15 settembre 1982: Sabra e Shatila

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jay.ren
00venerdì 15 settembre 2006 21:54
I PRELIMINARI

Il 6 giugno 1982, l'esercito israeliano invadeva il Libano come rappresaglia per il tentato assassinio dell'ambasciatore israeliano a Londra, Argov, episodio avvenuto due giorni prima. I servizi segreti israeliani avevano attribuito, quello stesso giorno, il tentativo di assassinio "ad un'organizzazione palestinese dissidente sostenuta dal governo irakeno". L'invasione, che chiaramente era stata gia' progettata in anticipo, fu chiamata "Operazione Pace in Galilea".
Inizialmente, il governo israeliano aveva annunciato che era sua intenzione penetrare solo per 40 km all'interno del territorio libanese. Il comando militare, invece, agli ordini del ministro della difesa Ariel Sharon, nutriva mire ben piu' ambiziose, che lo stesso Sharon aveva progettato mesi prima. Dopo aver occupato il sud del paese, distrutto la resistenza palestinese e libanese nell'area e commesso una serie di violazioni contro la popolazione civile, le truppe israeliane iniziarono la penetrazione fino ad arrivare alle porte di Beirut. Il 18 giugno 1982 circondarono il Quartier Generale dell'OLP nella parte occidentale della capitale libanese. Secondo le statistiche libanesi, l'offensiva israeliana, in particolare il bombardamento intenso su Beirut, causo' oltre 18.000 vittime e 30.000 feriti, quasi tutti civili.
Dopo due mesi di bombardamenti, fu negoziato un cessate il fuoco con la mediazione dell'inviato statunitense Philip Habib. Secondo i termini di questo negoziato, l'OLP doveva evacuare dal Libano sotto la supervisione di una forza multinazionale dispiegata nelle parti strategiche di Beirut. Gli accordi Habib prevedevano che Beirut ovest sarebbe passata sotto l'immediato controllo dell'esercito libanese, mentre la leadership dell'OLP ottenne la garanzia che sarebbe stata protetta la sicurezza dei civili nei campi profughi dopo la partenza dei combattenti palestinesi.
L'evacuazione dell'OLP termino' il 1 settembre 1982.
Il 10 settembre, la forza multinazionale lascio' Beirut. Il giorno dopo, Ariel Sharon annuncio' che "2000 terroristi" erano rimasti all'interno dei campi profughi palestinesi attorno Beirut. Mercoledi 15 settembre, il giorno dopo il misterioso assassinio del presidente libanese Bashir Gemayel, l'esercito israeliano occupo' Beirut, contravvenendo agli accordi Habib ed alle promesse fatte in sede internazionale, ed accerchio' i campi di Sabra e Shatila, abitati da soli civili palestinesi e libanesi, dopo l'evacuazione dei 14.000 guerriglieri che li difendevano.
Gli storici concordano nel ritenere che probabilmente durante un incontro tra Ariel Sharon e Bashir Gemayel a Bikfaya, il 12 settembre, vi fu un accordo che autorizzava le "forze libanesi" a "ripulire" i campi palestinesi. Del resto Sharon aveva gia' annunciato, il 9 luglio 1982, che era sua intenzione inviare le forze falangiste a Beirut ovest e, nella sua autobiografia, conferma di aver negoziato l'operazione con lo stesso Gemayel, durante l'incontro di Bikfaya.
Secondo le dichiarazioni fatte da Sharon alla Knesset il 22 settembre 1982, la decisione di far entrare i falangisti nei campi profughi fu presa mercoledi 15 settembre, intorno alle 15,30. Sempre secondo Sharon, il comando israeliano aveva ricevuto i seguenti ordini: "Le forze di Tsahal non devono entrare nei campi. La "pulizia" verra' fatta dalla Falange dell'esercito libanese".

IL MASSACRO

All'alba del 15 settembre 1982, i bombardieri israeliani sorvolavano bassi Beirut ovest e le truppe israeliane erano gia' posizionate attorno i campi. Dalle 9 del mattino, il generale Sharon era presente a dirigere personalmente la penetrazione israeliana. Sharon si trovava nell'area del comando generale, all'incrocio dell'ambasciata del Kuwait, appena fuori Shatila. Dal tetto di quella costruzione a sei piani era possibile vedere chiaramente la citta' ed entrambi i campi profughi.
A mezzogiorno fu completato l'accerchiamento dei campi di Sabra e Shatila da parte dei carriarmati israeliani e furono installati numerosi checkpoint tutt'attorno per monitorare chiunque entrasse o uscisse dai campi. Nel tardo pomeriggio, sino a sera, i campi furono bombardati. Giovedi 16 settembre, in una conferenza stampa, il portavoce militare israeliano dichiaro': "Il nostro esercito controlla tutti i punti strategici di Beirut. I campi profughi, in cui vi e' un'alta concentrazione di terroristi, sono circondati". Quella stessa mattina, gli alti comandi militari israeliani diedero ordine all'esercito "di farvi entrare i falangisti, che provvederanno alla pulizia".
Approssimativamente a mezzogiorno, i falangisti ottennero da Israele la luce verde per entrare nei campi profughi. Alle 5 del pomeriggio circa, 150 falangisti penetrarono a Shatila dall'entrata sud e sud-ovest.
Per le successive 40 ore i falangisti violentarono, uccisero e fecero a pezzi migliaia di civili disarmati, in grande maggioranza vecchi, donne e bambini, sostenuti dall'esercito israeliano, che impediva la fuga ai pochi che riuscivano a scappare dalla carneficina. Residui di razzi israeliani trovati nelle rovine dei campi dimostrarono che gli elicotteri israeliani avevano illuminato a giorno le due notti di orrore per facilitare il compito dei falangisti.
Il numero delle vittime varia da 700 (dichiarazione ufficiale di Israele) a 3.500 (secondo un'indagine condotta dal giornalista israeliano Kapeliouk). Il numero esatto non sara' mai conosciuto perche', oltre ai 1.000 corpi sepolti in fosse comuni dalla Commissione Internazionale della Croce Rossa, un gran numero di cadaveri furono sepolti sotto le macerie delle case rase al suolo dai bulldozers. Inoltre, centinaia di corpi vennero trasportati via da camion militari verso una destinazione ignota, per non essere piu' ritrovati. Altri orrori vennero fuori alcuni mesi dopo, quando, ingrossate dalle pioggie torrenziali di quei giorni, le fogne di Sabra e Shatila restituirono altri cadaveri.

DOPO GLI ECCIDI

I sopravvissuti al massacro non furono mai chiamati a testimoniare in un'inchiesta formale sulla tragedia, ne' in Israele ne' in Libano ne' altrove. Solo dopo che le notizie del massacro furono date dalla stampa e dalle televisioni, una folla di 400.000 israeliani scese in piazza per protestare e per chiedere che fosse nominata una commissione d'inchiesta sull'eccidio. La Knesset, nello stesso settembre, nomino' una commissione presieduta da Yitzak Kahane. Nonostante le limitazioni del mandato della commissione (la commissione aveva un mandato politico e non giudiziario ed inoltre furono completamente ignorate le testimonianze delle vittime), la commissione concluse che il ministro della difesa israeliano, il generale Ariel Sharon era personalmente responsabile dei massacri.
A causa di cio', Sharon fu costretto a dimettersi, ma rimase nel governo come ministro senza portafoglio. E' importante sottolineare che, durante le manifestazioni organizzate da "Peace Now" per chiedere le dimissioni di Sharon, i dimostranti furono attaccati con granate, che causarono la morte di un giovane manifestante.
Nonostante il fatto che le N.U. abbiano definito questa tragedia "un massacro criminale", e nonostante il fatto che Sabra e Shatila resti nella memoria collettiva dell'umanita' come uno dei crimini piu' efferati del 20esimo secolo, l'uomo dichiarato "personalmente responsabile" di questo crimine, come pure i suoi colleghi e coloro che condussero materialmente i massacri, non sono mai stati puniti ne' perseguiti legalmente. Nel 1984, i giornalisti Schiff e Ya'ari conclusero il loro capitolo sul massacro con una riflessione amara: "Se c'e' una morale in questo spaventoso episodio, deve essere ancora resa nota". La realta' di questa impunita' resta vera fino ad oggi.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condanno' il massacro con la risoluzione 521 del 19 settembre 1982. Questa condanna fu seguita dalla risoluzione dell'Assemblea Generale che, il 16 dicembre 1982, qualifico' il massacro come "atto di genocidio".

Elie Hobeika, capo falangista.
Ucciso a Beirut quest'anno da una provvidenziale
autobomba poco prima che consegnasse
ai giudici belgi le prove del coinvolgimento
personale di Sharon nell'eccidio

Indict Ariel Sharon
Un sito di giuristi ed avvocati che si prefiggono
di consegnare alla giustizia il responsabile dell'eccidio
www.indictsharon.net

Fonte: www.altremappe.org/SabraEShatilaStoria.htm
Tameko
00domenica 17 settembre 2006 18:45
Una versione differente dell'accaduto
Articolo di Dimitri Buffa apparso sul giornale "L'Opinione", pagina 3, del 13-02-2003

La corte suprema del Belgio avrebbe dovuto mettere la parola fine ad un improponibile processo contro il premier israeliano Ariel Sharon promosso da alcuni cittadini arabo libanesi per presunti crimini contro l'umanità relativi alla strage di profughi palestinesi dei campi di Sabra e Chatila perpetrata nella notte tra il 16 e il 17 settembre 1982.
Al vero colpevole circa un anno fa i siriani hanno chiuso la bocca per sempre usando il metodo che lui stesso aveva brevettato in Libano.
Elie Hobeika, l'uomo che guidò le stragi di inermi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila il 16 settembre del 1982, era stato infatti dilaniato da una carica di esplosivo a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh.
Hobeika stranamente non era stato citato neppure come testimone nel processo farsa.

Come sono invece andate veramente le cose a Sabra e Chatila chi vuole può leggerselo nei capitoli 7 e 8 del libro "From Israel to Damascus", scritto dalla ex guardia del corpo di Hobeikah, Robert Hatem, in codice "Cobra", pubblicato integralmente su internet nel sito "fromisraeltodamascus.com".
Il tutto su licenza dell'editore "Pride international publications" di La Mesa in California.
Quel libro fu infatti bandito in Libano e lo stesso Hobeikah è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia pagandosi i
migliori avvocati con i soldi dell'attuale governo fantoccio di Beirut, telecomandato dal sanguinario dittatore di Damasco Assad.
Ci si dimentica che Hobeikah in Libano è stato fino a due
anni orsono un ministro molto importante: prima a capo del dicastero dell'elettricità, poi di quello per la sistemazione dei profughi (visti i precedenti, ndr), infine responsabile dell'aiuto agli handicappati.
Secondo il suo ex braccio destro, che adesso vive in luogo segreto, gli eventi di quel maledetto 16 settembre 1982, all'indomani dell'attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, "uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni", sarebbero andate così: "erano
stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi nel campo di Sabra e Chatila."
L'ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeikah aveva convinto Sharon che in quei campi profughi c'erano "almeno 2000 terroristi dell'Olp".
Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso ricorrendo alla forza.
Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest'ultimo comandava un altro comando: "cancellare tutti dalla faccia della terra".
Sharon, avuta notizia della strage, alle 6 del mattino - racconta Cobra - "convocò immediatamente me e Hobeikah al quartiere generale".
"Lo raggiungemmo - dice oggi Hatem - sul terrazzo di quell'alto edificio prospiciente l'ambasciata del Kuwait... gli ufficiali israeliani intorno a Sharon erano furiosi con Hobeikah, attribuendogli l'iniziativa della strage.
Lui rispose che tutto era successo per via dell'oscurità. Sharon urlò: nessuno ti aveva detto di fare questa carneficina, se avessi voluto potevo procedere da solo con i miei carrarmati...
Qualche minuto dopo, Hobeika ebbe un messaggio sul proprio walkie talkie da uno che disse di essere Paul. Gli
chiedeva istruzioni: ci sono donne e bambini che devo fare?
E Hobeika rispose, senza sapere che potevo sentirlo: è un problema tuo, non mi chiamare più.
Vista la mala parata e le insignificanti scuse di Hobeikah, Sharon ordinò agli israeliani di aprire il fuoco da quel momento su chiunque si fosse avvicinato a quei campi profughi, ma ormai era troppo tardi."
Così finisce il racconto di "Cobra", il guardaspalle di Hobeikah.
"Non posso provarlo - dice oggi "Cobra" - ma per me il piano diabolico era stato concepito dai siriani per fare cadere il governo di Begin in cui Sharon era ministro della difesa".
Cosa che puntualmente accadde.
Sean1
00lunedì 18 settembre 2006 10:59
Re: Una versione differente dell'accaduto

Scritto da: Tameko 17/09/2006 18.45
Articolo di Dimitri Buffa apparso sul giornale "L'Opinione", pagina 3, del 13-02-2003

La corte suprema del Belgio avrebbe dovuto mettere la parola fine ad un improponibile processo contro il premier israeliano Ariel Sharon promosso da alcuni cittadini arabo libanesi per presunti crimini contro l'umanità relativi alla strage di profughi palestinesi dei campi di Sabra e Chatila perpetrata nella notte tra il 16 e il 17 settembre 1982.
Al vero colpevole circa un anno fa i siriani hanno chiuso la bocca per sempre usando il metodo che lui stesso aveva brevettato in Libano.
Elie Hobeika, l'uomo che guidò le stragi di inermi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila il 16 settembre del 1982, era stato infatti dilaniato da una carica di esplosivo a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh.
Hobeika stranamente non era stato citato neppure come testimone nel processo farsa.

Come sono invece andate veramente le cose a Sabra e Chatila chi vuole può leggerselo nei capitoli 7 e 8 del libro "From Israel to Damascus", scritto dalla ex guardia del corpo di Hobeikah, Robert Hatem, in codice "Cobra", pubblicato integralmente su internet nel sito "fromisraeltodamascus.com".
Il tutto su licenza dell'editore "Pride international publications" di La Mesa in California.
Quel libro fu infatti bandito in Libano e lo stesso Hobeikah è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia pagandosi i
migliori avvocati con i soldi dell'attuale governo fantoccio di Beirut, telecomandato dal sanguinario dittatore di Damasco Assad.
Ci si dimentica che Hobeikah in Libano è stato fino a due
anni orsono un ministro molto importante: prima a capo del dicastero dell'elettricità, poi di quello per la sistemazione dei profughi (visti i precedenti, ndr), infine responsabile dell'aiuto agli handicappati.
Secondo il suo ex braccio destro, che adesso vive in luogo segreto, gli eventi di quel maledetto 16 settembre 1982, all'indomani dell'attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, "uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni", sarebbero andate così: "erano
stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi nel campo di Sabra e Chatila."
L'ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeikah aveva convinto Sharon che in quei campi profughi c'erano "almeno 2000 terroristi dell'Olp".
Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso ricorrendo alla forza.
Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest'ultimo comandava un altro comando: "cancellare tutti dalla faccia della terra".
Sharon, avuta notizia della strage, alle 6 del mattino - racconta Cobra - "convocò immediatamente me e Hobeikah al quartiere generale".
"Lo raggiungemmo - dice oggi Hatem - sul terrazzo di quell'alto edificio prospiciente l'ambasciata del Kuwait... gli ufficiali israeliani intorno a Sharon erano furiosi con Hobeikah, attribuendogli l'iniziativa della strage.
Lui rispose che tutto era successo per via dell'oscurità. Sharon urlò: nessuno ti aveva detto di fare questa carneficina, se avessi voluto potevo procedere da solo con i miei carrarmati...
Qualche minuto dopo, Hobeika ebbe un messaggio sul proprio walkie talkie da uno che disse di essere Paul. Gli
chiedeva istruzioni: ci sono donne e bambini che devo fare?
E Hobeika rispose, senza sapere che potevo sentirlo: è un problema tuo, non mi chiamare più.
Vista la mala parata e le insignificanti scuse di Hobeikah, Sharon ordinò agli israeliani di aprire il fuoco da quel momento su chiunque si fosse avvicinato a quei campi profughi, ma ormai era troppo tardi."
Così finisce il racconto di "Cobra", il guardaspalle di Hobeikah.
"Non posso provarlo - dice oggi "Cobra" - ma per me il piano diabolico era stato concepito dai siriani per fare cadere il governo di Begin in cui Sharon era ministro della difesa".
Cosa che puntualmente accadde.



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