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Irish Travellers

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2006 18:58
18/08/2004 01:45
 
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L'Irlanda dei travellers

Quello che segue è un breve estratto del libro Una vita sulla strada, uscito nella collana Aquiloni.

La gente di Bog Meadows era davvero gentile; non ci chiamava mai 'sporchi zingari' o cose del genere. Stavamo sul retro delle loro case, senz'acqua, senza gabinetti, senza raccolta dei rifiuti, proprio come oggi, eppure nessuno veniva mai a insultarci; ci capivano, perché anche loro erano poveri e oppressi come noi. La signora McAloon era una stanziale molto gentile con noi. Viveva in una delle piccole case con i mattoni rossi e non ci rifiutava mai dell'acqua. Entravamo in cucina dalla porta sul retro e lei diceva: "Su, portate dentro il secchio", e noi lo riempivamo da soli. C'erano sacchi di farina in cucina e un buon profumo di cibi cotti al forno. Quando andavo per l'acqua, la signora McAloon mi diceva: "Vieni Ann, ho qualcosa per la vostra merenda" e mi dava tre o quattro crostatine di mele calde e una dozzina di focaccine d'avena. Io le portavo subito a casa, mettevo su l'acqua per il tè, ci sistemavamo intorno al fuoco all'aperto e le distribuivo a tutti i bambini. Poi c'era un'altra famiglia, i Cooke, e mio fratello Willie passava ore da loro. Erano molto scuri e belli come degli spagnoli. Il padre era uno spazzacamino. Quando era da loro, Willie si dimenticava di tornare a casa e allora i miei andavano in giro a cercarlo; anni fa c'era un allarme generale se uno mancava anche solo per un'ora. Mio fratello aveva quest'abitudine di andarsene in giro. Se non era dai Cooke, stava giocando a biglie con i piccoli stanziali. Allora papà gli toglieva i pantaloni lunghi e gli faceva mettere quelli corti per scoraggiarlo dall'andarsene in giro. Un giorno sparì Kathleen e i miei la cercarono ovunque. La trovarono tutta ricoperta di pattume in mezzo alla discarica comunale di Whiterock. Era seduta lì, come una fata, a leggere Dandys e Beanos. È così che ha imparato a leggere, dai fumetti.

I ragazzini andavano alle discariche in cerca di pezzi di ottone e di rottami: non so come riuscissero a non prendersi delle malattie. Se uno trovava un buon giacimento, diciamo così, riempiva ben bene la sua sacca prima di dire agli altri: "Bel carico, questo: senti come pesa!". E allora i compagni gli chiedevano: "Oh, perché non ci hai chiamato prima di prenderti tutto?". A Belfast arrivava spesso un camion con dei grossi tubi per spurgare i pozzi delle fognature di fianco alla strada. Poi andava a portare quella schifezza nera e oleosa in uno scarico dove noi frugavamo con dei bastoncini in cerca di monetine: mezzi scellini o magari mezze corone. Le nostre mani erano completamente rovinate da quel sudiciume untuoso. Portavamo i soldi a casa e li immergevamo in un bagno di acqua saponata per pulirli. Dovevamo sfregarci ben bene anche le mani, perché puzzavano terribilmente.

Quando i camion arrivavano nei pressi di Bog Meadows per lavare le strade e mettere il disinfettante nelle fognature, mia madre li rincorreva con un secchio, chiedendo: "Me ne date un po' per il campo?". Allora le davano un po' di quel liquido nero, il Jeyes Fluid, che lei mescolava con l'acqua e con cui puliva il campo. Il 12 luglio andai a Sandy Row con Willie e restammo tutto il giorno a guardare gli orangisti che marciavano e ad ascoltare musica. Avevo una corda per saltare e andavo avanti saltando di fianco a loro mentre marciavano. Suonavano i tamburi: alcuni li battevano con le mani nude, che erano diventate tutte rosse. Quando lo dissi a mio padre, quasi impazzì; crescendo, imparammo che gli orangisti erano cattivi, ma a noi non fecero mai niente, anche se credo capissero che eravamo dei travellers dai nostri vestiti.

Nan Joyce


----------------------------------------------------------------Travellers :

Gruppo etnico che, come indica il nome, ha nel nomadismo la sua principale caratteristica, i travellers - i "viaggiatori" - sarebbero, secondo alcune fonti, giunti in Irlanda già nel VI secolo a.C. Conosciuti anche come tinkers per via della tradizionale attività itinerante di fabbri e lattonieri, costituiscono oggi una comunità dislocata prevalentemente in Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il libro di Nan Joyce (nata nella contea di Tipperary, nel 1940) racconta per la prima volta, dall'interno, la vita dei travellers irlandesi in un'autobiografia avvincente come un romanzo, che ripercorre sul piano personale lo storico passaggio da un mondo rurale - popolato di racconti attorno al fuoco, viaggi sui carri, allegre fiere di paese - a una progressiva, tragica urbanizzazione. Spesso oggetto di forti discriminazioni, emarginati nel degrado delle periferie, i travellers hanno trovato in Nan Joyce - madre di undici figli, donna semplice, ma di forza e vitalità straordinarie, candidatasi alle elezioni generali del 1982 - una portavoce politica, impegnata in una storica battaglia per il riconoscimento di alcuni fondamentali diritti della loro comunità nomade. Una campagna che ha avuto una vasta eco sui media, come l'autrice stessa ci racconta, appunto nel libro:

(...) Una mattina si presentò alla mia roulotte anche una troupe della BBC, volevano fare uno speciale su di me da trasmettere dopo le elezioni (...) volevano filmarmi mentre facevo la mia campagna (...)
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