Enzo Baldoni

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fergus
00venerdì 27 agosto 2004 12:02
posto quest'articolo scritto in tempi ahimé "non sospetti"

www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=234&id_area=146
Sean1
00venerdì 27 agosto 2004 14:13
La terra, il tepore, la morte.
sabato, 24 luglio 2004
La terra, il tepore, la morte.


E' tornato. E' tornato il momento di partire.
Da un po' di tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva: "Baghdad! Baghdad! Baghdad!". Ho dovuto cedere.
Come sempre, quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le coincidenze. E chissà quanto sono segni e quanto le provochiamo noi.

Ancora una volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio.
La terra, sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava.
Lucciole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli.
E' qui che da piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. E' qui, davanti a un piatto di tagliatelle, che tre anni fa si è fatta sentire la solita vocina che ripeteva: "Colombia, Colombia, Colombia!"


Si è parlato molto di morte in questi giorni: della morte serena di Zio Carlo, filosofo e yogi, che forse sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.




Di Enzo G. Baldoni
http://bloghdad.splinder.com

[Modificato da Sean1 27/08/2004 14.27]

Maratona70
00venerdì 27 agosto 2004 16:06
Tratto da: http://bloghdad.splinder.com/1092841749#2747411




mercoledì, 18 agosto 2004
Un convoglio sgarrupato

[domenica 15 agosto, ndr]


I due camion sono pronti, con le sole insegne sbiadite della Mezzaluna sulle portiere e il tetto bianco. Aprirà il convoglio quel catorcio che è la Nissan di Ghareeb, seguita dai due vecchi Ford della Mezzaluna. E' un convoglio sgarrupato, ma porta 10 tonnellate di acqua imbustata litro per litro da Francesco, Lillo e Andrea assieme ai loro colleghi iracheni. E poi bende, antidolorifici, disinfettanti, flebo, aghi, anestetici: un minimo essenziale per la chirurgia di guerra.

Partiamo tra gli applausi della gente della Croce Rossa "Vorremmo venire con voi!" gridano tutti. Sono sinceri. E io porterò a Najaf un po' di loro: le due bandiere che ho nascosto nello zainetto.

Secondo una vecchia tradizione delle carovane del deserto, veniamo spruzzati di acqua benaugurante. Usciamo dal recinto dell'ospedale e ci infiliamo nel traffico pazzesco di Baghdad. Posti di blocco, caos, gente col mitra in mano. Ogni tanto, qualche esplosione. E' buffo come, dopo un po', uno non faccia più caso ai colpi di mortaio.

In macchina con noi c'è anche Salah, il braccio destro di Beppe, un iracheno dal volto mefistofelico che è stato maggiore nell'aeronautica e che rimpiange Saddam. Mi chiedo se è con noi per aiutarci o per controllarci. Chi lo sa. Ma così è l'Irak: è difficile sapere chi è davvero chi hai di fianco. In uno dei due camion c'è un alto esponente dell'Esercito del Mahdi (gli uomini di Mouktada As Sadr) che è la nostra assicurazione sulla vita. L'unica cosa che ci fa davvero paura sono gli americani.

Usciamo dalla città, imbocchiamo la Baghdad - Bassora. Ghareeb è molto nervoso. Perdiamo il contatto con i camion. Ghareeb vomita imprecazioni in arabo nel telefonino, poi inverte la marcia, salta sull'altra corsia, taglia la strada a due o tre macchine che passano strombazzando, torna indietro a velocità pazzesca zigzagando da una corsia all'altra: eccoli là, i due camion, fermi sul ciglio della superstrada.

Sotto il motore del camion di testa una chiazza d'olio si sta allargando rapidamente.



di zonker [Enzo G. Baldoni] | 17:09, ora di Baghdad |


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Non dico nulla per il rispetto che si deve alla persona e alla famiglia, ma se non avesse avuto paura solo degli americani, forse adesso...

cossaigh
00venerdì 27 agosto 2004 20:19
cossaigh
00sabato 28 agosto 2004 21:05

Il mio funerale
Disposizioni per un saluto
di Enzo Baldoni

Il 24 maggio 2003, Enzo Baldoni mandava un’e-mail al suo newsgroup. Parlava di come avrebbe voluto essere salutato nel caso - improbabile, visto che si sentiva "sicuramente immortale" - di un "errore del Creatore". Libiamo

Stamattina sono stato a un funerale. La cerimonia è andata via liscia e incolore finché alla fine il prete ha detto: "Ora il figlio vuole dire qualche parola".
Il figlio, in dieci minuti, ha tratteggiato un ritratto vivo, affettuoso e vivace del padre. Un ritratto senza sbavature né esagerazioni né cedimenti al sentimentalismo. Ma quei dieci minuti hanno avuto più calore, colore e spessore di tutto il resto della cerimonia. Il papà era ancora lì tra noi, vivo, e questo sarà il ricordo che ne manterremo.
Ordunque, trascurando il fatto che io sono certamente immortale, se per qualche errore del Creatore prima o poi divesse succedere anche a me di morire - evento verso cui serbo la più tranquilla e sorridente delle disposizioni - ecco le mie istruzioni per l'uso.
La mia bara posata a terra, in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe anche essere la Casa delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L'ora? Tardo pomeriggio, verso l'ora dell'aperitivo.
Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere perché magari sono sparito in mare (non è una cattiva morte, ci sono stato vicino: ti prende una gran serenità) in uno dei miei viaggi, andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra.
Verrà data comunicazione, naturalmente per posta elettronica, alla lista EnzoB e a tutte le altre mailing list che avrò all'epoca. Si farà anche un annuncio sui miei blog e su qualsiasi altra diavoleria elettronica verrà inventata nei prossimi cent'anni.
Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati.
Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che *assolutamente* non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po' più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati.
Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato.
Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l'orchestra degli UNZA, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un po' anche a me.
Voglio che si rida - avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte. E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un'offesa alla morte, bensì un'offerta alla vita.
Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata.
Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega.

e.

Fonte: www.diario.it/?page=wl04082800


Corcaigh
00domenica 29 agosto 2004 16:03
Le parole per commentare questi ultimi mesi di politica iternazionale mi vengono meno.
Per cui le chiedo umilmente in prestito a Stefano Benni.

MI CHIEDO
Stefano Benni, sabato 20 marzo 2004

Mi chiedo se non sarebbe corretto cambiare la definizione di «pacifisti» in «la maggioranza dei cittadini italiani contrari alla guerra». Mi chiedo, se è sensato e utile manifestare per la pace e penso, se il potere ogni volta ha un attacco isterico, allora deve essere anche più sensato e utile di quanto speravamo.
Mi chiedo se dopo che è stato dimostrato che l’Iraq non possedeva armi di sterminio, è più vile ritirarsi o è più vile accettare ogni menzogna e veleno di questa guerra.
Mi chiedo, se l’occupazione doveva riportare la pace in Iraq, perché si continua a morire più che in guerra. Se ciò è inevitabile, è frutto di incompetenza militare o è in parte pianificato.
Se l’Onu vuole esistere o continuare a lamentarsi che non esiste.
Se quello che dice il Papa sono gaffes.
Se tra i favorevoli alla guerra quanti sono onesti e convinti, quanti stanno soltanto dalla parte del più forte e quanti antiamericani in più ci sarebbero stati se Saddam avesse vinto e fosse diventato il primo petroliere mondiale.
Mi chiedo perché c’è chi diventa pacifista solo quando sa che c’è la televisione a riprendere.
Mi chiedo se quelli che tirano sempre in ballo Hitler è perché temono un suo ritorno o perché rimpiangono i suoi metodi.
Mi chiedo se c’è già un rapporto sulle armi di sterminio di Prodi.
Mi chiedo perché Berlusconi non è ancora andato a Nassiriya e poi me lo spiego. Uno, che coraggio pretendete da uno che ha paura anche di affrontare Fassino? Due, sta aspettando la settimana prima delle elezioni. Tre, il caldo scioglie il fard.
Mi chiedo dove sono finiti Saddam Hussein, Osama e il mullah Omar e se sono già cominciati i provini per il nuovo Satana.
Mi chiedo dove trova tutti questi soldi Al Qaeda se ogni conto era stato bloccato, e come mai si fermano gli aerei per un passeggero sospetto e non si riesce a intercettare un solo carico di armi.
Mi chiedo perché è più facile trovare una tonnellata di esplosivo che un carciofo a buon prezzo.
Mi chiedo se quelli che ti dicono sottovoce che comunque una bomba sui treni a Madrid è un bel colpo contro l’America sono stupidi, sanguinari o ignoranti in geografia.
Mi chiedo quanti strateghi televisivi giocherebbero entusiasticamente coi soldatini e il plastico, se in studio ci fossero i parenti dei soldati.
Mi chiedo se quando andrò a votare, voterò per il nuovo parlamento o per un rinnovo di consiglio aziendale.
Se dopo il voto resterò un cittadino sia nella maggioranza sia nella minoranza.
Se adesso che la Fininvest si è salvata dai debiti scenderanno in campo anche la Tim, la Fiat e il campionato di calcio. Il Bingo sappiamo già che si presenterà.
Se un premier che ha mandato Previti a corrompere i giudici tra tre anni deve ripresentarsi alle urne o al commissariato.
Se un premier che controlla il novanta per cento dell’informazione strilla contro il restante dieci per cento, che bella opinione ha della verità delle sue idee.
Mi chiedo se la sinistra istituzionale comincerà a chiamare le cose col suo nome una settimana prima delle elezioni, oppure la settimana dopo, o mai.
Se non si parla più delle Pidue perché ormai è tutta al governo o perché non è più di moda.
Mi chiedo, avendo quasi cento parlamentari la fedina penale sporca, se non sarebbe meglio sostituire l’obsoleto termine di onorevole col moderno termine di riciclabile. Il riciclabile Dell’Utri, parlando con il riciclabile Pomicino...
Mi chiedo perché la sinistra non ha il coraggio di togliere dalla liste persone che hanno la fedina penale sporca. Mi chiedo perché nessuno parla delle tangenti di Tanzi.
Mi chiedo a chi serve pensare che la magistratura è un monolito e non un’istituzione complessa e contraddittoria, fatta di toghe rosse, subumani antropologicamente inferiori, collusi con la mafia, corrotti, piduisti, e uomini onesti che rischiano la vita.
Mi chiedo perché ogni giorno qualcuno mi dice che Sofri sta per uscire, e Sofri è sempre dentro.
Mi chiedo perché i banchieri hanno problemi cardiaci al momento dell’arresto e gli extracomunitari mai.
Mi chiedo perché dopo cinquant’anni di stragi senza un colpevole né sinistra né destra vogliono aprire i dossier segreti. Se è perché ci ritengono poco maturi o troppo maturi per giudicare.
Mi chiedo quando vado in banca se sto consegnando i miei risparmi a una grande mamma premurosa o sto finanziando qualche bancarottiere.
Mi chiedo se di questi tempi ha senso parlare di cultura e rispondo sì, perché questo governo ha una paura fottuta di ogni forma di intelligenza.
Mi chiedo se Goebbles avrebbe detto «quando sento la parola cultura metto mano al telecomando».
Mi chiedo perché nessuno dice che la televisione sta perdendo ascolto e i libri e le biblioteche resistono benissimo.
Mi chiedo perché siamo l’unica televisione in Europa che non ha una vera trasmissione per i libri.
Mi chiedo: se Vespa è il primo piano, chissà che schifo è il pianterreno.
Mi chiedo se è Baget Bozzo ad aver ispirato Jabba di Guerre Stellari, o viceversa.
Mi chiedo come fanno i ragazzi a essere se stessi se la riforma scolastica gli viene presentata da due cyborg liftati, patinati e cotonati come Silvio e Letizia.
Mi chiedo se la società Autostrade dà un Viacard per due mesi agli automobilisti rimasti bloccati per ore nella neve, se li sta prendendo per il culo o sta cercando di dargli il colpo di grazia.
Mi chiedo se faranno prima il ponte di Messina o la bretella di Mestre.
Mi chiedo quando rifaranno un cellulare che serve solo per telefonare.
Mi chiedo se i cortei per la pace sono più veloci o io sono diventato più vecchio.
Mi chiedo cosa avrebbe scritto oggi Luigi Pintor.
Mi chiedo quanto continueremo a definire anomalo un clima ormai normalmente disastroso.
Mi chiedo se un documento di settecento grandi scienziati che prevede il collasso della terra entro cinquant’anni è meno importante di un pieno di benzina.
Mi chiedo se dobbiamo clonare gli uomini o migliorare i prototipi.
Se non sarebbe meglio ammettere che non esiste un Dio ma tante idee di Dio, non un terrorismo ma cento terrorismi, e che ogni guerra è diversa dall’altra, ma abbiamo un mondo solo.
Mi chiedo se il decimo pianeta recentemente scoperto, non sia quello pronto a sostituirci.

admin/moris
00venerdì 24 settembre 2004 14:21



A distanza di qualche settimana dal suo omicidio, ieri ho iniziato a leggere i post di Baldoni pubblicati sul suo blog

bloghdad.splinder.com

Sono eccezionali a prescindere dalla tragica fine di Enzo.
Vorrei tanto avere la sua ironia, la sua curiosità e capacità di descrivere le cose.

Ciao, sei un grande.





Questi i primi tre interventi del blog...

lunedì, 26 luglio 2004
Elogio dell'ignoranza.


Sembra paradossale, ma il problema, sull'Irak, è che c'è troppa informazione. Siti, blog, articoli di giornale, instant book. In Irak son già passati tutti, decani del reportage di guerra, mezzibusti da sbarco, giornalisti embedded. E i loro pezzi sono tutta una raffica fragorosa di scoppi e spari. Passiamo sotto il fuoco! La macchina sforacchiata dai proiettili! Rimbomba una forte esplosione! Il mio fedele autista! Gli uomini di Al Sadr ci circondano! Si sentono raffiche in lontananza! Salta una mina di fronte a noi! Volute di fumo nero! Un uomo in fiamme!

Eh, la madonna. Quanto casino.

Il materiale è sterminato, vorresti sapere tutto, leggere tutto, informarti di tutto, in una specie di bulimia che alla fine ti strozza e ti ingolfa.

Per fortuna la dritta giusta me l'ha data l'altro giorno Giacomo, giornalista di quelli veri (mica come me, che in fondo sono solo un turista di guerra): "Dai retta a me, a volte l'ignoranza è un vantaggio. O hai approfondito per anni un Paese o ci vai tabula rasa. Arrivi senza preconcetti e, per sbaglio, ti capita di vedere quello che gli altri non vedono. Lo sguardo di Candide..."

Mi piace questo approccio. Meno faticoso. Mi piace l'idea di viaggiare per sbaglio. Mi rilasserò e andrò dove mi guida la panza.

E, speriamo, il culo.



lunedì, 26 luglio 2004
Ci sarà figa, a Baghdad?

E, a proposito di culo: mi sono comprato un costumino rosso di Ferré (uno che di panzoni se ne intende) che mi sta come un figurino . Seduto a gambe incrociate, sono entrato in uno stato di profonda meditazione e, contemplando il costumino di Ferrè, ho trovato l'obiettivo di questo viaggio: stare venti giorni spaparanzato nella piscina del Palestine. Posto tranquillo, pochi turisti...
Chissà se c'è figa, a Baghdad


lunedì, 26 luglio 2004
Ti facciamo internare!


Anche le due donne più importanti della mia vita, ovviamente, leggono questo blog. E oggi, tre ore prima dell'aereo per Amman, mi hanno messo in croce: "Figa a Bagdad? Vai a cercar figa a Bagdad? Ma sei da internare! Per certe cose si va in Thailandia, a Cuba, in Colombia!

Guarda, al limite in Birmania. Un po' più improbabile Timor Est, però, insomma. Ma ... Baghdad? Andare a Baghdad per scopare è come farsi spalmare di napalm per abbronzarsi. Non può essere sano di mente, uno che va a figa a Baghad. Altro che la testa! L'uccello, ti tagliano, in Iraq! Se vuoi scopare non puoi andare come tutti quanti a Rimini, a Cannes, a Fuerteventura? Non potevi fare turismo sessuale, come tutti i mariti? No, a lui solo il rischio, lo eccita."

E la figlia, di rincalzo:

"Tranquilla, mamma lo facciamo internare. Come gli altri anni, che lo abbiamo messo a Villa Tranquilla con due flebo nel braccio."

....



[Modificato da admin/moris 24/09/2004 14.22]

eyebright
00venerdì 24 settembre 2004 14:31
LO: Ma tu non fai solo il copy. Viaggi nei paesi in guerra, cacci il naso nei casini, ti fai ospitare dai guerriglieri... Perché?
EB. Non lo so. So solo che provo una grande fascinazione per la gente che rischia la pelle per un'idea. Ogni tanto parto - veramente sulle ali del caso, spesso non ho contatti - e sbarco in un posto ai Tropici o all'Equatore per poi trovarmi coinvolto in catene di coincidenze pazzesche che mi portano in posti dove la gente appoggia il Kalashnikov al muro come se fosse una bicicletta.

E' strano: se hai l'audacia di inseguire i tuoi sogni, questi si realizzano.

Questo devo a Baldoni.
E se uno poi deve finire così ? Va bene, se ci credeva, va bene anche quello.






[Modificato da eyebright 24/09/2004 15.27]

Sean1
00mercoledì 29 settembre 2004 17:36


http://www.linus.net/hdoc/baldoni/baldoni.asp

[Modificato da Sean1 29/09/2004 17.42]

admin/moris
00giovedì 30 settembre 2004 13:28
Lettera aperta del fratello di Enzo ai giornali
Caro direttore,

felici questi giorni anche per noi Baldoni, contenti di rivedere le facce belle, pulite e sorridenti di Simona Pari e Simona Torretta, e di stringerci idealmente in un abbraccio ai loro familiari. Ma permetteteci, da cittadini qualsiasi di questo stato, di farci e fare pacatamente qualche domanda molto diretta.

Perché nel caso di Enzo il governo italiano ha sonnecchiato così a lungo e si è dimostrato così freddamente distaccato da una tragedia che anche in quel caso non aveva coinvolto solo una persona, ma un'intera nazione?

Perché le opposizioni non sono riuscite ad andare oltre la polemica spicciola, invece di sollecitare l'immediata azione di tutte le altre forze politiche per una soluzione rapida del sequestro?

Perché i servizi segreti hanno perso giorni preziosi minimizzando subito la questione della sparizione di Enzo, addirittura dando notizie infondate su una sua presunta irresponsabile uscita dal convoglio della Croce Rossa, quando lui era stato evidentemente catturato mentre era di ritorno a Bagdad assieme ai medici e agli infermieri con cui era andato a curare un gruppo di feriti iracheni?

Perché dopo tutto questo tempo non si riesce ad avere il benché minimo indizio su che fine abbia fatto il corpo di un occidentale clamorosamente rapito e ucciso nella non immensa periferia di Bagdad?

Insomma, abbiamo due governi, uno efficientissimo e uno completamente inaffidabile, così come abbiamo due opposizioni e due servizi segreti?
Pensiamo siano cose che molti altri italiani si chiedono, confusi anche da questa improvvisa e un po' sguaiata gara della nostra classe politica ad attribuirsi meriti e medaglie, mentre un mese fa era tutto un correre a nascondersi nei coni d'ombra disegnati dalle poltrone.

Qualcuno può rispondere? Grazie.
Sandro Baldoni
Sean1
00giovedì 30 settembre 2004 18:07
admin/moris
00giovedì 30 settembre 2004 22:40
ciao zonker !
Ho saputo solo dopo la morte di Enzo che lui, tra le tante cose che faceva (pubblicitario, giornalista, ecc..) era anche la "voce italiana" di Zonker & co., ineguagliabile striscia che leggevo spesso in passato sulle pagine di Linus

Un'ulteriore motivo per ricordarlo con enorme affetto

[Modificato da admin/moris 01/10/2004 15.07]

gior77
00giovedì 18 novembre 2004 11:49
dal sito di Emergency
15/10 Sulaimaniya, iraq: Ci stavamo rassegnando a non trovarlo. Mohammed, il giovane amputato per cui Enzo Baldoni aveva chiesto l'aiuto di Emergency, sembrava sparito nel nulla. Avevamo cominciato a cercarlo poche ore dopo essere stati raggiunti dalla tremenda notizia: Enzo è stato ucciso. Forse per non crederci, avevamo d’istinto riletto le sue mail di pochi giorni prima. “Lo so, di lettere così ne ricevi a dozzine…” e di seguito la storia di Mohammed, cui la guerra aveva tolto la moglie e il figlio che stava per nascere. E lo aveva lasciato privo delle gambe. Alla domanda “Potete fare qualcosa per lui?” la risposta era scontata :”Mandalo nel Centro protesi e riabilitazione di Emergency a Sulaimaniya, dove avrà cure di alto livello e gratuite”. “No, lo accompagnerò io”. Era questa la promessa, accidenti!
Invece la guerra ha colpito anche Enzo, e toccava a noi portare a termine questo suo progetto. Le indicazioni in nostro possesso erano molto vaghe, ma Hawar, il manager dei nostri ospedali in Iraq, ha passione e fantasia grandi. Manifesti con la fotografia, inserzioni sui giornali locali, viaggi nelle città più probabili…Nessuna traccia di Mohammed, ma tante segnalazioni di altri “Mohammed”, con bisogni analoghi. Ci consolava almeno questo, poter essere utili a loro, in aggiunta ai circa 3.500 pazienti finora curati nel nostro Centro protesi. Invece è arrivata anche la bella notizia a cui stavamo rinunciando. Hawar, che in questi giorni è in Italia per motivi personali, è stato raggiunto da una telefonata. I “nostri” hanno trovato Mohammed, e lo stanno per trasferire a Sulaimaniya.

Era il regalo che volevamo fare a Enzo, a Giusy e ai loro figli. L’ultima mail del nostro amico chiudeva così. «Scusami, in questo momento mi stanno venendo i lucciconi. Stupida emotività».

Vale anche per noi, Enzo, vale per tutti noi.

Teresa Sarti, presidente di Emergency

[Modificato da gior77 18/11/2004 11.50]

admin/moris
00venerdì 10 dicembre 2004 13:30
Iraq, il padre di Baldoni: nessuno si è mosso per mio figlio
Da Repubblica di oggi

"Perché nessuno si è mosso per mio figlio?" E' la domanda e, allo stesso tempo, l'atto di accusa che Antonio Baldoni, padre di Enzo, il pubblicitario e free lance ucciso in Iraq, ha lanciato oggi a Firenze, dove ha ritirato durante un incontro promosso dall'Unesco un premio giornalistico per la pace e la difesa dei diritti umani, intitolato alla memoria del figlio. Antonio Baldoni ha aggiunto: "Ho ben presente i tentativi fatti dal governo e dai ministri per salvare altri ostaggi. Qualcuno dice che il mio figliolo sapeva troppe cose e che quindi per questo era pericoloso. Allora, adesso, silenzio tombale. Aperiamo almeno che ci restituiscano il corpo di Enzo perché si possa portare un fiore e pregare sulla sua tomba".

admin/moris
00venerdì 10 dicembre 2004 13:37
dal blog di pino scaccia, reporter RAI da Baghdad
28.11.04 - LA VERITA' SU ENZO BALDONI: TUTTI I MISTERI DI WEJDY, UNO STRANO INTERPRETE (CON IL MITRA)

Come risulta dall'articolo e dalla foto che si possono trovare ai seguenti link
Baltimore Sun >>>
Iraq Headlines >>>

...l'interprete di Helen Williams, Wejdy Adeeb, raffigurato nella sezione "L'Iincontro con Helen" faceva parte nell'ottobre 2003 della "Facilities Protection Service", una sezione di giovani iracheni scarsamente addestrati e messi in servizio per proteggere installazioni chiave ed assistere i soldati americani. Che l'interprete e il milite siano la stessa persona, a parte l'eccezionale "somiglianza", è confermato dall'articolo apparso su Electronic Iraq, il sito di Helen Williams, dove Wejdy Adeeb è citato con nome e (lo stesso) cognome, al link
Electronic Iraq >>>

Inoltre, con tutta probabilità il medesimo Wejdy, coadiutore dell'esercito USA ed interprete di Helen Williams, è quello stesso "Wegdy", nominato molto di sfuggita (per poche ore) da Justin Alexander quale amico e collaboratore di Ghareeb e che con Ghareeb stesso e con Enzo Baldoni aveva passato un intero
pomeriggio. Questo il pezzo originale apparso il 10 settembre 2004 per poche ore sul blog di Justin Alexander:
"The photo shows Ghareeb with me and Wegdy, another Iraqi friend, sitting on a balony in central Baghdad. It's hard to believe that this fun evening in Karada, discussing very serious things and yet also joking about, was only a month ago. A few days after this photo was taken Enzo Baldoni had arrived and we had another fun evening in Wegdy's flat".
Il pezzo di Justin Alexander, modificato e con l'immagine di "Wegdy" tagliata, è ancora online sul suo blog al link
Justin Alexander >>> (Come post alla data dell'11 settembre 2004).

Il quadro si farebbe poi ancora più inquietante se considerassimo la possibile esistenza di un legame tra la "famosa" lista contenente i nomi delle due Simone ed altri elementi ad esse accomunati, quali Ghareeb ed Enzo (e ci si chiede perchè non Wegdy).

"L'esistenza di una lista è stata confermata questa sera, a Porta a porta, dal commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli: i nomi delle due volontarie erano in una lista che pare provenisse da uffici dei servizi segreti Usa, e che le individuavano, secondo gli iracheni, come elementi di spionaggio". E Scelli aggiunge anche che "in qualche modo le due ragazze si collegavano a Baldoni e Ghareeb", i cui nomi, però, non sarebbero stati tra quelli dell'elenco in mano ai sequestratori". Repubblica >>>
In proposito, non è inutile sottolineare che a rigor di logica è più facile che una lista stilata dai servizi segreti USA contenga presunti elementi di spionaggio della parte avversa piuttosto che i ...propri!! Pipistro

Il nostro impegno resta quello di capire cos'e' successo a Enzo Baldoni. Cioe' perche' e' successo. Tutte le domande sullo strano ruolo di quel ragazzino che era vicino a Helen durante il tragico viaggio a Najaf servono a chiarire alcuni punti oscuri di una storia ancora troppo piena di dubbi. Bisogna ricordare, per dovere di cronaca, che l'idea di infilare in quell'ambulanza Helen e Wejdy e' stata di Ghareeb. Tutti noi (compreso il capo missione della Croce Rossa) pensavamo che fossero due volontari della Luna rossa. Abbiamo scoperto i loro ruoli diversi solo perche' la colonna e' stata attaccata. All'andata. E, purtroppo, anche al ritorno. Quell'agguato che Helen, testimone diretta, non ha mai raccontato nei particolari. E che Justin ha appena accennato, salvo poi cancellare tutto dopo poche ore. Se volesse chiarire, sarebbe meglio. Per tutti.

55achab
00venerdì 10 dicembre 2004 14:10
Re: dal blog di pino scaccia, reporter RAI da Baghdad

Scritto da: admin/moris 10/12/2004 13.37
28.11.04 - LA VERITA' SU ENZO BALDONI: TUTTI I MISTERI DI WEJDY, UNO STRANO INTERPRETE (CON IL MITRA)



Caro Admin riapri una ferita nel mio cuore con la riproposta di questo 3d.

again good bye enzo,
ci hai lasciato soli (siamo pochi, siamo in molti ... non lo so)
in questo mondo di ipocriti dove ciò che conta è solo il denaro.

achab tristissimo e addolorato

admin/moris
00domenica 2 gennaio 2005 16:14
L'ultimo numero del 2004 della rivista "Diario" allega una pubblicazione dedicata ad Enzo.



UN MESE NELLA VITA DI ENZO BALDONI
Per Natale vi lasciamo con una buona lettura. Il nuovo numero speciale è un libro di 258 pagine ricordare Enzo Baldoni e il suo viaggio in Iraq, l'azione più bella che noi italiani abbiamo compiuto laggiù. Con foto e testi ritrovati
admin/moris
00mercoledì 7 giugno 2006 23:25
Samuele Bersani - Occhiali rotti

Ho lasciato la mancia al boia per essere sicuro
che mi staccasse la testa in una volta sola e ti assicuro
non lo pagai sperando di fermarlo
come mai si ritirò è un mistero e il motivo non so spiegarlo
ma so andarmene lontano
se nessuno mi trattiene
e tornarmene a Milano nonostante le catene
Ho lasciato la mancia al boia, sai quanto mi servisse
un orologio Bulova
se il tempo lo scandiva la mia tosse
tanto che poi in cambio ottenni acqua
e un sorriso che pensai
fosse un rischio persino per lui
per capirmi è necessaria la curiosità di Ulisse
di viaggiare in solitaria
vedendo il mondo per esistere…
E chissà che poi non capita che ad uccidermi
sia per caso la pallottola amica di un marine
ma se chi dovrebbe darti aiuto respinge il tuo saluto cosa fai?
bestemmi o preghi il dio del vetro andando marciandietro via dai guai
e vai all’inferno
che la differenza in fondo non ci sta
Ho lasciato la mancia al boia per essere sicuro
che mi staccasse la testa in una volta sola e ti assicuro
non lo pagai sperando di fermarlo
come mai si ritirò è un mistero e il motivo non so spiegarlo
ma nel giro di un minuto dietro a un paio di lenzuola
è sbucato il sostituto
con in mano una pistola
Finalmente un po’ di musica
ma che nostalgia di quando avevo preso la chitarra elettrica e l’ho data via
chissà se gli errori del passato sono ancora adesso in garanzia
e se mi verrà mai perdonato il fatto che io spesso andassi via
un bacio a tutti, quanti sogni belli e quanti brutti
i miei occhiali si son rotti
ma qualcuno un giorno li riparerà…
Finalmente un po’ di musica
ma che nostalgia di quando avevo preso la chitarra elettrica e l’ho data via
chissà se gli errori del passato sono ancora adesso in garanzia
e se mi verrà mai perdonato il fatto che non fossi a casa mia
un bacio a tutti, fate sogni belli e pochi brutti
i miei occhiali si son rotti
ma qualcuno un giorno se li metterà
e a occhi semichiusi
attraverserà posti distrutti
e silenziosi
admin/moris
00giovedì 24 agosto 2006 23:50
a due anni di distanza da quel fottuto 26 agosto...

Segnalo questo libro che si divora in poche ore, non perchè sia piccolo - ha 192 pagine- semplicemente perchè è appassionante, ironico, divertente,tragico e toccante come poche delle cronache di conflitti che ho letto.

E' una raccolta di testi che Enzo pubblicò sul suo blog, che affrontano "sul campo" la complicata situazione colombiana.



E' uscito lo scorso maggio.

Casa editrice il Saggiatore
Collana Terre/idee
Pagine 192
€ 14,00
ISBN 88-428-1360-5
maggio 2006


Enzo Baldoni
Piombo e tenerezza

"E' notte e, in ritardo, come al solito, preparo lentamente la valigia. Gli scarponi consumati. I pantaloni strappati nei rovi. Una camicia macchiata. Il distintivo delle Farc strappato al riluttante comandante Juliàn. E infine il compagno di viaggio più prezioso, il taccuino ormai pieno della mia calligrafia contorta, con la copertina di tela blu un po' consunta, sporca qua e là del fango del Caguàn. Mi sto lasciando un altro pezzo di vita alle spalle, e anche questo va bene così. L'ho vissuto intensamente. Niente rimpianti, me ne vado più ricco."

Nell'estate 2001 Enzo Baldoni è in Colombia per la prima volta. Il progetto è quello di intervistare il capo dei capi, il leggendario Tirofijo: il guerrigliero delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane). Nel suo viaggio il reporter incontra cantanti d'opera, femminielli e tossicodipendenti, conosce guerrigliere e comandanti, contadini e tassisti, descrive, appunta, fotografa, senza mai abbandonare quello sguardo divertito, curioso e partecipe che rende così speciali i suoi reportage. Sette settimane affollate di incontri indimenticabili e grandi avventure, di tragedie e risate, di sequestri e combattenti. C'è la Bogotà degli ultimi, dei quartieri dove la polizia ha terrore di entrare, quella degli attori di teatro e dei magistrati, e c'è il Caguàn delle Farc, dei cocaleros e dei contadini. Baldoni racconta non soltanto le ingiustizie di un paese imprigionato da quarant'anni di guerra civile, ma anche le motivazioni che lo hanno spinto a descrivere la vita e la morte nei luoghi del mondo dove sono più violente, improvvise e quotidiane. Il diario divertente e insieme drammatico di uno straordinario scrittore. L'ultima parola, l'ultima risata, l'ultima puntualizzazione di Enzo Baldoni su Enzo Baldoni.

Enzo G. Baldoni nasce nel 1948 a Città di Castello, Perugia. Si diploma in agraria, ma nella vita fa tutt'altro. Nel 1980 fonda l'agenzia pubblicitaria Le balene colpiscono ancora. Traduce la striscia Doonesbury di Garry Trudeau. Ogni estate parte. Nel 2004 è in Iraq dove organizza due missioni umanitarie a Najaf. Viene rapito con l'amico Ghareeb, con il quale trascorre i giorni di prigionia. La notte del 26 agosto arriva in Italia la notizia della sua morte.





[Modificato da admin/moris 24/08/2006 23.51]

=moris=
00venerdì 23 marzo 2007 11:43
Il testamento di Enzo Baldoni (1994)


"Voglio che si rida - avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte - . E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un'offesa alla morte, bensì un'offerta alla vita.

Verso le otto o le nove, senta tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata.

Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega".




Che dire ? Le più belle disposizioni di funerale che abbia mai letto. Se mai un giorno la sua salma tornerà in Italia, vorrei esserci anch'io al funerale di Enzo.
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