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Storie d'amore tra italiani e irlandesi

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2007 00:22
26/03/2006 16:35
 
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PARTE PRIMA: SPEACHLESS

Scritto da: sarabiga 26/03/2006 3.18
La prima volta che la vidi non ero in Irlanda che da dieci giorni. Spaesata dalla durezza di Dublino, mossa all’azione dalla necessità, quanto di (...)



[SM=x145499] [SM=x145499] [SM=x145499] [SM=x145499] [SM=x145499] [SM=x145499] [SM=x145499]
26/03/2006 17:54
 
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Sarabiga : un abbraccione forte per te.

[SM=x145451]





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Grazie per l'abbraccione Moris,ne ho veramente bisogno! [SM=x145458]

Eh, Martina, spesso quando racconto le mie vicissitudini la gente mi dice che sembra un film. Ma dal film ti puoi alzare ed andartene quando comincia a non piacerti, mentre il film della mia vita m'ha tampinato fin qui in Irlanda... [SM=x145492]

E' ora che parli con lo sceneggiatore. [SM=g27820]:

Comunque, prossimamente la seconda parte (se riesco a dribblare il racconto in modo che la ragazza non sia riconoscibile, non vorrei incasinarla o farla incazzare, lo è abbastanza!)
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26/03/2006 20:51
 
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Che bella storia Ilaria!
Potremmo sapere il seguito? 'mò me sono incuriosita!
Fede Peace & Love

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Se soltanto le donne si dimenticassero di appartenere al sesso debole, non ho dubbio che potrebbero opporsi alla guerra infinitamente meglio degli uomini. Gandhi
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27/03/2006 00:26
 
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For the real Sarabiga PLEASE STAND UP :)

Ilaria: Complimenti per lo stile con cui scrivi. Sara' che e' simile al mio (solo molto meglio) :)

Come sai sono una persona abbastanza old style quindi per farmi leggere con interesse qualcosa che so di non condividere significa che e' proprio scritta con i controco... ahemm no, coi controca.. nemmeno, beh in realta' non di genitali si tratta, ma di puro cervello.

AOC
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27/03/2006 13:09
 
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Ciao cara!
mi sono appena ricordata che anche io ho il tuo numero [SM=g27818] ma hai cercato anche il mio nome su Google??scherzoooo [SM=g27828]

Spero di leggere presto la seconda parte,e di vederti ai prossimi meeting A.I. [SM=g27817] Un bacio,Anto
**SHAM**

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complimenti sarabigga
che bella storia [SM=g27822]
"posso resistere a tutto tranne alle tentazioni"
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28/03/2006 09:41
 
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Oh, ma c'è un lieto fine a sta' storia, vero??? VEEEEROOOOO?????? [SM=x145458]



- all songs are living ghosts and long for a living voice - B.K.
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30/03/2006 17:06
 
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Dai su!!! [SM=g27822]

Lie-to fi-ne!!!
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Adoro le frasi breve con il punto.


[SM=x145470]
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achab


http://ilcapitanoachab.blogspot.com  



.........chi rincorre i propri sogni può essere deriso, ma più triste è chi ha rinunciato a sognare ...........

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Adoro le frasi breve con il punto.


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.........chi rincorre i propri sogni può essere deriso, ma più triste è chi ha rinunciato a sognare ...........

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31/03/2006 04:24
 
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Parte seconda
Ogni volta che ripenso al periodo in cui l’ho conosciuta, e che mi chiedo che cosa mai mi abbia fatto innamorare di lei, c’è un episodio che mi torna immancabilmente alla mente, a riconciliarmi con me stessa.
Stavamo dirigendoci tutti verso uno dei locali del centro, attraversando il Liffey su uno dei ponti pedonali, forse il Millenium Bridge. Uno dei tanti mendicanti della Nuova Dublino stava lì accovacciato a chiedere l’elemosina. Mi stavo accorgendo, in quelle notti, che i dublinesi sembravano ancora più incerti ed in imbarazzo di me nel trattare con loro, come se non ne avessero mai visti prima. Cosa probabilmente vera.
Il mendicante non stava semplicemente seduto, ma era semisdraiato scomposto sul lato del ponte, apparentemente senza sensi od ubriaco cotto. Il cappello col denaro si era rovesciato ed il contenuto si era sparso tutt’attorno alla mercè del vento e dei passanti.
Questa è una città di tristezza. Non so come riesco a resisterle, o se è proprio cercando questa coperta spessa di disperazione, che non avevo mai visto prima con tale dispiego per la pubblica via, che qui ho deciso di rimanere. Per ora.

Passai oltre col solito consolante senso di impotenza, ma incapace di guardare altrove.
Lei si fermò. Si chinò, gli raddrizzò il cappello, e cominciò a riporre le monete ad una ad una.
Ma così si incazza, pensai istintivamente. Un’altra ragazza si fermò ad aiutarla. Il mendicante si svegliò e bofonchiò alcune parole, ero troppo lontana per sentire. Mi raggiunsero alla fine del ponte. Poco prima di attraversare la strada lei mi disse che così imparava a dare una mano, perché le aveva prese solo a male parole. Come pensavo. Eppure provai una grandissima ammirazione per lei in quel momento. Perché si era fermata e chinata. Non perché fosse la cosa più giusta da fare, anche se fra me e me lo sospettavo. Qualcun altro, forse altrettanto lecitamente, avrebbe potuto fermarsi a dire: “Ohi, stronzo, sveglia, guarda che così ti fregano i soldi!”, o, a seconda delle idee politiche: “Ma vai a lavorare!”.

Non era buonismo, non era politica. Il suo era istinto. Forse solo una naturale gentilezza.
Più che ammirazione ero innamorata.

***

Quella sera, quando uscimmo per la prima volta assieme da sole, per errore calcolo caso preghiera, il locale era fitto di gente, come ogni sabato sera. Non ero mai stata al Front Lounge prima, anche se a soli pochi passi da dove lavoravo.
Ricordo di averla vista arrivare da Dame Street, i riccioli biondi che le coprivano completamente il volto mentre faceva forza sulle stampelle su cui si reggeva, lascito dell’incidente della settimana prima. Indossave una giacca sportiva che incredibilmente non la abbruttiva, ma risaltava la delicatezza della sua figura. La delicatezza del poco che spuntava dalla giacca, intendo… Attraversai la strada per aiutarla.


Il resto della serata fu un’avventura. È già un’avventura, talvolta, farsi largo fra la folla di un locale e portare le sudate pinte in salvo sul tavolinetto eletto ad ara, ad altare pagano della serata. Aggiungi le stampelle. Aggiungi la mancanza di un tavolinetto (ora, se con una mano reggi la pinta e con l’altra la stampella, la seconda stampella la reggi con? Cambiando l’ordine degli oggetti il numero delle mani non cambia). Aggiungi le spinte a ondate della gente, che era veramente tanta (qui torna utile la stampella in più, come arma non convenzionale). Aggiungi che i bagni sono nella parte del locale al di sopra della barriera architettonica degli scalini. Invasi di persone.
Aggiungi che lei è testarda, soprattutto se c’è da farsi male.
Qualcuno ebbe pietà di noi, o più che altro di lei, e le cedettero un panchetto su cui sedersi. Che ben presto mi invitò a dividere. Ci stringemmo strette strette sul sedile, e se dicessi che mi dispiaque vi mettereste a ridere. Sullo strapunto di legno all’altezza delle nostre teste, attaccato alla colonna per reggere qualche pinta in più, due candele ondeggiavano la loro fiamma all’aria mossa dalla gente.

Cominciammo a parlare. Parlammo tanto. La mia serata ideale, in fondo, per cui avevo tanto pregato in cuor mio. Mi ero già accorta che era una persona molto chiusa, e non era affatto facile sentirla parlare di sé. Poche volte, anche in seguito, ebbi l’opportunità di sentirla parlare della sua storia. Forse mai, mi ferisce ammetterlo, con la ricchezza di dettagli di quella notte.

Ero ancora una sconosciuta, per lei, e potè aprirsi senza troppe paure.


(continua...)

[Modificato da sarabiga 31/03/2006 4.33]

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porca paletta, sta storia mi sta intrippando 'na cifra!

TRADUZIONE: questa storia mi sta interessando parecchio!!!


AN-CO-RA AN-CO-RA AN-CO-RA AN-CO-RA AN-CO-RA AN-CO-RA!!!

ps. complimenti per come scrivi!
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..."questa è una rapina", dillo tu che hai la voce più grossa (Bud&Terence)

Non c'è cattivo più cattivo di una buono quando diventa cattivo (Bud&Terence)

Mi appecorono alla vostra bellezza (Bud&Terence)

Una attenta pianificazione non potrà mai sostituire una bella botta di culo. (IO)
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Non voglio mettere in secondo piano lo stile con cui scrivi... veramente splendido... brava!
..però... però questa storia è veramente bellissima!!! [SM=g27822]
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terrific!!!!

ancora ti prego......
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Parte seconda (continua)
Ero ancora una sconosciuta, per lei, e potè aprirsi senza troppo timore.

Parlammo dei nostri amori passati, di amanti più o meno nascosti e della noia di ciò che non ti appartiene, di vecchie ossa rotte e strumenti musicali. Le parlai, suppongo, del luogo da cui vengo, perché non passa giorno che io non lo descriva. Emilia, Emilia bella, Emilia in fiore, Emilia paranoica. Le parlai di me, ed il mio inglese usciva improvvisamente fluente, tanto che osservò che non aveva la lentezza che è in genere degli stranieri, e rise di gusto ad un “holy shit” che mi uscì di impulso e suonava tanto Irish – a suo dire.

Il suo modo di raccontare le cose mi incantò per la sua peculiarità. Mi divertì la paradossalità dell’elenco delle sue sfighe e nonostante fossi mossa quasi sempre al riso dal suo modo di raccontarle, al tempo stesso, inspiegabilmente, mi diede un grandissimo senso di dignità di fronte alla sventura, che mi sopraffece ed ammirai e rispettai d’istinto. Fu, credo, per il suo limitarsi ai fatti, senza mai descrivere i sentimenti provati se non attraverso le azioni che li esprimevano, come in una sceneggiatura in cui il dolore non si evince che dalle lacrime o dalle pause.
Manteneva un tono neutrale, fattuale, sebbene ritmato e condito da larghi gesti esagerati che differivano dalla gestualità italiana solo perché non codificati, non perché usati con parsimonia.
Pochissime parole per descrivere pochissime sfumature di emozioni: odio, amore, paura, noia, attrazione, repulsione.
Colori emotivi primari. Mi chiesi se fosse pudore dei sentimenti od incapacità di dare un nome a sfumature da cui cercava disperatamente di fuggire.

Ci fu una sola cosa che mi colpì più di questo. La sua innocenza. Nonostante le numerose esperienze di cui mi raccontava, a occhio più numerose delle mie che pure sono maggiore di età. Nello stile che diventa sostanza, la sua innocenza mi si rivelò così inaspettata da disarmarmi.

Parlai anch’io, naturalmente. Naturalmente. Chi mi conosce sa quanto ami parlare e quanto mi venga naturale. Fin troppo, immagino, per la pace mentale di chi ama il silenzio.
Chi mi conosce meglio sa quanto ami ascoltare.

Ci parlammo come si parlano gli sconosciuti, senza paure, con interesse infinito, ed il tempo finalmente fermo mentre srotolavamo le nostre vite sotto gli occhi l’una dell’altra.
C’è un’estraneità che non è con la frequentazione che si assottiglia, ma con il donarsi, con l’aprirsi, con il rischiare almeno un po’ di sé.
È a questa estraneità a cui sempre più mi sento costretta dalla sua chiusura. Ma non allora.

Uscimmo mentre la notte si inoltrava, per un boccone nel fast food alternativo di fronte, prima di prendere uno dei radi autobus notturni che l’avrebbe riportata a casa. A me bastavano pochi passi nel northside per ritrovarmi nella mia stanza. Fredda.
“Good morning” ci salutò un omone sputacchiante che ci sovrastava appollaiato seduto di fronte, mentre lei attaccava il kebab di buona lena ed io mi facevo un dovere dell’aiutarla, come l’abitudine allo scrocco mi portava naturalmente e la vergogna non mi impedì nemmeno allora. “Not morning in my book” bofonchiai prima di comprendere che per i locals “mattino” è tutto ciò che si situa al di là della mezzanotte. Ovviamente non ci liberammo dalla giovialità eloquente e dalla invadente gentilezza del tizio se non a pasto finito, con buona pace dei discorsi interrotti. Tempo dei saluti.

Fu all’angolo con Dame Street che provò a salutarmi. “Ti accompagno” le dissi.
“Ma abiti dalla parte opposta! Ehi, grazie, ma non ne ho mica bisogno. Non ti preoccupare. Grazie ancora!” Un sorriso stanco ma luminoso.
Alzai scettica il soppracciglio sulle sue stampelle e dichiarai che non si può lasciare un’amica zoppicare tutta sola verso la fermata dell’autobus. Di sabato poi. Lei si arrese, ed io le studiai timorosa il volto per scorgere una reazione alla nuova parola che avevo usato. Amica. L’avevo chiamata amica. A friend. Era troppo? Mi considerava un’amica o nulla più che una conoscente? Non mostrò alcuna reazione.
Non tutti danno lo stesso mio peso alle parole, e se lo fanno sanno nasconderlo bene.

Girammo l’angolo e la corrente spessa di Dame Street ci risucchio nella sardana di un sabato notte qualunque.
Avevano aperto le gabbie. Marciapiedi ingombri di persone barcollanti sotto il peso di ogni gradazione alcolica dello spettro, difficile trovare spazio per il passo successivo, impossibile trovarlo per una stampella. Ora, ci vogliono non più di cinque, dieci minuti per percorrere Dame Street e raggiungere il lato del Trinity, capolinea degli autobus notturni. Quella notte, in scioltezza, divennero quaranta.

Scoprii ben presto che l’unico modo ragionevole di procedere in quella sarabanda schiamazzante era di precederla, fendendo la folla per lei. Che però su di lei si richiudeva, ed ogni baldo giovine, pieno abbastanza d’alcol e ormoni da non riuscire a reggersi in piedi ma a cui scappava di mostrare la propria virilità cavalleresca, ci fu addosso, con la folle intenzione di caricarsi sulle braccia la fanciulla indifesa del caso. Un disastro. Io li avrei volentieri ammazzati a stampellate, ma pareva brutto restituirle tutte piegate.
L’unico risultato fu che riuscirono a pestarle il piede sano, e un omone grande e grosso e ciarliero provò seriamente a caricarsela in braccio, mentre lei rifiutava gentilmente. Un po’ troppo gentilmente, visto il caso. Riuscii ad afferrarla appena prima che il tizio perdesse l’equilibrio e crollasse a terra in un groviglio indefinito di braccia e gambe. Mentre gli amici cercavano di districarlo arrivò una tizietta svestita e decisa che lo scavalcò proprio, diretta al bordo della strada. Lì si piantò a gambe larghe, e con fare imperioso comandò a braccio teso ad un taxi di fermarsi. Peccato che appena prima del taxi, in fratino fosforescente appena visibile, sopraggiungeva un ciclista, che per lo spavento del trovarsela davanti scartò di lato. Un coro di clacson da entrambe le corsie accolse la mossa, e nello stridore dei freni ne approfittai per farle: “Ora! Andiamo!”
Fuggimmo zoppicando leste. Non seppi mai cosa successe al povero ciclista.

“Accidenti a loro” commentai.
“Beh dai. Le loro intenzioni erano buone. No?” Mi corresse lei. “L’hanno fatto per aiutarmi.”
“Aiutarti?! Quelli ci stavano solo provando, non vedi? Una ragazza carina bisognosa d’aiuto che stampella per strada, figurati se non ne approfittano!”
O lei è troppo ingenua o io sono troppo italiana, pensai. Stavo facendo una scenata di gelosia?
“Grazie per il carina”, disse solo.
Mi prese alla sprovvista. Arrossii, balbettai, e, peggio di tutto questo, feci finta di nulla.
È per questi peccati di ignavia che pagheremo il giorno del giudizio.

Riuscimmo infine a farci strada fino al lato del Trinity da cui salpano gli autobus notturni, fra bestemmie (mie) e sudore (suo), abbondanti.
Campeggiava lì in bella vista un furgoncino, assediato dalla folla delle grandi occasioni. Cercai di capire cosa vendevano. Patatine? Gelati, hot dogs, ultimi biglietti di un concerto? No, solo i biglietti da quattr’euro quattro dei NiteLink. La folla era in ordinata fila all’italiana, ad imbuto e spinta. Si voltò a guardarmi. Feci l’ultimo bel gesto della serata e le conquistai un biglietto. E per fortuna che non aveva bisogno che l’accompagnassi.

Salì finalmente sull’autobus, mi abbracciò stretta e mi salutò. Rimasi ad osservarla un secondo mentre si avviava verso il fondo, e mi incamminai anch’io verso casa, dalla parte opposta, il cuore ancora caldo di lei.
Sotto le coperte, mentre tentavo inutilmente di scaldarmi, mi arrivò un suo messaggio dolce in cui mi ringraziava per esserle rimasta accanto.


Quella notte, sotto gli occhi sbigottiti degli ultimi passeggeri, il Nitelink numero 7 si lanciò improvviso in una folle deviazione decisa dal buon cuore dell’autista, che volle portare una ragazza in stampelle fin sotto casa anziché abbandonarla al capolinea.

(fine seconda parte)
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Tra il dire e il fare c'è di mezzo molto più che un maiale
26/04/2006 07:26
 
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Sarabiga... che dire... come sempre ti distingui dalla massa (positivamente, è chiaro).

Mi hai quasi commosso! [SM=x145480]

Ma da te non ci si poteva aspettare altro! [SM=x145458]
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26/04/2006 12:13
 
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Bellissimo anche questo pezzo di storia...questo pezzo di vita vostra in cui ci stiamo infiltrando e perdendo...

Ma ci vuoi proprio tenere in sospeso....
(un applauso all'autista,classico Irlandese.. [SM=x145489] grande!)
**SHAM**

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26/04/2006 15:26
 
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In 3 post hai fatto sparire Jeanette Winterson che pure mi era piaciuto tanto leggere.

Sara sei un fenomeno! [SM=x145489] [SM=x145489] [SM=x145455] [SM=x145455] [SM=x145455] [SM=x145442] [SM=x145442] [SM=x145442] [SM=x145442]
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26/04/2006 16:25
 
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:5 :5 :5 :5 :5
DEAR ILARIA,
SONO IN QUESTO MONDO DI IRLANDIANI DA POCO E SONO SINCERAMENTE DIVERTITO DALL'ATMOSFERA CHE SI RESPIRA IN QUESTO FORUM QUINDI COLGO L'OCCASIONE PER CONPLIMENTARMI CON MORIS E L'INDISCUSSA SHAM (A PPROPOSITO STAI ANCORA CO DAVE???). MA DICEVO ANCOR PIù AFFASCINATO DALLE TUE ESPERIENTI, SENSIBILI, UN PO MALINCONICHE MA INTRIGANTI PAROLE... QUINDI: O SEI UNA SEMPLICE -LOGORROICA- CHE HA AFFINATO LA COMUNICAZIONE PARAVERBALE RIPORTATA [SM=x145462] OPPURE DOVRò CONSIGLIARTI AL DIRETTORE DELLA SERIE NEW ARMONY [SM=g27811]
ANCH'IO MI SENTO UN ROMANTICONE, E SONO PORTATORE SANO DELL'CONCETTO FILOSOFICO CHE "NELLA VITA SI FANNO DELLE SCELTE" + O - IMPORTANTI CHE ISTANTE DOPO ISTANTE TI CAMBIANO LA VITA (ES. SLIDING DOORS MOVIE), CIò CHE PIù CONTA è L'AMORE CHE CI METTI NEL FARE QUALSIASI COSA... QUINDI AD ESEMPIO NELLA DELL'INNAMORAMENTO DOVE TUTTO SI TRASFORMA E SI ADDOLCISCE COME DALTRONDE HAI DIMOSTRATO DALLE PRECEDENTI. PER VENIRE IN CAPO AL DISCORSO ED AI MIEI PENSIER VI CHIEDO DI IMMAGGINARE COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTI VOI FOSTE NELLA FASE D'INNAMORAMENTO NON SOLO D'UNA PERSONA MA BENSì DELLA VITA, SI INNAMORATI DELLA VITA!!! FORSE PER ALCUNI SONO PAROLE TROPPO GROSSE E NON FACILE APPLICARE MA DOVETE PROVARCI CON TUTTE LE FORZE A SENSIBILIZZARE (TRASCORRERE IL PROPRIO TEMPO CON LO SPIRITO DELL'INNAMORAMENTO)I BEI MOMENTI DI CONDIVISIONE COME IO STO PROVANDO A FARE CON VOI.
CONTINUA A SCRIVE (A STILE TELENOVELAS BEAUTIFULL) COSI DA FAR GUSTARE DI PIù LA SUSPANCE...
SPERO DI NON ESSERE STATO PALLOSO E VI RIMANDO ALLA PROSSIMA
KISS KISS ANTO

p.s. non dimeticate di guardare l'allegato (se ce la faccio ad inserirlo)...
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Bell'intervento Anto,condivido con te cio'che pensi sulla vita e sull'amore,solo a volte e' difficile metterle in pratica..

comunque a parte i discorsoni (che non riesco a fare su questo lap top a lavoro..)ebbene si,"l'indiscussa Sham" (ma dove l'hai presa questa??) sta ancora e sempre con Dave..

un giorno forse scrivero' la nostra storia,il nostro incontro.. [SM=g27836]
**SHAM**

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:smilen
mi è venuta spontanea e cmq qui dentro 6 un bel personaggio.
ma appunto dicevo tra me e me, ma tu vivi davanti il computer??? [SM=x145471] [SM=x145471] [SM=x145471]

L'ALLEGATO CE VOLEVO INVIARE ERA UN'ALTRO MA MI FAREBBE PIACERE INVIARVELO: BY EMAIL SO WRITE ME antoniorondine@hotmail.com [SM=g27830]
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Eccomi qui, senza la capacità letteraria di sarabiga e tanti altri che hanno teneramente raccontato la loro storia. Proverò con semplicità a narrare un po' quello che mi è successo, con la speranza di chi, non possendendo una capacità retorica all'altezza, provi x lo meno non svilire quella che per ora è la cosa più bella successa nella mia breve vita.
2004. Vinco un bando x il servizio civile. Destinazione: Irlanda del nord. C'erano tante altre destinazioni. Ma l'unica che veramente volessi era proprio quella. Non sarei partita, altrimenti. Troppe cose in ballo: la fine dell'università, il riprendersi da una convivenza appena terminata in malo modo, ecc.
Approdo in questo Peace and reconciliation centre che ha da poco compiuto 40 anni(eh sì, prima dei troubles!) sù nella magnifica Antrim coast. Rathlin Island di fronte, la Scozia ad un tiro di schioppo e così ben visibile nelle giornate chiare. Tramonti da brivido. 14 ragazzi provenienti da 4 continenti a "vegliare" su sto posto. Un'isola di pace x una popolazione lacerata, dove gli ospiti sono essenzialmente le vittime dei troubles.
L'impatto è buono, il lavoro molto duro ed impegnativo. Ma che importa? anzi!
Ci sono degli altri ragazzi, "angeli custodi" del centro l'anno precedente e che sono rimasti a lavorarci, con altre mansioni.
Io, con la mia testa fra le nuvole, noto alcune persone che mi piacciono(in senso ampio!), ma....
Lei a volte iniziava a parlarmi, altre mi ignorava in maniera imbarazzata. Non capivo quel comportamento scostante. Dall'altro lato mi incuriosiva. Sempre in senso ampio, però. Non avevo proprio capito le ragioni, ma in fondo nemmeno le avevo indagate più di tanto. Diciamo che lei era una fra i tanti di cui cominciavo a confermare la buone impressione iniziale. Dopo mesi in cui i dialoghi si intrecciano a silenzi, l'evento imprevisto.
Festa d'addio della ragazza americana, gran baldoria al pub fra pinte che scorrono a fiumi e karaoke ridicolo. Una mano mi sfiora la schiena. Stiamo parlando da qualche decina di minuti, solo io e lei(gli altri ragazzi, che avevano capito e sapevano, ci avevano lasciato in disparte apposta. Grazie, amici!), e lei trova il coraggio x l'ardita mossa, spaventata a morte per la mia possibile reazione. Ed io, dentro di me (che allocca): "dai, sarà un gesto d'amicizia [SM=x145485] , così tanto x... vuoi che???".
Io non sapevo di lei e nemmeno l'avevo immaginato. Lei non sapeva di me e non aveva x niente immaginato, salvo poi venire a sapere....
Dopo un po', avulsa dalla conversazione, mi dice: "May i give you a kiss?".
Due anni sono trascorsi, e sono i miei preferiti, nonostante buona parte di essi vissuta con la distanza lacerante.
But it is worth it [SM=g27836]
Smack, puppy

[Modificato da sl@inte 11/05/2006 14.27]

11/05/2006 15:01
 
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Post: 2.008
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Età: 43
Sesso: Femminile
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11/05/2006 16:00
 
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Slainte...ho letto tutto il racconto pensando che fossi un uomo..
che belle sensazioni hai descritto..e non importa lo stile o la tenerezza con cui scrivi,certe cose sono trasparenti..
due anni...ma siete ancora insieme da allora? [SM=g27823] bello..
**SHAM**

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~~ C'e' che ormai che ho imparato a sognare,non smettero' ~~
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