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UNA RICERCA SUGLI ITALIANI IN IRLANDA

Ultimo Aggiornamento: 23/09/2007 10:37
05/09/2007 10:57
 
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Va anche detto che ognuno di noi (almeno su questo forum) ha avuto motivazioni personali assai svariate per venire in Irlanda.
I vecchi frequentatori di questo forum che mi conoscono sanno perché sono venuta qui. E sanno che il mio è stato un misto di necessità e caso, nonché un rigetto totale per la Milano degli anni '80/inizio '90. Mio marito lo dice sempre (ha vissuto pure lui un anno a Milano, con me): avessimo vissuto che ne so, a Bologna o sulle colline tosco-umbre, forse saremmo ancora in Italia. Ma così non è stato. Quando siamo tornati in Italia per riprovarci (dato che non volevo sbattere la porta definitivamente al mio paese d'origine senza dargli almeno una seconda possibilità) il lavoro era solo a Milano. Ed era troppo vicino ad altri problemi di tipo personale che mi avevano in primis spinto ad andarmene qualche anno prima.

Io quello che sarebbe stato il mio futuro marito l'ho incontrato solo qualche tempo dopo essermi trasferita a Dublino. Neppure io sono venuta con la valigia di cartone, ma con regolare volo Aerlingus ed una amica irlandese di Tipperary che mi aiutò pure a trovare un flat dopo qualche tempo.
Va detto che però nel'91 non c'era la celtic tiger. Per cui mi sono rimboccata le maniche. Mentre facevo corsi di tutti i generi, mi sono fatta 8 mesi di lavori occasionali (in nero) + 5 mesi di dole. Fino a che mamma Microsoft non mi assunse (come accadeva all'80% degli italiani a Dublino in quegli anni). Non ho fatto mai la fame e vivevo in un bedsit, molto scarno ma esenziale, sul canale a Ranelagh, due minuti a piedi dal centro, e chi si poteva lamentare? Ricordo quel periodo di disoccupazione e spensieratezza come uno dei più belli della mia vita. Mi ero liberata di una situazione opprimente in Italia e scoprivo finalmente, per la prima volta, che la vita non era solo una rat race dalle 8.30 alle 18.30 in un ufficio. Quando, dieci anni dopo, Dublino si ridusse a quel livello, ce ne andammo pure da lì.

Sono stata accusata di "corkcentrismo" (una malattia molto contagiosa, va detto [SM=g27828] ), ma torno a ribadire come ho fatto più volte in passato che tutt'ora i miei ricordi più belli in Irlanda sono a Dublino. I miei ricordi più belli in assoluto. Era la Dublino pre-Temple Bar, pre-Celtic Tiger, pre-Internet, pre-Luas. È per questo che mi è dispiaciuto così tanto vederla tramutarsi in una piccola Londra impersonale. La Dirty old town mi piaceva di più. Ed è un fatto.

L'Irlanda non è rose è fiori. Soprattutto chi ha figli (ed è donna) sa com'è difficile sopravvivere in un paese che si è dimenticato dei propri bambini sulla costituzione. Che non ha childcare di stato. Che aveva affidato per decenni la gestione delle politiche familiari alla chiesa, con le conseguenze catastrofiche che tutti sappiamo. Ora che la chiesa non c'è più e le donne lavorano e non stanno più a casa a lavare i panni, il governo di Bertie e co. si trova assolutamente inetto e confuso riguardo alle politiche sociali. I genitori si incazzano, Bertie balbetta ancora di più davanti alle telecamere ed intasca soldi dai costruttori che stanno cementizzando la green island. Come ho detto, l'Irlanda non è rose e fiori.
Spero ancora che le cose cambino. Il boom è avvenuto troppo in fretta, la società non ha fatto in tempo ad adeguarsi. Diamogli un'altro decennio. Magari un'altro tipo di governo, anche quello non farebbe male. Vediamo.
Tutto sommato sono un'ottimista.

E queste, Federica, sono le due righe che ti avevo promesso [SM=g27828] . Le ho messe pubbliche perché è giusto condividere certe esperienze con chi, adesso, prende il primo volo a 15 euro per Dublino e si aspetta di trovare lavoro dopo due settimane. Giusto per far capire che Bengodi non esiste da nessuna parte.

Due libri suggerisco a te e tuo marito (forse li hai già letti) per capire le trasformazioni e le contraddizioni dell'ultimo decennio:

Collision Culture, by Kieran Keohane and Carmen Kuhling, The Liffey Press
The end of Irish History?, by Colin Coulter and Steve Coleman, Mancester University Press

Alla prossima

Martina
[Modificato da Corkcat 05/09/2007 11:01]
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