Scritto da: =moris= 14/12/2006 21.07
Forza figliolo, non mi fare soffrire... racconta, racconta ![[SM=g27823]](https://im0.freeforumzone.it/up/0/23/5787184.gif)
beh...sono entrato alla Carling Academy dopo un chicken'n'chips. Mi son preso un cavatappi dei Pogues (
![[SM=x145427]](https://img.freeforumzone.it/upload/474330_drink1.gif)
) e poi una Guinness. Proprio mentre me la spillavano hanno cominciato a suonare i Junkman's Choir. Formazione a 4: il cantante suonava il basso acustico, il fisarmonicista ogni tanto suonava la tromba, completavano un chitarrista e un batterista. La batteria era composta solo da un tom, un rullante e un tamburello marocchino, suonati con le mazze invece delle bacchette. L'effetto era stupefacente, e le canzoni del gruppo erano molto belle, tanto da convincermi a prendere il loro cd "Steel Linin' Chant" (segnalo la stupenda "Wide Blue Yonder"). Tra i pezzi fatti "Hey Joe!"...non quella di Jimi Hendrix, ma un'omonima dedicata a Joe Strummer, che mi ha visto cantare a scuarciagola il classico "are you going backwards or are you going forwards? are you taking over or are you taking orders?" di clashiana e redskiniana memoria. Finito il bellissimo concerto dei Junkman's Choir (sarei voluto diventare il loro migliore amico, a sentirli suonare), cambio palco. Noto una madre con la figlia (sarà stata massimo diciannovenne la figlia), e la figlia con la maglia dei Pogues. Poi a un certo punto, si spengono le luci, e partono le note di "Straight to hell" dei Clash. Io canto a memoria, e un quarantenne con una maglia dei Clash evidentemente ispirata a quella dei Celtics mi fa "Yeh must be a huge Clash fan, yeh know the bleedin' song by heart", mentre mi mette un braccio sulla spalla e si mette a cantare con me. Salgono sul palco i Pogues...e cominciano a fare il loro lavoro: shaking the floors of hell. Shane piuttosto in forma rispetto a quanto mi sarei aspettato (anche se è stato raro che ne cantasse più di 3-4 di fila)...si parte con Streams of Whiskey, poi If I Should Fall From Grace With God, e ora del terzo pezzo, The Broad Majestic Shannon, ero sudato e in lacrime, e la gola iniziava già a grattare per il tanto cantare. Nel frattempo su Broad Majestic Shannon mi son strusciato un po' con una, per poi notare che era accompagnata da un energumeno e lasciar perdere
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Un concerto fantastico, emozionante...il pubblico entusiasta, parecchio caldo e molto espansivo, la sotto nel pit, dove ho discusso e cantato assieme a un mucchio di pazzi, per lo più gente col doppio della mia età. Stupende Kitty, Sayonara, The Body of an American, come anche un'emozionante Thousands are sailing cantata da Phil Chevron. Chiudono con The Sick Bed Of Cuchulainn, per poi tornare per un primo bis, aperto da Sally MacLennane, e continuato da una stupenda Rainy Night In Soho, cantata da tutto il pubblico con un calore incredibile. The Irish Rover
(dialogo con un ubriaco circa la mia maglia dell'Irlanda:
"Why d'yeh wear Ireland's jersey? Yer Scottish, yeh should be proud of yer nation!"
"I'm nae Scottish!"
"Yeh Irish?"
"Nae!"
"So why don't yeh wear yer nation's jersey?"
"For me national team's a bunch of sissies!")
, con una bolgia pazzesca, chiude il bis, e poi i Pogues rientrano ancora. Stavolta si apre con Waxie's Dargle (e di nuovo casino), poi una commuovente The Auld Triangle. Entra Ella Finer, suppongo la figlia di Jem Finer, e parte Fairytale of New York, e sudore e lacrime non si distinguevano più già da più di un'ora. A chiudere tutto il top della bolgia: Fiesta, con Shane MacGowan e Spider Stacy con in mano dei coperchi di teglia. Praticamente si tiravano delle botte tremende in testa usando questi coperchi di metallo. Ne han lanciato uno tra il pubblico piuttosto vicino a me e ho avuto modo di saggiare l'effettiva consistenza metallica di tali arnesi e le effettive ammaccature lasciate dalla testa di Spider Stacy. Finito il concerto, prendo il cd dei Junkman's Choir e esco dalla Carling Academy. Eglington Road inghiotte e disperde i reduci dal concerto, tutti sudati, esausti e felici. Mi dirigo, con il mio amico, verso Cathcart Road e troviamo il Brazenhead. Entriamo, acclamati da un branco di ubriaconi, ammirati dalla mia maglia
e ordiniamo. Una Guinness per il mio amico, una pinta di sidro per me. La cameriera ci chiede da dove veniamo, ci offre un "Boungeeornow" quando le diciamo che siamo italiani, e ci spiega che lei e quelle che lavorano quella sera sono andate al concerto la sera prima, le altre invece c'erano quella sera. Tutte le cameriere (non ne ricordo una che non fosse minimo carina!) portavano attorno alla vita una fascia con il tricolore irlandese e la scritta Shane MacGowan. L'ingresso di una ventina di reduci dal concerto (tutti 40enni) riporta un po' della festa del concerto dentro al pub. Al jukebox mettono su Fairytale e Fiesta, si balla, si canta, e un ubriacone si mette a biascicarmi qualcosa di incomprensibile, mentre si sbava addosso alla mano..."Oh, fock!".
Dopo la campana del last round e dopo aver finito ce ne andiamo. Un piccantissimo kebab e un giretto di un'ora a piedi per Glasgow by night, e un pezzo di cuore lasciato navigare sul fiume Clyde.
Per il resto, il giorno dopo ho pranzato allo Scotia Bar (dove ho notato un "No football colours allowed") ed è stato squisito. Poi un giretto per Glasgow (non più di 8 gradi, pioggerellina fina ma abbondante e vento con raffiche a 50 e passa km/h), con coppola e parka decisamente fradici, una puntata da Avalanche Records (Dundas Street si è rivelata quasi introvabile. O almeno, abbiamo fatto un giro dell'oca chiedendo, per scoprire che stavano mandandoci in Dundasvale, e abbiamo trovato chi ci ha indicato ["Dundas Street? Oh, yer miles away!"] la strada corretta), dove per dieci sterle mi son preso il disco dei Razorlight, un best dei Bad Manners e una compilation northern soul.
The Parting Glass ce lo siamo bevuti all'Horseshoe (Drury Street è stata più facile da trovare): un bicchiere di Glenfiddich per scaldare i nostri cuori infradiciati, e una capatina al cesso per cercare di asciugare felpa e coppola sotto l'asciugatore a ventola. Poi a Glasgow Central a prendere il treno. Check in, cagata (una delle più abbondanti della mia vita) areoportuale, fish'n'chips e imbarco.
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Tusi, mi no' digo niente, ma gnanca no' taso! Ne la vita pubblica, come nel rugby, ghe xe momenti tragici e altri, peggio ancora, seri: in quei momenti, trovar la forsa per xogar! In campo!
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