Dossier Emigrazione su Italia Stampa
Vedo che il termine "Irlandiani" da noi inventato piace anche ad altri...
www.italiastampa.info/main.asp?vNProg=165
Francesco Dominoni, presumo che nelle tue ricerche ti sei imbattuto anche nel nostro forum.
Non mi dispiacerebbe che ci raccontassi qualcosa di più sul tuo dossier, che ovviamente ci interessa... una cosa che per esempio non ho capito (o trovato) è il campione su cui ti sei basato per le tue interviste.
Tratto dal sito ItaliaStampa :
Il recente boom della tigre celtica ha attirato migliaia di giovani dalla nostra penisola: nascono gli “Irlandiani”, un mix tra cultura e stile di vita italiana e irlandese.
Ma quali sono le ragioni principali della migrazione delle nuove generazioni in Irlanda? Chi sono? Cosa fanno? Dove vanno? Gli «Irlandiani» lo hanno svelato, nell'ambito dello speciale “Dossier di Italia Stampa”, condotto su un campione di 150 intervistati. Primo dato da specificare è l'età dei protagonisti: la maggioranza, il 52%, è tra il 25 e i 30 anni, segue il 36% tra i 30 e i 35 anni. Gli intervistati tra i 20-25 anni e i 35-40 sono il 6%. Dagli studi si deduce che gli italiani vanno in Irlanda non solo per imparare l'inglese come lo rivela il 42%. La percentuale più alta, cioè il 46%, si trasferisce per motivi di lavoro. Anche se c’è qualche eccezione. Patrizia Uccheddu, per esempio, sarda 31 anni, è impiegata a Dublino presso una società di servizi, specializzata nella consulenza e outsourcing per le grandi aziende e le pubbliche amministrazioni. Patrizia in Italia non ha mai lavorato e aggiunge: «non so molto della situazione del lavoro in Italia. Prima vivevo in Belgio e precedentemente in Germania». Solo il 4% è venuto per vacanza rimanendoci, mentre l'8% si trova qui per motivi più disparati. La situazione economica e lavorativa è messa così male? L'80% delle persone non ha dubbi: «va male» e anche il significativo 0% concorda che va bene. In questa direzione Alessandro Galimberti, 28 anni, originario di Milano non ha dubbi: «La crisi attuale è solo la punta dell'iceberg, vedrete fra qualche anno». E il resto cosa dice? Il 13% risponde che va così così, il 7% è indeciso. In quale settore trovano impiego i ragazzi italiani in Irlanda? Il settore di maggiore impiego è quello dell'Information Technology 41%, segue il telesales con il 28%, la finanza con il 16%, ristorazione 6%, il 3% import-export e un 6% di altre attività. Cosa pensano in generale dei propri connazionali di vecchia generazione in terra celtica? Il 52% dichiara di non avere metri sufficienti di valutazione per rispondere, il 24% dichiara che la comunità italiana è aperta, il 12% chiusa. Un rimanente 12% risponde con un semplice: «Perché esiste?».
Come giudichi i servizi offerti dall'Ambasciata Italiana? Il 57% non lo sa, il 24% dice insufficienti, il 14% esprime varie esperienze, infine il 5% dice di essere soddisfatto. Sui servizi consolari Valentina Gatti, 32 anni, passato dublinese, oggi impiegata presso una società di marketing a Milano è soddisfatta perché:«avevo perso il passaporto e in meno di mezz'ora mi hanno risolto il problema».
Sull'Istituto Italiano di Cultura l'11% dice di conoscerlo e di essere andato a qualche iniziativa, il 16% dice di non conoscerlo, il 57% ne ha sentito parlare ma non c’è stato. Il 16% esprime pareri come:«vorrei partecipare ma non so come». Cosa non piace dell'Irlanda? Il 42% il tempo atmosferico, il 23% il cibo, l'11% l'alcool, il 9% gli affitti, il 6% i trasporti, il 3% la sanità. Il rimanente 6% aggiunge: «un elevato costo della vita, infrastrutture arretrate e insufficienti. Presenza di un eccessivo divario sociale, carattere generale della gente mentalità insulare, pressappochismo, tendenze a percepire il cambiamento in ottica negativa». Cosa invece piace della tigre celtica? Il 38% la cordialità, il 37% il lavoro, l'11% una società giovane, l'8% cosmopolita, il 5% perché si parla inglese.
Infine il 3% aggiunge «c'è poca burocrazia». L'indagine ha dimostrato che è necessario fare una distinzione tra le motivazioni che spingono i connazionali ad emigrare in terra d'Irlanda. C'è chi si trasferisce per studio e chi invece per lavoro. Questi ultimi per mancanza di opportunità e di risorse in patria. Nei prossimi numeri andremo ad esaminare altri aspetti del fenomeno migratorio.
Quelli che tornano dalla mamma
Martina Tommasini, 27 anni nativa di Vicenza, trascorre un anno a Dublino. Durante il suo soggiorno irlandese approfondisce l'inglese e impara una lavoro. Ora è tornata a casa tra le braccia di mamma e papà nel ricco Nord Est dove lavora presso uno studio di marketing, pianificazione e controllo. Gli chiediamo cosa succede in Italia e cosa le è rimasto dell'Irlanda.
Perché l'economia italiana non gira?
«Il costo del lavoro è troppo alto, le aziende pagano molte imposte, il netto in busta risulta essere un terzo di quanto pagato da un imprenditore pro capite. In questo modo meno occupazione per noi, pochi soldi e assunzioni, investimenti troppo alti per imprenditori. Quasi tutte le nostre clienti sono in lieve perdita».
Perché proprio in Irlanda?
«Per aprire una piacevole parentesi nella mia vita. Ci tornerei domani».
Come hai trovato le persone?
«La maggior parte delle persone che ho trovato in Irlanda, sia italiani che spagnoli che francesi e tedeschi, erano persone che non sono riuscite a farcela nei loro Paesi e non avevano particolare situazioni affettive da lasciare, mediamente non ambiziosi. Naturalmente sereni perché hanno trovato in Irlanda qualcosa di più con meno fatica».