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la morte di slobodan milosevic

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2007 20:53
13/03/2006 10:33
 
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mi accodo a chi ha visto nella morte di milosevic un ostacolo verso il proseguimento del processo di pace nei balcani. in primo luogo, la mancata sentenza nei confronti dell'uomo politico serbo costituisce un mancato risarcimento alle vittime della guerra. se non c'e' giustizia non puo' esserci pace, e in troppo pochi hanno pagato per questa guerra. le responsabilita' andrebbero ripartite in egual misura e del resto il processo di frammentazione della repubblica sociale di jugoslavia fu ampiamente auspicato, dal mondo occidentale, FMI in testa, dal desiderio di ccostituire uno stato di Croazia occidentalizzato, libero dai fardelli delle repubbliche del sud, dal sogno di una 'grande Serbia'. e come meglio detonare l'ordigno bellico se non innescando la scintilla dell'odio nazionalistico? a Srebrenica, prima del genocidio, i matrimoni misti erano la maggioranza. ma ora come puo' esserci pace tra le etnie, quando ci sono ancora responsabili a piede libero, quando ti trovi a condividere il condominio con chi hai visto violentrae i tuoi familiari, quando esistono ancora squadre di calcio locali chiamate 'Ratko Mladic'? il gerarca serbo, assieme all'ex presidente Karadzic sono ancora coperti dalle autorita' serbe, la biologa e vice di Karadzic, Biljana Plavsic autrice di manifesti nazisti pseudo-scientifici sconta una condanna ridicola, Milosevic non sara' mai condannato. ci puo' essere pace? e non finisce qui. stessa sorte di milosevic tocco' a franjo tudjman, i crimini dei croati furono altrettanto efferati, il simbolo della loro bandiera croata si rifa' ancora alla dittatura degli ustascia, tudjman fu ricevuto dal papa e il vaticano fu il primo stato a riconoscere la nascita della croazia. il tutto avvenne sotto gli occhi indifferenti del mondo occidentale, con i soldati del contingente USA piu' impegnati a stuprare le donne locali che altro.
il processo di pace e' ancora lungo, e la scintilla del nazionalismo potrebbe prima o poi riaccendersi, innescata dall'alto.
13/03/2006 20:10
 
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13/03/2006 23:39
 
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Mi è piaciuta l'analisi di plaintive, io non riesco a farne, per cui mi limito ad un "Aspetto il turno di D'Alema di Clinton e se non ricordo male anche di Solana. E pure di Emma Bonino, già che ci sono". Il turno per cosa? La galera o la morte, vedano loro. E scusate il veleno.
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Re:

[Modificato da Dancork 14/03/2006 0.07]

AltroDanCork
Quello che i buonisti li affoga nel Lee
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14/03/2006 09:43
 
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non conosco a fondo l'intricata questione balkanica per poter fare un' attenta analisi di questo evento
btw appena ho letto la notizia della morte di SM mi son fermato ad un sentimento di rispetto per la morte di un essere umano
null'altro
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14/03/2006 09:46
 
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Re:

Scritto da: fergus 14/03/2006 9.43
non conosco a fondo l'intricata questione balkanica per poter fare un' attenta analisi di questo evento
btw appena ho letto la notizia della morte di SM mi son fermato ad un sentimento di rispetto per la morte di un essere umano
null'altro



Beh, essere umano.... [SM=g27820]:
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Re: Re:

Scritto da: Earendil78 14/03/2006 9.46


Beh, essere umano.... [SM=g27820]:



il mio "null'altro" è più rilevante di "essere umano"
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14/03/2006 09:56
 
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quoto in pieno ciò che scrive plaintive!

per certi "elementi" (non mi riesce di chiamare PERSONA uno come SM) la morte prematura o il suicidio sono regali che non meritano. la lista sarebbe lunga ed è meglio che non la faccia: ognuno ha le sue "bestie nere" e i suoi "idoli".
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14/03/2006 10:27
 
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d'altro canto ritengo che bisogna evitare a prestare troppo attenzione a queste gogne mediatiche. avere un capro espiatorio fa sempre troppo comodo, questo lungi dal voler fare un discorso apologetico nei confronti di milosevic.
la mancata condanna di milosevic, comunuqe, si accoda a quelle di tudjman e izetbegovic
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14/03/2006 13:26
 
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C'è una cosa che mi fa "ridere" in tutta questa storia: l'accusa, tra le altre mille, giustificatissime, a Slobo, di "crimini di guerra"...Io non ho mai pensato che la guerra fosse una cosa "normale" in cui in mezzo ci sono dei crimini...La guerra è un crimine! Quand'è che verrà processato Clinton, insieme a D'Alema e al resto della compagnia, per quella guerra contro la Serbia (che poi il fatto che i serbi si stessero sbarazzando da soli, a livello politico, di Milosevic, non lo considerò nessuno...)??? Io aspetto quello.

[Modificato da Inismeain 14/03/2006 13.29]

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Re:

Scritto da: Inismeain 14/03/2006 13.26
Quand'è che verrà processato Clinton, insieme a D'Alema e al resto della compagnia, per quella guerra contro la Serbia (che poi il fatto che i serbi si stessero sbarazzando da soli, a livello politico, di Milosevic, non lo considerò nessuno...)??? Io aspetto quello.

[Modificato da Inismeain 14/03/2006 13.29]




E cosa avrebbero dovuto fare Clinton, D'Alema e gli altri? Stare a guardare come si fece di fronte alla mattanza in Bosnia?
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Non sono un'esperta di storia dei Balcani, ma mi pare di ricordare dalle cronache del tempo (1998-1999) che i serbi stessero già cacciando Milosevic il grande dittatore per conto loro...Il problema è che ci sono stati due estremi: stare a guardare, come nei primi anni '90, e intervenire con le bombe (scusate ma non riesco neanche a dire "poverini" a quelli che tornano malati dal Kosovo e dai vari campi di guerra). Ma la diplomazia??? Sono intervenuti, per non stare a guardare, e nel peggiore dei modi, e hanno provocato altri morti, altri profughi, la convivenza tra serbi e albanesi non si può certo dire tale (se vogliamo parlare anche di chi ha finanziato e addestrato l'UCK...). La mia opinione è che una guerra, qualsiasi sia il motivo per cui parte, non ottiene buoni risultati per i poveri cristi...
E poi insisto: "crimini di guerra" è un capo d'accusa che non esiste, secondo me. O che c'è pure il galateo della guerra, che ci si spara a un certo orario, con le pallottole infiocchettate magari? La guerra è un crimine, punto.
Ma qui sono OT, per cui, che seppelliscano Milosevic e a sighire impresses su restu, come si dice dalle mie parti...

[Modificato da Inismeain 14/03/2006 14.11]

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Re:

Scritto da: Inismeain 14/03/2006 14.09
O che c'è pure il galateo della guerra, che ci si spara a un certo orario, con le pallottole infiocchettate magari?



Certo che esistono regole anche per i conflitti armati. Hai mai sentito parlare, tra le altre cose, di Convenzione di Ginevra?
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14/03/2006 14:17
 
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Il tuo ragionamento sulla diplomazia fila.
E' il punto di partenza su cui non sono d'accordo. Non si è intervenuti per cacciare Milosevic (che infatti è andato via dopo qualche anno), ma perchè era di nuovo cominciata una mattanza in Kosovo... se l'obiettivo fosse stato cacciare Milosevic non lo si sarebbe lasciato li per anni.
E anche la civile convivenza era già un ricordo ai tempi...
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14/03/2006 14:23
 
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Certo, Convenzione di Ginevra...rispettatissima nel mondo, wow...cavoli, mi fa proprio ridere questa cosa, vorrei che mi spiegassero come una Convenzione può "difendere" da "incidenti" del tipo tirar giù un ponte con tre camion di civili sopra, come possa davvero "impedire" la tortura...Oh, certo, poi c'è L'Aja, e in effetti la usano per i polli finora...quelli che hanno avuto la sfiga di essere delinquenti sconfitti, i delinquenti vincitori no, non ci passano all'Aja, e si permettono pure il lusso di non riconoscerlo come tribunale internazionale. E poi basta, scusate, mi sono pentita di aver pure scritto in questo topic, riporta a galla veleno che speravo di aver digerito 7 anni fa.
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14/03/2006 16:38
 
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Re:

Scritto da: Inismeain 14/03/2006 14.09
.
E poi insisto: "crimini di guerra" è un capo d'accusa che non esiste, secondo me. O che c'è pure il galateo della guerra, che ci si spara a un certo orario, con le pallottole infiocchettate magari? La guerra è un crimine, punto.
i...

[Modificato da Inismeain 14/03/2006 14.11]




il "crimine di guerra" - può come giustamente dice Inis risultare incomprensibile -è una categoria del diritto internazionale , è una violazione delle "leggi di guerra "
da atti gravissimi come genocidio fino a sparare per esempio ad un paracadutista in volo , questacondotta è qualificabile come crimine di guerra perchè per l'appunto presuppone la violazione di una legge di guerra
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14/03/2006 17:57
 
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magari non vi interessa...
purtroppo la guerra viene annoverata tra i metodi di risoluzione dei conflitti nazionali (se civile) e internazionali. Come a dire: se la diplomazia fallisce, facciamo una guerra e chi vince ha ragione.

Mia opinione è che la guerra sia già un 'oltre le regole' e che quindi qualsivoglia codicistica legata all'evento sia solo IPOCRISIA.

Detto questo,non ne so molto di legislazione di guerra. Fergus, ti andrebbe di darci alcune definizioni da manuale? GUERRA, CONFLITTO INTERNAZIONALE, CONVENZIONI E REGOLE DI GUERRA...? dai dai, sbattiti un po' per noi :)

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14/03/2006 18:10
 
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Re: magari non vi interessa...

Scritto da: Copycorner.BS 14/03/2006 17.57
purtroppo la guerra viene annoverata tra i metodi di risoluzione dei conflitti nazionali (se civile) e internazionali. Come a dire: se la diplomazia fallisce, facciamo una guerra e chi vince ha ragione.

Mia opinione è che la guerra sia già un 'oltre le regole' e che quindi qualsivoglia codicistica legata all'evento sia solo IPOCRISIA.

Detto questo,non ne so molto di legislazione di guerra. Fergus, ti andrebbe di darci alcune definizioni da manuale? GUERRA, CONFLITTO INTERNAZIONALE, CONVENZIONI E REGOLE DI GUERRA...? dai dai, sbattiti un po' per noi :)




ok andrò - in un momento di sconforto- a rispolverare i miei manuali di dir. internazionale
per adesso accontentatevi di questo
www.globalissuesgroup.com/geneva/history.html
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14/03/2006 18:24
 
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credo che a questo punto sia indispensabile aprire un TOPIC ad-hoc.

Ecco quello che Wikipedia pubblica in merito alla guerra:

La guerra è un confronto armato, su vasta scala fra due o più popoli o gruppi. Nel diritto internazionale guerra è un termine legale che è stato rimpiazzato da conflitto armato.

Carl von Clausewitz, nel suo famoso libro "Della guerra", compie una analisi quanto mai accurata ed esatta del fenomeno guerra: "Der Krieg ist ... die Fortsetzung der Politik mit anderen Mitteln" ("La guerra è la continuazione della politica e della diplomazia con altri mezzi") e "La guerra è così un atto di forza che impone al nostro nemico di fare la nostra volontà", cogliendo così l'essenza della guerra (il confronto fra due volontà) e il fatto che non esiste un confine netto fra stato di pace e stato di guerra ma piuttosto un progressivo peggioramento dei rapporti politici e diplomatici, fino ai primi scontri di confine seguiti dalle manovre su vasta scala: in una guerra le diplomazie delle varie parti belligeranti sono ben lungi dall'essere inutili, ma al contrario sono più attive che mai, alla ricerca di soluzioni incruente del conflitto.

Sempre von Clausewitz mette in luce un ulteriore aspetto della guerra, che per molti può sembrare sorprendente: ad iniziare una guerra non è l'azione di chi offende, ma la reazione di chi si difende. Se non ci fosse reazione, l'attacco si risolverebbe in una occupazione, ma senza conflitto armato, e quindi non ci sarebbe guerra.

La guerra oltre che strumento decisivo nei rapporti tra gli Stati è anche fenomeno sociale con enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume, sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la trasfigurano esaltandola o condannandola.

Le guerre sono combattute per il controllo di risorse naturali, per risolvere dispute territoriali e commerciali, per motivi economici, a causa di conflitti etnici, religiosi o culturali, per dispute di potere, e per molti altri motivi. In Europa non si sono più combattute guerre per motivi religiosi dal 1648, anno della Pace di Westfalia che chiuse la Guerra dei trent'anni.

Tipi di guerra:
Spesso si distinguono i concetti di "conflitto" e di dichiarazione formale di "stato di guerra". Quando un paese invia le sue forze armate fuori dei suoi confini con il presunto motivo di ricreare ordine o prevenire un genocidio o altri crimini contro l'umanità >>LINK<< , o per supportare un governo legalmente riconosciuto contro una rivolta, quel paese qualche volta si riferisce al termine azione di polizia. Questo uso non è sempre ritenuto valido, in particolare da coloro che non accettano tutte le connotazioni del termine.

Una guerra in cui le forze in conflitto appartengono allo stesso paese o entità politica è detta guerra civile.

La dottrina della guerra preventiva viene usata per giustificare conflitti contro paesi o entità che si suppone potrebbero mettere in pericolo la sovranità o gli interessi del paese che da inizio al conflitto.

Gli strumenti della guerra comprendono scontri terrestri in campo aperto, con truppe a piedi, a cavallo, o su mezzi meccanici, scontri aerei e navali, il bombardamento aereo e navale verso obiettivi nemici, il blocco dell'afflusso di risorse necessarie alla sopravvivenza del proprio nemico, l'avvelenamento o la distruzione delle risorse naturali.

La guerra tradizionale è condotta da eserciti organizzati secondo una disciplina militare e legalmente inquadrati in un ordinamento statale. Questi sono spesso affiancati da mercenari, truppe che svolgono funzioni di supporto logistico e/o di combattimento in cambio di denaro. Il diritto militare vieta che le popolazioni civili, ovvero quanti non sono inquadrati in un esercito, vengano coinvolte in un conflitto. Ma questa è la teoria.

In alcuni casi, partecipano alla guerra anche formazioni spontanee dall'inquadramento più o meno informale (vedi anche partigiani), che si possono dissimulare tra la popolazione civile. Costoro praticano spesso tecniche di guerriglia, che alcuni tendono erroneamente a chiamare terrorismo, in quanto quest'ultimo tende a colpire la popolazione civile e non è atto a danneggiare un organismo militare ma persegue obiettivi politici.

Diritto militare
Numerosi trattati, che costituiscono il Diritto militare >>LINK<< regolamentano lo stato di guerra. Il più importante e comprensivo sono le Convenzioni di Ginevra >>LINK<<, la prima delle quali cominciò ad entrare in vigore durante la metà del 1800.

La firma di trattati internazionali fa parte della diplomazia >>LINK<< internazionale. Numerosissimi sono i trattati in vigore. Menzioniamo qui solo alcuni esempi, come le Risoluzioni della Conferenza Internazionale di Ginevra, Ginevra, 26-29 ottobre 1863, o la Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra, 75 U.N.T.S. 135, entrato in vigore il 21 ottobre 1950.

sciauz

[Modificato da spartacus81 14/03/2006 18.29]

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14/03/2006 21:05
 
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Forse sono andata troppo OT e si è passati a parlare di guerra. Per fortuna c'è fergus che ci può dare qualche delucidazione, il diritto è qualcosa che va oltre il nostro semplice sentire di esseri umani, e io da essere umano, come copycorner, sento che la guerra è già un andare oltre, e qualsiasi cosa si faccia all'interno di essa è per me criminale.
Per cercare di tornare almeno di striscio nel tema del thread, ciò che penso è che la distinzione tra ciò che ha fatto Milosevic e ciò che hanno fatto le nostre guerre umanitarie non sia poi tanto netta, almeno dal mio punto di vista di ignorante in materia di guerra, di Balcani, di diritto internazionale, di storia ecc...
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noi in teoria....
Art. 11. Costituzione

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
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Re: noi in teoria....

Scritto da: fergus 15/03/2006 11.18
Art. 11. Costituzione


Eggià, IN TEORIA. Ma a me pare che la teoria venga usata un po' come la cartaigienica al cesso...Siete mica sicuri che anche le Convenzioni di Ginevra siano solo un IN TEORIA??? [SM=x145439]
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15/03/2006 14:13
 
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Re: Re: noi in teoria....

Scritto da: Inismeain 15/03/2006 14.10

Eggià, IN TEORIA. Ma a me pare che la teoria venga usata un po' come la cartaigienica al cesso...Siete mica sicuri che anche le Convenzioni di Ginevra siano solo un IN TEORIA??? [SM=x145439]



questo in realta' non e' il problema esclusivo delle convenzioni di ginevra, ma, ahime', di tutto il diritto internazionale
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02/06/2006 12:16
 
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Non trovando altro topic utile, incollo qui dal Manifesto di ieri. Ma l'importante è che abbiano bombardato i serbi, nel '99...Perché non bombardano il Kosovo adesso?! Perché chi ha voluto quella guerra adesso non va a vivere in qualcuna delle case serbe rimaste in Kosovo? Pezzi di merda.

Nel Kosovo l'impunità è la regola
Un rapporto di Human rights watch denuncia: nesuna indagine sulel violenze contro serbi e albanesi moderati nella provincia
Lucia Sgueglia*
Nel Kosovo post-1999 non c'è ancora giustizia per le vittime di crimini di guerra e delle violenze a sfondo etnico. Dopo più di 7 anni di amministrazione Onu e Nato, e a due anni dalle nuove violenze antiserbe del marzo 2004, nella piccola regione l'impunità è ancora la regola. È la denuncia di Human Rights Watch, contenuta in un rapporto pubblicato ieri che lancia l'allarme sul pessimo stato della giustizia dalle parti di Pristina.
Proprio a fine marzo 2004, dopo le violenze che presero di mira una comunità serba sempre più ridotta all'osso sotto gli occhi di 30.000 militari della Kfor (distrutte in pochi giorni 800 abitazioni e chiese, 19 vittime tra serbi e albanesi, mille feriti e 4100 nuovi profughi), il capomissione UnmiK Holkeri promise solennemente: giustizia sarà fatta. Furono creati ad hoc due nuovi ministeri per la giustizia e gli affari interni, e varata una speciale operazione di polizia internazionale per investigare sui fatti («Operation Thor»). Per avviare l'urgente riforma del sistema giudiziario e penale locale, si cominciò col togliere potere alla polizia locale per consegnarlo nelle mani dei procuratori. Ma fino ad oggi davvero poco è cambiato: dei quasi 50.000 kosovari coinvolti a diverso titolo nelle violenze del 2004, solo 426 sono stati incriminati (la maggior parte per reati minori come il furto), e di questi solo metà hanno visto una sentenza finale. E le pene, nota Hrw, sono state spesso così lievi da andare contro qualsiasi standard giudiziario, anche per i casi gestiti da giudizi internazionali. Colpevole indulgenza, dunque, unita a una generale assenza di trasparenza, e alla scarsa collaborazione tra i diversi istituti giudiziari e penali e le forze dell'ordine. Queste ultime sarebbero anche corresponsabili delle violenze di marzo 2004, poiché mancarono di intervenire con prontezza: ma ad oggi nessuno è stato perseguito. I problemi nella gestione del Kosovo da parte dell'amministrazione provvisoria internazionale vengono così dolorosamente a galla. A pregiudicare l'efficienza del sistema giudiziario è - come in tutti gli altri campi della vita pubblica - l'esistenza di «istituzioni parallele» dove l'amministrazione Onu si affianca a quella locale, rendendo difficile il coordinamento tra i vari poteri (talvolta volutamente smarcato dai locali). La polizia locale - prosegue Hrw - si è rivelata particolarmente inefficiente nella gestione dei crimini di stampo etnico, omettendo in molti casi di contattare e di proteggere vittime e testimoni appartenenti alle minoranze (serbi, rom, ashkali, gorani). Una situazione che ha naturalmente un pessimo impatto sulle minoranze: sempre più diffusa, specie tra gli sfollati serbi che dovrebbero far ritorno nelle proprie case, la sfiducia nella giustizia e nella possibilità di vivere in sicurezza nella piccola regione.
L'impunità non è del resto una novità nel Kosovo post-99, e non riguarda solo i crimini contro le minoranze: ancora alla macchia sono gli assassini di tre ragazzini serbi dell'enclave di Gorazdevac presi a fucilate nell'agosto 2003, ma anche i responsabili degli omicidi di albanesi 'moderati' nella guerra del '99. Tra gli ex ufficiali dell'Uck accusati di crimini di guerra, molti siedono oggi sugli scranni più alti della politica kosovara, o lavorano nel corpo di protezione civile locale (Kps).
Per Hrw anche l'amministrazione Onu è colpevole, per aver messo in secondo piano il ripristino dello stato di diritto nel processo di conseguimento dei cosiddetti «standard» che avrebbero dovuto precedere qualsiasi discorso sullo status. Ma nel Kosovo d'oggi, che pare avviarsi a grandi passi verso l'indipendenza dalla Serbia col benestare della comunità internazionale, gli standard sono ormai un optional. Pochi giorni fa ai colloqui di Vienna Pristina ha rifiutato anche l'ultima proposta di Belgrado: un'autonomia estremamente allargata accompagnata da un'ampia autonomia interna per le enclave serbe sotto forma di nuove municipalità. Ma stavolta l'Onu, nell'imbarazzo, frena: il delegato Ahtisaari ha rinviato ogni decisione al 2007.
*Lettera 22

[Modificato da Inismeain 02/06/2006 12.18]

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20/12/2007 11:00
 
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E i temi ritornano...
Vediamo cosa ci riserva la polveriera balcanica stavolta. E vediamo come la "diplomazia" occidentale se ne sta occupando. Promette al Kosovo l'indipendenza e poi D'Alema dice "Eh, negoziati falliti". Grazie al cazzo, se tu comunita' internazionale spalleggi apertamente una delle parti promettendole l'indipendenza, e ponendola come condizione per l'ingresso della Serbia nell'UE, voglio vedere se i negoziati non falliscono.

Da Il manifesto del 15/12/2007

Baratto Kosovo
Il nodo Balcani piomba sull'Ue
Tommaso Di Francesco

Il modo in cui l'Ue si accinge a intervenire nuovamente in Kosovo è rappresentativo della condizione attuale dell'Europa politica. La Carta di Lisbona, dopo la bocciatura del 2005 abbozza ora un'intelaiatura di ruolo rappresentativo e sociale, sempre in chiave liberista. Sulla politica estera si ripropone la figura di un «alto rappresentante» super partes, più trasmissione delle volontà atlantiche e della leadership franco-tedesca, che non di un impegno autonomo e di sintesi.
A otto anni di distanza dal precipizio della guerra «umanitaria» contro la ex Jugoslavia nel 1999, fatta dalla Nato contro il parere dell'Onu, i leader europei tornano sul luogo del delitto facendo finta di non sapere quello che è accaduto in questi otto anni sul campo: una feroce contropulizia etnica che ha visto fuggire nel terrore gran parte della minoranza serba e rom, 150 monasteri ortodossi rasi al suolo, 1800 delitti e altrettante sparizioni. E dimenticando che quella guerra di 78 giorni di raid, con tanti «effetti collaterali» e vittime civili, finì perché si firmò un trattato di pace. Gli accordi di pace di Kumanovo autorizzavano l'ingresso delle truppe della Nato, ma garantendo l'unitarietà territoriale della Serbia e la sua sovranità sul Kosovo. L'accordo venne assunto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu con la Risoluzione 1244. Lo ha ribadito, inaspettatamente, anche il presidente della commissione esteri della Camera, Umberto Ranieri che su questo ha polemizzato con lo sprovveduto ministro degli esteri britannico Miliband. Ma ieri i ministri degli esteri e premier dei 27 Paesi dell'Ue si sono messi su un terreno di scontro con il diritto internazionale, decidendo una missione civile - 1800 poliziotti, guardie di frontiera e giudici - che dovrà sostituire l'amministrazione Unmik-Onu, per dare un quadro di apparente legalità all'indipendenza etnica del Kosovo. E' quello che gli Stati uniti vogliono - tantopiù che lì hanno edificato Camp Bondsteel, la più grande base militare d'Europa - con la stessa insistenza con cui decisero la guerra «umanitaria» travolgendo le leadership europee e riprendendo in mano nel 1999 la guida dell'Alleanza atlantica. Ed è quello che farà l'Unione europea. Racconteranno che il segretario dell'Onu Ban Ki Moon ha dichiarato che per il Kosovo «questo statu quo non è più possibile» - ma non ha certo detto che è giusta la secessione etnica; diranno, e lo farà Massimo D'Alema il 19 dicembre visto che l'Italia ha la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, che le trattative sono fallite - ma sono state fatte fallire proprio dalla promessa dell'indipendenza, visto che invece Belgrado è arrivata a proporre il 95% di autonomia alla provincia portando gli esempi esistenti dello status delle Aland, quello di Hong Kong, e lo stesso statuto dell'Alto Adige. E infine spiegheranno che ora ci saranno porte aperte per l'ingresso in Europa della Serbia: ma a Belgrado, sia il premier Vojslav Kostunica sia il presidente Boris Tadic (che pure non vuole perdere il treno europeo) respingono lo scambio denunciando il ricatto di una istituzione sovranazionale che si apre ad un paese ma a condizione che perda il 15% del territorio. L'Europa, con la decisione della «missione», si avvia al fatto compiuto, aspettando sul baratro i risultati delle presidenziali serbe di febbraio-marzo, ben sapendo che il timore di perdere il Kosovo farà vincere, com'è accaduto, gli ultranazionalisti serbi. Così, senza riflettere sugli scellerati riconoscimenti delle indipendenze di Slovenia e Croazia autoproclamate su base etnica nel 1991-1992 (che provocarono, con i nazionalismi interni, la guerra e poi il disastro in Bosnia Erzegovina) torna a riconoscere l'ennesima indipendenza etnica. Che, vista l'incerta pace di Dayton, rischia di far riesplodere i Balcani, subito in Bosnia e in Macedonia. Ed è subito scontro. Con la Russia che annuncia il veto in Consiglio di sicurezza e si sente legittimata a soccorrere la Serbia ortodossa e a sollevare la questione, vera, del «precedente che si crea», con un occhio al suo Caucaso. Intanto la Serbia manda un minaccioso monito: «La missione Ue non sarà benvenuta». L'alternativa poteva essere rappresentata da una Ue forte e politicamente determinata, capace di proporre per la provincia martoriata uno statuto originale di autonomia dentro l'Europa, secondo standard comunque non etnici, in nessun senso. Così non sarà. E alla fine la beffa: l'Unione europea, invece di inviare una missione per gestire la nascita dello Stato di Palestina secondo il mandato di ben due Risoluzioni dell'Onu, ne invia un'altra per imporre lo stato etnico del Kosovo contro il diritto internazionale e la Risoluzione 1244 sempre dell'Onu.

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