Eccomi di nuovo fra voi. Eccomi tornata a Roma, un’anam cara post-Ireland, post-trauma!
Voglio subito dire, a scanso di ogni equivoco, che l’Irlanda è esattamente come la sognavo. Niente mi ha deluso, niente è stato diverso da come lo pensavo. Erin è stata perfetta in ogni occasione, in ogni aspetto e grazie a lei la mia vacanza è stata meravigliosa. Se fossi andata in un altro paese sarebbe stato un incubo ad occhi aperti. Ma per fortuna si trattava dell’Irlanda, mi bastava fare un lungo respiro e restare un po’ con il naso all’insù per riuscire a risolvere quasi ogni cosa.
Per il resto questa esperienza di viaggio è stato esattamente quello che potrebbe essere un piccolo sorso d’acqua quando si è dannatamente assetati.
Quel piccolo sorso d’acqua che se ti dice veramente male ti va pure di traverso.
Io sono arrivata lì con una sete quasi morbosa, con la gola piena di spine e la bocca arida come il Sahara, ho trovato una diga in cui dissetarmi ma sono riuscita ad averne solo un sorso.
Purtroppo qualcuno, suo malgrado, è riuscito a togliermi il bicchiere di mano quando stavo per poggiarci le labbra.
Alla fine dei conti non è stato un viaggio di piacere né tanto meno rilassante. Viaggiare coi miei è una delle esperienze che difficilmente ripeterò nella vita.
Ogni minima cosa era un pretesto per discutere, niente andava bene e la colpa era sempre la mia. Ma questo lo avevo messo in conto, sapevo quello che mi aspettava.
Però siccome non mi va di starvi a raccontare queste pallosità, passiamo alla parte più bella del viaggio. L’Irlanda.
Quando dal finestrino dell’aereo ho visto la scritta Dublin sul palazzo ai margini della pista d’atterraggio ho finalmente realizzato, mi sono veramente resa conto che ero finalmente riuscita ad andare in Irlanda!
Sono scesa a terra in stato di trance (purtroppo non ho baciato il suolo perché il primo suolo che mi è capitato a tiro è stato il pavimento dell’area ritiro bagagli! Delle mattonelle poco invitanti!)
Raccattate tutte le nostre cose e entrati in possesso di una Yaris blu, siamo partiti alla volta di Athlone, dove l’agenzia aveva prenotato la nostra prima notte.
A parte il traffico impressionante che abbiamo incontrato, già era tutto bellissimo. La guida a sinistra non ci ha dato grossi problemi, e la radio appena accesa ha trasmesso una canzone degli U2. Anche le radio irlandesi meritano una menzione: non hanno mai trasmesso qualcosa che non mi piacesse o che mi annoiasse…anche Rte in gaelico era molto interessante!
Il paesaggio poi era una splendida cornice.
Devo dire che il freddo ha un po’ abbattuto il mio umore all’inizio, non mi aspettavo temperature così invernali, la pioggia si, era molto più che in conto, ma gli 11-12 gradi che ho trovato all’arrivo e per i seguenti tre giorni mi sono sembrati un’esagerazione. Insomma, per la settimana passata in giro il bilancio finale del tempo non è stato molto positivo. Tanto è stato se un paio di volte abbiamo toccato i 17 gradi. Ovviamente la mattina del mio ritorno c’era un sole che spaccava le pietre…ma anche i due giorni precedenti c’era stato bel tempo. Diciamo che il sole in Irlanda sono riuscita a vederlo solo a Donegal Town e a Dublino, ma fa niente. Il fatto che ci sia luce fino alle 22.30 ripaga della mancanza del sole alla mediterranea.
A Glasson (dove era precisamente il B&B, a qualche km da Athlone) ho fatto la prima esperienza di irlandesigentesimpatica, d’altronde è così che si sono proposti. Un nutrito gruppo di ultracinquantenni dublinesi (erano li per giocare a golf) ci ha consolati all’uscita del pub in cui ci avevano rifiutato una cena perché troppo tardi (erano le 21) e ci hanno consigliato un ristorante a due passi, ottima cucina, prezzi da manicomio, ma unica alternativa.
Tant’è vero che ce li siamo ritrovati due tavoli dietro noi. Il tipo più loquace, che sapeva qualche parola in italiano perché era stato a sciare qualche volta da noi, era la copia perfetta di Groucho Marx! Uguale!
Ho passato la mia prima notte insonne, a causa dell’umidità assurda della stanza del B&B e della mia agitazione per aver finalmente realizzato un sogno.
Secondo giorno: abbiamo visitato Clonmacnoise sotto una gentile gnagnarella e una meno gentile giannetta. Alla fine sono quattro sassi messi li, a parte la storia di cui sono testimoni, ma il paesaggio intorno è meraviglioso. I monaci non erano mica scemi.
Molti gli italiani già incontrati, di Roma e Macerata, dove ho parenti. Il mondo in fondo è piccolo. La famiglia di Macerata era in giro da una ventina di giorni con il camper, avevano in pratica fatto tutto il perimetro dell’isola e mi hanno raccontato che arrivati a Belfast hanno parcheggiato il camper al centro della città e ci sono rimasti due gironi, tanto per le strade non girava un’anima viva. Mah.
Il nostro prossimo B&B era a Salthill, sobborgo di Galway. Abbiamo cenato in un pub con musica trad dal vivo, niente lontanamente paragonabile a Rosy e co. ma comunque molto carino. E qui, miei cari amici, ho bevuto i miei tre primi sorsi di Guinness alla vostra salute! Questo è il massimo che ho potuto fare! Perdonatemi se non ho potuto mandar giù un’intera pinta!
Il terzo giorno è cominciato con una bella colazione irlandese (non credevo che sarei riuscita a mangiare certe cose appena sveglia, invece è davvero gustosa anche la mattina!) con vista su Galway Bay! Abbiamo dovuto rinunciare alla visita delle Aran, sia per mancanza di tempo che per le condizioni climatiche poco favorevoli. Imperdonabile, lo so.
Giro per la città, deliziosa. Stradine piene di gente, di suoni, colori, le bancarelle della domenica fuori la chiesa di St. Nicholas (all’interno della quale si stava preparando la messa mentre una specie di perpetua preparava una tavolata per accogliere i fedeli con fumanti tazze di caffè!mai visto il punto di ristoro in una chiesa!), l’odore dell’oceano e le urla dei gabbiani…un quadretto forse naif, ma davvero incantevole.
Dopo pranzo siamo ripartiti e la sera ci siamo fermati a Tobercurry, un paesotto con tre case e 12 pub, e una chiesa ovviamente.
Le strade che abbiamo percorso erano piccole e immerse nel velluto verde della campagna irlandese, disseminate di pecore dalle facce nere e casette una più bella dell’altra. E il cielo era una sfumatura continua e mutevole di milioni di gradazioni di grigi.
Il B&B dove abbiamo dormito si chiama Pinegrove e se vi dovesse mai capitare di passare da quelle parti per qualche ragione, ve lo consiglio di cuore. La signora Teresa è simpaticissima e di una disponibilità squisita, le stanze sono graziosissime e la casa in generale è molto accogliente. Insomma a me ha fatto una bellissima impressione, ci tornerei anche solo per il french toast che Mrs Kelly ci ha preparato la mattina seguente!
Dopo aver lasciato Tobercurry siamo andati a Sligo.
Sligo non l’ho trovata particolarmente entusiasmante. Il fantasma di Yeats non si è fatto vivo.
In compenso però abbiamo pranzato all’interno di una torre del 1600, ora bar-ristorante, The Belfry.
Proseguendo il viaggio verso nord abbiamo fatto un giro ai piedi del Benbulben, lungo il fiume Glencar con annesse cascatelle. Amazing landscape!
Mi ripeto? Eh, lo so, ma è così.
Ci siamo fermati a Bundoran per un po’, c’era una spiaggia troppo invitante e nonostante il freddo i miei piedi desideravano troppo sentire un po’ di sabbia tra le dita.
Scenetta: parcheggiamo la macchina, mio padre armeggia con la telecamera, mia madre ammira il panorama e io mi dirigo verso la spiaggia, lasciandoli dietro. Quando sto per mettere piede sulla sabbia mia madre mi chiama a squarciagola e mi tocca risalire la strada per sentire cosa vuole.
Una ragazza, non più tanto ragazza per la verità, appena visto mio padre con la telecamera si è alzata dalla panchina dove era seduta e sulla quale sembrava dormisse, si è tolta cappello e giaccone e ha insistito perché mio padre la riprendesse. Diceva che così l’avremmo portata in Italia con noi come ricordo.
Visto i suoi modi concitati l’abbiamo presa un po’ per matta, ma l’abbiamo accontentata. Sono stata mezz’ora a cercare di capire come si chiamasse, alla fine ci ho rinunciato, l’abbiamo salutata e siamo scesi verso la spiaggia.
Arrivati sulla spiaggia vediamo da lontano la tizia di prima che ci corre dietro. E adesso che vorrà? Ci chiediamo. Viene da me e mi da una medaglietta della Madonna, sorridendo e dicendo che Lei ci proteggerà e ci guarderà dall’alto. Si, sembrava un po’ matta, forse lo era davvero, ma quello che ha fatto mi ha colpito un po’, non tanto per la medaglietta, ma per la premura e la dolcezza con cui me l’ha data.
Strane cose accadono in Irlanda.
La sera siamo arrivati a Donegal Town e finalmente il tempo è stato bello nel vero senso della parola. Non faceva più freddo e il cielo era sereno. Ci siamo fermiamo in un B&B a due minuti di macchina dalla città, l’Ardlenagh View.
La casa era molto carina, su un’altura dalla quale si poteva ammirare il panorama delle colline intorno e di un pezzo della baia. Ci ha accolto il padrone di casa, con perfetta galanteria che mi sa tanto di uomo irlandese d’altri tempi!
Un bel padrone di casa insomma.
Prima di scendere in città per la cena mi sono seduta su un’altalena a contemplare il paesaggio. Ti rimette al mondo una veduta così. È tutto così bello, così perfetto, bucolico, calmo, rilassante. Sembra che tutti gli elementi del paesaggio si ritrovino a combaciare perfettamente tra loro come un puzzle il cui risultato è incantevole.
Il giorno dopo abbiamo visitato il castello, pieno zeppo di spagnoli discendenti degli O’Donnel che hanno improvvisato uno spettacolo di flamenco nella sala principale.
Seguendo la costa e passando per vari paesetti, siamo arrivati a Carrick dove volevamo vedere le Slieve League, ma sempre per colpa del tempo capriccioso ce l’hanno sconsigliato, così siamo saliti fino alle cliffs di Carrick. Slieve League in miniatura, ma suggestive e selvagge quanto basta per restare ammaliati, con le pecore che brucano sull’orlo del precipizio incuranti del vento che per loro fortuna soffiava dal mare e creava una scena spettacolare: fiocchi di spuma dell’oceano che sembrava neve che risalivano le pareti della scogliera e ricadevano sopra le nostre teste. Una perfetta neve marina.
Scesi dalla scogliera ci siamo rinfrancati e riscaldati in un pub sempre a Carrick con un bel tè e una fetta di apple pie.
Questi villaggi sono incredibili: 1 chiesa, 5 case, 7 pub e 100 pecore, questo il rapporto tra gli elementi che li compongono. Persone se ne vedono poche in giro, ma sono convinta che se decidessero tutti nello stesso momento di bere una birra non riuscirebbero a riempire tutti i pub del paese!
Prossima tappa: Ardara. L’unica cosa che mi fa piacere ricordare di questa città è il pub Nancy’s dove abbiamo cenato. In pratica una casa ormai non più abitata se non al piano di sotto dove c’è appunto il pub. Un po’ decadente e poco profumata, ma davvero un’esperienza divertente, soprattutto dopo che un tizio ha cominciato a chiacchierare con mio padre (che non sa una parola di inglese) perché era convinto di aver conversato con lui per tutta la sera precedente. Secondo lui anche io ero del posto, ma quando gli ho detto che eravamo arrivati da solo un paio d’ore lui ha tirato fuori una faccia stupita e mi ha assicurato che assomiglio moltissimo ad una ragazza del posto. Si, vabbè. Inventane un’altra.
Ascoltiamo un po’ di musica moscia in un altro pub e poi a nanna.
Si comincia la discesa verso Dublino. Enniskillen, Cavan, Kells e ci fermiamo a Navan, molto carina.
Il giorno dopo abbiamo visitato Trim e Tara. Trim mi è piaciuta molto, soprattutto per il castello, fantastico. È stato anche usato come sfondo per girare alcune scene di Braveheart. È il castello normanno meglio conservato di tutta Irlanda, davvero uno posto bellissimo.
A Tara credevo di rimanere più delusa, sapevo che c’era ben poco da vedere, eppure lo scenario che si presenta da quella collina è grandioso, si perde lo sguardo su mezza Irlanda!
Ultima tappa prima di Dublino: Slane, che a mio parere di bello ha solo il castello (che però non ho visitato) e il B&B dove abbiamo dormito, una casa georgiana che sulle pareti della dining room aveva appese le foto di Bono 15 anni fa quando era stato a Slane per registrare The Unforgettable Fire: Bono con i figli del padrone di casa, Bono affacciato ad una finestra, Bono abbracciato ad una ragazza. Bono bono come al solito.
Il giorno seguente abbiamo visitato Newgrange, organizzatissimo e molto bello (ho un debole per le vecchie pietre!
) e nel pomeriggio siamo arrivati a Dublino.
La sera c’è stato il fatidico incontro con gli irlandiani Shamrock80 e O’Connor, e per questo devo ringraziare l’efficientissima pzonq che è riuscita a organizzare a distanza una serata per farmi rifiatare! Sono stata davvero contenta di conoscerli!
Dublino mi è piaciuta, non mi ha fatto impazzire, ma mi è piaciuta. In realtà ci sono stata un solo giorno, ho fatto il classico giro turistico con il sightseeing tour bus, con l’autista che per contratto (parole sue!) doveva cantare Molly Malone. Credo che sia quasi d’obbligo visitare il centro, ma a me sarebbe piaciuto vedere la Dublino più periferica, i quartieri di tutti i giorni, la vita lontana dal centro turistico. Comunque Grafton Street ha il suo fascino, e anche i musicisti che ad ogni angolo suonano non scherzano!
Sono tornata a Roma contenta di mettere fine ad una vacanza che stava degenerando, felice che miei occhi si siano posati DAVVERO su quelle terre, e sicura che la prossima volta sarà ancora meglio. Una prossima volta come dico io, però.
Vi ringrazio per l’appoggio, l’interesse e per avermi aiutato a costruire un’immagine mentale dell’Irlanda che ha rispecchiato pienamente la realtà.
Vi ho pensato tutti, molto spesso. Siete stati con me nel mio primo viaggio in Irlanda.