Il forum di Altra Irlanda
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Ebbene sì, ho votato in Irlanda!

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2006 22:01
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16/12/2006 22:01
 
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Ma non per le elezioni Irlandesi, ma per quelle europee, come... italiano di passaggio all'estero.
Nel lontano 1989 ero già mio malgrado rientrato in Italia a causa di vicissitudini personali, ma la nostalgia per l'isola verde era fortissima e nonostante problemi vari, da maggio a dicembre di quell'anno ho soggiornato nuovamente a Dublino.
Ma ci fu una novità: mio padre volle venire con me. Con piacere mi portai dietro il mio augusto genitore all'epoca 57enne. Dieci giorni per dare un'occhiata dove il suo unico figlio si era stabilito, e poi l'avrei "rispedito" via Aer Lingus.
Precedentemente nel rientrare, avevo rifatto la residenza in patria, cancellando il mio nome dagli iscritti all'AIRE (anagrafe italiani residenti estero) quindi per il governo di Dublino, ero un semplice turista, al massimo un ex residente.
Giravo quindi con una carta di identità rilasciata dal mio comune, non più con quella rilasciatami dalla sezione consolare dell'ambasciata.
Passammo bei giorni gironzolando in posti a me cari e il mio genitore gradì molto il viaggio. In quei giorni, c'erano le elezioni europee. Precedentemente mi ero informato in prefettura, e mi avevano assicurato che come "cittadino di passaggio in un altro stato comunitario", potevo votare nel seggio più vicino organizzato da un'ambasciata italiana.
In parole povere ci portiamo dietro i nostri bravi certificati elettorali, confidando nella possibilità di esprimere il nostro voto anche lassù...
Il venerdì pomeriggio con i nostri "preziosi" pezzi di carta, diligentemente ci rechiamo in ambasciata: già chiusa!
Bussiamo alla porta e dietro una guardiola, protetta da un esagerato vetro antiproiettile, un carabiniere in divisa (che effetto vederlo a Dublino!) ci chiede che vogliamo in un inglese molto approssimativo, con forte accento siciliano. Dal citofono spieghiamo (in italiano) il nostro problema e, il rigido tutore dell'ordine subito dichiara: mai sentito prima, non si può!! Insistiamo e raccontando dell'incontro nella prefettura lo "illuminiamo" sulla possibilità...
Risposta: datemi i certificati, i vostri documenti che ne faccio una fotocopia e, datemi anche un recapito telefonico che vi avvisiamo noi... Aspetta & spera...
Speranzosi (ma non troppo) affidiamo i nostri pezzi di carta al milite della benemerita...
Il giorno dopo, al mattino, arriva una telefonata al B&B dove dimoravamo. All'altro capo del filo un non meglio identificato funzionario che semplicemente ci chiede: ma perché volete votare qui? Perché non tornate giù in Italia a farlo? Alle mie rimostranze sul mancato "utilizzo" e sul calpestare i miei costituzionali diritti di Italiano "temporaneamente all'estero", l'uomo risponde: vabbé... vediamo cosa posso fare... vi richiamo più tardi.
Durante la giornata richiamano ben tre volte (anche non trovandoci) chiedendo informazioni neanche avessimo chiesto asilo politico o fossimo ricercati dall'interpol... ˆall'ultima telefonata giunge il fatidico ok: domani possiamo votare, seggio all'istituto italiano di cultura, dalle 8.00 alle 21.00 con documenti alla mano. Wow!!!!

La domenica alle undici del mattino siamo in Fitzwilliam per votare. L'istituto è affollatto. Facce da fish & chips ma più che atro facce irlandesi. All'ingresso c'è il solito carabiniere che, amabilmente conversa con un Gardì (che coppia improbabile!), fanno finta di fare ordine pubblico entrambi...
Arriviamo al primo piano, e carte alla mano, ordinatamente facciamo la fila. E' strano vedere che alcuni degli elettori si chiamano Ryan, O' Hara, Collins, Phelan... e non sembrano spiaccicare una parola in Italiano; vabbé...
Arrivato il nostro turno, presentiamo le nostre brave carte e ci sentiamo subito "apostrofare" come "i due che proprio vogliono votare qui" detto con aria ironica da un'anonima signora, che già anni prima avevo adocchiato in ambasciata.
Ci mettono da parte e tirano fuori un voluminoso incartamento: è il nostro. Sbircio una bella sfilza di fax intercorsi tra la nostra ambasciata, il mio comune di residenza, il ministero degli interni, la prefettura e le autorità irlandesi.
Dopo qualche minuto ci gridano (quasi) potete votare!
Il seggio era in realtà ben cinque seggi in uno. Uno per ogni collegio elettorale europeo in cui è divisa l'Italia. Cinque urne, cinque cabine, cinque scrivanie, cinque presidenti di seggio...
In pratica gli aventi diritto al voto potevano, e dovevano esprimere la preferenza per il collegio del comune di cui erano iscritti nelle liste elettorali. In pratica l'ultimo comune italiano in cui avevano soggiornato o quello di origine dei genitori se di seconda o terza generazione.
Noi... di passaggio (credo gli unici e soli in tutto l'Eire), veniamo aggregati al nostro collegio dell'Italia meridionale.
Che Emozione... la stessa assurda matita del ministero dell'interno, lo stesso legname per le urne e le cabine elettorali... perfino la stessa lampadina malferma sulla cabina, proprio come in Italia, solo con il piccolo particolare di essere a Dublino.
Un curioso angolo di Italia (moltiplicato per cinque) in Fitzwilliam...
Dopo aver espresso il nostro diritto/dovere di voto anche in questa improbabile situazione, restituiamo la matita (sic!) e dopo aver deposto la scheda salutiamo i gentili (si fa per dire...) signori del seggio e uscendo dico: scusate se forse vi abbiamo creato qualche problema...
Risposta quasi in coro di più persone: eccome che ce ne avete creati di problemi!
Non ho mai più provato a ri-votare all'estero...


Testo redatto da Fabio Riccio
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