Il concerto degli U2 a Roma

Dicono che le emozioni più forti non trovano parole per essere descritte, lasciano attoniti e svuotati di ogni pensiero razionale.
Beh, è proprio così, ho avuto la prova certa sabato 23 luglio, quando ho assistito al mio primo concerto degli U2.
Per quasi tutta la durata del concerto non sono nemmeno riuscita a cantare, per la maggior parte del tempo le mie espressioni facciali si sono altalenate tra una bocca semiaperta e sguardo incredulo e un sorriso durbans con le lacrime agli occhi.
Non so ancora come il cuore abbia retto a quell’ondata di felicità e adrenalina che mi ha letteralmente travolto.
Sono arrivata allo stadio alle 15.30 con una mia amica, non una vera appassionata, ma lo stesso interessata. Tra una mazzata di sole e una fila a passo di formica zoppa, alle 17 ero dentro, tribuna Tevere, di fianco al palco, più vicino di quanto avessi sperato.
Dal momento in cui ho avuto in mano il biglietto è partita un’opera di autoconvincimento che doveva servire a farmi una ragione del fatto che non avrei mai goduto della visuale che avrei voluto e che l’idea di poter ammirare tutte le smorfie di Bono mentre canta doveva essere accantonata.
Insomma, mi sono messa l’anima in pace, rimandando ad un'altra occasione la mia fobica esigenza di abbracciare Bono. I risultati sono stati più che discreti, quindi trovarmi ad una distanza dal palco tale da permettermi di distinguere tra loro i ragazzi è stata una splendida sorpresa!
I gruppi di supporto, Feeder e Ash, hanno aggiunto ulteriore strazio ad un’attesa già di per sé molto irritante. Non li ho assolutamente ascoltati, non vedevo l’ora che lasciassero il palco a qualcuno di più entusiasmante!
Ed ecco che l’ora X arriva: 20.55, gli U2 salgono sul palco, Bono per ultimo. E lo stadio sembra scosso da un terremoto del 10° grado, un boato enorme e compatto che fa saltare le mie orecchie dalla testa.
Il sogno ha inizio!! Tutti i buoni propositi di cercare di godermi serenamente questo concerto se ne vanno in fumo al primo suono della sua voce.
Non so dire se il mio è stato più un momentaneo stato di incoscienza, di trance o piuttosto di incapacità di interagire con il mio cervello…so solo che è stata la notte più unica della mia vita.
Sarà perché ho aspettato questo concerto per anni, sarà perché in fondo non ci ho mai creduto veramente che il momento in cui avrei potuto posare i miei occhi su Bono sarebbe veramente arrivato, sarà quello che volete, ma non esagero quando dico che è stata l’esperienza più emozionante della mia vita. Un sogno che si avvera non può non esserlo.
C’è stato qualche aspetto negativo, qualcosina che poteva andare meglio, come ad esempio il fatto che l’acustica ha fatto pena, almeno per il mio modesto parere.
Hanno sparato troppo la musica e la voce di Bono a volte neanche si distingueva (e non perché non ce la fa più a cantare! La sua interpretazione di Miss Sarajevo nella parte di Pavarotti è stata scioccante! Allora è vero, mi sono detta, che il padre gli ha lasciato la sua voce quando è morto! )
Non lo so, l’impressione che ho avuto è che il suono fosse poco nitido, un po’ troppo confusionario, ma tanto si sa che l’Olimpico non sia il massimo per l’acustica.
E poi quelle tre volte che ha tirato su dei ragazzi dal pubblico. Soprattutto la ragazza durante With Or Without You, che ho scoperto si chiama Simona, un nome che non scorderò mai, una donna miracolata! Baciata in fronte dall’Amore.
La scaletta è stata questa:
Vertigo
I Will Follow
The Electric Co. / Bullet With Butterfly Wings (snippet) / I Can See For Miles (snippet)
Elevation
New Year's Day
Beautiful Day / Blackbird (snippet)
I Still Haven't Found What I'm Looking For
All I Want Is You
City Of Blinding Lights
Miracle Drug
Sometimes You Can't Make It On Your Own / Torna A Surriento (snippet) / The Black Hills of Dakota (snippet)
Love And Peace Or Else
Sunday Bloody Sunday
Bullet The Blue Sky / When Johnny Comes Marching Home (snippet) / Please (snippet) / The Hands That Built America (snippet)
Miss Sarajevo
Pride (In The Name Of Love)
Where The Streets Have No Name
One
Zoo Station
The Fly
With Or Without You
All Because Of You
Yahweh
Vertigo

24 canzoni che sembrano durate il tempo di un battito di mani. Quando ho sentito Vertigo per la seconda volta e mi sono resa conto che il concerto era finito, mi è preso uno scompenso che ancora sto cercando di recuperare. Non hanno fatto Running To Stand Still, l’hanno fatta quasi dappertutto e a Roma no. Che delusione!
E poi sono spariti. Così com’erano apparsi, un miraggio di due ore e 20 minuti che se non fosse per il fatto che con me c’erano circa 80mila persone, stenterei a credere sia successo davvero.
Ora tengo il conto dei giorni che sono passati e che inevitabilmente appanneranno i ricordi di sabato sera, che offuscheranno le immagini e distorceranno le voci. Tengo il conto e fatico di nuovo a credere che non sia stato tutto un sogno.
Ma nonostante siano passati già 3 giorni (che sinceramente mi sembrano una vita!! ) mi sveglio la mattina con un sorriso a 360° sulla faccia perché molto ingenuamente penso che i miei occhi l’hanno visto, le mie orecchie hanno ascoltato la sua voce dal vivo, senza artifici di mezzo, il mio cuore è stato riempito di commozione dalle sue parole e la mia anima si è distesa e rinfrancata con la loro musica.
Molto ingenuamente penso che questo concerto mi ha regalato una piccola cosa preziosa che ora custodisco gelosamente e che mi aiuterà nei momenti più sfigati della mia vita. E ancora una volta devo a quell’uomo meraviglioso il supporto e l’incoraggiamento ad un ulteriore passo verso la persona che un giorno spero di diventare.
Io non so perché, non so come ci riesce, ma lui mi rende migliore.
E questo concerto, ingenuamente ma sinceramente, me lo ha ricordato con immensa emozione.

I’m not coming down…