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The troubles / La questione Nordirlandese

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2010 00:58
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16/07/2004 13:14
 
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sito di news aggiornate (in ITA) sulla questione nord irlandese
Sicuramente ho scoperto l'acqua calda, ma x quelli interessati segnalo un sito in italiano che oltre a fornire alcuni documenti e link interessanti sulla questione nord irlandese (e non), offre una sezione dedicata alle news di carattere politico e di cronaca, aggiornato quasi quotidianamente. L'indirizzo è
www.irlandanews.org/

saluti

Giovanni

16/07/2004 13:41
 
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irlandanews
si, l'abbiamo segnalato più volte (anche sul sito e in questo topic)

[SM=g27823]

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Scontri a Belfast per le celebrazioni del 12 luglio

martedì, 13 luglio 2004 16[SM=x145460]5


Scontri tra l'ala dura dei Cattolici e le forze di sicurezza britanniche sono avvenuti ieri nella parte nord di Belfast in occasione dei festeggiamenti della ricorrenza del 12 luglio degli ultraprotestanti orangisti. Non si riscontrano feriti gravi, riferisce la AP, ma è preoccupante il nuovo rigurgitare di violenze.
Gli scontri sono avvenuti principalmente nel quartiere di Ardoyne, abitato dai Cattolici, i quali si sono violentemente opposti al passaggio del corteo celebrativo degli Orangisti in quella che è una delle zone più turbolente di Belfast, dove l'IRA (Irish Republican Army) ha il suo più grande bacino di appoggio e di reclutamento.
L'esercito ha reagito con manganelli e cannoni ad acqua all'attacco dei manifestanti cattolici, che avevano preso d'assalto alcune jeep poste a difesa del corteo orangista, distruggendole e cercando di estrarne i militari a bordo. Ma anche i Protestanti hanno fatto la loro parte lanciando ogni tipo di oggetti su Cattolici e forze dell'ordine. Tra le forze di sicurezza si registrano 25 feriti, non si sa quante tra i civili.
Un portavoce dello Sinn Fein ("noi soli" o "noi stessi" in Gaelico), il braccio politico dell'IRA, ha invitato al ritorno alla calma, ma ha espresso le proprie rimostranze per il fatto che la polizia abbia ancora una volta permesso al corteo, composto da circa 400 Orangisti, di attraversare lo storico quartiere cattolico di Ardoyne, cosa ritenuta una vera e propria provocazione.
Ardoyne è tristemente famoso per essere stato teatro di altri scontri durissimi in passato, quasi sempre avvenuti in questa data per la pretesa degli ultraprotestanti di volerlo attraversare, vissuta come una provocazione inaccettabile dagli abitanti di fede opposta.
Gruppi di Cattolici inferociti hanno attaccato a pietrate due pullman che trasportavano degli Orangisti, di ritorno dalle celebrazioni per la festa del 12 luglio, anche nelle cittadine di Antrim e Greysteel; alcuni passeggeri sono rimasti leggermente feriti dalle schegge dei vetri esplosi.
Quel che fa infuriare i Cattolici ogni anno è il festeggiamento, il 12 luglio, di "the Twelfth" (la "dodicesima"), celebrazione protestante per il ricordo della battaglia sul fiume Boyne, un centinaio di chilometri a sud di Belfast, avvenuta nel 1690 tra Guglielmo d'Orange, nuovo re protestante d'Inghilterra ed il rivale cattolico appena deposto, Giacomo II e vinta dal primo.
Tutti gli anni gli Orangisti festeggiano sfilando, vestiti in abiti tradizionali ed accompagnati da suonatori di tamburi e pifferi, bande musicali chiamate "kick the pope" ("calcia il papa", letteralmente), leggendo infine una dichiarazione di fedeltà alla regina Elisabetta II ed una professione di fede che comprende una ferma opposizione a qualunque contatto con i Cattolici.
Ma al folklore si accompagnano ben più pericolose minacce: due organzzazioni paramilitari orangiste, l'Ulster Defense Association e l'Ulster Volunteer Force avevano dichiarato nei giorni scorsi di essere in armi, pronti a difendere i cortei da eventuali attacchi dell'IRA.
E gli uomini armati e mascherati che sparavano in aria raffiche di mitra e colpi di pistola, mescolati ai partecipanti alle manifestazioni, hanno dimostrato quanto sia ancora lontano il processo di disarmo e di riappacificazione, nonostante l'accordo di pace stilato 1998 imponesse sia a Cattolici che Protestanti di smantellare tutti i propri apparati militari.
Dal 1976 fino al 1994, quando l'IRA ha dichiarato la cessazione delle proprie attività militari, la guerra civile in Irlanda del nord ha fatto più di 3000 vittime. Ma, nonostante la legittimanzione dello Sinn Fein come formazione politica ed i successivi accordi del 1998 per il disarmo di tutte le formazioni coinvolte, il conflitto non si può ancora dire definitivemente cessato.

****************************

.....ORIANA VIVE........

20/07/2004 16:39
 
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Re:

Scritto da: Matteo, Berghem 20/07/2004 14.21
Scontri a Belfast per le celebrazioni del 12 luglio





... tanto per cambiare... che noia [SM=g27820]
Ma perché un cataclisma non stacca quell'angolino di ottusità medievale dall'Irlanda e non lo disperde nell'Oceano Atlantico? [SM=x145462]
Davvero, non se ne può più... ogni luglio la stessa storia. [SM=g27812] Con tutti i problemi che abbiamo a livello planetario, questi ancora si scannano per marce e marcette con bombetta in testa e fascia al collo [SM=x145460]
Vi dirò che il mio commento finale lo lascio alla mia signature:

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20/09/2004 16:23
 
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Provo ad avventurarmi su questo terreno letteralmente minato , conscio di esprimere pinte di banalità, ma solo il fatto che esista (se esiste ancora fatemelo sapere cosiccome se é una bufala che ho letto) un organismo o una commissione ( o non so che altro ente) con l'obiettivo di far giocare assieme bimbi cattolici e protestanti la dice lunga su che aria tiri al Nord....
_______________________________
"Last night I nearly died,
But I woke up just in time".
Duke Special
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20/09/2004 16:51
 
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io ne ho avevo cercato di parlarne circa 3 anni fà con Neil dei Divine Comedy (raffinata pop band di sù) in un post concerto poiché avevo sentito che lui era in uno di questi organismi
tentativo semi fallito
grazie del link
adesso me lo vado a leggiucchiare
_______________________________
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But I woke up just in time".
Duke Special
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20/09/2004 19:21
 
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Allora visto che (simpaticamente) è stato tirato a “nuova vita” un mio vecchio intervento dello scorso anno...
Una risposta punto per punto sarebbe pleonastica e accenderebbe solamente un flame inutile.
Stringando la cosa nella massima semplicità, sposo al 100% la posizione più volte espressa dalla saggia Martina.
Chiunque abbia vissuto (non da studente o affini) nell'Eire, conosce che la stragrande maggioranza della popolazione, (non da oggi) della Repubblica, butterebbe a mare tutte e due le parti... (forse con l'esclusione di Derry – un caso a parte nella intricata faccenda).
Se poi confondiamo il principo della rappresentatività democratica, legata alla volontà della maggioranza della popolazione con anacronistici romanticismi, credo che cada ogni terreno comune di discussione...

P.S. - Dal 1986 al 1990 sono stato un Italiano legalmente residente a Dublino. Eravamo 4 gatti allora... La tigre celtica era ben lontana dal nascere.
Ci torno spesso. Qualcosina forse dell'irlanda l'ho vista...

P.S. 2 – Mai avuto maglioni Cashmere... Con le mie finanze dell'epoca, al massimo potevo comprare qualche cencio da Dunnes Store...

P.S. 3 – Tutte le cose non sono mai bianche o nere, ma di infine tonalità di grigio...
20/09/2004 20:25
 
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Aska, io capisco che tu abbia a che fare quotidianamente con tensioni, ingiustizie e violenza. Comprendo anche che queste tre cose influiscano non poco nel carattere di un uomo.

Quello che non capisco è l'astio che ti ha spinto a identificare una persona che non condivide il tuo pensiero ma che non ha mai commesso nulla contro la tua libertà e i tuoi ideali come un nemico.

Mi sforzo di capire quello che sta succedendo in Irlanda del Nord e confesso la mia ignoranza, ma il tuo intervento mi allontana da questo obbiettivo.

Tra coloro che si oppongono alle profonde ingiustizie delle terre che ti ospitano sai che purtroppo ho maturato da anni una pessima opinione di chi si è opposto agli assassini britannici con una strategia assurda che oltre ad avere seminato terrore non ha portato nulla alla Causa.

Considerami pure un ingenuo utopista, uno che crede ancora che, dopo il 1945, in Europa a conseguire almeno qualche risultato siano i movimenti popolari e non la lotta armata...

Senza rancore

Moris






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21/09/2004 09:16
 
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Buongiorno Francesca, ti ringrazio del piacevole bentornato, fa piacere essere “pensati”!
Vado subito al punto. Cercherò di essere (relativamente) breve, perchè credo che il segreto della leggibilità sia nell'essere efficaci e concisi. “Voglio scrivere cose che anche un minatore reduce da 11 ore di lavoro possa avere la forza di leggere e comprendere” - (George Orwell – The road to Wigan pier)

Nel tuo cortese e puntuale intervento, sottolinei un punto su cui concordo al 110%: l'oscurantismo del “periodo De Valera”.
arretrato
Considerato (giustamente) un padre della patria nell'EIRE, il suo lungo governo ha tenuto la neonata repubblica in uno stato di prolungata “narcosi”.
Il sogno di una Irlanda rurale, perbenista e baciapile, dove stato e chiesa erano tutt'uno, purtroppo era realtà...
Decenni oscuri: un ordinamento legale medioevale e reazionario, una stagnazione economica, un atteggiamento inutilmente ambiguo durante la neutralità della seconda guerra mondiale e una semi-autarchia economica avevano condotto l'Eire alla povertà e alla marginalità nel contesto Europeo.
Il punto di svolta è stato nel 1973 con l'ingresso nella CEE.
Un poco alla volta il sogno di De Valera inizia ad essere smontato dalla circolazione delle idee, non da quella delle merci.
Altri 15 anni di semi-purgatorio per poi vedere nascere l'attuale “tigre celtica”.
Certo, ancora tante cose nell'Eire stridono con la ricchezza raggiunta. Un ordinamento legale ancora arretrato.
Un diritto di famiglia decisamente “maschilista”.
Diritti individuali non al passo con le moderne conquiste.
Il peso ancora eccessivo di una chiesa “invadente”, chiesa che impone nonostante il calo dei fedeli, il suo punto di vista, e così tante altre cose...
Sicuramente tu ben conoscerai questi fatti... Scopro l'acqua calda.

Ritornando al “topic”, concordo con te su l'anacronismo di rispolverare fatti di altra epoca.
Qui in italia rischieremmo il ridicolo nel celebrare la battaglia di Solferino, la disfida di Barletta, Pietro Micca o l'assedio di Civitella del Tronto (fatti ben più recenti delle presunte “grandi battaglie” celebrate dagli Orangisti).

Certamente non si può mettere la testa nel sacco e far finta che il Nord sia un giardino di rose. A Dublino e dintorni però lo fanno, e non da ora.

Se sia giusto o meno l'atteggiamento non spetta a me dirlo.
Ma la casalinga di Wexford, il ragioniere di Galway e il bancario di Tralee nelle stragrande maggioranza dei casi a pensano esattamente così.
Il bubbone esiste, ma ti assicuro, avendo vissuto (e non poco) nella repubblica in tempi di pre-tigre celtica, che l'atteggiamento della grande maggioranza dei cittadini, è quello da me descritto.
Esemplificativo di questo atteggiamento è un bel libro di uno scrittore che tu sicuramente conoscerai: Ferdia Mac anna – The last of The High kings – Mai descrizione del cittadino medio dell'EIRE fu così veritiera
Una ultima puntualizzazione e poi chiudo quella che rischia di diventare una sterile polemica.
Accetto il civile confronto, rispetto TUTTE le opinioni, anche quelle virulentemente opposte al mio punto, ma faccio fatica a comprendere chi sparge livore e ironia gratuita assolutamente fuori posto.
La mia “storia” di persona, e il mio impegno civile e nella collettività mi hanno abituato al confronto pacato e civile delle idee.
Mai mi permetterei di deridere le opinioni (che posso non condividere) di chi non conosco.
Ergermi a giudice delle altrui opinioni non fa parte della mia storia personale.
Purtroppo il seme dell'intolleranza e sempre pronto a germinare.
21/09/2004 10:39
 
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Re:

Scritto da: fergus 20/09/2004 16.51
io ne ho avevo cercato di parlarne circa 3 anni fà con Neil dei Divine Comedy



Conosci Neil dei Divine Comedy?!? [SM=g27811] Way to go!!! [SM=x145438]
(scusate, molto OT in questo momento ma non ho saputo resistere...)

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21/09/2004 11:13
 
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Precisazione
Per Francesca: le mie puntualizzazioni e tutto quello che ho scritto, NON ERANO ASSOLUTAMENTE dirette verso il civilissimo e degnissimo di attenzione tuo intervento
[SM=g27823]
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07/10/2004 10:00
 
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Re:

Scritto da: FabioRiccio 21/09/2004 9.16
Buongiorno Francesca, ti ringrazio del piacevole bentornato, fa piacere essere “pensati”!
Vado subito al punto. Cercherò di essere (relativamente) breve, perchè credo che il segreto della leggibilità sia nell'essere efficaci e concisi. “Voglio scrivere cose che anche un minatore reduce da 11 ore di lavoro possa avere la forza di leggere e comprendere” - (George Orwell – The road to Wigan pier)

Nel tuo cortese e puntuale intervento, sottolinei un punto su cui concordo al 110%: l'oscurantismo del “periodo De Valera”.
arretrato
Considerato (giustamente) un padre della patria nell'EIRE, il suo lungo governo ha tenuto la neonata repubblica in uno stato di prolungata “narcosi”.
Il sogno di una Irlanda rurale, perbenista e baciapile, dove stato e chiesa erano tutt'uno, purtroppo era realtà...
Decenni oscuri: un ordinamento legale medioevale e reazionario, una stagnazione economica, un atteggiamento inutilmente ambiguo durante la neutralità della seconda guerra mondiale e una semi-autarchia economica avevano condotto l'Eire alla povertà e alla marginalità nel contesto Europeo.
Il punto di svolta è stato nel 1973 con l'ingresso nella CEE.
Un poco alla volta il sogno di De Valera inizia ad essere smontato dalla circolazione delle idee, non da quella delle merci.
Altri 15 anni di semi-purgatorio per poi vedere nascere l'attuale “tigre celtica”.
Certo, ancora tante cose nell'Eire stridono con la ricchezza raggiunta. Un ordinamento legale ancora arretrato.
Un diritto di famiglia decisamente “maschilista”.
Diritti individuali non al passo con le moderne conquiste.
Il peso ancora eccessivo di una chiesa “invadente”, chiesa che impone nonostante il calo dei fedeli, il suo punto di vista, e così tante altre cose...
Sicuramente tu ben conoscerai questi fatti... Scopro l'acqua calda.

verissima l'analisi di cui sopra ma quanto detto sopra inficia le lotte fatte nell'irlanda del nord per i diritti civili* ancor prima che per l'autodeterminazione ?

*La GB aveva di fatto creato uno stato di apartheid e di segregazione di fatto per la popolazione cattolico-irlandese, nella assegnazione di posti di lavoro, di case popolari etc, i protestanti venivano sempre prima e forse dopo gli altri , era accettabile questo ? fino a che punto questo ? fino al punto che un ministro del lavoro o economia mando' una lettera ufficiale ai datori di lavoro ed alle imprese chiedendo di "dare lavoro solo ai bravi ragazzi protestanti", la maggiornaza dei disoccupati si trovava nei quartieri cattolici ed arrivava fino al 90% della popolazione in eta' da lavor



.

Sean

www.radioalt.it

Do Androids Dream of Electric Sheep?
( Blade Runner - Philip K. Dick )

09/10/2004 18:56
 
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Però De Valera (che a me sta sul gozzo) ha davvero combinato ciò che è stato accuratamente descritto da Fabio. Nella sua foga di riportare l'Irlanda "alle origini", è andato nella direzione sbagliata, e ne stiamo pagando le conseguenze ancora adesso (chiunque sia una donna lavoratrice con figli in irlanda sa ESATTAMENTE di che cosa parlo).
De Valera è un personaggio talmente controverso, anche tra gli irlandesi. Un Esempio: mio suocero, 86 anni, repubblicano di vecchia data e DeValeriano convito si è rifiutato per anni di vedere il film di Neil Jordan su Michael Collins. Troppo controverso, troppo contro Dev, troppo anti guerra civile ecc. ecc.. Ok, Dev ha fondato la nazione, ma secondo me (ed altri) ha poi fatto troppi danni.
Un pregio gli va dato: aveva una squisita eloquenza e come usava l'inglese lui nei suoi discorsi, ancora deve nascere tra i politici irlandesi uno che lo eguagli: aveva carisma, ecco cosa lo ha salvato.

[SM=x145477]

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10/10/2004 02:48
 
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Re:

Scritto da: eyebright 09/10/2004 21.34

Ragion di stato, splendida eloquenza, uomo carismatico. Mi ricorda qualcuno...
[SM=x145487]



andreotti?
hitler?
ceaucescu?
stalin?
chi chi? chi ti ricorda?
----------------------------------------
get a life, get a minicall!!
10/10/2004 16:51
 
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De Valera fondò sia i Gaeltach (corrispondevano i pieno alla sua visione di paese bucolico che torna alle sue origini pastorali e celtiche [SM=x145460] ) che i ghetti di Dublino.
Come dire... un uomo poliedrico...

[SM=g27828]
11/10/2004 14:59
 
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Per slums io mi riferivo ai ghetti che dal dopoguerra in poi hanno "abbellito" le più grandi città irlandesi, vedi gli orrori di Ballymun, per fortuna in fase di demolizione, che corrispondevano alla visione populistica DeValeriana del dare un tetto a tutti a prescindere dalle infrastrutture (niente scuole, centri sociali, pub ecc.).
La politica di urbanesimo populista di Dev e Fianna Fail ha rovinato le città irlandesi e creato strati sociali di disoccupazione e criminalità cronica.

Tutto qui

Gli "slums" storici di Dublino esistono da sempre e lo sappiamo (ma è il prezzo da pagare in ogni città europea per lo sviluppo urbano dal '700 in poi), vedi Joyce ed in modo più pittoresco "A Star Named Henry" di Roddy Doyle per una descrizione accurata.

Comunque sullo sviluppo pastorale/bucolico/retrogrado dell'Irlanda di Dev ci sono parecchi testi interessanti, appena reperisco qualche link ve lo posto.

[SM=x145486]
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17/10/2004 13:28
 
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FSE - Lezioni irlandesi - di Paola Ceretta

H.13.00. Alexandra Palace. Great Hall 6. La sala è gremita. Tutti impazienti. Telecamere e macchine fotografiche pronte in mano. Sono qui solo per lui che si presenta con mezz'ora di ritardo: Gerry Adams, l'uomo del miracolo dei famosi accordi di pace del "venerdì santo", che posero fine alla guerra tra IRA (Irish Republican Army) ed esercito di occupazione inglese.
Ed è proprio da qui che parte l'ex leader dello Sinn Fein, il partito politico che da sempre lotta per riunificare l'Irlanda, contro l'occupazione illegale da parte di truppe straniere. Il paragone sorge spontaneo: Ulster come Palestina, come Iraq, tanto per citare le questioni più scottanti del momento, o, per restare in Europa, come i Paesi Baschi.
L'Irlanda del nord è solidale col popolo dell'Islam, che adesso, con la pretestuosa guerra al terrore inventata da Bush, subisce micidiali leggi antiterrorismo simili a quelle che tentarono, invano, di annientare il movimento unionista negli anni settanta. Allora venne approvata una legge secondo la quale chiunque poteva essere arrestato solo sulla base di un sospetto, e trattenuto per una settimana durante la quale veniva torturato fisicamente e psicologicamente. Alla fine confessava qualunque cosa e veniva incarcerato per lunghi anni. Non si contano, ovviamente, i morti per mano delle forze occupanti e le persone sequestrate e seviziate. Questa "politica di sicurezza" ci riporta agli odierni scenari palestinesi e iracheni.

A tale proposito Gerry Adams sottolinea l'importanza di convincere i diversi partiti, e quindi i governi a cui essi danno vita, a sospendere la corsa al colonialismo del terzo millennio: è criminale occupare un paese straniero, qualunque sia la ragione.
L'Irlanda ha attraversato anche questa fase: è stata colonia della Gran Bretagna, la quale ha provveduto, per prima cosa, ad annientare la lingua locale (il gaelico) distruggendo conseguentemente la cultura e i valori tradizionali. Un paese senza cultura, ribadisce Adams, è più facilmente controllabile. Nulla di diverso sta succedendo in Iraq nelle aree occupate attualmente dalla coalizione: non mi stupirei se tra un po' la lingua ufficiale dell'Iraq diventasse l'inglese con l'inconfondibile pronuncia strascicata tipica degli americani.

Gli irlandesi sono anche un popolo di migranti: hanno costruito molte comunità all'estero, dove si sono perfettamente integrati. Nonostante questo rimangono, comunque, sotto controllo. Per questo motivo si sono "alleati" con le altre minoranze, soprattutto con quelle di colore. Si crea, così, una sorta di apartheid, che a sua volta genera conflitti sociali ed economici che, spesso, sfociano in scontri sanguinosi.
La guerra, in Irlanda, è scoppiata nel 1969, dopo 60 anni di governo di un unico partito che ha incentivato la divisione arrivando a istituzionalizzarla. Il movimento indipendentista nell'Ulster è più vivo e forte che mai. Adams pone una questione fondamentale: come ci si può fidare di un paese che manipola l'opinione pubblica favoleggiando di armi di distruzioni di massa inesistenti per ottenere l'avallo a un'invasione illegale? Se ha trattato così la questione irachena, figuriamoci quella irlandese!

L'intervento di Gerry Adams dura circa 20 minuti e delude tutti. Gli applausi sono tiepidi. Le premesse erano allettanti: una piccola porzione di un'isola europea, economicamente e socialmente evoluta, ha subito fino a dieci anni fa l'umiliazione e la repressione che oggi la stessa Europa, al traino degli Usa, infligge ai paesi del Medio Oriente. L'Irlanda ha molto da insegnare, ci sono molte lezioni da imparare. Peccato che non si sia scesi nel concreto, che tutto sia rimasto sospeso per aria.
Durante il dibattito alcuni uditori hanno cercato di approfondire l'argomento, ma le risposte sono state vaghe. Non si è nemmeno riusciti a ottenere un quadro, per quanto schematico, dell'attuale situazione irlandese. In compenso molti intervenuti hanno dato sfogo alla propria rabbia e, molti, anche al proprio ego, dilungandosi in inutili e logorroiche quanto incomprensibili dichiarazioni politico-sociali. Penso che l'unico intervento che abbia colpito tutti, visto che in sala è calato il silenzio assoluto, sia stato quello di una donna araba di Birmingham: suo marito è stato arrestato per strada, mentre tornava a casa dal lavoro, perchè sospettato di potenziali attività terroristiche in quanto cittadino arabo. È tuttora in carcere. Gerry Adams le ha dedicato un breve, sommesso applauso.

Fonte: www.socialpress.it/article.php3?id_article=589


**********************************************************
"Where is the wisdom we lost in knowledge? Where is the knowledge we lost in information?"

T.S. Eliot
18/10/2004 18:10
 
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Re: FSE - Lezioni irlandesi - di Paola Ceretta

Scritto da: cossaigh 17/10/2004 13.28



L'intervento di Gerry Adams dura circa 20 minuti e delude tutti. Gli applausi sono tiepidi...





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25/10/2004 08:32
 
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Addio terrorismo e birrifici: la nuova Belfast

Lo posto solo per conoscenza:

Al cancello della Bass Ireland Ulster Brewery, un pacco di volantini bagnati perde colore, abbandonato sul selciato. Un lavoratore si ferma, ne raccoglie uno, lo squadra, lo appallottola e lo infila in tasca, scettico. Ne ha vissute tante, negli ultimi 35 anni, la classe operaia di questo birrificio: lotte sindacali, politiche, religiose e sociali. Gli scontri sono stati duri. Ma i giorni più tristi sono questi. La Interbrew Uk, proprietaria dell'impianto, ha fatto sapere che a dicembre si chiude: per mesi ha cercato un compratore; ma nessuno vuole più produrre birra a Belfast. Cadono i 200 posti di lavoro. E scende il sipario su una fabbrica quasi da mito, una delle pochissime in cui, per tutti gli anni dei grandi scontri dell'Irlanda del Nord, cattolici e protestanti hanno continuato a lavorare fianco a fianco.
Fine triste. Ma nei giorni in cui l'Ira si prepara a deporre le armi, la Bass di Belfast, in pieno quartiere cattolico, è diventata un fantasma del passato. Oggi, chiuderla è come dire che tenere accesi piccoli lumi di speranza, simboli della convivenza possibile tra le due fazioni della città, non serve più. Perché la guerra che ha diviso gli irlandesi del Nord per decenni è probabilmente davvero finita e la capitale dell'Ulster è oggi una città rinata. New Belfast, arriva a chiamarla Graham Cash, un consulente della PriceWaterhouseCoppers: «Una città che ha reinventato se stessa». Ristoranti, negozi, pub e vita notturna sono tornati nella Great Victoria Street, negli anni Settanta un'arteria di posti di blocco, nidi di mitragliatrice, cecchini. Un grande progetto di rinnovo urbano si concluderà nel 2007 e altri due stanno per partire. Soprattutto, l'economia cresce e sta cambiando pelle alla città. Un'inattesa botta di adrenalina nella monotona economia dell'Europa.
E' successo che dagli Accordi del Venerdì Santo del 1998, quando le parti, terroristi compresi, scelsero di cessare il fuoco, gli imprenditori, i banchieri, gli intellettuali si sono via via resi conto che la pace teneva e Belfast era una città con l'opportunità e la voglia di andare avanti. Il risultato è un boom economico che fa dell'Irlanda del Nord la regione a maggiore crescita del Regno Unito. La stessa disoccupazione, piaga storica della provincia, è al 5%, solo un po' superiore alla media del Paese ed enormemente più bassa di quella europea. «Gli Accordi sono stati largamente importanti per l'economia della regione - dice Joanne Jennings, amministratore delegato del Belfast City Centre Management, un'agenzia di sviluppo della città -. Da allora è iniziato a tornare il turismo, il mercato immobiliare si è ripreso e ora anche il settore privato sta crescendo con forza. E i benefici maggiori li vedremo nei prossimi anni».
No, chiusura della Bass e boom economico non sono in contraddizione. Se è per questo, dall'inizio dell'anno le aziende tessili, uno dei punti di forza della provincia, hanno iniziato una specie di massacro. In febbraio, la Herdman's di Sion Mills ha chiuso: 270 posti perduti. In maggio la Courtaulds ha serrato l'impianto di Limavady: 185 operai a casa. In giugno, la Desmonds è andata in liquidazione volontaria: 260 licenziati. E in settembre la Fruit of the Loom ha annunciato che ridurrà le attività a Derry e a Donegal: 650 posti voleranno verso il Marocco. Anche dei cantieri navali sul fiume Lagan - i gloriosi Harland & Wolff dove si costruì il Titanic - non rimane quasi nulla in attività: solo le due immense gru gialle, intoccabili, lascito della storia industriale della città.
Il declino manifatturiero, per l'Irlanda del Nord come per il resto del Regno, è un fatto più o meno accettato, per molti versi compiuto. «La nostra era un'economia fondata su tessile, cantieri, birrifici - dice la signora Jennings -. Ora, stiamo puntando molto su commercio, turismo e istruzione: si sta discutendo, per esempio, di trasformare il quartiere dei cantieri del Titanic in parco scientifico. E scommettiamo molto su innovazione tecnologica e biotecnologie». In termini di declino manifatturiero, infatti, l'Irlanda del Nord crolla a un ritmo del 4-5% l'anno. Ma cresce del 2,5% ogni dodici mesi nei servizi, il dinamismo maggiore del Regno Unito, uno dei più alti d'Europa. La Bt (l'ex monopolista dei telefoni) ha appena creato a Enniskillen un centro di nuova generazione per la gestione delle email che le arrivano dai clienti. Nelle biotecnologie, negli ultimi anni sono nate in Ulster 50 nuove imprese per quattromila posti di lavoro.
John McGill, un lavoratore autonomo nel settore dei trasporti, dice che in fondo è orgoglioso di quello che sta succedendo. Dalla sua casa fuori Belfast vede l'incredibile prigione di Maze, una specie di enorme caserma dove migliaia di terroristi dell'Ira e Unionisti sono stati internati per anni e dove gli scioperi del vestiario e della fame si sono succeduti a ripetizione. Il carcere dove Bobby Sands morì, nel 1981, dopo 66 giorni di digiuno. McGill è protestante, nella sua famiglia ci sono stati sia morti sia terroristi, dice. Ma ha sposato una ragazza cattolica e, per quieto vivere, ha spostato la famiglia in zona neutra. «Quando guardo Maze Prison - racconta - per me è come vivere un romanzo. Nel giro di due anni, dopo gli Accordi del Venerdì Santo, tutti i detenuti terroristi sono stati liberati. Molti ora fanno una vita da benestanti. Il crimine paga, sostiene qualcuno. Ma la chiusura del carcere è il segno che il tempo della guerra è finito, che si torna a pensare al futuro, tanto è vero che la prigione ora è in vendita e pare ci siano molte società interessate».
Non che tutto fili sempre liscio e che non siano rimaste cicatrici profonde dopo una guerra che, in una provincia di un milione e mezzo di abitanti, in trent'anni ha fatto tremila morti, in gran parte civili. Ogni famiglia, a Belfast, conta almeno una vittima sull'altare dei Troubles , dei disordini. Poche settimane fa, Tony Blair è dovuto intervenire di nuovo, mettere attorno a un tavolo Gerry Adams del Sinn Fein cattolico e il reverendo Ian Paisley del Dup protestante, per dare una spinta alla ricostruzione di un governo effettivo a Belfast. Casi di «pulizia etnica», come li chiama il sindaco della città Thomas Ekin, non sono mancati anche di recente.
Ma la novità che racconta Belfast è che anche dopo il terrorismo più radicale può iniziare un'età senza prigioni speciali, persino senza fabbriche di birra speciali. E che nell'Europa un po' conservatrice e un po' assonnata i miracoli economici ci sono: spesso, nascono da chi sa cosa vuol dire aver toccato il fondo.

Danilo Taino

Fonte: www.isinsardegna.it/modules.php?name=News_Pro&file=article&...
Fonte: www.corriere.it/reload.shtml



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Aska, avrei un paio di domande da farti:

è vero che lo IRA Provisional sarebbe pronto al completo disarmo e allo scioglimento? E che in tal caso la UVF sarà disposta a seguire l’esempio dell' IRA?
Ho letto che sono state già coniate centinaia di medaglie commemorative, che verranno consegnate a chi è stato Volontario dello IRA nel periodo che va dagli anni 60 ad oggi. La consegna delle medaglie avverrà nel corso di cerimonie che si terranno in tutta l’Irlanda nei prossimi mesi.

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.....ORIANA VIVE........

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Così parlò il vecchio Bertie.....
Ahern warns NI parties not to pass up opportunity



From:ireland.com
Monday, 8th November, 2004





The Taoisaeach tonight warned Northern parties that it would be a "huge mistake" to pass up this opportunity for an agreed settlement "in the expectation that another equally attractive one will present itself within a short time-frame".

In an address to the students in Trinity College Dublin, Mr Ahern said: "If this opportunity is squandered, it will have consequences both in terms of the time that elapses before we can again seek to restore devolved government in Northern Ireland."

He said neither he nor Mr Blair were in favour of parking the process.

"We hope in the coming days to finalise our proposals."

"We will ask the parties to give them careful consideration; to seriously reflect on the opportunity that is now available to address and resolve all of the issues that have obstructed the achievement of a stable dispensation in Northern Ireland; and to take serious account of the opportunity costs if the current window is allowed to close without a constructive outcome," he said.

The Taoiseach warned that the prospect of ending IRA activity and capability could be lost because of what he called "unrealistic thresholds of visibility".

He said it would be entirely counter-productive if people made unreasonable demands that carry a resonance of humiliation for any side.

Earlier the Taoiseach gave his strongest indication yet that the IRA may be on track to decommission its weapons by the end of the year.

"We are so near," he said. "But I fear some think there is some tactical advantage to be gained by long-fingering this.

He said a report by RTÉ this morning claiming that behind-the-scenes talks with the two Governments, the DUP and Sinn Féin included the prospect of IRA decommissioning by the end of the year should not be discounted. "It is very near the mark."

The Taoiseach said people would be amused if they knew the issues currently preventing progress.

"We are within a fortnight of making a decision," he added. "So we can crack the outstanding points and do it comprehensibly and successfully or decide, having almost got there for the third time in a two-year period, to leave it aside."

He said that if negotiations were allowed to drift now, elections scheduled for next year in both Britain and Northern Ireland would push the whole process back to 2006.

"That would be a real tragedy - a real mistake," he added.
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Regno Unito: lotta al terrorismo fra equilibri nell’Ulster e crisi dello Home Office

La politica britannica si trova alle prese con la riapertura delle negoziazioni per il disarmo dell’IRA, in Irlanda del Nord, e le dimissioni del ministro dell’interno Blunkett, padre dell’attuale legislazione in materia di sicurezza dopo gli attentati alle Torri Gemelle. Due questioni estremamente delicate, a conclusione di un anno difficile che ha visto il governo in prima linea per la lotta al terrorismo, tanto in politica estera quanto sul piano interno..

Il natale 2004 ha portato a Westminister due priorità da risolvere prima di poter festeggiare il nuovo anno e rimettersi al lavoro. In primo luogo, lo sforzo di negoziazione congiunta fra Londra e Dublino, circa il conflitto nell’Ulster, poggia su un ultimo ostacolo da non sottovalutare, pena l’impasse diplomatica: il definitivo disarmo dell’IRA, a dieci anni dal cessate il fuoco unilaterale. Secondariamente, si tratta di uscire senza le ossa rotte dalla crisi che ha portato alle dimissioni di Blunkett, una delle pedine più importanti dello staff del premier Blair, a seguito dello scandalo che ha riguardato la sua vita privata. Due avvenimenti che riportano all’attualità il tema della lotta al terrorismo nel Regno Unito.

Ulster: il lungo cammino verso la pace

In Irlanda del Nord gli anni difficili, caratterizzati da odi profondi e tensione alle stelle, sembrano essere passati. La stessa Belfast mostra segni di cambiamento rispetto ai tempi del coprifuoco e degli attentati. L’inizio della svolta è nel 1994, in occasione del primo cessate il fuoco unilaterale proclamato dall’IRA (Irish republican army). Quattro anni più tardi, nell’aprile del 1998, si giunge a quello che finora è ritenuto il passo più importante compiuto per l’apertura del dialogo politico: con gli accordi del Venerdì santo, viene creata la Nothern Ireland Assembly, composta da 108 membri ed in grado di rappresentare l’autonomia delle sei province dell’Ulster da Londra. In questo nuovo campo vengono così a sfidarsi, nel senso politico del termine e poggiando sulla legittimità della neonata cornice istituzionale, i protestanti-unionisti del PDU (Protestant Democratic Unionist Party) e i nazionalisti del Sinn Fein. I primi, guidati dal reverendo Ian Paisley e fedeli alla corona britannica, hanno ottenuto alle elezioni del 2003 la maggioranza con 33 seggi, contro i 24 assegnati al Sinn Fein di Gerry Adams, di ispirazione cattolico-repubblicana e partigiani dell’unione alla repubblica d’Irlanda.

In questo contesto, l’IRA sembra aver gradualmente deciso di abbandonare le armi per le urne; la convinzione, del resto, che lo stesso Sinn Fein non sia altro che l’ala politica dell’organizzazione paramilitare, da un lato rassicura su una precisa volontà di aver scelto la strada del dibattito in aula, dall’altro solleva polemiche a causa della mancata consacrazione di questo “cessate il fuoco permanente”. Per quanto cioè l’esercito repubblicano abbia fatto intendere di aver deposto l’ascia, nelle file unioniste si preme affinché da parte degli avversari si giunga all’ammissione di aver perso la guerra, mediante delle prove tangibili del disarmo che escludano il ritorno ad ogni attività paramilitare.

L’IRA: la questione del disarmo

Lo scorso dicembre i leader protestanti hanno chiesto che l’IRA autorizzi la diffusione di foto ufficiali come prova del disarmo. Condizione che naturalmente è stata ritenuta umiliante da Gerry Adams. Un punto controverso che rende più difficili gli sforzi congiunti operati fino ad ora dal primo ministro inglese Tony Blair e la sua controparte di Dublino, Bertie Ahern, speranzosi di poter presto annunciare un accordo per un governo nord-irlandese in cui DUP e Sinn Fein possano condividere la leadership. Nel mezzo, dichiarazioni forti, da una parte e dall’altra. Certo è che da parte repubblicana, per voce di Gerry Adams, il termine disarmo non è affatto sinonimo di sconfitta, soprattutto se riferito ad un movimento che ha condotto i cattolici irlandesi fuori dalla condizione di sudditanza al cospetto della secolare dominazione britannica. Il problema è dunque riuscire a presentare tale disarmo in un modo accettabile per tutti. La speranza, a Londra ed a Dublino, riposa sul fatto che negli ultimi due anni sono stati raggiunti importanti compromessi da una parte e dall’altra. Lo stesso Ian Paisley, la cui fama è di essere il più estremo sostenitore della causa unionista, ha accettato il ritiro graduale delle truppe inglesi dall’Ulster e la guida del governo in “condominio” con il Sinn Fein, che da parte sua ha accolto la proposta del dialogo politico a condizione di interrompere la lotta armata.

Nonostante ciò, è altresì un dato di fatto che la mutua vittoria alle elezioni legislative del 2003 non ha quietato più di tanto gli ardenti animi, per la qual cosa è sintomatico il fatto che non ci sia ancora stata una stretta di mano simbolica a testimoniare la capacità, da parte di Adams e Paisley, di sedere allo stesso tavolo, per quanto abbiano dato il consenso a rappresentare lo stesso paese.
Gli sforzi per trovare una soluzione a questa impasse coinvolgono Londra e Dublino, che hanno proposto di prendere ugualmente le foto, ma pubblicarle solamente nel 2005, vale a dire una volta installato l’esecutivo semi-autonomo di Belfast. Ai padrini della negoziazione spetta anche il compito di autentificare il disarmo e restituire fiducia al campo protestante, che per voce di Paisley continua a definire “mostri assetati di sangue” i repubblicani.

Da Londra viene anche la richiesta, rivolta all’IRA, di mettere fine a quelle che vengono catalogate come le “attività illegali non politiche”, vale a dire frodi, contraffazioni, contrabbando di benzina e sigarette che varrebbero all’organizzazione delle entrate per 9 milioni di euro all’anno.

Il pericolo terrorismo in terra d’Irlanda sembra dunque essere scongiurato. Ian Paisley, per quanto continui a presentarsi ufficialmente come il “Dr No”, l’ostilità fatta persona alla causa cattolica, ha ufficiosamente lasciato che le negoziazioni irrompessero su una scena un tempo dominata dalla forza, in cui il dialogo era precluso. In marcia verso un’amministrazione autonoma della provincia, divisa fra Sinn Fein e DUP, la questione irlandese trova nelle prove fotografiche una delle ultime resistenze alla risoluzione pacifica della controversia in vista di scenari futuri. Con la crescente consapevolezza, sia da parte unionista sia nel campo repubblicano, che governare indipendentemente da Londra sia in ogni caso vantaggioso.

Curiosamente, nel difendere la propria rappresentatività, stretta nella morsa di Londra e della Belfast protestante, il Sinn Fein rischia di divenire il partito più rappresentativo d’Europa sedendo in ben quattro parlamenti: Londra, Dublino, Belfast e Strasburgo. Sempre che il disarmo dell’IRA venga accertato.

Scandalo allo Home Office: le dimissioni di David Blunkett

La seconda priorità riguarda il tormentone che ha investito il ministero dell’interno e si è concluso con le dimissioni di David Blunkett il 15 dicembre scorso, sostituito da Charles Clarke.
Presentatasi agli occhi dei media britannici come uno scandalo, la tragedia personale dell’ex ministro dell’interno è cominciata la scorsa estate quando ebbe fine la relazione con Kimberley Quinn, una giornalista già sposata dello Spectator magazine. Allora Mr Blunkett avviò una campagna legale per ottenere l’accesso al figlio di due anni dell’ex amante. La reazione di Mrs Quinn fu di fornire ad un giornale dettagli scottanti su come il ministro non facesse troppa distinzione fra affari e vita privata. Venne così fuori, fra le altre, l’accusa per la quale fu aperta l’inchiesta, la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso ed ha portato alle dimissioni di Blunkett: egli avrebbe infatti accelerato la concessione di un visto per l’Austria alla governante della Quinn, Leoncia Casalme. L’inchiesta ha poi svelato il comportamento non proprio lusinghiero di Blunkett nei confronti di alcuni membri del governo Blair, i quali avrebbero fatto anche valere l’accusa di diffamazione.

I mezzi di comunicazione di massa hanno ironizzato che gli inglesi sono pronti a far passare tutto, tranne che si saltino le code. In effetti il richiamo dell’affare è stato più grande della sostanza e, come spesso accade, le ripercussioni si sono ingigantite. Tony Blair, nell’accettare le dimissioni di Blunkett, gli ha scritto una lettera di solidarietà. «Lasci il governo con la tua integrità intatta ed i tuoi successi riconosciuti da tutti» sono state le parole del premier inglese.

Oltre lo scandalo: il futuro dello Home Office

L’affare Blunkett rappresenta una grossa perdita per il governo. Con lui se ne va un personaggio chiave della politica laburista, determinante per una serie di atti tesi a rafforzare la lotta al crimine ed alle forze anti-sociali del sistema, nonché creatore delle attuali politiche in tema di immigrazione e terrorismo. Fu proprio Blunkett che introdusse, in risposta all’11 settembre, l’ Anti-Terrorism, Crime and Security Act, pilastro della guerra al terrore condotta dal governo britannico da tre anni a questa parte. Tale atto è stato peraltro è stato recentemente dichiarato, dalla Law Courts, incompatibile con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e suscettibile di misure di revisione. E’ singolare che ciò sia capitato il 16 dicembre, un giorno dopo le dimissioni di Blunkett. La corte di giustizia inglese ha infatti ritenuto illegale la detenzione indefinita di sospetti terroristi stranieri, conformemente alla legislazione Blunkett. Non potendo intervenire per modificare un atto del governo, la corte ha poi avvisato l’esecutivo di prendere le misure necessarie alla modifica onde non incorrere in problemi di costituzionalità. Due avvenimenti, le dimissioni di Blunkett e la sentenza della Law Courts, paragonabili ad una scossa di assestamento del sistema inglese della “war on terror”, che si trova ora privo del suo ideatore ed oggetto di una questione giuridica.
Il successore di Blunkett, Charles Clarke, proviene dal ministero dell’educazione ed ha molti punti in comune con il suo predecessore, oltre ad essere uno degli uomini di fiducia di Tony Blair. Condizione essenziale per ridare la stessa fiducia e stabilità in un clima scioccato dagli ultimi burrascosi eventi.

Conclusioni

Per le strade di Belfast, passati i giorni dell’IRA, il timore più grande è che si stia pianificando un futuro fatto di “parole, parole, parole”, a fronte di una palese incompatibilità fra le forze politiche maggiori. I recenti battibecchi fra Adams e Paisley, in particolare sullo smantellamento dell’IRA e sui legami con gli altri gruppi paramilitari, non sono dei più incoraggianti. Tuttavia la cooperazione fra i governi britannico ed irlandese, negli ultimi anni, ha aperto degli spiragli importanti che Londra è decisa a tutelare, affinché lo spettro dell’esercito repubblicano non rinasca dalle proprie ceneri, qualora l’azione politica si rivelasse velleitaria. Sul piano interno, in materia di sicurezza e lotta al terrorismo, il tentativo di tracciare una linea di continuità a seguito dell’avvicendamento Blunkett-Clarke si profila come una grande scommessa di Blair e dei suoi collaboratori; mutatis mutandis, il nuovo anno si presenta ancor di più come un punto di partenza.

Giovanni Faleg

(5 gennaio 2005)

Fonte: www.equilibri.net/europa/uk705.htm



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Il processo di pace in Irlanda del Nord: tra "devolution" e "decommissioning"

di Gustavo Pregoni
14 Jan 2005

Belfast, 14 Gennaio 2005 - Una grossa campana di ottone scandisce il rintocco della bevuta di fine serata ed i clienti si accalcano sul bancone bagnato per un’ultima pinta: il Bot è pieno. Il Botanic Inn, "the Bot" in slang, è uno dei pub storici di Belfast, situato nella ricca e georgiana parte sud della città, e negli ultimi giorni ha visto scorrere fiumi di Guinness e di Bushmills, birra scura e whisky, per celebrare la fine dell’anno. Anno, il 2004, che in termini politici non sarà di certo ricordato come decisivo o comunque significativo, avendo registrato l’ennesimo fallimento del governo di Sua Maestà nel cercare una soluzione alla spinosa questione delle sei contee.

Nella conferenza di inizio anno, tenuta in Great Victoria Street, negli uffici del Northern Ireland Office, Paul Murphy, Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord, ha espresso tutto il suo disappunto riguardo la persistente fase di stallo politico: ‘Credo fermamente che nel nuovo anno dovremo canalizzare tutti i nostri sforzi per cercare di compiere, tutti insieme, quegli ulteriori passi in avanti verso il ritorno ad un governo locale composto da coloro che sono stati eletti regolarmente dal popolo Nordirlandese, anche se rimango ben consapevole della complessità e delle enormi difficoltà che incontreremo nel rapportarci con il nostro passato’.

Murphy si riferisce chiaramente al problema della devolution: e’ dal lontano novembre 2003, data delle ultime elezioni, che l’Irlanda del Nord non riesce ad avere un proprio governo locale. All’epoca si imposero rispettivamente come primo e secondo partito del paese il Democratic Unionist Party (DUP), unionista e ultraconservatore, ed il Sinn Fèin (SF), nazionalista e vero e proprio braccio politico dell’IRA. Quindi spettava ai suddetti opposti schieramenti sedersi allo stesso tavolo e formare l’Assemblea e l’Esecutivo, cosa, questa, che puntualmente non è avvenuta in tutti questi mesi fatti di trattative e negoziati, ma soprattutto di tante e tante parole.

Degna di nota è, tra l’altro, la pesante dichiarazione del Reverendo Ian ‘Big Man’ Paisley all’indomani del congiunto tentativo di mediazione da parte dei governi del Regno Unito e della Repubblica d’Irlanda, avvenuto nello scorso settembre al Leeds Castle, nel Kent, Inghilterra sud-orientale. Egli ha affermato una “incapacita’ culturale” del proprio partito a trattare col Sinn Fèin, e che mai un assassino come Martin McGuinness (attuale numero due del SF ed ex quarter-master della Derry Brigade dell’IRA) avra’ il consenso unionista alla sua elezione quale membro dell’Esecutivo.
Pertanto l’Irlanda del Nord continua ad essere amministrata e governata direttamente da Westminster, ossia dal quel Signor Blair, che ha ormai mostrato pubblicamente un totale disinteresse per la ‘provincia’ più calda di tutto lo United Kingdom. Fulcro e tema centrale delle peace-talkings è la questione del disarmo, il decommissioning dei gruppi paramilitari, soprattutto dell’IRA.

I governi Inglese e Irlandese hanno ufficialmente affermato di voler risolvere il problema delle armi, considerato a ragione la causa principale della paralisi del peace-process e vero ostacolo all’esercizio dei poteri di devolution da parte di un governo tutto nordirlandese.

L’Esercito Repubblicano Irlandese ha già effettuato tre atti di decommissioning, consegnando parte del proprio arsenale alla Commissione ad hoc diretta dal Generale De Chastelain, che ha immediatamente posto fuori uso tali armi. Inoltre, anche se non c’è stato alcun comunicato ufficiale, l’IRA si sarebbe detta disposta a consegnare l’intero arsenale entro pochi mesi, logicamente verso un corrispettivo in termini di operazioni di demilitarizzazione del territorio da parte del governo Inglese, presupposto per un definitivo ritiro delle truppe di stanza in Ulster.

Il problema è che per gli Unionisti tutto questo non è più sufficiente: Paisley e soci vogliono che l’IRA permetta a dei fotografi di scattare le foto riguardanti gli atti di disarmo e la conseguente distruzione delle armi, e che tali atti avvengano inoltre alla presenza di testimoni indipendenti in aggiunta ai membri della Indipendent International Commission on Decommissioning (IICD).

L’Army Council dell’IRA ed il Sinn Fèin hanno logicamente visto tali ulteriori richieste unioniste come dei tentativi di intralciare il raggiungimento di un’intesa, al fine di restaurare il vecchio regime di Stormont, mutilando il principio proporzionale in base al quale il DUP dovrebbe governare d’intesa col SF. A tal riguardo, Gerry Adams, Presidente del SF: ‘La questione delle fotografie non la prendiamo neanche in considerazione, per noi è dead and buried, ossia morta e sepolta; inoltre i medesimi atti di disarmo devono essere effettuati anche dai paramilitari protestanti’.

E qui andiamo a toccare un altro dei tasti dolenti dell’intera faccenda e forse il più controverso: il Northern Ireland Office ha riconosciuto come ufficiale il cessate il fuoco da parte della più numerosa organizzazione paramilitare protestante, l’Ulster Defence Association (UDA), che in passato,anche sotto la sigla di Ulster Freedom Fighters (UFF),si è resa protagonista delle feroci e settarie uccisioni di cattolici innocenti, di esponenti politici nazionalisti e di membri di organizzazioni a tutela dei diritti umani.

‘For God and Ulster’, questo è il motto che campeggia sui murales firmati UDA dipinti lungo Shankill Road, enclave della working class protestante di West Belfast: altro che nel nome di Dio e dell’Ulster, tutte le attività di tale organizzazione sono finalizzate a ben altro e sono condotte nel solo nome del controllo del traffico della droga e delle estorsioni. Quindi bisogna essere chiari riguardo la consistenza di tale cessate il fuoco, perché è vero che gli omicidi settari sono al momento cessati e che la leadership si è detta pronta ad inserirsi nelle trattative di pace, ma è pur vero che i paramilitari continuano ad arricchirsi illegalmente ed ultimamente hanno anche iniziato a ‘sfrattare’ famiglie di asiatici e di coloured dalle loro case, perché in prossimità di abitazioni protestanti.

Come si può pretendere il totale disarmo o per di più l’uscita di scena dell’IRA, mentre nell’altra metà di Belfast si continua a sparare indisturbati? Come potranno essere esercitati i poteri di devolution se non si riesce formare un governo che abbia la titolarità di tali poteri? Che futuro potra’mai avere un processo di pace quando vi sono così tanti indizi da far pensare che forse poi non è la pace quello che le parti in causa realmente cercano?

Buon Anno cara vecchia Ulster!

Gustavo Pregoni
redazione@reporterassociati.org

Fonte: www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&...
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An Ireland of equals will not be built on fear
Letter to the Irish News
Gerard Quinn • 11 February 2005


Following the horrific murder of Robert McCartney I felt compelled to write this letter.

Robert was savagely stabbed, beaten and left to die in a city centre street. There were many people involved in this murder - those who carried out the vile act, those who witnessed it and those who participated in the clean-up operation.

Investigation into this was halted by what has been described as "orchestrated disturbances".

Elected representatives were heard saying that: "It appears the PSNI is using last night's tragic stabbing incident as an excuse to disrupt life within this community and the scale and approach of their operation is completely unacceptable and unjustifiable."

I believe - as is evidenced by the support - that the only "unacceptable and unjustifiable" action that evening was the taking of an innocent man's life. Our elected representatives told how it "was very regrettable that what appears to have been a very tragic incident at a bar has been turned into a serious political situation".

If what happened in Belfast city centre on Sunday January 30 was not a "political situation" then it was criminal.

An act of crime that broke the hearts of a large circle of family and friends. The Chief Constable has said that he does "not think this is a crime that is related to a particular terrorist group following its particular objective".

This would support our elected representatives' theory that it was not a "political situation" - and therefore reiterates that it was a criminal act - and should send a clear message to the consciences of those with information of Robert's final minutes. This was a straightforward inhuman act of crime against the natural forces of life and God's will is that, while we must forgive and forget, we must also take responsibility for our actions.

The time is upon us when we must support those with information on Robert's death and help to bring our community into an era that is free from murder and fear.

As I watched my cousin's coffin lowered into his final resting place to be with my Grandfather and my cousin Gerard I looked up to see nothing but confusion and pain etched on the faces of family and friends.

I wondered then if the hundreds who had prayed at the vigil and more than 1,000 who had attended the funeral were asking the same question I was: How does murdering the innocent "protector" of a "respected family" in the local community build an Ireland of equals?





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keine gegenstaende aus dem festern werfen [SM=g27828]
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