30 gennaio 1972: the bloody sunday

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Arira
00domenica 19 ottobre 2003 19:54
Sentito che hanno incastrato quel cosiddetto "soldato F"???? Secondo me anche se dovesse finirci dietro le sbarre rimarrà 1 presa per i fondelli. Mi ci gioco la testa che dopo pochi mesi sarà di nuovo libero con magari anche 1 promozione... vi sembra giusto che 1 assassino se la cavi a questo modo??? 1 vigliacco che ha sparato addosso a degli innocenti??? Che voltastomaco....
dubh
00domenica 19 ottobre 2003 21:22
Credo che mi sia sfuggita [SM=g27831] Mi spieghi?Chi è il soldato F? [SM=g27833]

dubh che si sente profondamente ignorante. o forse rimbambita, visto che viene bombardata da informazioni tutto il giorno e non sa chi sia [SM=g27813]
Arira
00domenica 19 ottobre 2003 21:37
[SM=g27824] [SM=g27824] Niente, il Soldato F è in poche parole 1 di quei ... ... che il 30 gennaio del 1972 a Derry hanno sparato sul corteo dei manifestanti (DISARMATI) per i diritti civili. La Bloody Sunday... lo hanno incastrato ma tanto non cambia niente. Comunque è facile trovare qualcosa su internet sull'argomento... in ogni caso questo processo (meglio che ci sia cmq) è solo 1 presa in giro, giusto per l'opinione pubblica... [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27812]
dubh
00domenica 19 ottobre 2003 23:13
ah ok [SM=g27828]
Vado a rispolverare i libri sul tema [SM=g27828] Hugs
admin/moris
00lunedì 20 ottobre 2003 09:12
BLOODY SUNDAY: EX SOLDATO INGLESE NEGA DI AVER DATO FALSA TESTIMONIANZA

un ex parà inglese ha negato di aver dato falsa testimonianza durante l'inchiesta sul Bloody Sunday. L'ex parà ha dichiarato di aver sparato 19 colpi contro un cecchino, ma l'avvocato Christopher Clarke ha detto che il soldato doveva essere sfortunato a non aver colpito il cecchino con 19 spari. Secondo Clarke la verità è che il parà sparò contro i civili. L'ex parà ha negato questa accusa.


(Fonte : Irlandanews.org)

[Modificato da admin/moris 20/10/2003 9.13]

cybermatrix
00lunedì 20 ottobre 2003 10:56
LONDRA - All'inizio del 1972 l'esercito britannico aveva perso il controllo di Londonderry, la città dell'Irlanda del Nord affacciata sull'Atlantico, dove i cattolici avevano creato una «libera» Derry, come si chiamava prima che le sue terre divenissero proprietà, nel diciassettesimo secolo, della City di Londra. Ogni pomeriggio bande di ragazzi si riunivano all'«aggro corner», l'angolo degli arrabbiati all'ingresso del quartiere di Bogside, e lanciavano alle pattuglie britanniche tutto ciò che poteva far male: pietre, sbarre di ferro, bottiglie molotov, bombe con i chiodi. I teppisti, com' erano chiamati dagli inglesi, si rifugiavano dietro le barricate alzate dall 'Ira, l'esercito repubblicano clandestino, anzi dall'ala più dura, i Provos,> che pretendevano l'unificazione delle contee dell'Ulster alla Repubblica d' Irlanda. Vicecomandante dell'Ira, a Bogside, era un apprendista macellaio di 21 anni, Martin McGuinness, responsabile della disciplina (spesso mantenuta con una revolverata alle gambe, sbrigativamente), che è oggi ministro dell' Educazione, per conto del Sinn Fein, nel governo della provincia, a Belfast: a Derry, racconta, l'Ira aveva pochi volontari, «ma migliaia di persone erano con noi». A Londra, però, il primo ministro Ted Heath era deciso a riportare a Londonderry «la legge di sua Maestà»: l'ordine alle truppe era quello di sgomberare l'«aggro corner», catturare i più agitati tra i teppisti e internarli senza processo, come si faceva da qualche mese.
Opera delicata, se è un'intera popolazione che ribolle. Invece Londra mandò una compagnia del Reggimento paracadutisti che non erano mai stati impiegati per l'ordine pubblico, armati d'un fucile ad alta velocità, calibro 7,62, che sparava pallottole capaci di bucare una lastra di ferro. La data scelta, inspiegabilmente, fu quella del 30 gennaio 1972, una domenica, quando invece dei soliti teppisti c'era da aspettarsi una gran folla, perché era stata convocata una marcia per i diritti civili. McGuinness, che era andato a dormire all'alba dopo una notte di ronda, era d'accordo con il suo comandante: «L'Ira non doveva affrontare con le armi i soldati» e portò l' ordine in ogni angolo, tanto che lo sapevano pure i britannici. Eppure il generale-maggiore Robert Ford ammette oggi che, contrariamente alle regole d 'ingaggio precedenti, aveva dato disposizione perché i soldati «sparassero a isolati capibanda». Così quella «bella giornata», in cui «l'umore della manifestazione era allegro», covava una giornata di sangue che avrebbe segnato il nostro tempo. Perché la domenica di trent'anni fa sia diventata il «Bloody Sunday», che nutrirà di odio un'intera stagione storica, resta tutt'oggi un mistero. Chi sparò per primo? La commissione Widgery, subito varata da Londra, disse che i colpi erano venuti dalla folla. Non era vero e quel verdetto fu
ritrattato. Allora si disse che dall'«aggro corner» erano state lanciate bombe coi chiodi, ma pure questa tesi fu subito smentita. Impazienti, intanto, i parà avevano già sparato tre caricatori, ferendo un ragazzo di 15 anni e un uomo di 59. Poi scattò l'operazione degli arresti: McGuinness, che s'era ritirato dalle prime linee per timore d'essere preso e internato («non avevo avuto la sensazione che stesse per accadere qualcosa di terribilmente grave»), sentì gli spari e vide «gente che scappava dappertutto». Fu una carneficina: Paddy Doherty, colpito ai glutei mentre fuggiva, fu soccorso da Barney McGuigan, un pittore disoccupato di 41 anni, che sventolava un fazzoletto bianco: anche lui fu ferito alla schiena, a morte. Cinque dei tredici cattolici uccisi erano stati colpiti alle spalle e in dieci minuti di fuoco altri quattordici innocenti, disarmati come Peggy Deery, una vedova di 38 anni, con 14 figli, colpita alla coscia mentre guardava i paracadutisti che espugnavano Bogside, rimasero feriti a terra, sanguinanti, senza un perché. Politicamente, il Bloody Sunday fece da catalizzatore al peggio che si preparava. A Londra, provocò lo scioglimento dell'assemblea di Belfast e il governo diretto da parte di Westminster, a Dublino l'incendio dell' ambasciata britannica, in Irlanda del Nord un'ondata di adesioni all'Ira, perché all'occupazione delle truppe britanniche i giovani cattolici si sentirono chiamati a rispondere col terrore. Nacque così la lunga guerra civile, che superò «l'accettabile livello di violenza» che un ipocrita ministro tollerava: in Irlanda del Nord innescò l'esplosiva mescolanza di vittimismo e orrore che segnerà anche i protestanti. L'umiliazione del Bloody Sunday autorizzerà i terroristi cattolici (repubblicani) a versare sangue britannico, mentre i lealisti (unionisti) invocheranno le proprie vittime, come quelle dell'attentato di Enniskillen, per infliggere mostruosità. Un fanatismo che porterà allo sciopero della fame, suicida, di Bobby Sands. E nel resto d'Europa, dove la rudimentale lotta di classe dell' Ira faceva presa sul terreno del Sessantotto, la violenza dei cattolici trovò indulgenza: non era simile al terrorismo basco che combatteva l'odiosa dittatura franchista al crepuscolo? Ora tutto ciò è storia, dal 1972 è passata una generazione: fa nostalgia il ritornello degli U2, «Sunday Bloody Sunday», e le parole scritte a caldo da John Lennon, «Il grido di tredici martiri riempì l'aria della Libera Derry», sono ormai impolverate. Eppure per il trentennale escono nuovi libri, se ne ristampano di vecchi, si producono film e inchieste tv, si riaprono piaghe che parevano cicatrizzate. La situazione è paradossale: dall'accordo del Venerdì Santo, firmato nell' aprile 1998 da unionisti protestanti e repubblicani cattolici sotto l'occhio di Londra e Dublino, in Irlanda del Nord c'è la pace: i «troubles», come sono chiamati, sono ufficialmente finiti. Ma il più grave fatto di sangue del trentennio, la strage di Omagh in cui 29 civili furono massacrati da una bomba posta dai nuovi duri dell'Ira (c'è sempre chi non accetta compromessi e perciò ammazza), è avvenuto a pace già firmata, nell'agosto 1998. E se la gente chiede d'istituire, sull'esempio di quanto si fece in Sud Africa alla fine dell'apartheid, una «commissione verità» dove le confessioni valgano come espiazione, fa perfino fatica ad andare avanti l'inchiesta di Lord Saville sul Bloody Sunday: alcuni, come l'ufficiale Robert Ford, hanno> ammesso il loro ruolo (e dal memoriale di Martin McGuinness abbiamo tratto citazioni), ma ancora i paras tacciono, e se parleranno si nasconderanno dietro l'anonimato.> Perciò, come scrive Marc Muholland in un libro appena pubblicato, «The Longest War», il processo di pace sembra la prosecuzione della guerra con altri mezzi. Se è così, chi sta vincendo? In apparenza l'Ira, deponendo le armi prima di ottenere l'unificazione dell'Ulster alla Repubblica d'Irlanda (e perfino distruggendo, simbolicamente, un arsenale), ammette la propria sconfitta. Ma il Sinn Fein, suo volto pubblico, non è mai stato così forte: è diventato il primo partito dei cattolici in Irlanda del Nord, ha rappresentanti al Parlamento di Dublino e proprio pochi giorni fa i suoi capi, Gerry Adams e Martin McGuinness, sono entrati a Westminster, dove potrebbero sedere come deputati: gli irriducibili di trent'anni fa sono onnipresenti nelle isole britanniche. I protestanti, invece, sono disorientati: abituati a intendere la politica come antiguerriglia, non si sanno adattare al confronto pacifico. Il rancore emerso nel quartiere di Ardoyne, a Belfast, dove gli unionisti insultano le bambine cattoliche che vanno alla scuola Holy Cross, ne è la prova. E per contrappasso le truppe britanniche, che trent'anni fa spararono al Bloody Sunday, oggi proteggono le scolarette dalle bionde treccine, perché non piangano.

dal Corriere della Sera, 30 Gennaio 2002
cybermatrix
00lunedì 20 ottobre 2003 11:00
Sunday Bloody Sunday
I can't believe the news today
I can't close my eyes and make it go away.
How long, how long must we sing this song?
How long, how long?
'Cos tonight
We can be as one, tonight.

Broken bottles under children's feet
Bodies strewn across the dead-end street.
But I won't heed the battle call
It puts my back up, puts my back up against the wall.

Sunday, bloody Sunday.
Sunday, bloody Sunday.
Sunday, bloody Sunday.
Sunday, bloody Sunday.
Oh, let's go.

And the battle's just begun
There's many lost, but tell me who has won?
The trenches dug within our hearts
And mothers, children, brothers, sisters
Torn apart.

Sunday, bloody Sunday.
Sunday, bloody Sunday.

How long, how long must we sing this song?
How long, how long?
'Cos tonight
We can be as one, tonight.
Sunday, bloody Sunday.
Sunday, bloody Sunday.

Wipe the tears from your eyes
Wipe your tears away.
I'll wipe your tears away.
I'll wipe your tears away.
I'll wipe your bloodshot eyes.
Sunday, bloody Sunday.
Sunday, bloody Sunday.

And it's true we are immune
When fact is fiction and TV reality.
And today the millions cry
We eat and drink while tomorrow they die.

The real battle just begun
To claim the victory Jesus won
On...

Sunday, bloody Sunday
Sunday, bloody Sunday.
[SM=g27823]
admin/moris
00lunedì 20 ottobre 2003 11:13
Oh come sono buoni i militari inglesi...

Scritto da: cybermatrix 20/10/2003 10.56
E per contrappasso le truppe britanniche, che trent'anni fa spararono al Bloody Sunday, oggi proteggono le scolarette dalle bionde treccine, perché non piangano.




Mah... pessimo finale di articolo.
La situazione è certamente cambiata rispetto a qualche anno fa ma dipingere i militari britannici alla stregua di Mary Poppins in divisa, pronti a difendere a spada tratta la comunità cattolica perchè pervasi da rimorsi e sensi di colpa non mi sembra proprio il caso...
Matteo, Berghem
00lunedì 20 ottobre 2003 13:58
Bloody Sunday: finalmente qualcosa si muove
Svolta al processo sulla strage: Don Mullan ne fu testimone
oggi ha scritto un libro che chiarisce molte cose
Bloody Sunday, quello scatto
che ha inchiodato il soldato "F"
Quel giorno un soldato uccise Barney McGuigan
Trent'anni dopo lo ammette e lo riconosce in una foto
DON MULLAN


HO ancora nelle orecchie il rantolo di Michael Kelly nel momento in cui il proiettile del soldato F gli perforò l'addome. Riempì l'aria di violenta emozione e di incredulità. Cadde ad appena mezzo metro da me, alla mia sinistra e i gemiti della sua agonia si fecero di secondo in secondo più deboli. Insieme ad un gruppetto di altri accanto alla barricata di calcinacci guardai a nord lungo Rossville Street verso la direzione da cui proveniva lo sparo. Il soldato F era in mezzo ad un gruppo di paracadutisti che si ammassavano dietro il muro di un vicolo, i fucili puntati nella nostra direzione.

Rossville Street, arteria principale nel cuore del famoso quartiere di Bogside a Derry, risuonò dei colpi secchi di armi ad alta velocità. Dalla barricata sbuffò polvere e le urla di altri alla mia destra mi riempirono di terrore. Sapevo che anche loro erano stati colpiti.
All'improvviso un proiettile spaccò un mattone in alto sul timpano di Glenfada Park. Esplose come un petardo schizzando schegge di muro in tutte le direzioni. Mi fece tornare in me. Ero in pericolo di vita e mi misi a correre. Ero un ragazzo di 15 anni e quella la mia prima marcia per i diritti civili.

Dopo aver lasciato la barricata mi si fece il vuoto nella mente. Ci sono tre o quattro minuti, forse più, di cui tutto è stato cancellato. Non ho la minima idea di come riuscii a fuggire.

Quella sera, pigiati in famiglia intorno ai nostri teleschermi in bianco e nero apprendemmo che tredici persone erano state uccise da colpi d'arma da fuoco e quattordici ferite. Il reggimento paracadutisti, fiore all'occhiello dell'esercito britannico, era stato sguinzagliato contro dimostranti per i diritti civili disarmati e in maggioranza cattolici con conseguenze inumane e letali. I testimoni oculari, me incluso, non avevano dubbi: quelli che avevamo visto cadere sotto i colpi, come Michael Kelly, erano disarmati ed erano stati uccisi o feriti senza motivo.

I più vennero colpiti mentre cercavano di scappare, molti alle spalle. Ma senza dubbio una delle morti più toccanti fu l'omicidio del quarantunenne padre di sei figli Bernard McGuigan. Si era rifugiato all'estremità meridionale del blocco 1 dei Rossville Flats con un gruppetto di dimostranti. Non seppe resistere alle invocazioni d'aiuto di un uomo ferito e morente, Patrick Doherty. Incurante del rischio, McGuigan lentamente si fece strada verso Doherty, agitando un fazzoletto. Non lo raggiunse mai. Una forte detonazione proveniente dall'estremità sudorientale di Glenfada Park lo fece cadere. Per l'orrore degli astanti già atterriti il sangue sgorgava come da un rubinetto aperto da un raccapricciante foro sopra il suo occhio destro.

Il giorno seguente non dimenticherò mai di aver trovato il nostro striscione blu e bianco trasformato nei colori dell'Union Jack dal sangue di McGuigan. Sopra lo striscione macchiato di sangue c'era un mattone e sopra il mattone una scatola aperta di fiammiferi con l'effigie della pastorella Bo-Peep. Qualcuno ci aveva messo dentro una palpebra umana con tanto di ciglia. Era orgogliosa opera del soldato F. Quella scena, più di ogni altra nella mia vita, pose fine per sempre a qualunque possibile rivendicazione che i britannici possano avanzare sulla mia anima. Io sono irlandese.
All'epoca del Bloody Sunday vivevamo la nostra infanzia politica e non capivamo ancora il potere della prima pagina. I media locali nazionali e internazionali ricevettero l'informazione che al loro ingresso nel Bogside i paracadutisti si erano trovati sotto una grandinata di bombe e proiettili. I soldati, secondo la tesi sostenuta dal governo e dall'esercito britannico, avevano risposto al fuoco per legittima difesa, mirando a uomini armati di fucili e bombe. Un tribunale d'inchiesta convocato su due piedi e presieduto dal Lord Widgery, Presidente della Corte Suprema di Inghilterra e Galles, confermò la versione dei fatti fornita dall'esercito. In realtà nel giro di dieci settimane Lord Widgery dichiarò gli innocenti colpevoli e i colpevoli innocenti.

Il Bloody Sunday e il Tribunale Widgery erano destinati a proiettare una lunga ombra sull'attuale conflitto irlandese. Molti giovani uomini e donne giunsero alla conclusione che la Giustizia Britannica era un'illusione. Dopo essere stati testimoni di un omicidio "un omicidio puro e semplice" per dirla con le parole del coroner, assistettero all'omicidio della verità per mano di Lord Widgery. Era troppo da digerire. Così per vent'anni il Bloody Sunday contribuì a reclutare volontari motivati per l'Ira.

Quello che l'establishment britannico non si aspettava fu la forza di carattere e l'insaziabile determinazione delle famiglie dei morti e dei feriti. Questi comuni cittadini non desistettero mai dalla convinzione che un giorno la memoria dei loro cari sarebbe stata assolta da ogni colpa e la loro innocenza dichiarata al mondo intero.

La settimana scorsa in seno al Tribunale d'inchiesta sul Bloody Sunday a Londra le famiglie dei defunti, i feriti e i testimoni come me si sono trovati faccia a faccia con il soldato F per la prima volta dopo trent'anni. Era tozzo, stempiato niente a che vedere col feroce bulldog del Bloody Sunday.

Alla fine ha confessato di aver sparato e ucciso Barney McGuigan oltre ad almeno altri tre civili disarmati. Ferì inoltre almeno altre tre persone. Ha mentito, dichiarando che erano armati con bombe molotov e armi. Clarke, pubblica accusa, ha informato il Soldato F che per le deposizioni rese avrebbe potuto essere considerato colpevole del reato di falsa testimonianza. Il presidente Lord Saville lo ha congedato con freddezza. Il soldato F ha lasciato l'aula tremebondo e angustiato. Come il fantasma di Banco nel Machbeth di Shakespeare, le anime inquiete dei morti del Bloody Sunday sono tornate a tormentarlo. "Via, maledetta macchia!" Ma la macchia è indelebile e il soldato F potrebbe ancora affrontare il carcere.

Traduzione di Emilia Benghi


(18 ottobre 2003)

dubh
00lunedì 20 ottobre 2003 14:54
Il libro di Mullan lo presi su in Irlanda e lo divorai in aereo: lo consiglio vivamente a chi ancora non l'abbia [SM=g27823]
fergus
00lunedì 20 ottobre 2003 15:04
speriamo che si riesca a far luce anche sul vigliacco assassinio dell'Avvocato Pat Finucane , mah...
www.geocities.com/info-irlanda/finucane.htm
shamrock TDK
00lunedì 20 ottobre 2003 15:18
ambasciata inglese
Qualcuno sa dirmi qualcosa sugli incidenti di Dublino il giorno successivo alla Bloody Sunday che hanno portato all'incendio dell'ambasciata inglese ?

Ho cercato sulla rete ma non ho trovato molto. L'ambasciata è' stata veramente data alle fiamme dalla folla inferocita oppure è una esagerazione ?

gg
Arira
00lunedì 20 ottobre 2003 22:39
Assassinio Pat Finucane
Per questo omicidio, come anche per quello di Rosemary Nelson per me esiste solo la parola collusione... poi comunque ormai è 1 dato di fatto...
fergus
00martedì 21 ottobre 2003 11:44
le modalità di questo omicidio (estrema precisione e organizzazione del gruppo di "fuoco") richiamano secondo molti il "modus operandi" delle SAS + che dei lealisti
webmastro2001
00martedì 21 ottobre 2003 11:50
Re:
mi permetto di segnalarti questa pagina da me fatta: è una raccolta di informazioni sull'accaduto
www.informasiti.com/chat/sunday.htm
[SM=g27817]


Scritto da: dubh 19/10/2003 23.13
ah ok [SM=g27828]
Vado a rispolverare i libri sul tema [SM=g27828] Hugs

wildusty
00giovedì 18 novembre 2004 14:57
Su "Diario" di Repubblica (disponibile on line all'indirizzo www.repubblica.it/speciale/2004/diario/html/18102003.html ) uno "speciale" sul Bloody sunday: un servizio ricco e ben fatto, con un articolo di Joseph O'Connor, un'intervista a Frank McCourt, stralci dei verbali e delle testimonianze della Commissione d'inchiesta.
Molto interessante.
Matteo, Berghem
00venerdì 19 novembre 2004 08:52
Re:

Scritto da: wildusty 18/11/2004 14.57
Su "Diario" di Repubblica (disponibile on line all'indirizzo www.repubblica.it/speciale/2004/diario/html/18102003.html ) uno "speciale" sul Bloody sunday: un servizio ricco e ben fatto, con un articolo di Joseph O'Connor, un'intervista a Frank McCourt, stralci dei verbali e delle testimonianze della Commissione d'inchiesta.
Molto interessante.



Porca miseria, non riesco ad aprirlo!!!
Shamrock BG
00domenica 21 novembre 2004 20:31
A me si apre tranquillamente
fergus
00lunedì 22 novembre 2004 10:06
Bloody Sunday inquiry nearing end
The Bloody Sunday inquiry is entering its final phase - six years after it began.

Counsel to the inquiry Christopher Clarke QC will give a brief summary of the evidence in a closing speech expected to last two days.

Lord Saville is investigating the deaths of 14 civilians shot by soldiers during a civil rights march in Londonderry in 1972.

The inquiry has so far cost £130m and the final bill will be around £150m.


The Bloody Sunday inquiry was established in 1998 by Prime Minister Tony Blair after a campaign by families of those killed and injured.

Longest inquiry

BBC Ireland correspondent Mark Simpson said the Bloody Sunday inquiry has been "the longest inquiry in UK legal history".

Mr Clarke's speech will be a brief summary of eight to 10 volumes of written material collated after more than four years of evidence-gathering.

It is intended to constitute an overview of the issues for the tribunal to decide and an indication of a range of conclusions the tribunal might reach.

The BBC's Mark Simpson said Mr Clarke's speech will look at some key questions.

"The questions he'll be addressing include 'why did the Parachute Regiment open fire on the civil rights' march?'

"'Where they fired at first and was there a cover-up about what really happened?'"

He said the final report and its conclusions will not be made public until the summer of next year.

Hundreds of witnesses

More than 900 witnesses have given evidence to the tribunal since Lord Saville of Newdigate and the Commonwealth judges accompanying him on the inquiry began their work in March 2000.

Only when Mr Clarke has finished the closing speech stage of the tribunal will the three inquiry judges sit down to write their report.

The inquiry has heard evidence from leading politicians, including the prime minister at the time, Sir Edward Heath, civilians, policemen, soldiers and IRA members.

The leader of the Official IRA on Bloody Sunday had been due to give evidence on Friday but pulled out through illness.


Story from BBC NEWS:
news.bbc.co.uk/go/pr/fr/-/1/hi/northern_ireland/4031241.stm

jay.ren
00giovedì 5 gennaio 2006 10:36
In anticipo di qualche settimana su una delle date fondamentali nella storia dei Troubles, volevo inserire qualche link e qualche articolo riguardante la Domenica di Sangue.

Molti sapranno già  che quel giorno a Derry era presente, nel corteo dei ventimila partecipanti, anche il giornalista italiano Fulvio Grimaldi - famoso in seguito per comparire in tv sempre con il suo cane Nando -.
Qui sotto trovate un suo articolo, pubblicato per Mondocane Fuorilinea.

Terrorismo nell'occhio nudo nell'occhio di vetro nello schermo
Sono stato discretamente miope durante i miei primi quarant’anni, poi la presbiopia ha gradualmente compensato la miopia e per un po’ non ho dovuto portare occhiali. Li avevo nel 1967, quando battevo sulla Olivetti 22 a bordo di carri armati che schiacciavano uliveti, villaggi, storia e giustizia in quel di Palestina; mi scivolavano sul naso con i caldi umori che colavano dalla foresta tropicale nel Vietnam del Tet, insieme alla seconda arma di distruzione di massa dopo Hiroshima, l’agent orange, la diossina; me li sono ritrovati tra i denti, stortignaccoli e crepati, quando, per schivare raffiche israeliane sulle sponde del Giordano, insieme ai compagni fedayin ci tuffavamo nell’ispido sottobosco di un qualche bananeto; una fucilata partita per sbaglio dal Kalachnikov del guerrigliero eritreo in fila indiana dietro me, alle porte di Asmara in mano a Haile Selassiè, mi portò via una stanghetta, insieme a qualche pelo di basetta.
Quella domenica 30 gennaio del 1972, invece. pur essendo ancora tempo di “quattrocchi”, come mi sfottevano i compagni di liceo, io le lenti le avevo perse qualche giorno prima durante il ricorrente evento dell’ agro corner: l’incrocio di strade che, a Derry, Irlanda del Nord, chiudeva la miseria del ghetto cattolico-repubblicano e apriva verso l’ubertosa cittadella unionista-protestante. Agro viene da agrimony, e gli adolescenti del ghetto, disoccupati, incazzati e libertari, sfogavano eufemistiche “acrimonie” tirando pietre, molotov e bombe di chiodi sulla barriera di corpi in uniforme, filo spinato e lastre di minerale nella quale si materializzava un “NO!” britannico quasi millenario. La barriera rispondeva a gas e, a volte, a fucilate. Qualche sedicenne ci rimetteva penne e futuro.
Quella domenica, non c’era granchè bisogno di occhiali, pareva. S’era in ventimila, praticamente tutti i ghettizzati, ma anche tutti vittoriosi nella “Libera Comune di Derry” da cui, mesi prima, i boys di Sua Maestà erano stati scacciati a sassate. Ventimila, dagli anni della carrozzella a quella delle stampelle, fitti fitti, un lungo corteo, nero per il vestito della festa, nel segno dello striscione che, davanti a un furgone che suonava We shall overcome, chiedeva “Civil rights!”. Per vedere le pance rinsecchite dalla denutrizione, le facce sbiancate dalla penuria, le casette “a scatola di fiammiferi” dell’apartheid regale, i sorrisi dell’unità in lotta e per contare i passi lungo i due chilometri che dalla collina di Creggan si srotolavano verso l’infimo della Bogside, non servivano lenti. Bastava la pelle, l’anima e l’occhio di vetro degli obiettivi, il nastro del registratore, allora magnetofono.
Bastano alla grande anche quando, quasi conclusa, in pace, la marcia sul piazzale davanti alla facciata che ancora oggi, insieme a una mia gigantografia, dice “You are now entering Free Derry”, davanti, sul palco, Bernadette Devlin, la “pasionaria” della riunificazione negata, prende a parlare e, dietro, sulla coda del corteo si avventa mezza dozzina di blindati, il primo battaglione parà salta giù e, chi col ginocchio per terra per puntar meglio, chi a cazzo di cane, come capita, spara nella schiena di una folla travolta dalla sorpresa, prima ancora che dal panico e, poi, dalla furia che solo un irlandese… Forse l’occhio nudo non vede cristallino, ma gli occhi di vetro sì e il nastro perdio se sente. Tanto che a questi arnesi, più che a chi li adopera, gli sparano addosso, nove volte, documentato dalle mie stesse foto e da decine di testimoni, tra i quali chi mi aveva tirato via per il bavero, ma ne ammazzano 14 e altri 16 ne sbranano, mutilandoli peggio che una medaglia al merito sopra il taschino di Michael Jackson. Michael Jackson, allora aiutante di campo del colonnello Wilford, stragista di Derry, ritto sul blindato che urla Thirty is the limit!, fermatevi a trenta. Tanta precisione gli ha meritato il titolo di sir e, oggi, il comando di tutte le forze armate britanniche, specificamente di quelle che ripetono, insieme ai marines, una Derry al giorno in Iraq.
Sono l’unico sul campo. Perché uscivo dalla viscere del ghetto, dove mi ero alloggiato. I colleghi dei Grandi Media stavano in hotel, nella cittadella, e la barriera non li aveva fatti passare, vedere, riferire. Sono l’unico e non ci vedo tanto bene. Tanto che sto a mezzo metro dal televisore, giù nei più remoti recessi del ghetto, dure ore dopo, all’ora del tg BBC delle 18 e, mentre dall’immenso lager, ancora libero a costo di quattordici sparati nella schiena a 16-20 anni e a una folla che, nonostante tutto, tutto questo, ha fatto muro, come spire di fumo salgono al cielo lamenti e invettive, sullo schermo appare il generale Ford, capintesta di tutta la marmaglia colonialista in Nord Irlanda: ”Terroristi dell’IRA ci hanno sparato addosso dai tetti dei Rossville Flats, abbiamo dovuto difenderci e rispondere; avremo sparato mezza dozzina di colpi, non ci sono vittime attribuibili all’esercito di Sua Maestà…” In un sacchetto tenevo un centinaio di bossoli, tutti di carabine Sterling, in dotazione al Primo Battaglione Paracadutisti, raccolti dai ragazzi di Derry sulla scena del massacro. Terroristi non ce n’erano sui tetti. Terroristi erano scesi dai blindati. Terroristi avevano parlato in tv. Diverrà una prassi. Vi si sarebbe attenuto anche Lord Widgery che, un paio di mesi dopo, avrebbe presieduto il tribunale d’inchiesta governativo per servire Sua Maestà. E nessun altro.
Era una notte buia e tempestosa quando, in una macchina sgangherata, Martin McGuinness, oggi ministro per il Sinn Fein nel Nord mezzo vinto, allora diciottenne capo della resistenza, mi sbolognò oltre confine, nella Repubblica, con i miei occhi di vetro, le mie pellicole, i miei nastri magnetici, prima che l’ordine della radio militare – “Fermate quel fotoreporter, con qualsiasi mezzo” - potesse essere eseguito. Poco dopo l’alba arrivai a Dublino, alla radiotv di Stato, ai maggiori giornali. La registrazione della strage e le immagini prese dalla talpa con l’occhio di vetro fecero il giro del mondo in 24 ore e annientarono il terrorismo da schermo. E per tutti fu la “Domenica di Sangue”.
Un quarto di secolo più tardi, l’occhio di vetro continuava a proiettare immagini di terrorismo sulla storia. Piccolo sostegno all’eroica tenacia di un popolo dei ghetti che non si è arreso e che ha costretto Blair a coprire l’infamia con una nuova inchiesta, tuttora in corso. Intanto lui si rifà a Bassora.
Fulvio Grimaldi


Barney McGuigan giace morto mentre altri manifestanti si nascondono dalle raffiche sparate dai Paracadutisti inglesi (foto di Fulvio Grimaldi)

[Modificato da jay.ren 05/01/2006 10.37]

=Donegal=
00giovedì 5 gennaio 2006 14:15
Una delle storie più vergognose degli ultimi 50 anni accadute in occidente, colpevolmente dimenticata sotto il silenzio dei media...
scottishflag
00giovedì 5 gennaio 2006 14:16
Grazie per l'articolo, Jay.Ren. Molto interessante davvero. Perdonatemi la frase pseudo-mistica, ma Dio solo sa quanto l'apporto di Fulvio Grimaldi sia stato importante per portare all'attenzione pubblica internazionale il dramma del Bloody Sunday e l'ingiustizia perpetrata ai danni dei familiari delle vittime ancora oggi.

Posto ancora tre foto.

Questa di Lawrence Doherty (del Derry Journal) ritrae la finestra di Rossville Flats dalla quale Fulvio Grimaldi stava tentando di fotografare i corpi di William Nash, John Young e Michael McDaid uccisi dal fuoco del I Para. Sei colpi di fucile sono stati la cortese risposta dei soldati.



La seguente (di R.White) é stata scattata all'altezza di Rossville Street, pochi secondi dopo che Michael Kelly é raggiunto all'addome da un colpo di arma da fuoco. Morirà pochi minuti dopo a causa della gravità della ferita. Il ragazzo in giacca chiara che compare in alto a sinistra é Michael McDaid. Sarà raggiunto da un colpo di arma da fuoco al lato sinistro del volto pochi istanti dopo il momento nel quale la foto è stata scattata. Muore all'istante.



Nella terza e ultima scattata da Gilles Peress poco distante dai Rossville Flats, compare il 31enne Paddy Doherty. E' il primo uomo da sinistra, che copre il naso e la bocca con un fazzoletto a causa dei lacrimogeni usati dalle cosiddette forze di sicurezza. Pochi istanti dopo sarà ucciso da un colpo di arma da fuoco che entrerà nel gluteo destro ed uscirà dalla zona sinistra del petto. La morte sopraggiunge quasi immediatamente. Si è concluso che a sparare a Paddy Doherty sia stato il solerte Soldato F, che sostiene di aver dovuto prendere la tragica decisone a causa della pistola impugnata dalla vittima. Io proprio non la vedo.



La strada verso la giustizia é lastricata di buone intenzioni, ma da sole non bastano. Vedremo se Sua Altezza Reale ammetterà la propria leggerezza nell'aver appuntato sui petti di assassini in basco rosso medaglie al merito sporche di sangue innocente.

[Modificato da scottishflag 06/01/2006 16.58]

jay.ren
00venerdì 6 gennaio 2006 15:54
Qui sotto la foto scattata da Fulvio Grimaldi della finestra dalla quale riprendeva le scene di guerriglia, mostrata anche da Scottishflag.



Come già detto anche nel topic sui film, guardate "Bloody Sunday" di Paul Greengrass, racconta abbastanza bene gli avvenimenti di quel giorno. Di questo film mi sono piaciute moltissimo le riprese, girate quasi completamente con la camera a mano e che danno l'idea di un film fatto direttamente quel giorno.
scottishflag
00venerdì 6 gennaio 2006 17:00
Sottoscrivo in pieno, il film sulla giornata del Bloody Sunday ha lo strepitoso merito di non essere solamente un film ma anche - soprattutto - un documento fedele e accurato. Una visione essenziale.
billingham
00venerdì 6 gennaio 2006 18:55
Re:

Scritto da: scottishflag 06/01/2006 17.00
Sottoscrivo in pieno, il film sulla giornata del Bloody Sunday ha lo strepitoso merito di non essere solamente un film ma anche - soprattutto - un documento fedele e accurato. Una visione essenziale.



stupendo film, mi ha commosso fino alle lacrime
Luca Donaghy
00lunedì 30 gennaio 2006 14:22
Anniversario (e distrazione)
da un'altra parte nel forum ho scritto che oggi è il 24° anniversario della Bloody Sunday, sono un pirla... è il 34°. [SM=g27819]
=Donegal=
00lunedì 30 gennaio 2006 14:46
Si, 34 anni... 34 anni in attesa di giustizia, 34 anni che gli assassini girano a piede libero e anzi hanno ricevuto onorificenze...
Purtroppo anche sui giornali irlandesi non c'è molto, ho trovato solo questa foto della manifestazione di oggi.

[Modificato da =Donegal= 30/01/2006 15.11]

fergus
00lunedì 30 gennaio 2006 15:15
Re: Re:

Scritto da: billingham 06/01/2006 18.55


stupendo film, mi ha commosso fino alle lacrime



grande documento
per stessa ammissione degli autori, il documentario è stato realizzato ispirandosi a La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo, altro masterpiece
=Donegal=
00lunedì 30 gennaio 2006 15:43
Da larkspirit.com/bloodysunday

Remembering Bloody Sunday

January 30, 1972

On January 30, 1972, soldiers from the British Army's 1st Parachute Regiment opened fire on unarmed and peaceful civilian demonstrators in the Bogside, Derry, Ireland, near the Rossville flats, killing 13 and wounding a number of others. One wounded man later died from illness attributed to that shooting.

The march, which was called to protest internment, was "illegal" according to British government authorities. Internment without trial was introduced by the British government on August 9, 1971.

The British-government-appointed Widgery Tribunal found soldiers were not guilty of shooting dead the 13 civilians in cold blood.
jay.ren
00lunedì 30 gennaio 2006 15:45
Uno speciale sulla ricorrenza del "Bloody Sunday" è possibile leggerla sul sito del Derry Journal

>> speciale bloody sunday <<

Un articolo sulla marcia commemorativa svoltasi ieri (domenica 29 gennaio) è possibile leggerla sul sito di Ulster Television

>> u.tv newsroom <<
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