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Il topic della Guinness

Ultimo Aggiornamento: 11/09/2008 14:49
19/06/2004 13:59
 
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Confesso di non essere un grande bevitore ma il mio record personale penso sia di 13/14 pinte + 2 hot-whiskey (dalle 17 a mezzanotte)

Moris, Don Bosco e la Guinness

Kilcormac, sperduto vilaggio delle Midlands. Un sabato estivo.
Un paio di pub, il tipico supermercato di paese dove ci trovi dal topicida al garlic bread surgelato, una gelateria (De Vito's) e un Fish'n'chips. Qualche Ford e Vauxhall scassate , parcheggiate sulla Main Road.

Ero capitato lì di proposito, con un paio di concittadini, per andare a trovare i maestri falegnami che avevamo conosciuto ad Asti durante la costruzione di un irish pub e che erano diventati nostri amici durante il soggiorno italiano.

Arrivammo nel tardo pomeriggio, giusto il tempo di posare i nostri bagagli e fummo condotti al pub per una maratona etilico-conversatoria di 7 ore con decine di persone curiose (in quel luogo sperduto ogni straniero che biascicasse qualche parola di inglese veniva accolto come una rockstar...).
C'era gente desiderosa di parlare con noi anche davanti a quella parete di alluminio (o ceramica) con grondaia, dove le persone di sesso maschile si recano tra una stout e l'altra per poterne ingurgitare ancora senza fare esplodere la vescica.

Dopo l'ora di chiusura confesso che non mi reggevo più in piedi ma stranamente il mio inglese usciva fuori molto fluente...
A quel punto i nostri stomaci iniziarono a brontolare, desiderosi di qualcosa di solido dopo tanti liquidi, e fu così che fummo accompagnati in processione da mezzo villaggio al vicino Fish'n'Chips gestito da una venticinquenne che avrebbe fatto la sua porca figura sulle pubblicazioni del Borde Failtè. Capelli rossi voluminosi, occhi grandi e verdissimi e una cascata di lentiggini che si intravedevano anche su un generoso decoltè. Bellissima.Una visione celestiale.

In mezzo a baccalà in frittura e puzzolenti onion-rings venni sfidato ad una gara di serenate da parte di un tizio, appassionato melomane, che partì con uno struggente canto della tradizione locale, roba che avrebbe commosso anche la più acida delle zitelle.

A quel punto sentivo sulle mie spalle tutto il peso della tradizione melodica della nazione in cui sono cresciuto e nei miei deliri alcolici mi è parso pure di udire la voce dell'allora presidente (Cossiga ? Scalfaro ?) incitarmi a tenere alto il nome della patria e della bandiera. C'era pure Verdi che mi minacciava sussurrando "Non farci fare figure di merda...".

Peccato che, complici le abbondanti libagioni e una concomitante perdita di memoria, l'unica canzone italiana che mi venne in mente in quella strana situazione fu quella che imparai in seconda elementare da un insegnante salesiano (oddio, mi ricordai anche il jingle dell'Amaro Averna e la sigla di Lupin III ma non era il caso...).
Il titolo era "Don Bosco ritorna tra i giovani ancor...", la tipica canzone da gita in pulmann con la parrocchia.

La cantai a squarciagola con un pathos talmente forte, teatrale e convinto che dopo pochi secondi fui circondato da persone entusiaste e accolto da un applauso che manco Pavarotti...(mentre cantavo avevo gli occhi lucidi, risultato di troppa stout e bicchierini di Paddy's... ricordo che spalancai anche le braccia e feci smorfie da sceneggiata napoletana. L'acuto finale fu qualcosa in puro Mino Reitano style).
Un trionfo, ammesso pure dal mio avversario. Cossiga e Verdi si complimentavano dandomi pacche sulle spalle ed i locali si convinsero ancora di più che l'Italia era veramente terra di Romanticismo e Bel Canto.

La cosa difficile, però, fu tradurre il testo : tutti volevano sapere di cosa parlasse questa "wonderful italian song" cantata da questo "very romantic singer". Bluffando dissi che si trattava della storia straziante della fidanzata di un tale Donaldo Bosco (Don Bosco), emigrato italiano in America. (Don Bosco : come back...) e omonimo del santo, tra l'altro mio conterraneo.
I miei due amici italiani erano choccati dalla mia prontezza nel raccontare una panzana così poco credibile ( e dallo sfoggiare una così bella voce proprio io che sono stonato come una campana). Questa sorpresa li trattenne dall'esplodere in una fragorosa risata.

Rimediai parecchi baci tra le presenti e pure un pizzicotto sul sedere da parte di un'assatanata ultracinquantenne con i capelli alla Marge Simpson.

Ma la mia bellissima coetanea del fish'n'chips mi concesse unicamente il tipico sguardo che di solito si dà agli ubriaconi quando diventano patetici...Già... lei non era reduce da ore di pub come il resto dei presenti

[Modificato da admin/moris 19/06/2004 14.13]

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