Studentessa stroncata da un malore in volo

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Giambuca
00sabato 23 settembre 2006 13:22
Una venticinquenne di Palazzolo di Sona (provincia di Verona, ndr)si è sentita male dopo il decollo con la Ryanair dall’aeroporto di Treviso. Inutile l’atterraggio di emergenza in Belgio, a Charleroi.

Erano state le amiche di studi ad accompagnarla all’aereo. A Dublino l’attendeva un lavoro da baby sitter e una scuola di inglese. In Irlanda doveva rimanere fino a Natale. L’ultimo saluto con sua madre Rosanna.

La pittura era la sua vera passione. Da poco si era diplomata a pieni voti in decorazione all’Accademia.

Era partita ieri alle 10.30 da Treviso, ma poco dopo il decollo si è sentita male. E dall’aereo è scesa immobile, trasportata su una barella. Usha Massagrande aveva 25 anni, viveva con i genitori a Palazzolo di Sona e si era laureata in febbraio. In Irlanda, a Dublino, avrebbe dovuto rimanere fino a Natale, poi sarebbe rientrata in famiglia. Una studentessa modello che, ultimati gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, per migliorare l’inglese aveva deciso di andare a fare la baby sitter, avrebbe studiato e lavorato.
Il suo viaggio però si è fermato dopo il decollo del volo della Ryanair FR 9451, quando è stata colta da malore mentre si trovava a bordo. Un medico l’ha soccorsa subito, ha tentato di rianimarla mentre il pilota ha chiesto e ottenuto di poter effettuare un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Bruxelles Charleroi. Una corsa contro il tempo e sulla pista ad attenderla c’erano l’ambulanza e lo staff medico.
Quando Usha è stata sbarcata le sue condizioni erano disperate così come disperati sono stati i tentativi di rianimarla, di riportarla ai parametri vitali. Tutto inutile, lei, arrivata in Italia 19 anni fa dall’India, è spirata sull’ambulanza, ai piedi della scaletta. Una morte assurda, inspiegabile. Per questo la polizia belga e le autorità sanitarie hanno aperto un’inchiesta. Per cercare di capire cosa possa essere successo a quella ragazza che non aveva mai avuto problemi di salute, questa mattina, all’istituto di medicina legale di Bruxelles, si svolgerà l’autopsia mentre la compagnia aerea, che per prima ha porto le condoglianze ai genitori, ha garantito assistenza alla famiglia.
«Era quanto di più prezioso avevamo, era arrivata nella nostra famiglia quando aveva sei anni», mamma Rosanna parla lentamente, con la voce che tradisce un dolore lacerante. Ma composto. Il dolore di una madre che non può ancora lasciarsi andare. A sorreggerla a poche ore da questa tragedia forse è solo la forza dettata dalla disperazione. Lei e suo marito hanno perso la figlia e non sanno perchè.
«E’ sempre stata una ragazza sana, non ha mai avuto nessun problema di salute. Usha era stata adottata, veniva da Bangalore, una ragazza che non ci ha mai creato una preoccupazione, era bravissima a scuola e aveva una passione per l’arte, in particolare per la pittura. Per questo, due anni fa era andata a studiare a Venezia, all’Accademia e in febbraio si era laureata a pieni voti in Decorazione. Voleva però perfezionare l’inglese, aveva trovato una famiglia a Dublino che l’avrebbe ospitata per tre mesi e in cambio avrebbe fatto la baby sitter».
Le parole escono in fila, come a lenire quella sofferenza profonda che da ieri mattina non l’ha abbandonata un istante. E parlare di lei, di Usha, in questi momenti l’aiuta. «L’ho vista l’ultima volta mercoledì, poi è andata a Venezia a salutare le compagne di studi. Si è fermata a dormire da loro e ieri mattina sono state le amiche ad accompagnarla in aeroporto. No, non andremo in Belgio, mio marito non sta molto bene. Andrà Luca, il fidanzato, a Bruxelles a prenderla per riportarla a casa».
Una tragedia che ieri ha attraversato le vie strette e in salita di Palazzolo, quel borgo a mezza collina che si affaccia sulla Gardesana. E quel messaggio di dolore e di lutto non ha risparmiato nessuno, nemmeno la sua compagna di banco, quando Usha Massagrande frequentava l’accademia Cignaroli. «L’ho vista l’ultima volta mercoledì, prima che partisse. Abbiamo chiacchierato e riso come al solito, eravamo insieme a scuola, prima che lei si trasferisse a studiare a Venezia». I ricordi, quelli che restano. Indelebili, indispensabili per lenire il dolore di due genitori che in pochi minuti hanno perso una figlia. Hanno perso tutto. (f.m.)

fonte: www.larena.it
Ferrender
00giovedì 28 settembre 2006 17:06
ho letto sul giornale Metro.....


non ci sono parole

condoglianze alla fam
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