Emigrazione dei giovani in Irlanda

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moris
00mercoledì 19 febbraio 2003 08:44
Sul guestbook è intervenuta qualche giorno fa una persona dalla provincia di Frosinone che ha introdotto l'argomento della colonia laziale presente in Irlanda.

Sia pur incuriosito, ahimè non ho mai approfondito l'argomento.

Qualche anno fa parlai con una signora di Kilkormac (minuscolo villaggio delle Midlands) che, accortasi che ero italiano, mi parlò della Famiglia De Vito From Froozinone, da molti decenni residente nella contea al pari di molte altre famiglie provenienti dalla stessa regione italiana.
Sembra che molti dei Frusinati (oddio, spero di averlo scritto giusto)residenti sull'Isola ormai da due/tre generazioni gestiscano Fish&Chips e similgelaterie sparese su tutto il territorio della Repubblica.

Inviterei l'amico di Frosinone a farsi vivo sul forum e ovviamente Fabio a dirci la sua (sono sicuro che avrai, come al solito, molte utili informazioni)


Paolo
00mercoledì 19 febbraio 2003 10:20
Re:

Scritto da: moris 19/02/2003 8.44
Sul guestbook è intervenuta qualche giorno fa una persona dalla provincia di Frosinone che ha introdotto l'argomento della colonia laziale presente in Irlanda.


Ti dirò: non ci avevo pensato, ma si': posso citarti almeno tre casi di emigrazione frusinate in irlanda.
1) Borza, padrone di un fish&chips all'angolo di marlborough street, frusinate in irlanda dal 1975
2) alex, il coinquilino di un amico di un'amica (eh, che giro), che teoricamente e' di aprilia (LT), che pero' non dista molto dalla provincia di FR
3) uno dei migliori amici di una mia ex. Entrambi sono cassinesi, ma lui e' figlio di madre irlandese, che il padre ha conosciuto da emigrato.

Oltre a cio' il business dei fish&chips e' clamorosamente in mano agli italiani; lo dice chiaramente Doyle in The Van, e prima dei fish&chips gli italiani emigravano ugualmente in Irlanda, magari a fare i suonatori ambulanti (vedi Joyce, "Eveline": "Damend Italians! Coming over there!"). I mesteri peggiori, insomma; d'altronde solo dei disperati come gli italiani potevano andare in un paese disperato come l'Irlanda.

ciao,
p.
fabio
00mercoledì 19 febbraio 2003 10:48
emigrazione
Allora sto buttando giù qualcosa su questi nostri emigrati in Irlanda.
Conosco molto bene la faccenda e il tutto è molto complesso.
La maggiornaza dei "vecchi" emigrati in Eire vengono tutti o quasi da pochi paesi che hanno come capoluogo la cittadina di Sora in provincia di frosinone.
Come ha giustamente detto Paolo, i Borza, gli Aprile e altri hanno fatto la storia del Fish and Chips in Eire.
L'aspetto antropologico della faccenda e la forte, talvolta testarda e in certi casi disprezzo e chiusura di questa comunità rispetto all'ambiente circostante.
Adesso, qualcosina sta cambiando... ma storie di miseria e sfruttamento sono dietro questa gente... il mistero è di come gli Irlandesi impazziscano dietro un qualcosa che tutto sommato non richiede grossi "skills".
Poveri ma dignitosi zappaterra, trasformati in riccastri in un paese povero semplicemente friggendo tranci di cod...
Credo che qualche antropologo dovrebbe occuparsi della faccenda e di come questa comunità ha prosperato sfruttando come manna dal cielo l'odio delle donne Irlandesi per quelo che anche soltanto lontanamente si avvicina alla cucina...

Comunque datemi tempo e vi scrivo quello che visto con i miei occhi!
ciao!
[SM=g27817]
moris
00mercoledì 19 febbraio 2003 11:09
Sarebbe davvero bello poter pubblicare un tuo articolo sul sito...
moris
00mercoledì 19 febbraio 2003 11:15
Off Topic
PS
Paolo, aspetto il tuo contributo per la rubrica "Una pinta di inchiostro irlandese"...
silverland
00mercoledì 19 febbraio 2003 13:20
dico la mia
beh, accanto all'"obitorio", dove lavoravo io, c'e' un fish and chips, gestito da italiani di frosinone.
ora posso dire di averli incontrati!
cmq, io quasi li invidiavo che fossero lì con tutta la famiglia, invece mi hanno risposto che non gli piaceva stare lì e che se avessero potuto se ne sarebbero tornati subito a casa in italia....che fosse una contro-informazione per far desistere i nuovi emigranti???[SM=g27831]
moris
00giovedì 20 febbraio 2003 12:10
Trovato in rete...
A tratti l'autore scade in una retorica irritante, comunque alcune informazioni sono interessanti...


IRLANDA: L’"ITALIA" D’OLTRALPE

Fin dai tempi dei Partholons, giunti qui dal Mediterraneo, gli italiani sono sempre stati di casa nell’"isola verde": dai banchieri medioevali, a Marconi, fino a Nannetti e Caprani, ritratti da Joyce.

di Victor Flower

Dublino

Da secoli, una lunga catena d’amicizia sincera e calorosa lega Italia e Irlanda, e da questa è scaturito un vero flusso di contatti culturali, sociali, economici e religiosi tra le due nazioni.

Politicamente, tutto è "tranquillo"; culturalmente, si registra un costante maggiore interesse per il patrimonio delle due nazioni; economicamente, gli scambi commerciali tra Irlanda e Italia superano ogni anno i 3.000 miliardi di lire.

In una simile cornice, vive e opera la comunità italiana in Irlanda. "Abbiamo una comunità ben inserita nel tessuto sociale irlandese, con molti "matrimoni" tra le due nazioni. Gli italiani sono apprezzati per la loro laboriosità e professionalità, e forniscono un servizio essenziale ai loro amici irlandesi che, con pochi soldi, possono acquistare un pasto frugale a base di pesce e patate, o pollo o hamburger, e pizza in una qualunque ora del giorno o della notte negli angoli più popolari delle varie città e paesi dell’isola". Questa dichiarazione del Presidente del Club Italiano in Irlanda, Vincenzo Giglione, rispecchia fedelmente la posizione dei circa 3.500 italiani che lavorano in quest’angolo d’Europa.

"Fish and chips"
specialità di Casalattico

Quasi tutti – la maggior parte sono giovani di grandi speranze – provengono dalla Provincia di Frosinone, da Casalattico in particolare, e molti svolgono ancora un mestiere poco noto in Italia. Infatti, si guadagnano da vivere, friggendo pesce e patate: Fish and chips. Molti di questi appartengono ormai alla terza o quarta generazione dei nati in Irlanda, ma tutti conservano ottime relazioni con la loro terra d’origine, che visitano regolarmente ogni anno, avendo in essa investito i loro risparmi e creato il luogo per un sereno, eterno riposo.

La ragione per cui tanti sono emigrati è semplice: mancanza di lavoro nella loro regione, soprattutto dopo la chiusura della miniera di manganese che, negli anni più fiorenti, aveva dato un impiego a più di 130 persone.

Casalattico, terra natale anche di Lord Forte, alla fine del XIX secolo aveva una popolazione numerosa, anzi era sovrappopolata. L’agricoltura era la principale attività dei suoi abitanti. Ma tra il 1915 e il 1961, il 42 per cento della popolazione è dovuta emigrare, spesso con pochi soldi in tasca, ma sempre con una grande volontà di lavorare e affermarsi. Questa massiccia emigrazione, soprattutto dopo la prima e la seconda guerra mondiale, ha spopolato la campagna circostante, e così Casalattico è divenuto un paese di emigrati. Oggi, circa 3.000 casalatticesi vivono in Irlanda e nella vicina Gran Bretagna, e tutti sono ammirati e apprezzati per la loro serietà, il loro coraggio e il senso profondo e sacro dell’ospitalità, che li caratterizza.

Lord Charles Forte ne è un esempio vivente e il suo lavoro, la sua serietà e il suo spirito creativo hanno glorificato non solo la sua nativa Casalattico, ma anche il lavoro degli italiani nel mondo.

Dalla friggitoria
alla laurea

Dall’inizio dell’emigrazione ciociara in Irlanda, che risale agli ultimi decenni del secolo scorso fino a oggi – abbiamo con noi Bernardo Cervi pronipote di Giuseppe, giunto a Dublino nel 1883, e primo friggitore –, si è assistito a un continuo evolversi ed espandersi della prima comunità non solo numericamente, ma soprattutto qualitativamente.

Dalle friggitorie si è passati ai ristoranti. Oggi si mangia particolarmente bene nei tanti ristoranti italiani, da tutti apprezzati e, con orgoglio, la comunità italiana in Irlanda, ai nostri giorni, emerge anche nei settori dell’arte, delle lettere, della moda, della tecnologia e in altri ancora. Una volta superata la fase di adattamento alla nuova situazione geografica, e conquistata una certa posizione finanziaria, molti figli di italiani si sono iscritti nelle varie università, accedendo ai titoli accademici e, quindi, migliorando anche il livello culturale delle loro famiglie. C’è da dire inoltre che con la nuova realtà dell’Unione europea, molti giovani italiani hanno già trovato impiego presso multinazionali presenti in Irlanda, soprattutto nel settore informatico.

Sul piano sociale, la comunità italiana in Irlanda ha il proprio club con sede in uno dei posti più belli di Dublino. Il club si occupa non solo di attività sociali, ma organizza anche classi di lingua e cultura italiana per i figli dei connazionali e soprattutto mira a una sempre migliore integrazione dei connazionali nella ospitale Irlanda. Esso ha una sua rivista: Club Italiano News & Views che, insieme a Italia Stampa, diretto da Concetto La Malfa, serve a tenere sempre più legata la stessa comunità. Notizie sull’Italia non mancano, anche perché quasi tutti hanno l’antenna parabolica per ricevere le televisioni italiane.

Attraverso gli anni, la vita spirituale della comunità italiana è stata incoraggiata e assistita da un grande irlandese, monsignor Moloney, nostro cappellano dalla fine della seconda guerra mondiale e più ancora amico e confidente.

Gli italiani – e non solo gli appartenenti alla comunità locale – sono di casa in Irlanda, rispettati e amati. "Qui non mi pare di trovarmi in una terra straniera, ma in una specie di seconda patria", dichiarò l’ex presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, durante una sua visita ufficiale in Irlanda. "Ha sempre colpito la nostra sensibilità il singolare destino dell’Irlanda, eroica, nel corso dei secoli, nella rivendicazione della sua identità, e incrollabile nella difesa della sua fede ancestrale – disse ancora l’allora presidente Cossiga facendo un brindisi in onore del presidente irlandese Hillary –. E l’esito di questo destino, che ha coronato un sogno di dignità e di indipendenza, coltivato con irriducibile speranza attraverso le vicissitudini di una storia spesso amara e difficile, è di conforto a quanti credono che esista una giustizia nella vicenda degli uomini, e che debba sempre fatalmente giungere il momento del riscatto, della redenzione, della salutare reintegrazione".

Un orgoglio condiviso

Questa somma dignità della nazione irlandese, "eroica nella rivendicazione della sua identità e incrollabile nella difesa della sua fede ancestrale", nobilita ancor più i legami stretti tra Italia e Irlanda con una serie di gemellaggi tra cittadine, scuole e organizzazioni irlandesi e italiane che, oltre ad avvicinare ulteriormente le due nazioni hanno creato, e continuano a creare, quei vincoli essenziali di fratellanza e amicizia sui quali dovrebbe essere basata la nuova Unione europea.

"Molti di questi gemellaggi hanno anche illuminato particolari aspetti della storia e dell’amicizia tra le nostre due terre", scrive Enzo Farinella – da 28 anni nell’isola del trifoglio –, nell’ultimo suo libro: Irlanda-Italia: un’amicizia secolare al lavoro nell’Unione europea (Bonanno Editore, 1997). Tra questi ricordiamo i gemellaggi: tra Bronte (Catania) e Drogheda, avendo la cittadina siciliana dato il nome alle grandi scrittrici: Emily, Charlotte e le altre sorelle Bronte, inglesi di nascita, ma irlandesi nel cuore. Il loro nonno, nato a Drogheda, a 60 chilometri a nord di Dublino, cambiò il suo nome da Prunty in Bronte, perché ammirava tanto l’ammiraglio Nelson, allora Duca di Bronte; da questo casato è nata la glorificazione letteraria del nome della cittadina siciliana. E ancora, i gemellaggi tra Gangi (Palermo) e Clonmel nel nome di San Cataldo; Costamasnaga (Como) e Clonmel, unite dall’impresario Bianconi; Torre San Patrizio (Ascoli Piceno) e Kells, a ricordo dei monaci irlandesi; Casalattico (Frosinone), la cittadina natia di tanti emigrati ciociari, e Naas per celebrare la presenza dei tanti italiani in Irlanda; Castiglione di Sicilia (Catania) e Killarney, due cittadine con caratteristiche vulcaniche, unite da sentimenti di amicizia; Vizzini (Catania) e Carlow per "una migliore Europa"; Oasi Maria Santissima di Troina e Chiverstown House di Dublino per dare una voce agli handicappati; San Mauro Castelverde (Palermo) e Rush nel nome del Santo benedettino; Taranto e Clogheen in memoria di San Cataldo; Bosco Marengo (Alessandria) e Moy, in ricordo del Conte Charlemont che lo edificò sull’esempio architettonico del paesino piemontese. Questo aristocratico irlandese fu entusiasta dell’Italia e della sua letteratura a tal punto che, nel 1769, come riferisce il suo biografo Giuseppe Baretti, ideò di scrivere una storia della poesia italiana da Dante a Metastasio.

Charlemont ebbe senz’altro una parte importante nella rinascita degli interessi irlandesi e britannici per la letteratura italiana, e ora proprio Moy farà rivivere nel suo gemellaggio con Bosco Marengo, la grande ammirazione di questo singolare personaggio aristocratico irlandese per l’Italia.

BOX 1
Italiani famosi d’Irlanda:

Nel 1802, Carlo Bianconi, un comasco di Tregolo, oggi Costa Masnaga, giunse in Irlanda. Aveva appena 16 anni e iniziò la sua attività come venditore ambulante. Poco più di 35 anni dopo, il sistema dei trasporti irlandese fu rivoluzionato da quest’uomo con vetture trainate da cavalli. Egli si stabilì a Clonmel, la capitale di Tipperary, di cui divenne sindaco. Alla fine delle guerre napoleoniche, quando i cavalli non erano più richiesti per operazioni di trasporto e di guerra, comprò per 10 sterline un cavallo e una carrozza e diede così inizio alla sua famosa flotta di carrozze che cominciarono a collegare le varie parti d’Irlanda. Nel 1837 Carlo Bianconi disponeva di 900 cavalli e di 67 carrozze.

Un altro italiano che ha lavorato in Irlanda è Guglielmo Marconi. Verso la fine del secolo scorso, lo scienziato fece i suoi esperimenti radio sulla costa occidentale dell’Irlanda, a Clifden, dove organizzò anche il primo utilizzo mondiale e commerciale della radio. Egli fu particolarmente legato alla terra d’Irlanda perché sua madre era irlandese – Annie Jameson, figlia di John Jameson, fondatore della distilleria del famoso omonimo whisky, sita a Dublino, fin dal 1780 – e poi perché sposò in prime nozze una nobildonna irlandese, Beatrice O’Brien degli Inchiquinn.

All’inizio del XX secolo, la comunità italiana ha dato un sindaco a Dublino (1906-1908): G. Nannetti, deputato anche del Parlamento di Westminster, e menzionato nell’Ulisse di James Joyce insieme a Tony Caprani, nonno di Vincent Caprani, oggi rinomato scrittore e storico, con numerose opere di valore al suo attivo. Più tardi, nel 1981, la comunità italiana ha potuto fregiarsi anche di una Miss Irlanda con Michelle Rocca, classificatasi seconda, l’anno seguente, al concorso per Miss International svoltosi a Tokio. E ai giorni nostri, il restauratore presso la Galleria Nazionale d’Irlanda, Sergio Benedetti, ha fatto la scoperta del secolo a Dublino: La presa di Cristo, uno dei capolavori di Caravaggio
moris
00giovedì 20 febbraio 2003 12:20
dimenticavo...
Dimenticavo, in coda all'articolo c'è...


Indirizzi utili per gli italiani:

Club Italiano
Tibradden Rathfarnham
Dublin 16 – Irlanda

Comites
Presidente: Arch. Raffaele Cavallo
Ballsbridge House
44 Nurthumberland Rd
ublin 4 – Irlanda
Tel. 00-353-1-6688244

Irish Italian Twinning Committee
56 Green Field Park
Knocklyon
Dublin 24 – Irlanda
Tel. e fax: 00-353-1-4941389

I Club di Emigranti Italiani all'estero in alcuni casi sono istituzioni che fanno un lavoro prezioso e utilissimo ma ci sono anche molte organizzazioni ambigue (per non dire di peggio).

Ovviamente non mi riferisco alle suddette associazioni italo-irlandesi in quanto non le conosco. Fabio, tu ne sai qualcosa ?
fabio
00giovedì 20 febbraio 2003 12:51
allora conosco l'articolo che hai riprodotto, l'ho pescato in rete anche io tempo addietro..
Riguardo le associazioni che mi dici le conosco solo di nome. quando ero abitante di Dublino cercavo per quanto più possibile di star lontano da tutti gli italiani e cercare di assorbire quanto più possibile della vita locale per cercare di integrarmi al 100% pur rimanendo italiano fino al midollo.
Delle due associazioni ho notizie di seconda mano.
L'unico italiano che ogni tanto vedevo in irlanda (siamo arrivati quasi insieme e più o meno nello stesso ambito) che tutt'ora risiede li, mi ha detto cose turche di questi "club". [SM=g27828] [SM=g27811]
Autoreferenziali, nostalgici di cose scomparse dall'italia e piuttosto "sciccosi" nel senso deleterio della parola.
Molto con la puzza al naso verso i nuovi arrivati degli anni '80, (io!) e tremendamente legati alle gerachie ecclesiastiche per il comune retaggio di religione.[SM=g27826]
Un circolo chiuso con i suoi riti e i suoi referenti anche politici per quelli che hanno anche la cittadinanza irlandese, e allora... capisci... [SM=g27816]
[SM=g27825]
Comunque sono notizie di seconda mano, ma da parte di una persona che stimo e ritengo affidabile
Ciao, [SM=g27817]
moris
00giovedì 20 febbraio 2003 13:34
Uè Paisà, Vota accà
Come temevo... [SM=g27837] [SM=g27837]

Purtroppo ho ascoltato giudizi negativi anche per i vari istituti di cultura italiana all'estero "Dante Alighieri", per le ambasciate d'Italia e per le scuole italiane (non parlo di Irlanda ma di altri paesi, soprattutto nell'est europa e nella comunità europea)[SM=g27832]

figuriamoci adesso con Tramaglia ed il voto degli italiani all'estero... non oso pensare che cosa succederà in questi circoli
moris
00venerdì 21 febbraio 2003 11:50
Grande Fabio !
come già ho scritto in un altro thread (quello delle Novità su Altra Irlanda) Fabio ci ha trasmesso un articolo sull'Emigrazione Italiana nell'Eire

I miei giudizi in merito li ho quindi già espressi...

members.xoom.virgilio.it/altrairlanda/emigrazioneitali...
stefania
00venerdì 21 febbraio 2003 12:45
bel testo, un altra pagina nera ... a Londra e Berlino ci sono organizzazioni di emigrati italiani di lunga data che vivono sulle spalle dei connazionali che cercano lavoro.
Ad un amico mio è successo di andare a Londra per lavorare 3 mesi in un ristorante (vitto, alloggio e discreta retribuzione promesse prima di partire) e si è trovato a disossare maiali in una fabbrichetta in condizioni di totale sfruttamento... ha resistito due settimane e gli hanno pure fatto un casino di storie perchè "osava" mollarli...
fabio
00venerdì 21 febbraio 2003 18:24
[SM=g27816] Comunque forse ho esgerato nel dipingere la cosa come una provocazione.[SM=g27821]
Quello che ho raccontato purtroppo lo visto con i miei occhi, e mi ha colpito molto.
Spero solo intervenga il Luigi di Broccostella che visto che ha parenti "frittaroli", può dire qualcosa "dall'interno"...[SM=g27833]
In ogni caso non ho avuto minimamente la pretesa di fare un trattato o un "libello" contro gli Italiani in Irlanda[SM=g27827]
[SM=g27838]
Paolo
00venerdì 28 febbraio 2003 17:17
Re:

a Londra e Berlino ci sono organizzazioni di emigrati italiani di lunga data che vivono sulle spalle dei connazionali che cercano lavoro.


...come credi che si sia finanziata Forza Nera... ops, Nuova, fino ad oggi? Easy London...
www.inventati.org/apb/easylondon.htm
Paddy Garcia
00lunedì 3 marzo 2003 11:26
imprenditoria
Avrei anch'io una domanda da fare che riguarda sempre il lavoro in Irlanda, isola che ho imparato ad amare solo da pochi anni.
Esiste qualche sito con informazioni utili per un cittadino della comunità europea desideroso di aprire un'attività commerciale (tipo piccolo ristorante o vineria)in Irlanda ?
Pensate che sia possibile farlo senza avere come socio un cittadino irlandese ? Esistono aiuti (tipo consulenze gratuite)per categorie tipo imprenditoria femminile o giovani con meno di 30 anni, anche stranieri ?
si, lo so che non sarebbe certo il mio investimento ad aiutare l'economia irlandese, anzi...però preferisco chiedere, non si sa mai che esista un ufficio a Dublino dove poter raccogliere informazioni (il mio inglese non è il massimo, ma mia moglie lo parla perfettamente, avendo vissuto n Australia,)
quanto alla scelta del ristorante, la mia non è improvvisazione. Ho lavorato 3 anni, anche in germania, nel campo della ristorazione, spero che possa essere di aiuto per ottenere licenze.
scusate la lunghezza.
fabio
00lunedì 3 marzo 2003 17:32
imprenditoria
Guarda la questione è semplice: l'irlanda è membro della CEE....
nessun socio locale, non siamo nell'ex est-europa, quindi la trafila per mettere su qualcosa di commerciale (non industriale) o di somministrazione al pubblico di bevande & alimenti è la stessa dei locali cittadini. Credo tu semplicemente debba domiciliarti lissù...
Comunque ti do un consiglio: il turnover delle attività commerciali in Irlanda è altissimo. Nascono e muoiono come funghi, ed è così da sempre... molto ma molto più che in Italia. Il sistema fiscale è decisamente più semplice e lineare. Il minimo delle informazioni necessarie forse in ambasciata te le possono dare. In caso dai un'occhio alla pagina dell'ICE sull'irlanda, (istituto commercio estero) ciao![SM=g27811]
rosy71
00lunedì 3 maggio 2004 12:23
Caro Moris, io ho persino suonato, un paio di anni fa, ad un festival che si organizza in un paesino area Frosinone (accidenti alla vecchiaia non mi ricordo il nome) dove in pratica d'estate la popolazione raddoppia e si dimezza l'età media perchè tornano "gli emigranti", cui si deve appunto l'import del business fish and chips.
C'era anche una storia/leggenda carinissima di come si sono integrati, dato che loro pensavano d'essere non in irlanda, bensì in inghilterra (il che dato il periodo creò qualche comprensibile disagio).
Mi hanno regalato un libro scritto da una delle discendenti dei primi emigranti, pare che esista un circolo degli emigranti che tutt'oggi fa studi e ricerche sui parenti italiani.
Quando vieni a trovarmi....
Nell'attesa, se pensi possa essere interessante lo becco e magari te ne spedisco alcuni estratti!
Rosy
rosy71
00lunedì 3 maggio 2004 12:24
Scusa, sono proprio fuori. Era casalattico!!!
poguemahone77
00venerdì 29 aprile 2005 17:05
ciao a tutti. sto compiendo un lavoro universitario sull'emigrazione italiana in irlanda. ho già raccolto del materiale interessante. se qualcuno avesse del materiale o fosse in grado di segnalarmi links o altre fonti sul tema o volesse offrire un suo contributo...sarebbe tutto molto gradito !!!
se qualcuno è interessato all'argomento segnalo che sul prossimo numero di "altreitalie" (www.altreitalie.it, una rivista/portale sulle migrazioni italiane all'estero)
sarà pubblicato uno dei rari articoli di stampo accademico circa l'emigrazione italiana nell'isola verde.

slainte, stefano
admin/moris
00venerdì 29 aprile 2005 20:48
Ciao Grande Ste !

ti segnalo una discussione con il titolo identico a quello tuo, dove possiamo continuare a parlare :

www.freeforumzone.it/viewmessaggi.aspx?f=13145&idd=22

Sul sito troverai un interessante articolo sull'argomento del nostro Fabio Riccio

admin/moris
00venerdì 29 aprile 2005 20:50
copio qui un intervento di stefano, che ancora non aveva visto che già c'era questo topic aperto.



ciao a tutti. sto compiendo un lavoro universitario sull'emigrazione italiana in irlanda. ho già raccolto del materiale interessante. se qualcuno avesse del materiale o fosse in grado di segnalarmi links o altre fonti sul tema o volesse offrire un suo contributo...sarebbe tutto molto gradito !!!
se qualcuno è interessato all'argomento segnalo che sul prossimo numero di "altreitalie" (www.altreitalie.it, una rivista/portale sulle migrazioni italiane all'estero)
sarà pubblicato uno dei rari articoli di stampo accademico circa l'emigrazione italiana nell'isola verde.

slainte, stefano
admin/moris
00venerdì 29 aprile 2005 20:52
L'articolo del nostro Fabio Riccio sull'Emigrazione Italiana in Irlanda


www.altrairlanda.it/emigrazioneitaliana.html
Corcaigh
00sabato 30 aprile 2005 11:19
Stefano, hai provato a contattare Trinity college? So che un bel po' di anni fa avevano condotto delle ricerche sul fenomeno degli italiani immigrati in Irlanda. E' probabile che abbiano aggiornato lr ricerche in questi anni.
Prova il dipartimento di sociologia e quello di italiano.
admin/moris
00sabato 30 aprile 2005 16:34
Ste, una persona che ti può aiutare è Concetto La Malfa, con cui abbiamo avuto una discussione tempo addietro

Club Italiano a Dublino
www.freeforumzone.it/viewmessaggi.aspx?f=13145&idd=3294


Concetto dirige da molti anni una pubblicazione dedicata ai connazionali che vivono sull'Isola ed è addirittura stato il conduttore di un corso di italiano per principianti, sulla TV irlandese.

Dal punto di vista accademico, il consiglio di Corcaigh penso sia il migliore e non escludo che tu ti imbatterai proprio in Concetto La Malfa qualora bazzicherai il Trinity.

Nella sezione links del sito, troverai anche gli indirizzi dei dipartimenti di italiano presso tre università irlandesi.

ciao, moris

poguemahone77
00lunedì 2 maggio 2005 14:33
grazie moris e corcaigh, ho preso nota e seguirò il vostro consiglio. a lavoro ultimato spero di potervi fornire qualche ulteriore spunto sull'argomento.

saluti, stefano
poguemahone77
00giovedì 12 maggio 2005 17:04
complimenti moris ! non so se ne eri al corrente ma il sito è citato in uno dei saggi sulla migrazione italiana in irlanda che sto analizzando. si tratta del lavoro del prof.paolo zanna dell'università di milano e membro della fondazione agnelli.è riportato per intero anche l'articolo "il rimpatriota"...
andiamo in accademia, eh !?!...
salutoni, stefano
admin/moris
00giovedì 12 maggio 2005 17:24


Grazie Ste [SM=g27811]

Ne sarà contenta anche Eyebright, l'autrice dell'articolo.

[Modificato da admin/moris 12/05/2005 17.25]

OConnor
00venerdì 13 maggio 2005 10:47
Chissa', magari nel prossimo saggio universitario trovero' la battuta della Milupa :)

LOL!

Complimenti ad Eyebright che "has made it to the press" (scusate non so come si dica in italiano) :(

AOC
admin/moris
00mercoledì 29 giugno 2005 21:44
Dossier Emigrazione su Italia Stampa
Vedo che il termine "Irlandiani" da noi inventato piace anche ad altri...

www.italiastampa.info/main.asp?vNProg=165

Francesco Dominoni, presumo che nelle tue ricerche ti sei imbattuto anche nel nostro forum.

Non mi dispiacerebbe che ci raccontassi qualcosa di più sul tuo dossier, che ovviamente ci interessa... una cosa che per esempio non ho capito (o trovato) è il campione su cui ti sei basato per le tue interviste.





Tratto dal sito ItaliaStampa :

Il recente boom della tigre celtica ha attirato migliaia di giovani dalla nostra penisola: nascono gli “Irlandiani”, un mix tra cultura e stile di vita italiana e irlandese.

Ma quali sono le ragioni principali della migrazione delle nuove generazioni in Irlanda? Chi sono? Cosa fanno? Dove vanno? Gli «Irlandiani» lo hanno svelato, nell'ambito dello speciale “Dossier di Italia Stampa”, condotto su un campione di 150 intervistati. Primo dato da specificare è l'età dei protagonisti: la maggioranza, il 52%, è tra il 25 e i 30 anni, segue il 36% tra i 30 e i 35 anni. Gli intervistati tra i 20-25 anni e i 35-40 sono il 6%. Dagli studi si deduce che gli italiani vanno in Irlanda non solo per imparare l'inglese come lo rivela il 42%. La percentuale più alta, cioè il 46%, si trasferisce per motivi di lavoro. Anche se c’è qualche eccezione. Patrizia Uccheddu, per esempio, sarda 31 anni, è impiegata a Dublino presso una società di servizi, specializzata nella consulenza e outsourcing per le grandi aziende e le pubbliche amministrazioni. Patrizia in Italia non ha mai lavorato e aggiunge: «non so molto della situazione del lavoro in Italia. Prima vivevo in Belgio e precedentemente in Germania». Solo il 4% è venuto per vacanza rimanendoci, mentre l'8% si trova qui per motivi più disparati. La situazione economica e lavorativa è messa così male? L'80% delle persone non ha dubbi: «va male» e anche il significativo 0% concorda che va bene. In questa direzione Alessandro Galimberti, 28 anni, originario di Milano non ha dubbi: «La crisi attuale è solo la punta dell'iceberg, vedrete fra qualche anno». E il resto cosa dice? Il 13% risponde che va così così, il 7% è indeciso. In quale settore trovano impiego i ragazzi italiani in Irlanda? Il settore di maggiore impiego è quello dell'Information Technology 41%, segue il telesales con il 28%, la finanza con il 16%, ristorazione 6%, il 3% import-export e un 6% di altre attività. Cosa pensano in generale dei propri connazionali di vecchia generazione in terra celtica? Il 52% dichiara di non avere metri sufficienti di valutazione per rispondere, il 24% dichiara che la comunità italiana è aperta, il 12% chiusa. Un rimanente 12% risponde con un semplice: «Perché esiste?».

Come giudichi i servizi offerti dall'Ambasciata Italiana? Il 57% non lo sa, il 24% dice insufficienti, il 14% esprime varie esperienze, infine il 5% dice di essere soddisfatto. Sui servizi consolari Valentina Gatti, 32 anni, passato dublinese, oggi impiegata presso una società di marketing a Milano è soddisfatta perché:«avevo perso il passaporto e in meno di mezz'ora mi hanno risolto il problema».

Sull'Istituto Italiano di Cultura l'11% dice di conoscerlo e di essere andato a qualche iniziativa, il 16% dice di non conoscerlo, il 57% ne ha sentito parlare ma non c’è stato. Il 16% esprime pareri come:«vorrei partecipare ma non so come». Cosa non piace dell'Irlanda? Il 42% il tempo atmosferico, il 23% il cibo, l'11% l'alcool, il 9% gli affitti, il 6% i trasporti, il 3% la sanità. Il rimanente 6% aggiunge: «un elevato costo della vita, infrastrutture arretrate e insufficienti. Presenza di un eccessivo divario sociale, carattere generale della gente mentalità insulare, pressappochismo, tendenze a percepire il cambiamento in ottica negativa». Cosa invece piace della tigre celtica? Il 38% la cordialità, il 37% il lavoro, l'11% una società giovane, l'8% cosmopolita, il 5% perché si parla inglese.

Infine il 3% aggiunge «c'è poca burocrazia». L'indagine ha dimostrato che è necessario fare una distinzione tra le motivazioni che spingono i connazionali ad emigrare in terra d'Irlanda. C'è chi si trasferisce per studio e chi invece per lavoro. Questi ultimi per mancanza di opportunità e di risorse in patria. Nei prossimi numeri andremo ad esaminare altri aspetti del fenomeno migratorio.

Quelli che tornano dalla mamma

Martina Tommasini, 27 anni nativa di Vicenza, trascorre un anno a Dublino. Durante il suo soggiorno irlandese approfondisce l'inglese e impara una lavoro. Ora è tornata a casa tra le braccia di mamma e papà nel ricco Nord Est dove lavora presso uno studio di marketing, pianificazione e controllo. Gli chiediamo cosa succede in Italia e cosa le è rimasto dell'Irlanda.

Perché l'economia italiana non gira?

«Il costo del lavoro è troppo alto, le aziende pagano molte imposte, il netto in busta risulta essere un terzo di quanto pagato da un imprenditore pro capite. In questo modo meno occupazione per noi, pochi soldi e assunzioni, investimenti troppo alti per imprenditori. Quasi tutte le nostre clienti sono in lieve perdita».

Perché proprio in Irlanda?

«Per aprire una piacevole parentesi nella mia vita. Ci tornerei domani».

Come hai trovato le persone?

«La maggior parte delle persone che ho trovato in Irlanda, sia italiani che spagnoli che francesi e tedeschi, erano persone che non sono riuscite a farcela nei loro Paesi e non avevano particolare situazioni affettive da lasciare, mediamente non ambiziosi. Naturalmente sereni perché hanno trovato in Irlanda qualcosa di più con meno fatica».

admin/moris
00mercoledì 29 giugno 2005 22:00
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