Giorgio, ad essere sinceri, non vedo come alcuna soluzione futura possa peggiorare il caos che c'è tutt'ora in Iraq. Questa guerra è stata una guerra sbagliata dall'inizio: una guerra per il monopolio di grandi pozzi petroliferi, di interferenza di affari interni e basata su due menzogne, la connessione (mai provata) di Saddam co AlQueda e le fantomatiche weapons of mass distruction che-ci-sian-ciascun-lo-dice-dove-sian-nessun-lo-sa.
Anch'io sono diventata piuttosto salomonica riguardo a tutta quella situazione. D'accordo, Saddam era un dittatore, ma l'Iraq era LAICO, BENESTANTE e le donne erano in posizioni di potere (e nelle università). Adesso è diventato un paese del terzo mondo, senza acqua corrente, elettricità, infrastrutture, comunicazione. Le minoranze religiose fanatiche che Saddam era riuscito a tenere a bada (con metodi immorali, d'accordo, ma ditemi dove sta la moralità in medioriente, è da millenni che la cerchiamo...
: ) stanno prendendo il sopravvento, le donne non possono più andare a scuola o accedere agli ospedali (quei due o tre non ancora in macerie) e sono costrette a portare il velo (Saddam lo aveva bandito, vi ricordo).
In questo immenso casino, è ora che tutti quelli che non c'entrano si tolgano dalle palle, in primis gli americani, che si sono presi i pozzi, ora si tolgano di mezzo. Il paese avrà inevitabilmente una guerra civile (che c'è già), si massacreranno a vicenda e poi, a poco a poco, ricostruiranno secondo i
loro parametri culturali. È un processo inevitabile. Chi siamo noi per dirgli cosa è giusto e cosa è sbagliato? Fino ad ora più che danni non abbiamo fatto.
È ora che le truppe straniere si tolgano di mezzo e che ognuno si faccia un bel mea culpa per il disastro sociale e materiale portato all'Iraq. Gli ci vorrano come minimo 50 anni per riprendersi. Sono sicura che non succederà durante la mia vita.
E sicuramente, non durante la vita di Bush.
[Modificato da Corcaigh 28/05/2006 15.55]