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Shane MacGowan e i Pogues

Ultimo Aggiornamento: 12/09/2008 09:24
30/06/2004 22:40
 
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pubblico qui l'intervento ricevuto da stefano (poguemahone) di Friends of Shane
Per ora il forum, poi troverò spazio anche sul sito...
Un grazie all'autore (ci vediamo a Torino)



IL RITORNO DI SHANE MACGOWAN, POETA MALEDETTO

Shane MacGowan vuol dire Irlanda, pub fumosi, vicoli bui, sbronze, ballate dai ritmi forsennati e soprattutto vuol dire the Pogues. Già, i Pogues, band leggendaria negli anni ’80. Una ciurma di transfughi irlandesi a Londra che si misero in testa la pazza idea di coniugare il punk, che in quegli anni travolgeva la capitale inglese, con ritmi e musiche legati alla tradizione popolare della verde isola di Joyce. Fu un successo! Negli anni ’70-‘80 le migliaia d’irlandesi residenti in Inghilterra se la passavano davvero male per via delle forti tensioni che il conflitto nordirlandese rifletteva anche sul Regno Unito. Un’anima consistente di Londra si scopriva razzista e intollerante: li, a quei tempi, essere un “paddy”, voleva dire essere un incrocio tra un terrorista e uno straccione. I Pogues ridiedero vita all’orgoglio irlandese contagiando con le loro pazze ballate e con il genio poetico di Shane tutto il mondo dei London-Irish. Di lì a poco la loro fama si estenderà nella stessa Irlanda e presso le numerose comunità d’emigrati irlandesi oltreoceano.
Ma i Pogues non si fermano, dimostrano di non essere un semplice gruppetto di ragazzacci che gioca con le proprie tradizioni e con il passare degli anni saranno acclamati in tutta Europa. Determinante è il successo della mitica e struggente “Fairytale of New York”, canzone natalizia per nulla buonista e impregnata d’alcool che scalò la vetta delle classifiche discografiche di Regno Unito e Stati Uniti consacrando definitivamente Shane e i suoi. La voce femminile di quel pezzo apparteneva a Kirsty MacColl, indimenticata cantante inglese scomparsa prematuramente in un incidente stradale. In quegli anni i Pogues avvieranno altre importanti collaborazioni artistiche come quelle con la storica band irlandese the Dubliners, con gli U2 di Bono e con Joe Strummer (ex-leader dei Clash, anch’egli scomparso recentemente). Sotto la produzione di Elvis Costello produrranno ottimi album ma è soprattutto con le loro performance dal vivo che nasce e s’impone il mito del gruppo e quello di Shane in particolare.
MacGowan è un vero e proprio animale da palco: si esibisce costantemente ubriaco, arruffato, con pochi denti in bocca, birra in una mano e sigaretta nell’altra. Attraverso la sua voce rauca spalmata sul microfono, con le sue infernali ballate folk-punk (tra le tante “Fiesta” e “Streams of Whiskey”) e con alcuni splendidi brani romantico-proletari mai banali (come “A pair of brown eyes”, “A Rainy night in Soho”, “The leaving of Liverpool”) infiamma le migliaia di fans che riempiono i suoi concerti in Nord-America, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Europa (in Italia resta storico quello alla festa dell’Unita’ di Milano nel 1989). Nei back-stage scorrono ogni sera fiumi di alcool che cementano l’unita’della band tra scherzi e risate. Shane è quello che più di tutti ci da dentro, spesso esagera. Joe Strummer li incorona gruppo del momento e vera novità del panorama musicale anglosassone. Vendono dischi ovunque, sono richiestissimi in giro per il mondo e curano anche le colonne sonore di alcuni film di successo.
Tuttavia iniziano presto i problemi. Il rapporto di Shane con alcool e droga non è scenografia ma un fenomeno reale che invade sempre più la dimensione artistica della band. Succede allora che, in occasione di molti concerti, il punkrocker irlandese salga sul palco senza ricordare le parole delle canzoni e si aggiri tra gli strumenti boccheggiando e sorseggiando alcolici, succede che spesso non si presenti affatto e succede che vari tour vengano annullati per motivi di salute. Famoso l’episodio relativo alla tappa di un tour in Nuova Zelanda. Shane non si presentò al concerto e sembrava sparito nel nulla. Lo trovarono a tarda notte nella sua camera d’albergo nudo e stordito. Aveva dipinto la stanza e tutto il suo corpo con vernice blu perché così gli avevano ordinato dei moicani incontrati in un suo viaggio allucinogeno. Ma a Shane importa poco e sta bene così: vuole continuare a bere, divertirsi e suonare roba irish come può e quando può. Il resto del gruppo vorrebbe invece sfruttare il momento, acquisire una linea maggiormente professionale e magari darsi una verniciata in chiave pop. Nel tardo 1990 si consuma quindi una rottura che Shane non smetterà mai di definire “un vero e proprio licenziamento”.
Per alcuni anni i Pogues vanno avanti senza Shane ma stancamente e con scarso successo. D’altronde il gruppo ormai dipendeva quasi esclusivamente dal genio, dall’estro e dall’immagine di Shane MacGowan. Senza la sua presenza sul palco e senza la sua voce inimitabile i Pogues, di fatto, cessavano di esistere. Nel 1995 decidono di sciogliersi. A detta di critica, pubblico e ambiente artistico la band, nel corso della sua storia, ha raccolto meno di quel che potenzialmente avrebbe potuto. Resta il fatto che con la loro musica hanno dato vita ad un nuovo genere. Negli anni ’90 in tutto il mondo scoppia, infatti, la moda dell’irish folk-rock che va dai nostri Modena City Ramblers (che proprio dai Pogues riprenderanno numerosissime basi musicali) fino ai più recenti Dropkick Murphys da Boston (in chiave molto più punk) passando per una miriade di nuovi gruppi che in gran parte resteranno famosi solo nei rispettivi paesi.
Sempre negli anni ’90, intanto, sembrava che Shane fosse destinato ad uscire definitivamente di scena. Per alcuni anni, dopo aver accusato seri malori, non fa musica e cade in un periodo di buio totale, sempre più immerso nell’abuso d’alcool ed eroina. Tuttavia il vecchio leone ruggisce ancora e, pur non essendo riuscito ancora oggi a risolvere i suoi problemi, nel 1994 chiama con se il gruppo irlandese the Popes e a sorpresa torna in pista. In 10 anni produce due album d’ottima fattura (“The Snake” e “Crock of gold”“oltre ad alcune raccolte e album live). Nei tour non si risparmia e in qualche modo riesce a gestire meglio le sue performance: sono molti di meno i concerti annullati e il suo cronico disordine si limita a qualche ora di ritardo prima dell’inizio dei concerti e a qualche microfono che cade giù dal palco. Per il resto e’ sempre in gran forma (alla sua maniera !) e non delude mai i suoi fan. La sua voce con il passare degli anni e’ diventata ancora più calda e pastosa per via delle migliaia di sigarette fumate e degli “streams of whiskey” ingollati.
Il suo sguardo ubriaco e ipnotico, perso e beffardo e’ quello di un poeta maledetto d’altri tempi. Shane MacGowan e’ oggi un’icona, un’artista davvero unico nel suo genere: dissacrante, dannato, anti-conformista, colto, sincero, romantico, indifferente alle mode e alle sirene del successo. Nick Cave ha sempre sostenuto che “un talento come quello di Shane sarebbe potuto arrivare molto ma molto più in alto”. Probabilmente e’ vero. Lo testimoniano la venerazione ultra-ventennale dei suoi tanti fans sparsi per il mondo e la considerazione di tanti grandi artisti che non hanno mai nascosto sincero affetto per lo Shane uomo e immensa stima per il MacGowan artista. Lo stesso Nick Cave, Sinead O’Conner, Joe Holland, Alan Stivell, Van Morrison, Christy Moore, the Dubliners, Steve Earle, the Dropkick Murphys sono solo alcuni dei tanti big che hanno voluto cantare, incidere o collaborare con Shane. Johnny Depp anni fa interpretò con entusiasmo il video di “That woman got me drinking” e ancora oggi non perde occasione per esternare pubblicamente la sua grande ammirazione per l’amico Shane, il quale, addirittura, reciterà una parte nel prossimo film cui sta lavorando l’attore americano. Molti ricorderanno la partecipazione del cantante di Tipperary alla splendida versione di “Perfect Day” prodotta dalla BBC nel 1997, la quale riunì l’olimpo dei maggiori artisti inglesi dando vita ad una splendida interpretazione della canzone di Lou Reed. Ma a Shane MacGowan gli dei dell’olimpo non sono mai andati troppo a genio.
Pochi anni fa’, inoltre, Victoria Clarke, compagna di Shane, ha scritto un libro intervista da cui è scaturito un ritratto molto sincero e profondo tanto dell’uomo quanto dell’artista. Il libro (“A drink with Shane MacGowan”) è diventato presto un best-seller sia in Irlanda sia in UK. In seguito all’interesse suscitato, la BBC ha realizzato un video documentario diffuso dalla tv anche negli USA (è disponibile in versione DVD) con il titolo “If I should fall from grace of God” . Tradotto significa “se dovessi cadere dalla grazia di Dio” . Documentario e libro sembrano fondersi in una sorta di testamento spirituale nel quale Shane si racconta e si lascia raccontare in maniera cristallina. Emerge il profilo di un uomo malinconico, solo e perduto ma anche acuto, ironico e casinista; capace di sbiascicare deliri e invettive insensate contro tutto e tutti e allo stesso tempo di dissacrare e interpretare questioni d’arte, politica, letteratura e religione con grande acume e originalità. Insomma un geniaccio, personaggio contraddittorio e controverso.
Shane è sulla scena da oltre 25 anni, da quando, ragazzetto alternativo e strambo, spiccava in mezzo al pubblico londinese dei Sex Pistols, scriveva su fanzine anarco-punk e cantava con i punkissimi Nipple Erectors. Shane è sulla scena con il suo stile e il suo modo di essere. Ha scelto di vivere una vita a tinte forse troppo forti, sempre condizionata da alcool e droga, dalle quali non solo non sa ma non vuole liberarsi. Sinead O’Conner, cinque anni fa, preoccupata per la salute dell’amico Shane scelse di denunciarlo alla polizia che lo prelevò nel suo flat londinese mettendolo dietro le sbarre per possesso d’eroina. Il fatto riempì i tabloid inglesi e forse la O’Conner scelse una via piuttosto indelicata oltre che probabilmente inefficace per tentare di aiutare l’amico. Poco tempo dopo Shane comparve come ospite nello studio di uno dei maggiori talk-show inglesi con il suo solito sguardo stralunato e con un bicchiere di birra tra le mani. Il giornalista gli domandò della sua amicizia con Sinead e del suo arresto e lui candidamente spiegò che “la O’Conner non è mai stata una sua amica ma solo una collega e che era “bloody obvious” che Sinead O’Conner avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere pubblicità. D’altronde io so quel che faccio, sono un uomo adulto”.
E infatti Shane MacGowan, a 47 anni suonati e (incredibile ma vero!) ottimamente portati è un uomo adulto. E nonostante tutto, contrariamente ad ogni ipotesi medica e in barba ai pronostici (spesso piuttosto malauguranti) che gli piovono addosso da anni circa una sua fine imminente (vero miss O’Conner ?) , Shane MacGowan è ancora li, in piedi (magari un po’ barcollante per via delle sbronze !) , in giro per i palchi di mezzo mondo. Meriterebbe di non esser giudicato con facili moralismi e soprattutto andrebbe rispettato per tutto ciò che nel bene e nel male egli ha deciso d’essere ed effettivamente è. Andrebbe valutato per il suo valore artistico ed il suo carisma e non solo per l’immagine stereotipata di punker no-future in salsa irlandese.
Negli ultimi anni ha suonato tanto e un po’ dappertutto. E’ continuamente richiesto in Germania, Olanda, Francia, Scandinavia, Europa dell’Est oltre che naturalmente in Irlanda e Regno Unito. A più riprese è tornato negli USA dove al solito ha riscosso grande successo di critica e pubblico. Finalmente Shane MacGowan torna anche in Italia, il 9 luglio, al Traffic Free Festival di Torino (Parco della Pellerina) dopo circa 15 anni. E’ un evento da non perdere, data unica in Italia. Insieme agli irlandesissimi Popes che lo accompagnano, rivisita in chiave forse un tantino più rustica anche molti brani storici degli ineguagliabili Pogues. Tuttavia i ritmi sono sempre altissimi e il prodotto musicale resta d’alto livello soprattutto grazie alla figura del leader “dai pochi denti ma dalle splendide parole”. Un appuntamento da non mancare con un personaggio leggendario che non giunge in Italia solo a testimoniare il suo passato ma che è pronto a rilanciare in vista del futuro. Shane infatti ha ancora molti progetti in cantiere: a breve l’uscita del terzo album realizzato con i Popes ed inoltre è in programma a partire da dicembre un evento che ha già messo in fermento fans e appassionati. Dopo un primo esperimento positivo realizzato nel 2001, da dicembre prossimo Shane MacGowan si riunirà con i vecchi membri dei Pogues per un tour che toccherà gran parte d’Irlanda e Regno Unito per poi sbarcare negli States. Da quelle parti stanno già si preparano i fusti…

Stefano
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