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Emigrazione dei giovani in Irlanda

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2005 09:46
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12/05/2005 17:04
 
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complimenti moris ! non so se ne eri al corrente ma il sito è citato in uno dei saggi sulla migrazione italiana in irlanda che sto analizzando. si tratta del lavoro del prof.paolo zanna dell'università di milano e membro della fondazione agnelli.è riportato per intero anche l'articolo "il rimpatriota"...
andiamo in accademia, eh !?!...
salutoni, stefano
12/05/2005 17:24
 
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Grazie Ste [SM=g27811]

Ne sarà contenta anche Eyebright, l'autrice dell'articolo.

[Modificato da admin/moris 12/05/2005 17.25]

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13/05/2005 10:47
 
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Chissa', magari nel prossimo saggio universitario trovero' la battuta della Milupa :)

LOL!

Complimenti ad Eyebright che "has made it to the press" (scusate non so come si dica in italiano) :(

AOC
29/06/2005 21:44
 
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Dossier Emigrazione su Italia Stampa
Vedo che il termine "Irlandiani" da noi inventato piace anche ad altri...

www.italiastampa.info/main.asp?vNProg=165

Francesco Dominoni, presumo che nelle tue ricerche ti sei imbattuto anche nel nostro forum.

Non mi dispiacerebbe che ci raccontassi qualcosa di più sul tuo dossier, che ovviamente ci interessa... una cosa che per esempio non ho capito (o trovato) è il campione su cui ti sei basato per le tue interviste.





Tratto dal sito ItaliaStampa :

Il recente boom della tigre celtica ha attirato migliaia di giovani dalla nostra penisola: nascono gli “Irlandiani”, un mix tra cultura e stile di vita italiana e irlandese.

Ma quali sono le ragioni principali della migrazione delle nuove generazioni in Irlanda? Chi sono? Cosa fanno? Dove vanno? Gli «Irlandiani» lo hanno svelato, nell'ambito dello speciale “Dossier di Italia Stampa”, condotto su un campione di 150 intervistati. Primo dato da specificare è l'età dei protagonisti: la maggioranza, il 52%, è tra il 25 e i 30 anni, segue il 36% tra i 30 e i 35 anni. Gli intervistati tra i 20-25 anni e i 35-40 sono il 6%. Dagli studi si deduce che gli italiani vanno in Irlanda non solo per imparare l'inglese come lo rivela il 42%. La percentuale più alta, cioè il 46%, si trasferisce per motivi di lavoro. Anche se c’è qualche eccezione. Patrizia Uccheddu, per esempio, sarda 31 anni, è impiegata a Dublino presso una società di servizi, specializzata nella consulenza e outsourcing per le grandi aziende e le pubbliche amministrazioni. Patrizia in Italia non ha mai lavorato e aggiunge: «non so molto della situazione del lavoro in Italia. Prima vivevo in Belgio e precedentemente in Germania». Solo il 4% è venuto per vacanza rimanendoci, mentre l'8% si trova qui per motivi più disparati. La situazione economica e lavorativa è messa così male? L'80% delle persone non ha dubbi: «va male» e anche il significativo 0% concorda che va bene. In questa direzione Alessandro Galimberti, 28 anni, originario di Milano non ha dubbi: «La crisi attuale è solo la punta dell'iceberg, vedrete fra qualche anno». E il resto cosa dice? Il 13% risponde che va così così, il 7% è indeciso. In quale settore trovano impiego i ragazzi italiani in Irlanda? Il settore di maggiore impiego è quello dell'Information Technology 41%, segue il telesales con il 28%, la finanza con il 16%, ristorazione 6%, il 3% import-export e un 6% di altre attività. Cosa pensano in generale dei propri connazionali di vecchia generazione in terra celtica? Il 52% dichiara di non avere metri sufficienti di valutazione per rispondere, il 24% dichiara che la comunità italiana è aperta, il 12% chiusa. Un rimanente 12% risponde con un semplice: «Perché esiste?».

Come giudichi i servizi offerti dall'Ambasciata Italiana? Il 57% non lo sa, il 24% dice insufficienti, il 14% esprime varie esperienze, infine il 5% dice di essere soddisfatto. Sui servizi consolari Valentina Gatti, 32 anni, passato dublinese, oggi impiegata presso una società di marketing a Milano è soddisfatta perché:«avevo perso il passaporto e in meno di mezz'ora mi hanno risolto il problema».

Sull'Istituto Italiano di Cultura l'11% dice di conoscerlo e di essere andato a qualche iniziativa, il 16% dice di non conoscerlo, il 57% ne ha sentito parlare ma non c’è stato. Il 16% esprime pareri come:«vorrei partecipare ma non so come». Cosa non piace dell'Irlanda? Il 42% il tempo atmosferico, il 23% il cibo, l'11% l'alcool, il 9% gli affitti, il 6% i trasporti, il 3% la sanità. Il rimanente 6% aggiunge: «un elevato costo della vita, infrastrutture arretrate e insufficienti. Presenza di un eccessivo divario sociale, carattere generale della gente mentalità insulare, pressappochismo, tendenze a percepire il cambiamento in ottica negativa». Cosa invece piace della tigre celtica? Il 38% la cordialità, il 37% il lavoro, l'11% una società giovane, l'8% cosmopolita, il 5% perché si parla inglese.

Infine il 3% aggiunge «c'è poca burocrazia». L'indagine ha dimostrato che è necessario fare una distinzione tra le motivazioni che spingono i connazionali ad emigrare in terra d'Irlanda. C'è chi si trasferisce per studio e chi invece per lavoro. Questi ultimi per mancanza di opportunità e di risorse in patria. Nei prossimi numeri andremo ad esaminare altri aspetti del fenomeno migratorio.

Quelli che tornano dalla mamma

Martina Tommasini, 27 anni nativa di Vicenza, trascorre un anno a Dublino. Durante il suo soggiorno irlandese approfondisce l'inglese e impara una lavoro. Ora è tornata a casa tra le braccia di mamma e papà nel ricco Nord Est dove lavora presso uno studio di marketing, pianificazione e controllo. Gli chiediamo cosa succede in Italia e cosa le è rimasto dell'Irlanda.

Perché l'economia italiana non gira?

«Il costo del lavoro è troppo alto, le aziende pagano molte imposte, il netto in busta risulta essere un terzo di quanto pagato da un imprenditore pro capite. In questo modo meno occupazione per noi, pochi soldi e assunzioni, investimenti troppo alti per imprenditori. Quasi tutte le nostre clienti sono in lieve perdita».

Perché proprio in Irlanda?

«Per aprire una piacevole parentesi nella mia vita. Ci tornerei domani».

Come hai trovato le persone?

«La maggior parte delle persone che ho trovato in Irlanda, sia italiani che spagnoli che francesi e tedeschi, erano persone che non sono riuscite a farcela nei loro Paesi e non avevano particolare situazioni affettive da lasciare, mediamente non ambiziosi. Naturalmente sereni perché hanno trovato in Irlanda qualcosa di più con meno fatica».

29/06/2005 22:00
 
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Testi estratti da AltraIrlanda e pubblicati altrove
Ci sono giunte diverse segnalazioni in merito a testi estratti (anche in maniera parziale) dal nostro sito e dal nostro forum e riprodotti su ricerche, dossier, articoli o testi di siti internet

Non abbiamo problemi vedere i testi provenienti dal nostro spazio web pubblicati altrove, ma indispensabile è citarne la fonte e l'autore e attenersi il più possibile al mantenere integro quanto scritto.

E' inoltre obbligatorio richiedere espressamente per iscritto l'autorizzazione dell'autore, qualora tali testi vengano utilizzati su pubblicazioni di carattere politico o aventi fini di lucro.

Qualora l'autore richieda la cancellazione di quanto da lui scritto (a prescindere dal tipo di pubblicazione) si invitano tutti a rispettarne la volontà e i diritti.

Grazie.

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30/06/2005 09:37
 
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Beh...fuori i nomi, anzi i link...

- all songs are living ghosts and long for a living voice - B.K.
30/06/2005 09:46
 
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Fatti un giro su siti svizzeri che trattano l'argomento irlanda del nord e troverai le cronache di aska copiate pari pari...

Lo stesso dicasi per portali italiani che si occupano di lavoro all'estero, di pubblicazioni a carattere universitario (alcune segnalate in questo topic)...

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01/07/2005 12:47
 
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HO letto l'articolo intitolato "Due parole sull'emigrazione Italiana nell'Eire..." e non solo mi ha aperto gli occhi sulla realtà migratoria italiana all'estero (in Irlanda come credo ovunque esistano "vacche da mungere"), ma questo tipo di realtà descritto è del tutto simile a quella che abbiamo qui, ovvero del gran numero di immigrati che decidono di lasciare la miserai dei loro paesi..per viverla qua. Mi vien da menzionare un bel film con NIno MAnfredi, ovvero "Pane e cioccolata": l'emgirante che lascia tutto nel suo paese per sognare di fare il "signore" fuori, possibilmente al Nord e finisce di fare il cameriere come a casa, con un salario che gli permette di vivere certo, ma non senza molti sacrifici.
Io sto per fare la stessa cosa, ma se non altro mi sento differente da tutti questi semplici "emigranti" per il fatto che quella nazione (l'Irlanda) la amo davvero, ammetto si saperne qualcosa, anche se non ci ho propriamente mai vissuto, e rispetto la sua cutlura.
Faccio osservare che molte di quelle persone che chiamiamo "immigrati" in Italia non rispettano nè amano la cutlura e le regole della nostra di nazione così come molti "immigrati" ITALIANI in tante nazioni europee ed extra europee.
Smettiamo di essere opportunisti una volta tanto e cerchiamo di apprezzare di più l'integrazione, quella vera, non fatta da firme su pezzi di carta, ma fatta di conversazioni, conoscenza, scambi culturali, amicizia e tnati valori che spesso ci fanno ricordare di essere ancora tutti simili ed umani nazichè delle bestie da soma senza cervello nè umanità.
We'll never surrender (free Derry)
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26/10/2006 11:47
 
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Da una lettera a Beppe Severgnini sul Corriere della sera

P.S. Unitela dove volete

Le opportunità della giovane Irlanda

Cari Italians,
forse è un po' pomposo definire Dublino la nuova America. Certamente è un'iperbole, chiaro. Ma passeggiate per O'Connell Street, entrate in un ostello del centro, ascoltate le voci dei ragazzi che fanno la spesa a un Tesco. Non ci sono solo polacchi e cechi. Riconoscerete anche molte lingue più familiari: spagnolo, tedesco, francese e tanto italiano. Giovani «studiati», intraprendenti e stanchi. Stanchi dell'Europa vecchia, di lavori malpagati ai call-center, di lavori un po' meglio pagati ma senza prospettive, insicuri. Gente innamorata del proprio Paese, dove il cibo e il clima sono sempre migliori, ma dove mancano le opportunità. Dove non si possono fare progetti. L'Irlanda in questi anni è sbocciata, trainata da una crescita economica che anche quest'anno sarà attorno al 6%. E' un Ppaese giovane, dove il 50% della popolazione, crederci o no, ha meno di 25 anni. Gli italiani vengono in massa, in pellegrinaggio sembra, e sperano che il miracolo irlandese contagi anche loro. Appena arrivati lavorano negli ostelli, fanno i cassieri, i camerieri e imparano l'inglese. Altri lavorano nei call center e nei customer service, e guadagnano il doppio dei più fortunati tra i colleghi italiani. Si parte per due mesi, e poi si scopre che qui non piove poi così tanto. E se piove puoi prendere il taxi.

Federico Russo
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Good evening, there was already an injury, huh?

Giovanni Trapattoni, falling off his chair
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