casa madre, enormi depositi di maglie e maglioni senza colore sono pronti ad essere spediti, previa colorazione, a quei negozi che hanno esaurito la prima spedizione. Il tutto gestito da un sistema computerizzato che si serve di robot per prelevare, far lavorare, imballare e spedire la merce.
Un altro esempio lo fornisce una società italiana: per costituire una joint venture con una società commerciale giapponese ha dovuto dimostrare di essere in grado di fornire, nel tempo di quindici giorni, nuove linee di calze e calzettoni per seguire i mutevoli gusti dei consumatori, rilevati attraverso sofisticati sistemi di valutazione degli orientamenti dei teen agers giapponesi.
L’innovazione del prodotto è uno dei modi con cui si inducono i consumi anche se molto spesso si tratta di innovazioni del tutto apparenti.
L’esasperazione delle vendite è divenuta necessaria per la sopravvivenza del sistema produttivo, ma paradossalmente la sua capacità di produzione aumenta ancor più dei consumi.
Prendiamo l’esempio della industria editoriale. Il presupposto della sua esistenza, oltre che del suo sviluppo, è la possibilità di produrre e vendere sempre di più, ma perché ciò sia possibile occorre che solo una minuscola minoranza di coloro che comprano libri e riviste li leggano, perché se leggessero tutto quello che comprano, la velocità di acquisto calerebbe fino a provocare il tracollo del settore. Provate a riflettere sulla lettura dei giornali. Ogni acquirente dedica alla scorsa dei giornali dai dieci ai venti minuti al giorno, a meno che non si tratti di qualcuno che non ha nient’altro da fare. Per mantenere la tiratura i giornali devono non informare, ma creare nel cliente il desiderio di comprare il giornale che ovviamente non avrà tempo di leggere. Per vendere bisogna creare una relazione identitaria con il ‘non lettore’ che comprerà l’idea che il giornale gli ha fornito di se stesso (vedi ‘La Repubblica’) e poiché anche questo non basta più il giornale porta libri, videocassette, cd, dvd ed altri ammennicoli. Ci sono nelle case degli italiani, dei tedeschi, degli inglesi, dei turchi ecc. decine e decine di libri, videofilm e chissà altro che nessuno avrà mai il tempo di leggere o di vedere. Ci sono persone che hanno accumulato qualche centinaio di film, per vedere i quali dovrebbero stare otto ore al giorno davanti al monitor, per più di un mese.
In Italia si stampano ogni anno circa 50.000 libri, quasi centocinquanta al giorno comprese le domeniche e le festività. Di questi più della metà non arrivano nemmeno nelle librerie, ma finiscono direttamente al macero per dar vita alla stampa di nuovi libri. Degli altri qualche migliaio hanno effettivamente mercato, in maggioranza vendono qualche centinaio di copie, gli altri restano sugli scaffali da pochi giorni a qualche mese per essere ritirati e ricominciare da capo il ciclo “produttivo”.
La tenuta dei consumi è diventato l’assillo dei governi.
I crucci di Bush in questi giorni sono le vendite di Natale, non la guerra in Iraq. Dovrà dedicare qualche tempo per apparire in tv mentre fa shopping in un grande magazzino, come qualsiasi buon americano. Chi non ricorda i patetici spot del governo Berlusconi per spingere ai consumi: quel signore che ha fatto la spesa e per strada tutti lo ringraziano come se avesse compiuto il proprio patriottico dovere di sostegno della economia italiana?
La pubblicità è divenuta una delle industrie più importanti del paese, le offerte delle grandi catene di distribuzione fanno a gara ad offrire sconti, tre per due, due per quattro, tutto si vende a rate e le banche sembrano pronte a finanziare ogni tuo acquisto. Ma l’economia stenta a riprendersi, segno che la vendita delle merci prodotte non è sufficiente. La Germania sembra che se la cavi meglio soltanto perché è riuscita, diversamente da noi, ad esportare di più, compensando la stanca dei consumi interni. La crisi delle fabbriche di auto è generale (si pensava che la General Motors salvasse la Fiat e invece non ha salvato nemmeno se stessa!); si cerca di rimediare con la rottamazione di imperio delle vecchie auto, con la scusa che inquinano.
Bisognerebbe aumentare la spesa militare, un mercato non soggetto a crisi, e che consentirebbe di finanziare in modo massiccio la ricerca tecnologica: ma l’Unione Europea non trova l’unità necessaria per armarsi; il Giappone, invece, anche per questo, ha cambiato la costituzione. La bilancia commerciale degli Stati Uniti è attiva nel solo settore della esportazione di tecnologie, che sono il sottoprodotto del budget militare per la ricerca delle cosiddette nuove armi (il budget militare degli USA è grande più del doppio della somma dei bilanci militari di tutti gli altri Stati). Uno dei sogni dell’euro è che se divenisse moneta di riserva accanto al dollaro, con gli eurosterili (chiamiamo così quei soldi che si terrebbero nei forzieri della Banca Europea se diventasse moneta di riserva) si potrebbe finanziare la ricerca militare e civile in misura confrontabile con gli Usa. Un rimedio “fantastico” e peggiore del male.
La stagnazione dei consumi dal punto di vista del capitalista è la stagnazione del profitto. Il capitale si è perciò messo in cerca di nuovi territori. La globalizzazione si è rivelata una arma a doppio taglio. È stata usata contro i lavoratori dei paesi avanzati il cui potere e i relativi salari, all’interno della produzione e soprattutto della grande fabbrica erano giunti a un livello intollerabile (ricordate Profitto Zero il grido di dolore del padrone Fiat nei primi anni ‘70?). Ma la globalizzazione ha fatto crescere a dismisura le grandi economie capitalistiche asiatiche che ora tengono per il collo il Tesoro americano e tolgono il sonno ai capitalisti europei coi loro bassi salari e l’accesso a tecnologie di avanguardia.
Il capitalismo italiano sta cercando una merce ideale il cui consumo non sia soggetto alla volubilità dei consumatori e alla concorrenza internazionale dei paesi emergenti, e soprattutto che non sia sostituibile con altri consumi. Continuerà a produrre le sue merci, ma altrove, dove i salari sono bassi e gli operai non hanno ancora la possibilità di lottare per più salario e meno orario.
Ma i capitalisti italiani non possono competere:
a) con la potenza tecnologica di Usa, Giappone, Cina e ormai anche India;
b) con i bassi salari dell’est europeo e del sud est asiatico.
Essi sono quindi alla ricerca di nuove merci, e, come gli antichi baroni feudali, puntano sullo sfruttamento del territorio e dei suoi abitanti, trasformando in merce i fondamenti della loro esistenza: L’ACQUA, L’ARIA, L’ENERGIA, I RIFIUTI, L’ISTRUZIONE, I TRASPORTI, LE RELAZIONI UMANE (LEGGASI ANCHE TELECOMUNICAZIONI), LA SALUTE, LA MORTE.
Ed ecco così che la Fiat si getta sull’elettricità, Benetton sulle autostrade, Pirelli sulle telecomunicazioni…

(1-CONTINUA)

tratto da: www.carmillaonline.com
(letteratura, immaginario e cultura di opposizione)






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Mi piacerebbe conoscere le varie reazioni (soprattutto dei veg*ni, solitamente attenti all'etica) a questa notizia, dato che la Nestlè è uno dei principali nemici del "consumo critico"


Nestlé vegetariana
Dopo il commercio equo, Nestlé guarda al mercato vegetariano e si appresta all'acquisizione della linea di prodotti surgelati "Linda McCartney"
15 maggio 2006
Fonte: altraeconomia - maggio 2006

Continua la rincorsa delle multinazionali ai marchi etici. Nestlé punta adesso all'acquisizione della linea di prodotti alimentari vegetariani e surgelati "Linda McCartney".
Il mese scorso la multinazionale svizzera aveva acquisito la maggioranza di The Body Shop, attraverso la propria controllata l'Oreal.
"Linda McCartney" è un marchio fondato nel 1991 dalla moglie del bassista dei Beatles: commercializza diversi tipi di pasta e di pizze, tutte rigorosamente senza carne e surgelate.
Dopo la morte nel 1999 della McCartney, l'azienda è di proprietà della Heinz, che ha deciso di cedere tutto il comparto surgelati.
Dovrebbe acquisirlo l'israeliana Osem, che a sua volta è controllata al 50% da Nestlé.



(sperando sempre che tutte le notizie e le proposte di boicottaggio non abbiano a che fare piuttosto con prese di posizione politiche che con i diritti dei lavoratori ecc non hanno niente a che fare...)
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16/05/2006 15:03
 
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come richiestomi cerchero' di riportare qualche informazione sui collegamenti tra alcune major dell'entertainment e l'industria bellica.
premessa: appresi della questione in seguito all'acquisto dell'album "yanqui u.x.o." (yanqui e' forma spagnoleggiante per yankee; u.x.o. sta per unexploded ordenance) del collettivo godspeed you! black emperor sul cui retro era riportato questo grafico



premessa 2: non si tratta ne' di una trovata pubblicitaria ne' di alcun tentativo di autopromuoversi, dato che il collettivo e' quanto di piu lontano dallo showbiz musicale.

la questione era approfondita su una paggina del sito della loro etichetta, dove tra l'altro, facevano un piccolo passo indietro per quel riguarda la EMI, essendo le fonti non confermate. per il resto il sito riportava ogni link alle fonti.
purtroppo, dato che il sito e' stato recentemente ristrutturato, ho scoperto che quella pagina non e' ancora stata rimessa on-line.

Alcune informazioni trovate su google a proposito degli accordi commerciali della VIVENDI UNIVERSAL, etichetta degli u2 (in spagnolo ma credo si capisca)

"Fomento de Construcciones y Contratas, S.A. (FCC) y Vivendi Telecom International han constituido una sociedad conjunta que será la depositaria de sus participaciones accionariales en la operadora de UMTS, Xfera."

"Otras actividades del área de construcción:
* Mission Planning and Briefing (M.P.B.) del avión de combate Europeo EFA-2000 Typhoon.
* Planeamiento de la Misión del avión de patrulla marítima P-3 ORION.
* Mission Planning and Debriefing (M.P.D.S.) del avión de combate EF-18 y del Simulador de Mísiles portátiles MISTRAL.
"

www.fcc.es

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16/05/2006 15:33
 
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Re:

Scritto da: plaintive reverie 16/05/2006 15.03

premessa: appresi della questione in seguito all'acquisto dell'album "yanqui u.x.o." (yanqui e' forma spagnoleggiante per yankee; u.x.o. sta per unexploded ordenance) del collettivo godspeed you! black emperor sul cui retro era riportato questo grafico





OT
g.s,b.e.

uno dei +bizzarri e intensi live visti nella mia vita
alle 18,00 in afoso pomeriggio di luglio in un area industriale dismessa
_______________________________
"Last night I nearly died,
But I woke up just in time".
Duke Special
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16/05/2006 16:07
 
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Due testi relativi al consumo critico si trovano anche qui
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12/07/2006 10:26
 
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Re: Re: Re:

Scritto da: nadiaidi 07/01/2006 19.52

Io sono certa di essere viva, non so tu che immagini... [SM=g27835]

Be optimistic



Io non sono nemmeno certo di essere vivo. Ma so che l'unica cosa certa nella vita è la morte!
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

"Ninety per cent of my money went
on drink, fast cars and women...
I wasted the rest."
George Best
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Re:


"Linda McCartney" è un marchio fondato nel 1991 dalla moglie del bassista dei Beatles



[SM=x145460] EH??????

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Re: Re:

Scritto da: mirko e i furetti 12/07/2006 15.32


"Linda McCartney" è un marchio fondato nel 1991 dalla moglie del bassista dei Beatles



[SM=x145460] EH??????




scusate ho letto lennon... infatti mi pareva strano... forse ho bisogno di ferie...
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