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Tolleranza zero? Giusto peccato che...

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2005 09:59
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Se vuoi battere i criminali aggiusta la finestra
• da La Stampa del 28 giugno 2005, pag. 34


di Maurizio Viroli

Il vero e proprio attacco della popolazione di un quartiere di Napoli contro le forze di polizia colpevoli di aver arrestato dei rapinatori, la facilità con cui gli stupratori compiono i loro crimini, e infiniti episodi quotidiani di abusi e di violenze compongono il quadro preoccupante di uno Stato che non è più in grado di difendere la legalità.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: non solo la vita e la sicurezza dei cittadini, soprattutto dei più deboli, sono gravemente minacciate, ma tutta la vita sociale si è imbarbarita a tal punto che in molti contesti la vera legge è la legge del più forte.

Come spesso avviene in questi casi, un ostacolo alla soluzione del problema sono le cattive analisi e le cattive proposte, prima fra tutte quella che considera il criminale un mostro o una bestia, e invoca sanzioni esemplari, dalla punizione corporale alla pena di morte. Chi ragiona così non ha evidentemente letto il nostro Cesare Beccarla che aveva spiegato quasi tre secoli fa che “uno dei più grandi freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma la infallibilità di esse, e per conseguenza la vigilanza dei magistrati, e quella severità di un giudice inesorabile, che, per essere un’utile virtù, dev’essere accompagnata da una dolce legislazione. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza della impunità”. E i fautori di pene crudeli non capiscono, o fingono di non capire che è altrettanto difficile applicare leggi giuste quanto lo è applicare leggi crudeli. La sola differenza rilevante è che applicare leggi crudeli rende i criminali ancora più spietati e la società più brutale.

Altrettanto fuorviante è la posizione di chi considera la delinquenza una conseguenza della povertà e del degrado, e propone quale miglior forma di lotta al crimine politiche di riforma sociale, dell’occupazione e dell’educazione. Come hanno messo in luce molti commentatori è semplicemente falso che i tipi di criminalità che si sono diffusi in Italia siano legati alla povertà e al degrado (non è la fame che fa violentare, o rapinare). Ma anche se il crimine fosse davvero figlio della povertà e del disagio sociale, le misure di prevenzione avrebbero tutt’al più efficacia nel lungo periodo, e rimarrebbe sempre il problema di come trovare e punire i criminali.

Anziché continuare a seguire modelli ideologici sarebbe molto più saggio studiare seriamente i metodi di chi è riuscito davvero a ridurre di molto la criminalità, come ad esempio le grandi città americane. Circa otto anni fa richiamavo, su questo stesso giornale, l’attenzione sul fatto che alla base dei successi della polizia americana (che per altri aspetti non è certo esempio da seguire) c’è una ben nota teoria criminologica, detta “teoria della finestra rotta” (The broken windows theory). In estrema sintesi la teoria afferma che se il proprietario di un condominio lascia correre quando un affittuario rompe una finestra, in poco tempo l’edificio sarà in rovina: se invece interviene subito, e con fermezza, l’edificio resterà integro. Se davvero si vogliono combattere i crimini gravi, fuor di metafora, bisogna punire le piccole violazioni, tutte le piccole violazioni. Tradotta in pratica, la teoria ha portato a operazioni continue e intense di pattugliamento nelle strade dei quartieri più insicuri, perquisizioni, controlli senza tregua. Comincia a portar via con il carro attrezzi le auto parcheggiate selvaggiamente, ferma e controlla i documenti di chi guida auto o moto in modo criminale, e con buona probabilità renderai la vita difficile anche a chi rapina, uccide e violenta.

Nonostante i risultati conseguiti, le nuove tecniche di lotta alla criminalità hanno incontrato negli USA forti critiche da parte della sinistra liberal. Ma a mio giudizio dovrebbe essere proprio la sinistra ad alzare la bandiera della lotta contro il crimine e l’illegalità. Chi protegge i poveri e i deboli, se non la legge?

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