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Airisc taims / uno zeneize a cork

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2006 12:31
29/10/2004 23:49
 
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stefano continua imperterrito a deliziarci...
Cork... azzo che torno!

5.ottobre.2004


C'è che io mica ciò ancora capito nulla del sistema scolastico irlandese. D'altronde anche di quello italiano post-leultimeriforme mica ciò capito nulla io. Crediti, debiti, media inglese... boh.
Che capita che a volte ci sono dei miei amici che mi dicono che devono dare 5 esami in 2 mesi e io penso: ah. Poi mi spiegano che però sono esami da pochi crediti e io annuisco ma penso: ah. E allora prendono carta millimetrata, china e calcolatrice e mi fanno un grafico e una serie di formule e una lista enorme di esami, per spiegarmi in che modo prenderanno la laurea triennale che è una laurea ma non è una laurea come la intendo io, cioè poi ci sono altri due anni che devono fare la tesi e altri crediti ma dipende quanti se ne portano dietro dai 3 anni e se hanno fortuna e trovano il pokemon dorato si passa direttamente al livello successivo di evoluzione e con solo 70 prove d'acquisto hai i crediti che ti mancano per... e io dico: ah.
Beh, fatto sta che stò modello morattiano temo che derivi da qualche belinata europea di stampo anglosassone che in Irlanda è più o meno così e in Irlanda si inizia l'Università a 18 anni (a quanto ho capito), ti laurei in 3 anni che l'unico orale che fai è la prova finale, per il resto sono tesine di una lunghezza e complessità che in confronto alla mia rubrica è la critica della ragion pura, poi dopo, se continui a studiare, fai un anno in cui in teoria ti fanno più il mazzo e fai una pseudo tesi ma di una quarantina di cartelle e poi se continui c'è il dottorato e boh.
Cioè qui ti danno la laurea di 3 anni che la prendi leggendo se tutto va bene un libro ad esame, poi raus fuori dai maroni che il mondo del lavoro ti attende. Che io non mi intendo di cose strane tipo corsi di ingegneria o scientifici o cose così che posso anche capire che il sistema no libri, test e tesine funzioni anche. Ma quando ti trovi davanti un ventunenne laureato in filosofia, la cui bibliografia di esami sta in una scatola da scarpe un po' ci rimani.
Che quindi è un po' tipo superiori: inizi tutti insieme, finisci tutti insieme, non puoi andare oltre i 3 anni e... in poche parole ci sono dottorandi di 22 anni, universitari di 18 (17 se iniziano a studiare a 4... cosa che succede spesso, dato che per levarsi la numerosa prole di casa... si sa, la si manderebbe anche in guerra). In poche parole mi sento in più momenti il “nonno del campus”... ma dico io.
Come, redazione? Occhei occhei la finisco. Che due maroni la redazione. Che poi questa tiritera ti fa un po' riflettere, perché io vedo affermato il mondo universitario che si sta tentando di costruire in Italia: un mondo dove l'Università ti prepara coercitivamente al mondo del lavoro, senza capire che uno che studia umanista non vuole (e probabilmente non deve) essere preparato per il mondo del lavoro, un mondo senza poesia, dove i numeri 10 fermi in mezzo al campo vengono messi in panchina, in cui la stupenda razza dei fuori quota è destinata all'estinzione nell'attesa che tra qualche centinaio di anni uno scienziato li riporti in vita, partendo da una traccia di saliva solidificata attorno a un filtrino, per usarli come attrazione in un parco giochi. Cos'è un'Università senza i fuori quota seduti sui gradini che girano sigarette e portano sottobraccio decine di libri utili solo a beccar patata? Ve lo dico io che ci sono dentro a un'Università senza fuori quota, è un mondo in cui si sta uccidendo il fanciullino fankazzista che è in ognuno di noi, tanto vale fare esperimenti nucleari sull'isola che non c'è e chiudere Peter Pan in una bocciofila e Campanellino a servire in una mensa aziendale.
Stasera, prima di andare a dormire, pensateci. Che mondo lasceremo ai nostri figli? Non vogliamo lasciare loro la possibilità di sentirsi studenti universitari almeno per una decina di anni nella vita?



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