quelle due telefonate.
un giorno, una mattina per essere precisi, mi squilla il telefono.
Era il 2000, l'anno del servizio civile ed io ero appena andato a letto dopo la notte passata in ambulanza. All'ospedale di Salò. Era fine settembre o forse già ottobre. I turisti se n'erano andati e le notti di lavoro in pronto soccorso passavano via lisce e noiose. Nulla da fare, niente di interessante, nessuna chiamata. Nessuna, fino a quel mattino.
All'altro capo del telefono mio cugino. Ansimante, eccitato, quasi orgasmico. Io, assonnato, scazzato, stanco.
'Andrea! abbiamo preso Baggio!' urla. Guardai le tende che si muovevano, il bianco che lasciava passare il sole che ancora scaldava. Guardai la casa in disordine, il telecomando, l'orologio. Era troppo presto.
'ma va a cagare Stefano'. E riattaccai.
Quel giorno al bar del paese piansi. Non erano fiumi di lacrime, ma due gocce scesero inevitabilmente mentre Teletutto (la tv locale di BS, ndr) trasmetteva il passato di Baggio, con quelle sue giocate meravigliose e infine, per sempre, quel maledetto rigore. 17 luglio 1994, Rose Bowl, Pasadena. USA. Non scrivo il risultato.
Baggio avrebbe giocato nel Brescia. La squadraccia più sfigata, stronza, puttana di tutte le cetegorie del fobal (soccer) italiano. Un sogno. Era come se Vanessa Incontrada mi dicesse 'guarda che la do a te'. No di più, era come se Baggio mi dicesse 'Guarda che lo do a te'. Ed io, anche se fedelmente eterosessuale, per Baggio, avrei certamente calato le braghe.
Passa un anno. Ci salviamo. Mai successo.
Poi un'altra mattina. Mattina d'esami di settembre. Luce fredda dalle finestre, Ringo Boys sulla scrivania accanto a Kant, Feuerbach e qualche altro stronzo con le sue maledette idee da studiare, memorizzare, ripetere. Non mi ero ancora abituato al fatto che Roberto giocava per noi che mio cugino, che evidentemente la mattina non c'ha un cazzo da fare, mi chiama e mi dice.
'Abbiamo preso Guardiola'
'Chi?' risposi con un filo di voce. 'Mica quello del Barcelona, vero?'. Non avrei potuto crederci. Pensavo che esistesse un fottutissimo omonimo dai piedi tristemente eterolghi rispetto al Guardiola che conoscevo io.
'Pep Guardiola, il capitano del Barca. L'abbiamo preso'.
La catalessi durò qualche istante. La tachicardia 4 anni.
Ai miei nipoti, come a voi, potrò raccontare che è tutto vero. Vidi Il Brescia salvarsi per 4 anni di fila. Vidi Pep Guardiola e Roberto Baggio scambiarsi la palla in campo come nessuno mai prima al Rigamonti. Vidi quei due scambiarsi la fascia di capitano ed un abbraccio. Vidi tutto questo e mai lo dimenticherò.
[Modificato da Copycorner.BS 23/07/2005 2.37]